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Home » Spettacolo » Il corto sulle cattive ragazze che lottano: nomination agli Oscar per “Le Pupille” di Alice Rohrwcher

Il corto sulle cattive ragazze che lottano: nomination agli Oscar per “Le Pupille” di Alice Rohrwcher

Un cast tutto al femminile, diretto da una donna e con un padrino d'eccezione, Alfonso Cuaròn, il cortometraggio è una anche una storia di ribellione ispirata da una lettera di Elsa Morante

Giovanni Bogani
25 Gennaio 2023
"Le Pupille" di Alice Rohrwacher riceve una nomination agli Oscar

"Le Pupille" di Alice Rohrwacher riceve una nomination agli Oscar

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“Ho fatto un film artigianale, maldestramente ispirato a una lettera di Elsa Morante, e dedicato a tutte le ‘cattive ragazze‘, che cattive non sono, e che lottano in tutto il mondo: dall’Iran all’Afghanistan, ma anche in Svezia e in Umbria”, dice Alice Rohrwcher, regista del cortometraggio “Le pupille“, che ha ricevuto ieri, 24 gennaio, una nomination agli Oscar per il miglior Live Action Short. La cerimonia finale si terrà a Los Angeles il 12 marzo.

Lo spunto dalla lettera di Elsa Morante

Annunciate le nomination all’Oscar per il miglior Live Action Short Film

“Le pupille” aveva già avuto un cammino importante: presentato al festival di Cannes lo scorso maggio, poi apparso e applaudito in numerosi festival internazionali, il cortometraggio – più un medio metraggio, per la verità: 37 minuti – ha un padrino d’eccezione, il regista premio Oscar Alfonso Cuaròn, che lo ha prodotto, nell’ambito di una serie di “corti d’autore” realizzata per Disney+, e che ha collaborato al soggetto. Interpretato da un cast tutto al femminile, diretto da una regista donna, “Le pupille” racconta anche la storia di una ribellione al femminile. E prende spunto dal testo di una grande scrittrice italiana, Elsa Morante. Si tratta di una lettera, che nel 1971 la Morante inviò all’amico, intellettuale e critico cinematografico, Goffredo Fofi. La Morante ricordava un Natale di mezzo secolo prima, nel quale un gruppo di ragazzi si preparava al pranzo di Natale in un collegio di preti, negli anni del fascismo. A chiudere il pasto c’è una magnifica zuppa inglese: ma il priore invita i ragazzini a “fare un fioretto”, e a rinunciare alla loro fetta, per amore del Bambino Gesù. Qualcuno si ribella: un Franti della situazione, che si autodefinisce “bambino cattivo”.

Una fiaba anarchica di ribellione al femminile

La Rohrwacher attua un rovesciamento radicale, e trasforma i ragazzi in ragazzine. In “pupille“, appunto. Bambine orfane, segregate in un collegio di suore, rigidamente governato dalla priora, interpretata da Alba Rohrwacher, sorella della regista – e attrice premiata in numerosi festival internazionali. “È una suora temuta da tutte le ragazzine, che però si emoziona per un raggio di sole che illumina il pavimento, e che quindi dimostra di avere anche lei un’anima”, dice Alba Rohrwacher. Anche nel film nominato agli Oscar irromperà la sovversione dell’ordine costituito. Fra quelle bambine costrette al silenzio, all’obbedienza, all’immobilità scatteranno meccanismi silenziosi di ribellione e di rivalsa. Una fiaba anarchica, insomma, un Canto di Natale “in rosa”, rivoluzionario e al femminile. Siamo nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale, la radio diffonde comunicati sui combattimenti: ma basta cambiare di poco la frequenza, ed ecco le note di “Baciami piccina“, che le bimbe iniziano a cantare. Ma le suore puliscono loro la lingua col sapone: per lavarle dal peccato di quelle parole sconvenienti.

La prima volta della Rohrwacher e le altre nomination

La regista Alice Rohrwacher

La Rorwacher mette in scena, in modo cinematograficamente semplice, scarno e poetico, la libertà e l’istinto contro l’etica religiosa, la repressione dei sentimenti. Girato a Bologna, nel Pio istituto delle Sordomute di via della Braina, prodotto dalla Tempesta film di Carlo Cresto-Dina, in collaborazione con Disney+, sulla cui piattaforma è disponibile da dicembre. È la prima volta che la regista riceve una nomination agli Oscar. Il film della Rohrwacher non è l’unica presenza italiana fra le nomination. Ne ha ricevuta una anche il make up artist del film “Elvis“, Aldo Signoretti, che vede riconosciuto il suo straordinario lavoro su Tom Hanks per creare la figura del colonnello Parker. Signoretti, che ha lavorato al make up di “Moulin Rouge” e del “Divo“, è alla sua quarta nomination. Un altro nome della grande tradizione di tecnici italiani: ricordiamo, solo per rimanere al make up, l’Oscar 2017 ad Alessandro Bertolazzi per il suo lavoro in “Suicide Squad“.

 

 

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
"Ho fatto un film artigianale, maldestramente ispirato a una lettera di Elsa Morante, e dedicato a tutte le 'cattive ragazze', che cattive non sono, e che lottano in tutto il mondo: dall’Iran all’Afghanistan, ma anche in Svezia e in Umbria", dice Alice Rohrwcher, regista del cortometraggio "Le pupille", che ha ricevuto ieri, 24 gennaio, una nomination agli Oscar per il miglior Live Action Short. La cerimonia finale si terrà a Los Angeles il 12 marzo.

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Una fiaba anarchica di ribellione al femminile

La Rohrwacher attua un rovesciamento radicale, e trasforma i ragazzi in ragazzine. In "pupille", appunto. Bambine orfane, segregate in un collegio di suore, rigidamente governato dalla priora, interpretata da Alba Rohrwacher, sorella della regista – e attrice premiata in numerosi festival internazionali. "È una suora temuta da tutte le ragazzine, che però si emoziona per un raggio di sole che illumina il pavimento, e che quindi dimostra di avere anche lei un’anima", dice Alba Rohrwacher. Anche nel film nominato agli Oscar irromperà la sovversione dell’ordine costituito. Fra quelle bambine costrette al silenzio, all’obbedienza, all’immobilità scatteranno meccanismi silenziosi di ribellione e di rivalsa. Una fiaba anarchica, insomma, un Canto di Natale "in rosa", rivoluzionario e al femminile. Siamo nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale, la radio diffonde comunicati sui combattimenti: ma basta cambiare di poco la frequenza, ed ecco le note di "Baciami piccina", che le bimbe iniziano a cantare. Ma le suore puliscono loro la lingua col sapone: per lavarle dal peccato di quelle parole sconvenienti.

La prima volta della Rohrwacher e le altre nomination

La regista Alice Rohrwacher
La Rorwacher mette in scena, in modo cinematograficamente semplice, scarno e poetico, la libertà e l’istinto contro l’etica religiosa, la repressione dei sentimenti. Girato a Bologna, nel Pio istituto delle Sordomute di via della Braina, prodotto dalla Tempesta film di Carlo Cresto-Dina, in collaborazione con Disney+, sulla cui piattaforma è disponibile da dicembre. È la prima volta che la regista riceve una nomination agli Oscar. Il film della Rohrwacher non è l’unica presenza italiana fra le nomination. Ne ha ricevuta una anche il make up artist del film "Elvis", Aldo Signoretti, che vede riconosciuto il suo straordinario lavoro su Tom Hanks per creare la figura del colonnello Parker. Signoretti, che ha lavorato al make up di "Moulin Rouge" e del "Divo", è alla sua quarta nomination. Un altro nome della grande tradizione di tecnici italiani: ricordiamo, solo per rimanere al make up, l’Oscar 2017 ad Alessandro Bertolazzi per il suo lavoro in "Suicide Squad".    
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