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Home » Spettacolo » Keychange, l’associazione femminile che vuole abbattere il gender gap nel mondo della musica

Keychange, l’associazione femminile che vuole abbattere il gender gap nel mondo della musica

L’idea di associarsi per far valere i propri diritti, nasce da dati che ci restituiscono uno spaccato del settore dello show business abbastanza preoccupante: nel mondo della musica il 70% degli impiegati sono uomini.

Francesco Lommi
20 Agosto 2021
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Sempre più sotto la lente di ingrandimento le disparità di genere nel mondo del lavoro. Non solo per le professioni più comuni, ma anche in un’ambiente apparentemente più equo e aperto come quello della musica.

Ed è per questa ragione che è nata Keychange, un “movimento pionieristico internazionale”, come amano definirsi, composto da sole donne che si propone come obbiettivo la parità di genere sui palchi e dietro le quinte. L’idea di queste artiste di associarsi per far valere i propri diritti, nasce da dati che ci restituiscono uno spaccato del settore dello show business abbastanza preoccupante: nel mondo della musica il 70% degli impiegati sono uomini. Ma non è tutto.

Gli artisti maschi sono generalmente più richiesti dagli organizzatori di concerti e festival, coprendo quasi il 76% degli eventi, contro il 14% di gruppi misti e un misero 12% di artiste donne. Inoltre, come dimostrato praticamente in ogni settore, mediamente le donne sono pagate il 30% in meno rispetto ad un cantante uomo con seguito e fama simili. Una discriminazione che non si limita ai performer, ma si estende nelle pieghe di un settore dai mille risvolti. Per esempio, Keychange sottolinea come anche il mondo delle case discografiche sia a puro appannaggio maschile: soltanto il 15% delle etichette sono gestite da donne. Una percentuale che si assottiglia ancora di più se si guarda alla categoria dei produttori, sempre più importanti nel processo di creazione delle hit di oggi, dove, tra i 600 artigiani del beat più in voga, appena il 2% è donna.

Una situazione  non più sostenibile. Keychange ha nel mirino il 2022 come anno per avvicinarsi il più possibile a quelli che sono i loro obiettivi. Quello, forse, di più immediata realizzazione è la rappresentanza al 50% negli eventi e nei festival di spicco.

Sono tantissime, e provengono da ogni latitudine, le artiste che hanno abbracciato questo progetto. A rappresentare l’Italia c’è Margherita Vicario. L’artista romana non ha ancora scelto, per nostra fortuna, se consegnare il suo cuore al mondo della recitazione (tante le apparizioni sul piccolo e sul grande schermo) o alla musica ma ha chiaro i suoi doveri da artista donna emergente. Da qualche mese è uscito il suo ultimo disco “Bingo“, con il quale sta girando la Penisola in un tour ricco di date e di sold out. Margherita, nelle sue canzoni e non solo, si batte per la diversità e l’integrazione. Non sorprende quindi che sia una degli “ambassador“ di Keychange: “La storia ci dice tutto su quello che stiamo vivendo oggi. Da un punto di vista socio-politico, la nostra storia (quella di Keychange) è molto recente, quindi è obbligatorio per noi provare a dare un contributo. La cosa importante è remare tutti nella stessa direzione, uomini e donne insieme”.

“Al momento la priorità è aumentare la partecipazione alla causa, poi gli artisti faranno il resto. Abbiamo bisogno di partecipazione, numeri e percentuali per iniziare una rivoluzione. Le emozioni e l’irrazionalità giocano un ruolo molto importante nel nostro lavoro. Sul palco i concetti non sono spiegati perché diventano tangibili”.

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  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Sempre più sotto la lente di ingrandimento le disparità di genere nel mondo del lavoro. Non solo per le professioni più comuni, ma anche in un’ambiente apparentemente più equo e aperto come quello della musica. Ed è per questa ragione che è nata Keychange, un "movimento pionieristico internazionale", come amano definirsi, composto da sole donne che si propone come obbiettivo la parità di genere sui palchi e dietro le quinte. L’idea di queste artiste di associarsi per far valere i propri diritti, nasce da dati che ci restituiscono uno spaccato del settore dello show business abbastanza preoccupante: nel mondo della musica il 70% degli impiegati sono uomini. Ma non è tutto. Gli artisti maschi sono generalmente più richiesti dagli organizzatori di concerti e festival, coprendo quasi il 76% degli eventi, contro il 14% di gruppi misti e un misero 12% di artiste donne. Inoltre, come dimostrato praticamente in ogni settore, mediamente le donne sono pagate il 30% in meno rispetto ad un cantante uomo con seguito e fama simili. Una discriminazione che non si limita ai performer, ma si estende nelle pieghe di un settore dai mille risvolti. Per esempio, Keychange sottolinea come anche il mondo delle case discografiche sia a puro appannaggio maschile: soltanto il 15% delle etichette sono gestite da donne. Una percentuale che si assottiglia ancora di più se si guarda alla categoria dei produttori, sempre più importanti nel processo di creazione delle hit di oggi, dove, tra i 600 artigiani del beat più in voga, appena il 2% è donna. Una situazione  non più sostenibile. Keychange ha nel mirino il 2022 come anno per avvicinarsi il più possibile a quelli che sono i loro obiettivi. Quello, forse, di più immediata realizzazione è la rappresentanza al 50% negli eventi e nei festival di spicco. Sono tantissime, e provengono da ogni latitudine, le artiste che hanno abbracciato questo progetto. A rappresentare l’Italia c’è Margherita Vicario. L’artista romana non ha ancora scelto, per nostra fortuna, se consegnare il suo cuore al mondo della recitazione (tante le apparizioni sul piccolo e sul grande schermo) o alla musica ma ha chiaro i suoi doveri da artista donna emergente. Da qualche mese è uscito il suo ultimo disco "Bingo", con il quale sta girando la Penisola in un tour ricco di date e di sold out. Margherita, nelle sue canzoni e non solo, si batte per la diversità e l’integrazione. Non sorprende quindi che sia una degli "ambassador" di Keychange: "La storia ci dice tutto su quello che stiamo vivendo oggi. Da un punto di vista socio-politico, la nostra storia (quella di Keychange) è molto recente, quindi è obbligatorio per noi provare a dare un contributo. La cosa importante è remare tutti nella stessa direzione, uomini e donne insieme". "Al momento la priorità è aumentare la partecipazione alla causa, poi gli artisti faranno il resto. Abbiamo bisogno di partecipazione, numeri e percentuali per iniziare una rivoluzione. Le emozioni e l’irrazionalità giocano un ruolo molto importante nel nostro lavoro. Sul palco i concetti non sono spiegati perché diventano tangibili”.
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