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Home » Spettacolo » “La Scuola Cattolica” sul massacro del Circeo vietato ai minori di 18 anni: gli autori gridano alla censura

“La Scuola Cattolica” sul massacro del Circeo vietato ai minori di 18 anni: gli autori gridano alla censura

Il film era stato presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, in quell'occasione vietato ai minori di 14 anni. Ora il limite si alza con l'uscita nelle sale e la produzione si appella a Franceschini: "Mantenga la parola data sull'abolizione dei limiti alla libertà di espressione"

Marianna Grazi
6 Ottobre 2021
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Sarà in sala dal 7 ottobre, dopo essere stato presentato fuori concorso all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Ma non per tutti. Il film di Stefano Mordini “La Scuola Cattolica”, tratto dal libro omonimo di Edoardo Albinati (Premio Strega nel 2016) e ispirato al massacro del Circeo, è stato infatti vietato ai minori di 18 anni. Lo ha annunciato la produzione, che tramite l’ad di Warner Barbara Salabè ha lanciato un appello al ministro dei Beni Culturali Franceschini perché metta fine alla “censura” operata su “un film tratto da una storia vera, che parla della violenza alle donne, è interpretato da ragazzi che hanno aderito a un progetto difficile e vogliono farlo vedere ai giovani”. “Che nel nostro Paese non possa succedere è una cosa grave”, aggiunge.

Una foto di scena di ”Scuola Cattolica” di Stefano Mordini

Nella motivazione della decisione, presa da un’apposita Commissione impegnata a vigilare sul codice di autoregolamentazione dei produttori, si legge che “la narrazione del film ha come punto centrale la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice“, si spiega poi che “questa lettura che appare dalle immagini, assai violente negli ultimi venti minuti, viene preceduta da una scena nella prima parte del film in cui un professore, soffermandosi su un dipinto in cui Cristo viene flagellato, fornisce assieme ai ragazzi, tra i quali gli omicidi del Circeo, un’interpretazione in cui Cristo e i flagellanti vengono sostanzialmente messi sullo stesso piano“.

“Non pensavo che questo Paese fosse ancora al Medioevo“, ha dichiarato amaramente il produttore di Picomedia Roberto Sessa. E lo stesso regista Mordini ha reagito duramente: “Innanzitutto ci sono degli errori che tradiscono la volontà specifica di non far vedere il film a tutti: perché nella scena in questione non è presente nessuno degli omicidi, anzi i ragazzi decidono invece che se non riescono a stare con le ragazze le riportano a casa. Poiché il film ha come tema l’impunità, quel docente dice ‘attenzione mentre facciamo il bene, inebriati dalla nostra sicurezza lì si annida il diavolo che vi porta a fare qualcosa che non avete previsto’. Mi sembra un tema fondamentale: quando pensiamo di essere superiori agli altri possiamo fare del male”. E aggiunge, poi, preoccupato: “Le motivazioni della decisione entrano nello specifico nel contenuto, nel senso del film e questo può diventare un precedente terribile. Significa tornare indietro di cinquant’anni”.

In alto da sx: Rosaria Lopez (uccisa), Giovanni Guido (arrestato), Angelo Izzo (arrestato). In basso da sx: Maurizio Maggio, Gianluca Sonnino e Giampiero Parboni Arquati.

Al lido, in occasione della Mostra del Cinema, la pellicola era stata classificata come vietata ai minori di 14 anni. A distanza di un mese, con l’apparizione nelle sale, il limite sale. Una scelta che anche le famiglie di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, le vittime delle violenze perpetrate nel massacro del 1975 e raccontate nella pellicola, hanno accolto con “grande sorpresa”, dopo che loro stesse, malgrado le sofferenze rievocate, avevano apprezzato la volontà di tramandare, anche in chiave di ammonimento per il futuro, la memoria della loro tragedia, soprattutto alle giovani generazioni.

L’intera produzione ha quindi fatto appello alla Commissione, in quanto la decisione è in netta contrapposizione con quanto affermato lo scorso aprile dal ministro Franceschini che, alla firma del decreto che ha istituito l’organo per la classificazione delle opere cinematografiche, aveva commentato: “Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti”. Parole che, al momento, rimangono tali.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Sarà in sala dal 7 ottobre, dopo essere stato presentato fuori concorso all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Ma non per tutti. Il film di Stefano Mordini "La Scuola Cattolica", tratto dal libro omonimo di Edoardo Albinati (Premio Strega nel 2016) e ispirato al massacro del Circeo, è stato infatti vietato ai minori di 18 anni. Lo ha annunciato la produzione, che tramite l'ad di Warner Barbara Salabè ha lanciato un appello al ministro dei Beni Culturali Franceschini perché metta fine alla "censura" operata su "un film tratto da una storia vera, che parla della violenza alle donne, è interpretato da ragazzi che hanno aderito a un progetto difficile e vogliono farlo vedere ai giovani". "Che nel nostro Paese non possa succedere è una cosa grave", aggiunge.
Una foto di scena di ''Scuola Cattolica'' di Stefano Mordini
Nella motivazione della decisione, presa da un'apposita Commissione impegnata a vigilare sul codice di autoregolamentazione dei produttori, si legge che "la narrazione del film ha come punto centrale la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice", si spiega poi che "questa lettura che appare dalle immagini, assai violente negli ultimi venti minuti, viene preceduta da una scena nella prima parte del film in cui un professore, soffermandosi su un dipinto in cui Cristo viene flagellato, fornisce assieme ai ragazzi, tra i quali gli omicidi del Circeo, un'interpretazione in cui Cristo e i flagellanti vengono sostanzialmente messi sullo stesso piano". "Non pensavo che questo Paese fosse ancora al Medioevo", ha dichiarato amaramente il produttore di Picomedia Roberto Sessa. E lo stesso regista Mordini ha reagito duramente: "Innanzitutto ci sono degli errori che tradiscono la volontà specifica di non far vedere il film a tutti: perché nella scena in questione non è presente nessuno degli omicidi, anzi i ragazzi decidono invece che se non riescono a stare con le ragazze le riportano a casa. Poiché il film ha come tema l'impunità, quel docente dice 'attenzione mentre facciamo il bene, inebriati dalla nostra sicurezza lì si annida il diavolo che vi porta a fare qualcosa che non avete previsto'. Mi sembra un tema fondamentale: quando pensiamo di essere superiori agli altri possiamo fare del male". E aggiunge, poi, preoccupato: "Le motivazioni della decisione entrano nello specifico nel contenuto, nel senso del film e questo può diventare un precedente terribile. Significa tornare indietro di cinquant'anni".
In alto da sx: Rosaria Lopez (uccisa), Giovanni Guido (arrestato), Angelo Izzo (arrestato). In basso da sx: Maurizio Maggio, Gianluca Sonnino e Giampiero Parboni Arquati.
Al lido, in occasione della Mostra del Cinema, la pellicola era stata classificata come vietata ai minori di 14 anni. A distanza di un mese, con l'apparizione nelle sale, il limite sale. Una scelta che anche le famiglie di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, le vittime delle violenze perpetrate nel massacro del 1975 e raccontate nella pellicola, hanno accolto con "grande sorpresa", dopo che loro stesse, malgrado le sofferenze rievocate, avevano apprezzato la volontà di tramandare, anche in chiave di ammonimento per il futuro, la memoria della loro tragedia, soprattutto alle giovani generazioni.
L'intera produzione ha quindi fatto appello alla Commissione, in quanto la decisione è in netta contrapposizione con quanto affermato lo scorso aprile dal ministro Franceschini che, alla firma del decreto che ha istituito l'organo per la classificazione delle opere cinematografiche, aveva commentato: "Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti". Parole che, al momento, rimangono tali.
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