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Home » Spettacolo » Lee Jung-Jae: “Squid Game è una serie dedicata agli adulti, non è adatta per i bambini”

Lee Jung-Jae: “Squid Game è una serie dedicata agli adulti, non è adatta per i bambini”

Il protagonista della serie più vista di tutti i tempi su Netflix si dice desolato dalle emulazioni soprattutto tra i minori. E riguardo al suo personaggio "grazie a un percorso di crescita diventa più forte. Questo mi fa ben sperare che l’amore e l’empatia siano ancora una componente essenziale della nostra società"

Iacopo Nathan
12 Aprile 2022
Lee Jung-Jae-Squid game

Lee Jung-Jae, protagonista di Squid Game, al Korea Film Festival di Firenze

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Può un attore protagonista, diventato icona mondiale grazie alla serie che ha riscosso il più grande successo di tutti i tempi sul piccolo schermo, prendersi delle colpe o assumersi delle responsabilità per ciò che le persone hanno fatto una volta visto lo show? Il caso in questione vede Lee Jung-Jae, attore sud coreano diventato celeberrimo grazie alla serie tv Squid Game, distribuita su Netflix e diventata in poco tempo la serie più vista di tutti i tempi sul famoso portale di streaming.

Risvolti negativi? “Non è una serie adatta ai minori”

squid game
“Squid Game”, la serie di successo sudcoreana scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk e disponibile su Netflix

Per molto tempo, però, si è parlato anche dei risvolti negativi del gioco del calamaro, della violenza che aveva insegnato ai bambini e dei vari tentativi di emulazione tra scuole, parchi e giardinetti. L’attore, arrivato a Firenze per l’inaugurazione del prestigioso Korea Film Festival, ha risposto a molte domane durante la conferenza di presentazione, e naturalmente non sono mancati i risvolti sociali e umani di Squid Game. “Questa serie è dedicata solo ad un pubblico maggiorenne – ha spiegato Jung-Jae –. Non so come dei bambini abbiano potuto vederla, sono dispiaciuto che i ragazzi usino la violenza. Penso serva un maggiore controllo e diversificazione tra i programmi che possono vedere gli adulti e quelli che possono essere visti dai minori”.

Il messaggio contro la violenza

Lee Jung-Jae-Squid game
Lee Jung-Jae è dispiaciuto che la serie abbia ispirtao atti di violenza tra i minori: “È una serie pensata per adulti, non so perché l’abbiano fatta vedere ai bambini”

L’attore si è poi addentrato in quello che Squid Game ha rappresentato per lui, e i messaggi che la serie voleva trasmettere. “In Squid Game – ha proseguito – vediamo molti tradimenti e aggressioni, però le persone non vogliono questi comportamenti, perché pensano che ci sia ancora il bene nel mondo. Molti youtuber guardano il telefilm e pensano che non si deve fare così, c’è una morale. Il messaggio di Squid Game, quindi, è corretto, non vuole incitare alla violenza, ma andare contro la violenza. Quando ho letto la sceneggiatura la prima volta pensavo fosse impossibile riuscire a creare uno show simile, poi ho visto il set e ho capito che stavamo per fare qualcosa di grande, di veramente importante”.

Riguardo poi al protagonista Seong Gi-hun (ludopata squattrinato sopravvissuto a stento ai giochi mortali) che interpreta dice: “Per me quel personaggio è molto importante perché in realtà partendo da una fase di debolezza, grazie a un percorso di crescita diventa più forte. Questo mi fa ben sperare che l’amore e l’empatia siano ancora una componente essenziale della nostra società”. “Sicuramente grazie a Netflix – ha poi aggiunto – e alle piattaforme web, ci siamo potuti avvicinare al pubblico italiano, anche perché i contenuti coreani non sono sempre facili da distribuire. Penso che queste piattaforme possano offrire contenuti rilevanti in tutto il mondo. Inoltre, a causa della pandemia la distribuzione di molti film è stata arrestata, ma spero che ora queste forme d’arte possano arrivare direttamente nelle case del pubblico di tutto il mondo”.

Lee Jung-Jae-Squid game
Lee Jung-jae durante una scena della serie cult sudcoreana Squid Game.  Confermata la seconda stagione in arrivo nel 2024

Squid Game fenomeno sociale

Squid Game è diventata infatti un vero e proprio fenomeno sociale: la produzione sudocoreana, un thriller distopico in nove episodi, dal debutto a settembre 2021 è la serie di maggior successo di sempre di Netflix con oltre un miliardo e 600 milioni di ore di visione. Dopo soli 28 giorni dal suo debutto sulla piattaforma ha fatto registrare 111 milioni di visualizzazioni, battendo il record storico degli 82 milioni di Bridgerton. Confermata per la seconda stagione, che dovrebbe essere pronta per il 2024, nei giorni scorsi il regista e direttore di produzione Hwang Dong-hyuk ha annunciato che nello show “e in tutti gli altri progetti a cui sto lavorando, sarà impossibile non affrontare temi come la polarizzazione politica, le divisioni culturali e sociali, l’emergenza climatica, le crisi del mondo di oggi. Sono argomenti sui quali continuo la mia osservazione e la mia critica”. Lo stesso frontman Lee Jung-jae, interpellato a Firenze dai giornalisti,  non ha detto molto, se non che ci sarà – com’era già noto – e che il regista sta già lavorando alla nuova sceneggiatura e che ha “delle idee ben chiare”.

 

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  • Un anno dopo aver appeso sul ponte della Gran Madre lo striscione con scritto “Siamo un PO nella merda” per denunciare il gravissimo stato di siccità del Po, Extinction Rebellion torna a ribadire che “siamo ancora nella merda”, con un gesto più diretto ed esplicito. 

Una vera e propria montagna di letame è stata infatti scaricata questa mattina al grattacielo della Regione Piemonte, insieme a tanti fiori lasciati sopra. 

Due persone si sono arrampicate sulla tettoia dell’ingresso e i trovano ancora li. Al posto dell’insegna portata via dal vento qualche settimana fa, hanno appeso l’enorme scritta “Dalla regione non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, riprendendo una canzone di Fabrizio De André. 

Una chiara denuncia dell
  • Riccardo Monco parte da una location d’eccellenza, Enoteca Pinchiorri di Firenze, uno dei ristoranti italiani più conosciuti al mondo e approda come new entry tra i giudici della sfida Alessandro Borghese Celebrity Chef (su TV8, dal lunedì al venerdì alle 19.10), Monco più che chef, si sente un cuoco.

🗣 Non è una diminutio?

“Assolutamente no, chef in realtà significa capo, in cucina è colui che comanda, come il capo cuoco, appunto, o il capo partita. Ormai lo chef ha assunto i connotati di un personaggio mitologico, proprio in virtù dei tanti show cooking proposti. Un’arma a doppio taglio”.

🗣 In che senso?

“Sono tantissimi i giovani che sognano di indossare una giacca da cuoco, ma fra quello che si vede fare in Tv e la fatica vera che richiede la cucina, c’è una differenza abissale”.

🗣 Vuol dire che avere l’ambizione non sempre corrisponde all’effettiva voglia di fare?

“Un po’ è così. Le nuove generazioni hanno un’idea precisa della qualità della vita, la fatica e gli orari della cucina non vanno bene per tutti”.

🗣 Dall’alto delle sue tre stelle Michelin, cosa consiglia agli aspiranti chef?

L
  • Un assistente di volo speciale ha viaggiato da Londra Heathrow a Los Angeles sorprendendo i passeggeri a bordo.

@lewiscapaldi ha presentato il suo nuovo singolo “Wish You The Best” con uno show ad alta quota, servendo snack e bevande. 

#lucenews #lewiscapaldi #wishyouthebest
  • Utero in affitto e adozioni per gli omosessuali. Sono temi caldissimi. Intanti il Parlamento europeo censura il governo italiano per la recente circolare del ministro Piantedosi che ha bloccato le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie gay, effettuate da alcuni sindaci. 

All’Eurocamera è stato infatti approvato un emendamento al testo della Risoluzione sullo Stato di diritto che condanna la circolare perché porterebbe “alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli”, e invita anche Roma "a revocare immediatamente la decisione”. Un invito che il governo non ha intenzione di seguire, e che è stato criticato dal centrodestra e salutato positivamente dalle opposizioni, unite questa volta sia in Italia che a Bruxelles. 

✍ Ma com’è la legislazione attuale in Italia su questi temi?

L
Può un attore protagonista, diventato icona mondiale grazie alla serie che ha riscosso il più grande successo di tutti i tempi sul piccolo schermo, prendersi delle colpe o assumersi delle responsabilità per ciò che le persone hanno fatto una volta visto lo show? Il caso in questione vede Lee Jung-Jae, attore sud coreano diventato celeberrimo grazie alla serie tv Squid Game, distribuita su Netflix e diventata in poco tempo la serie più vista di tutti i tempi sul famoso portale di streaming.

Risvolti negativi? "Non è una serie adatta ai minori"

squid game
"Squid Game", la serie di successo sudcoreana scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk e disponibile su Netflix
Per molto tempo, però, si è parlato anche dei risvolti negativi del gioco del calamaro, della violenza che aveva insegnato ai bambini e dei vari tentativi di emulazione tra scuole, parchi e giardinetti. L’attore, arrivato a Firenze per l’inaugurazione del prestigioso Korea Film Festival, ha risposto a molte domane durante la conferenza di presentazione, e naturalmente non sono mancati i risvolti sociali e umani di Squid Game. “Questa serie è dedicata solo ad un pubblico maggiorenne – ha spiegato Jung-Jae –. Non so come dei bambini abbiano potuto vederla, sono dispiaciuto che i ragazzi usino la violenza. Penso serva un maggiore controllo e diversificazione tra i programmi che possono vedere gli adulti e quelli che possono essere visti dai minori”.

Il messaggio contro la violenza

Lee Jung-Jae-Squid game
Lee Jung-Jae è dispiaciuto che la serie abbia ispirtao atti di violenza tra i minori: "È una serie pensata per adulti, non so perché l'abbiano fatta vedere ai bambini"
L’attore si è poi addentrato in quello che Squid Game ha rappresentato per lui, e i messaggi che la serie voleva trasmettere. “In Squid Game – ha proseguito – vediamo molti tradimenti e aggressioni, però le persone non vogliono questi comportamenti, perché pensano che ci sia ancora il bene nel mondo. Molti youtuber guardano il telefilm e pensano che non si deve fare così, c'è una morale. Il messaggio di Squid Game, quindi, è corretto, non vuole incitare alla violenza, ma andare contro la violenza. Quando ho letto la sceneggiatura la prima volta pensavo fosse impossibile riuscire a creare uno show simile, poi ho visto il set e ho capito che stavamo per fare qualcosa di grande, di veramente importante”. Riguardo poi al protagonista Seong Gi-hun (ludopata squattrinato sopravvissuto a stento ai giochi mortali) che interpreta dice: "Per me quel personaggio è molto importante perché in realtà partendo da una fase di debolezza, grazie a un percorso di crescita diventa più forte. Questo mi fa ben sperare che l’amore e l’empatia siano ancora una componente essenziale della nostra società". "Sicuramente grazie a Netflix - ha poi aggiunto - e alle piattaforme web, ci siamo potuti avvicinare al pubblico italiano, anche perché i contenuti coreani non sono sempre facili da distribuire. Penso che queste piattaforme possano offrire contenuti rilevanti in tutto il mondo. Inoltre, a causa della pandemia la distribuzione di molti film è stata arrestata, ma spero che ora queste forme d’arte possano arrivare direttamente nelle case del pubblico di tutto il mondo".
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