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Home » Spettacolo » Al Grande Fratello Vip 7 si parla di Hiv. “Infezioni in calo ma i giovani continuano a infettarsi troppo”

Al Grande Fratello Vip 7 si parla di Hiv. “Infezioni in calo ma i giovani continuano a infettarsi troppo”

Giovanni Ciacci racconta la sua sieropositivà: "Non sono un untore, le cure hanno fatto passi da giganti. Bisogna combattere i pregiudizi"

Barbara Berti
30 Settembre 2022
Giovanni Ciacci è il primo concorrente sieropositivo nella storia del Grande Fratello (Instagram)

Giovanni Ciacci è il primo concorrente sieropositivo nella storia del Grande Fratello (Instagram)

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“Negli anni ‘80 la parola Hiv era sinonimo di morte. Ora non è più così”. A dirlo è Giovanni Ciacci, il primo concorrente sieropositivo nella storia del Grande Fratello, il reality più famoso del piccolo schermo. Nella puntata del 29 settembre del Gf Vip 7, il costumista e opinionista, ha raccontato la sua storia, accendendo un faro su un tema che ancora oggi deve fare i conti con i pregiudizi e l’ignoranza.

Il concorrente del Gf Vip 7, Giovanni Ciacci (Mediaset)

“Una volta con la sieropositività si conviveva, adesso si vive. La medicina ha fatto miracoli” dice Ciacci spiegando che in passato “le cure antiretrovirali non si erano ancora trovate, moriva un sacco di gente. Per chi si infettava la sieropositività era solo l’anticamera dell’Aids che lo avrebbe condotto dritto al cimitero”. Oggi non è più così: “Con le cure il tasso virale nel sangue viene annullato e non ci si ammala più di Aids. Certo, si muore ancora: chi non si può o non vuole curarsi o chi si accorge troppo tardi della sua sieropositività, magari in Aids conclamato. Ecco, in questi casi è difficile intervenire con successo sulla malattia”.

“Non è una infezione che riguarda solo gli omosessuali, riguarda tutti” racconta Ciacci dalla Casa più spiata d’Italia. E aggiunge: “È importante prevenire. Adesso fare il test gratuito è possibile ovunque ed è importante, laddove risulti positivo, rivolgersi agli ospedali. Io ho avuto l’opportunità di curarmi fin dal primo momento. L’importante è portare la viremia a zero”. Ciacci, quindi, spiega che la sua condizione gli permette di vivere una vita normale: “Io potrei fare l’amore con il mio compagno senza preservativo, potrei avere un figlio sano. Potrei tagliarmi, spruzzare del sangue addosso a qualcuno e non accadrebbe nulla”. Il costumista sottolinea come la medicina abbia fatto passi da gigante ma non lo stesso si più dire per la conoscenza della malattia.

“Se ho scelto di raccontare questa storia è per abbattere pregiudizio e stigma. La gente pensa si attacchi con un bacio o dividendo il bagno. Io non sono un untore, sono un persona che sta bene, si cura e può fare una vita normale. Bisogna combattere il pregiudizio”. Sul tema Ciacci confessa: “Quando ho dichiarato di avere l’Hiv dai social non ho avuto nessun appoggio ma molta discriminazioni, la mia missione è combattere l’ignoranza”.

Giovanni Ciacci è nato a Siena l'11 marzo 1971 (Instagram)
Giovanni Ciacci è nato a Siena l’11 marzo 1971 (Instagram)

E proprio per far informazione serie sull’Hiv e sull’Aids, al Grande Fratello vip 7 è intervenuto Andrea Gori, direttore dell’unità operativa di malattie infettive del policlinico di Milano. “Come è la situazione oggi? Negli ultimi due anni la situazione vede una importante diminuzione nel numero delle infezioni” dichiara l’esperto. E aggiunge: “Un dato dovuto a una serie di motivi. Dipende anche dall’efficacia delle cure retrovirali che utilizziamo e che rendono possibile azzerare la carica virale e quindi rendere le persone che vivono con Hiv non più contagiose. Questo messaggio deve passare in maniera molto netta. Una persona curata correttamente che non ha replicazione del virus nel sangue, non trasmette l’infezione. Può avere una vita di relazione normale”. Secondo Gori “è una conquista enorme quella che è stata fatta ed è giusto parlarne”. E proprio la conoscenza può aiutare tante persone, soprattutto i più giovani che poco conoscono l’argomento tanto che il professor Gori dichiara: “i giovani continuano ad infettarsi troppo”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

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“Negli anni ‘80 la parola Hiv era sinonimo di morte. Ora non è più così”. A dirlo è Giovanni Ciacci, il primo concorrente sieropositivo nella storia del Grande Fratello, il reality più famoso del piccolo schermo. Nella puntata del 29 settembre del Gf Vip 7, il costumista e opinionista, ha raccontato la sua storia, accendendo un faro su un tema che ancora oggi deve fare i conti con i pregiudizi e l’ignoranza.
Il concorrente del Gf Vip 7, Giovanni Ciacci (Mediaset)
“Una volta con la sieropositività si conviveva, adesso si vive. La medicina ha fatto miracoli” dice Ciacci spiegando che in passato “le cure antiretrovirali non si erano ancora trovate, moriva un sacco di gente. Per chi si infettava la sieropositività era solo l’anticamera dell’Aids che lo avrebbe condotto dritto al cimitero”. Oggi non è più così: “Con le cure il tasso virale nel sangue viene annullato e non ci si ammala più di Aids. Certo, si muore ancora: chi non si può o non vuole curarsi o chi si accorge troppo tardi della sua sieropositività, magari in Aids conclamato. Ecco, in questi casi è difficile intervenire con successo sulla malattia”. “Non è una infezione che riguarda solo gli omosessuali, riguarda tutti” racconta Ciacci dalla Casa più spiata d’Italia. E aggiunge: “È importante prevenire. Adesso fare il test gratuito è possibile ovunque ed è importante, laddove risulti positivo, rivolgersi agli ospedali. Io ho avuto l’opportunità di curarmi fin dal primo momento. L’importante è portare la viremia a zero”. Ciacci, quindi, spiega che la sua condizione gli permette di vivere una vita normale: “Io potrei fare l’amore con il mio compagno senza preservativo, potrei avere un figlio sano. Potrei tagliarmi, spruzzare del sangue addosso a qualcuno e non accadrebbe nulla”. Il costumista sottolinea come la medicina abbia fatto passi da gigante ma non lo stesso si più dire per la conoscenza della malattia. “Se ho scelto di raccontare questa storia è per abbattere pregiudizio e stigma. La gente pensa si attacchi con un bacio o dividendo il bagno. Io non sono un untore, sono un persona che sta bene, si cura e può fare una vita normale. Bisogna combattere il pregiudizio”. Sul tema Ciacci confessa: “Quando ho dichiarato di avere l’Hiv dai social non ho avuto nessun appoggio ma molta discriminazioni, la mia missione è combattere l’ignoranza”.
Giovanni Ciacci è nato a Siena l'11 marzo 1971 (Instagram)
Giovanni Ciacci è nato a Siena l'11 marzo 1971 (Instagram)
E proprio per far informazione serie sull’Hiv e sull’Aids, al Grande Fratello vip 7 è intervenuto Andrea Gori, direttore dell’unità operativa di malattie infettive del policlinico di Milano. “Come è la situazione oggi? Negli ultimi due anni la situazione vede una importante diminuzione nel numero delle infezioni” dichiara l’esperto. E aggiunge: “Un dato dovuto a una serie di motivi. Dipende anche dall’efficacia delle cure retrovirali che utilizziamo e che rendono possibile azzerare la carica virale e quindi rendere le persone che vivono con Hiv non più contagiose. Questo messaggio deve passare in maniera molto netta. Una persona curata correttamente che non ha replicazione del virus nel sangue, non trasmette l’infezione. Può avere una vita di relazione normale”. Secondo Gori “è una conquista enorme quella che è stata fatta ed è giusto parlarne”. E proprio la conoscenza può aiutare tante persone, soprattutto i più giovani che poco conoscono l’argomento tanto che il professor Gori dichiara: “i giovani continuano ad infettarsi troppo”.
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