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Home » Spettacolo » “Mattia sei libero”, Harry Styles aiuta un fan italiano a fare coming out al suo concerto

“Mattia sei libero”, Harry Styles aiuta un fan italiano a fare coming out al suo concerto

Nella tappa londinese del suo Love on tour il musicista ha letto dal palco il cartellone che Mattia, un ragazzo italiano, aveva scritto per dire di essere gay

Edoardo Martini
20 Giugno 2022
Harry Styles

Harry Styles

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Una carriera invidiabile, ricca di tantissimi successi internazionali e anche l’attenzione alle tematiche sociali. Questo è Harry Styles. Cantante inglese che in più occasioni si è scagliato contro l’omofobia ed ha espresso innumerevoli volte la sua vicinanza alla comunità LGBTQ. L’ultimo gesto a dimostrazione di ciò l’ha compiuto durante il suo concerto al Wembley Stadium di Londra dove ha aiutato un fan italiano a fare coming out pubblicamente.

Harry Styles, cantante inglese da sempre interessato alle tematiche sociali

“Aiutami a fare coming out”: il rito del cantante per accettare la richiesta del fan

Se a Manchester aveva interrotto il concerto per salutare la sua prima insegnante, che era fra il pubblico, a Londra lo ha fatto per aiutare un fan italiano a fare coming out.

Dal palco, con lo sguardo fisso sul suo adorante pubblico, l’artista non ha potuto non notare un cartello in particolare. Non perché fosse il più grande, non perché fosse il più appariscente: semplicemente per la breve quanto significativa frase che riportava: “From Ono to Wembley: help me come out” ovvero “Da Ono a Wembley: aiutami a fare coming out”.

Come si vede in uno dei tanti video postati sui social, ad un certo punto, l’ex One Direction ha preso in mano il cartello del ragazzo che gli chiedeva di aiutarlo a rivelare il proprio orientamento sessuale e lo ha mostrato al pubblico. “Ciao Mattia, di dove sei? Italy! – ha detto il cantante, dialogando con il fan – Fammi vedere il tuo cartello. Vuoi fare coming out? Ok“. Styles ha quindi portato sul palco una bandiera arcobaleno e ha continuato il discorso. “Quando questa bandiera passerà sopra la mia testa, Mattia sarà ufficialmente gay. Mi pare funzioni così”, ha scherzato la popstar, prima di mettersi a correre sul palco alzando la bandiera un paio di volte (ma senza mai passarla sopra la sua testa). Al terzo tentativo, il ‘rito’ si è finalmente compiuto, fra l’entusiasmo della folla. “Congratulazioni Mattia – ha concluso il cantante – . Ragazzo mio, ora sei ufficialmente gay. Adesso sei un uomo libero“.

Come si vede dal video, Harry Styles è stato estremamente contento di poter aiutare un suo fan in questo passo significativo. Ad un certo punto sembra quasi che sia rimasto sopraffatto da quel momento, tanto che lo si vede ad occhi chiusi e con la testa china all’indietro, come se stesse assaporando la calorosa accoglienza di quel gesto.

 

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Un post condiviso da Luce! (@luce.news)

“Dovremmo tutti essere più aperti”: la risposta del cantante alle critiche ricevute sull’orientamento sessuale

Da sempre paladino dei diritti della comunità LGBTQ+, il musicista in passato ha spiegato perché ha scelto di non rivelare il suo orientamento sessuale: “Il mio orientamento? Non ve lo dico, non per proteggermi, né perché è una cosa solo mia. Ma perché semplicemente chi se ne frega! Non sto cercando di essere ambiguo per rendermi più interessante. Non scelgo look che mi facciano sembrare gay, etero o bisessuale, cerco quelli più cool e basta. E penso che l’orientamento sia qualcosa anche che si può sperimentare.”

“Non ho mai sentito il bisogno di dare etichette. Però ognuno deve fare quello che ritiene migliore. Tutti dovrebbero essere se stessi, io però non credo che debba spiegare a nessuno questa cosa di me.”

“Secondo me dovremmo tutti essere più aperti. Non c’è sempre il bisogno di dare un’etichetta a tutto. Io non sento la necessità di rivelare a tutti se ho spuntato delle caselle. Però con i miei amici parlo e con loro sono sincero e aperto, ma questa è la mia esperienza personale; è la mia.”

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  • Sono tanti gli esperti e gli attivisti americani che si interrogano se la sentenza della Corte Suprema, che elimina il diritto all’aborto negli Usa, potrà avere impatti anche su altri diritti, compresi quelli alla privacy.

I procuratori possono decidere di indagare su qualsiasi donna che sia stata incinta ma non abbia portato a termine la gravidanza, anche in caso di aborti spontanei.

“La differenza tra ora e l’ultima volta che l’aborto è stato illegale negli Stati Uniti è che viviamo in un’era di sorveglianza digitale senza precedenti”.

A dirlo è la direttrice per la sicurezza informatica della Electronic Frontier Foundation Eva Galperin.

Il caso più eclatante è stato quello di Latice Fisher, la donna del Mississippi che nel 2017 era stata accusata di omicidio di secondo grado dopo aver partorito un bambino nato morto nel terzo trimestre perché, nelle settimane precedenti, aveva cercato online informazioni sulle pillole abortive. Non esisteva nessun’altra prova che Fisher avesse comprato le pillole, ma il caso è comunque durato fino al 2020, quando era stato archiviato.

Le autorità possono decidere di chiedere direttamente alle aziende di fornire i dati in loro possesso relativi a specifici utenti. Non si tratta soltanto di Google, Facebook, Instagram, TikTok o Amazon: a raccogliere dati che possono essere potenzialmente incriminanti sono anche i servizi di telefonia mobile, i provider di servizi Internet e qualsiasi app abbia accesso ai dati sulla posizione. Di solito queste informazioni vengono raccolte a fini pubblicitari, ma possono anche essere acquistate da privati o da forze dell’ordine.

Proprio per questo motivo negli ultimi giorni molte donne americane hanno cancellato le applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni dai loro cellulari, che secondo le stime vengono usate da un terzo delle donne statunitensi, nel timore che i dati raccolti sul proprio ciclo mestruale, o altri dettagli legati alla salute riproduttiva, dalle applicazioni possano essere usati contro di loro in future cause penali negli Stati in cui l’aborto è diventato illegale.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #dirittoallaborto #dirittoallaprivacy #usa #roevwade
  • Esplosiva, incantevole, nata dalla fantasia di un fumetto per trasformarsi nell’immagine potente di un poster dai colori acrilici alla Andy Warhol. Psichedelica e attraente, conturbante e sexy. Bella da guastare il sonno a molti. Maschio eppure femmina. 

Eva Robin’s, lei che ha fatto sognare generazioni, è stata e rimane il simbolo incontrastato della transessualità. 

Dicevano che somigliasse in modo sorprendente al personaggio di Diabolik Eva Kant, e lei su quell’immagine ci ha lavorato, quasi divertendosi, rendendola viva e facendone una star in carne e ossa. 

"Io sono attratta sessualmente da un uomo ma la mia affettività è diretta verso le donne. Senza dubbio il maschio che c’è in me pretende la sua parte”.

Attrice di cinema e teatro, showgirl e cantante, Eva continua a calcare le scene recitando in ruoli teatrali di grande spessore e impegno. La sua figura di oggi sembra sfumata, il suo volto un po’ flou, l’esuberanza di un tempo addolcita dal tempo. 

Leggi l
  • Al cinema e in tv serve una rappresentazione più reale dei corpi. Anche di quelli in carne.

A rivendicare il diritto di apparire per come si è, soprattutto nei ruoli che chiedono una determinata fisicità, è Shannon Purser, nota soprattutto per aver interpretato Barb Holland in "Stranger Things" e Ethel Muggs in “Riverdale". La 25enne statunitense ha criticato aspramente il trattamento riservato agli “attori grassi” a Hollywood, in particolare per quanto riguarda il casting.

“Non assumono attori grassi per ruoli iconici grassi perché vogliono grandi nomi. Non ci sono quasi mai star grasse di primo piano perché agli attori grassi non è consentita la possibilità di salire di livello. Non ci viene data la giusta visibilità perché l’industria ci vede come elementi bidimensionali“.

Shannon Purser aveva già affrontato la questione in un’intervista a Vanity Fair durante le riprese di “Sierra Burgess è una sfigata”. 

“Anche le donne plus size meritano di avere un principe e il libero arbitrio. Crescendo, se avessi avuto qualcuno che mi somigliava, mi sarei sentita molto meno sola e più compresa. Spero che questo film sfidi i giovani a ripensare il modo in cui guardano se stessi e l’un l’altro, imparando ad abbracciare l’autenticità”. 

E chissà che questa volta, oltre alle parole, non si arrivi anche ai fatti, per invertire la tendenza discriminante e grassofobica proprio nella culla dei sogni: Hollywood.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #shannonpurser #barbstrangerthings #hollywood #bodyshaming #sierraburgessisaloser
  • Sul tema dell
Una carriera invidiabile, ricca di tantissimi successi internazionali e anche l’attenzione alle tematiche sociali. Questo è Harry Styles. Cantante inglese che in più occasioni si è scagliato contro l’omofobia ed ha espresso innumerevoli volte la sua vicinanza alla comunità LGBTQ. L'ultimo gesto a dimostrazione di ciò l'ha compiuto durante il suo concerto al Wembley Stadium di Londra dove ha aiutato un fan italiano a fare coming out pubblicamente.
Harry Styles, cantante inglese da sempre interessato alle tematiche sociali

"Aiutami a fare coming out": il rito del cantante per accettare la richiesta del fan

Se a Manchester aveva interrotto il concerto per salutare la sua prima insegnante, che era fra il pubblico, a Londra lo ha fatto per aiutare un fan italiano a fare coming out. Dal palco, con lo sguardo fisso sul suo adorante pubblico, l’artista non ha potuto non notare un cartello in particolare. Non perché fosse il più grande, non perché fosse il più appariscente: semplicemente per la breve quanto significativa frase che riportava: "From Ono to Wembley: help me come out" ovvero "Da Ono a Wembley: aiutami a fare coming out". Come si vede in uno dei tanti video postati sui social, ad un certo punto, l’ex One Direction ha preso in mano il cartello del ragazzo che gli chiedeva di aiutarlo a rivelare il proprio orientamento sessuale e lo ha mostrato al pubblico. "Ciao Mattia, di dove sei? Italy! - ha detto il cantante, dialogando con il fan - Fammi vedere il tuo cartello. Vuoi fare coming out? Ok". Styles ha quindi portato sul palco una bandiera arcobaleno e ha continuato il discorso. "Quando questa bandiera passerà sopra la mia testa, Mattia sarà ufficialmente gay. Mi pare funzioni così", ha scherzato la popstar, prima di mettersi a correre sul palco alzando la bandiera un paio di volte (ma senza mai passarla sopra la sua testa). Al terzo tentativo, il 'rito' si è finalmente compiuto, fra l’entusiasmo della folla. "Congratulazioni Mattia - ha concluso il cantante - . Ragazzo mio, ora sei ufficialmente gay. Adesso sei un uomo libero". Come si vede dal video, Harry Styles è stato estremamente contento di poter aiutare un suo fan in questo passo significativo. Ad un certo punto sembra quasi che sia rimasto sopraffatto da quel momento, tanto che lo si vede ad occhi chiusi e con la testa china all’indietro, come se stesse assaporando la calorosa accoglienza di quel gesto.
 
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"Dovremmo tutti essere più aperti": la risposta del cantante alle critiche ricevute sull'orientamento sessuale

Da sempre paladino dei diritti della comunità LGBTQ+, il musicista in passato ha spiegato perché ha scelto di non rivelare il suo orientamento sessuale: "Il mio orientamento? Non ve lo dico, non per proteggermi, né perché è una cosa solo mia. Ma perché semplicemente chi se ne frega! Non sto cercando di essere ambiguo per rendermi più interessante. Non scelgo look che mi facciano sembrare gay, etero o bisessuale, cerco quelli più cool e basta. E penso che l’orientamento sia qualcosa anche che si può sperimentare." "Non ho mai sentito il bisogno di dare etichette. Però ognuno deve fare quello che ritiene migliore. Tutti dovrebbero essere se stessi, io però non credo che debba spiegare a nessuno questa cosa di me." "Secondo me dovremmo tutti essere più aperti. Non c’è sempre il bisogno di dare un’etichetta a tutto. Io non sento la necessità di rivelare a tutti se ho spuntato delle caselle. Però con i miei amici parlo e con loro sono sincero e aperto, ma questa è la mia esperienza personale; è la mia."
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