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"Love Actually", 20 anni dopo. Il regista: "Manca di diversità, vorrei che fosse migliore"

Un cult del periodo natalizio, che racconta l'amore in mille sfaccettature. Tutte, però, eterosessuali. Richard Curtis ammette infatti: "Ci sono cose che cambierei"

di GIOVANNI BOGANI -
11 dicembre 2022
"Love Actually" Premieres in Paris

"Love Actually" Premieres in Paris

"Love Actually – L’amore davvero" è uno dei film cult del periodo di Natale. Perché racconta l’amore con delicatezza, in mille sfaccettature: perché riesce a far ridere, perché commuove, perché ha un cast stellare tutto made in Britain – da Colin Firth a Hugh Grant, da Liam Neeson a Laura Linney, da una struggente Emma Thompson ad Alan Rickman. Uscito nel novembre 2003, "Love Actually" è diventato un must da vedere e rivedere, soprattutto in questi giorni: e puntualmente viene mandato in onda, oltre a essere stabilmente in streaming su Prime Video.

"Love Actually" compie 20 anni

Ambientato nel periodo natalizio a Londra, intreccia dieci storie d’amore, di affetto; di infelicità, anche. Difficile eleggere la storia più toccante: forse quella che vede protagonista Laura Linney, che vede il suo sogno romantico frantumarsi davanti alle necessità di un fratello afflitto da gravi turbe psichiche. O quella che vede protagonista Emma Thompson, moglie di un Alan Rickman che si invaghisce di una segretaria giovane e provocante, e alla moglie per Natale regala un cd di Joni Mitchell, serbando per la segretaria l’altro pacchetto, quello con il regalo più prezioso. Ma il regista del film, Richard Curtis, a vent’anni di distanza dall’uscita del film rivedrebbe molte cose. "La mancanza di diversità nel film mi fa sentire a disagio, e anche un po’ stupido", ha detto durante un'intervista per uno speciale della rete televisiva americana ABC. "Ci sono cose che cambierei: perché, grazie al cielo, la società sta cambiando, e il mio film è condannato a sembrare obsoleto".

Il regista Richard Curtis dice di essere dispiaciuto per la mancanza di diversità nel suo film, diventato un cult del periodo natalizio

In "Love Actually" tutte le storie sono eterosessuali – anche se c’è un sottotesto omoerotico nell’episodio fra la rockstar in declino Bill Nighy e il suo manager – e un solo membro del cast, Chiwetel Ejofor, non è bianco. "C’è un amore così sfaccettato, che vive ogni minuto, in così tanti modi differenti nel mondo, da farmi desiderare che il mio film sia migliore". La compagnia di produzione del film, la Working Title – che ha anche prodotto "Bridget Jones" e "La teoria del tutto" – nel 2017 ha aperto a Londra una scuola di cinema per ragazzi dai 16 ai 19 anni, proprio per incoraggiare la rappresentazione della diversità sullo schermo. Fra i protagonisti del film, Hugh Grant interpreta un primo ministro inglese palesemente modellato su Tony Blair, protagonista di un indimenticabile balletto: un momento in cui, preso dal ritmo, decide per un attimo di staccarsi dal suo ruolo per ballare al ritmo di "Jump" delle Pointer Sisters. Quando la segretaria interrompe questo momento di assoluta libertà, sarà troppo tardi. La sua performance ha bucato lo schermo, ed è entrata nella storia dei momenti cult del cinema degli ultimi anni. Ma nello stesso speciale della ABC, Hugh Grant rivela di aver temuto – e in verità odiato – quella scena: "Sono convinto che quella scena sia la più straziante mai affidata alla pellicola. La lessi in sceneggiatura e pensai: odierò girarla. Speravo di ammalarmi il giorno in cui avremmo dovuto girarla. Poi ho sperato che l’avrebbero tagliata al montaggio. Alla fine ho cercato di dimenticarla".