
Kristen Stewart a Cannes
“Chiunque può fare un film, se ha qualcosa da dire. È assurdo come tutti ti vogliano mettere i bastoni fra le ruote, dicendoti che devi avere abilità tecnica per girare un film. È frutto di una vera visione maschilista”, dice Kristen Stewart. L’abilità tecnica come scusa, come discriminante per continuare a far fare il cinema soltanto agli uomini. In fondo, in molti la pensano come lei: anche Roberto Rossellini diceva che per fare il cinema, basta un giornale arrotolato, e guardarci dentro.
Il film The Chronology of Water
Da sette anni Kristen Stewart pensava al suo debutto registico. Ci è riuscita, finalmente. Il film, proiettato a Cannes nella prestigiosa sezione Un certain regard, si chiama “The Chronology of Water”. È tratto dal mémoir di Lidia Yuknavitch, che racconta la propria vicenda di traumi e abusi subiti sin dall’infanzia, e un’adolescenza vissuta rifugiandosi fra dipendenze dalle droghe e dal sesso.

“Ho scelto questa storia di abusi fisici e sessuali perché essere donna è un’esperienza estremamente violenta, anche se non hai le stesse identiche esperienze estreme che Lidia affronta nel film. Lei è stata capace di metabolizzare esperienze tremende, e ritornare alla gioia”.
"Noi donne siamo costrette ad assorbire tanta violenza”
“Le donne – prosegue Stewart – sono come dei segreti ambulanti. Sono state abituate a non parlare, gli uomini hanno un atteggiamento del tipo: vogliamo vedervi, ma non vogliamo sentirvi, non vogliamo sapere come vi sentite. Il fatto è che noi donne siamo costrette ad assorbire tanta violenza, siamo violate costantemente. E penso che il mio film entri in sintonia, in risonanza con chiunque sia aperto, e la cui anima sanguini. Che è il 50% della popolazione”. “Sin dalla prima lettura ho sentito una scarica elettrica, mi sono tuffata perdutamente nel viaggio non lineare che il libro traccia attraverso i traumi di Lidia”, dice Kristen Stewart. “Non si trattava solo di ciò che è accaduto a lei, ma di ciò che accade a tutte noi. So che suona drammatico, ma è vero. È incredibilmente violento essere una donna”, ha detto a Cannes, in un panel organizzato dal magazine “Deadline”.
Imogen Potts, la migliore della sua generazione

A interpretare Lidia nel film è l’attrice Imogen Potts. “Lei, come me, lavora nel cinema fin da quando era bambina. Abbiamo costruito dei muri attorno a noi. E nel film, dovevamo buttare giù quei muri mattone dopo mattone, e mostrarci come siamo, sanguinanti. Come ho scelto lei? È semplicemente la migliore della sua generazione. Cerco attori che siano terribilmente vivi, che abbiano energia. Persone che abbiano voglia di scoprire, che si sappiano immergere totalmente in qualcosa, che non abbiano piani prestabiliti”.
"Basta convenzioni, basta farci stare zitte”
Stewart punta il dito contro le convenzioni con le quali le donne vengono rappresentate al cinema: “Le cose di cui non dobbiamo parlare, il fatto che non dobbiamo dire quando sanguiniamo, come se fosse una cosa volgare: cose che non si possono dire, nella realtà e anche al cinema. E ora di dire basta”. “È assurdo che ci abbia messo sette anni per realizzare il mio film. Raccontare storie come quella che racconto io dovrebbe essere la norma”, dice. Invece, è stato un parto difficile quello del suo primo film da regista. E questo, nonostante una carriera da attrice più che fulgida, e quindi la possibilità non banale di poter spendere il suo nome come garanzia.
La carriera di Kristen Stewart
Kristen aveva iniziato giovanissima, a dieci anni, al fianco di Glenn Close, nel ruolo di un maschiaccio in “La sicurezza degli oggetti”; ha proseguito in “Panic Room” con Jodie Foster. Quando è arrivata a interpretare “Into the Wild”, nel 2007, aveva diciassette anni e già undici film alle spalle. Da allora è stata Bella Swan nella saga “Twilight” e ha ottenuto una candidatura all’Oscar per la sua interpretazione di Lady Diana in “Spencer”.

Stewart ha deciso di non girare il suo film negli Stati Uniti. Il suo film rientra, fra quelli contro cui punta il dito il presidente Usa Trump, additandoli come “una minaccia per la sicurezza nazionale” e annunciando dazi del 100 per 100 contro di essi. “Ho evitato l’America e quel figlio di p…”, dice, al riguardo. “Ora che guardo il film, lo amo. È come guardare mio figlio all’asilo: mi entusiasma”, dice. E pensa già al prossimo film da regista: “Mi piacerebbe, questa volta, recitare in qualcosa che ho diretto. E spero che ciò accada presto”.