Uno dei casi di cronaca nera più spiazzanti della storia italiana come il massacro del Circeo e uno degli episodi più misteriosi degli ultimi anni come la scomparsa di Manuela Orlandi. Due storie vere che hanno al centro vittime donne. Due casi che adesso sono serie televisive. “Circeo” è il titolo della miniserie in sei episodi disponibile sulla piattaforma Paramount+, prodotta da Cattleya, in collaborazione con Rai Fiction, Vis e Paramount+, ideata da Flaminia Gressi per la regia di Andrea Molaioli; “Vatican Girl”, invece, è la docu-serie in quattro episodi, prodotta dalla società televisiva inglese Raw, disponibile dal 20 ottobre su Netflix, scritta e diretta da Mark Lewis, vincitore di un Emmy per la docu-serie “Don't f**k with cats: hunting an internet killer”.
“Circeo”, la storia del massacro tra realtà e fiction
Il massacro del Circeo (detto anche delitto del Circeo) è un caso di rapimento e omicidio avvenuto nel comune italiano di San Felice Circeo, provincia di Latina (sul litorale pontino, nella zona dell’omonimo promontorio sul mar Tirreno) tra il 29 e il 30 settembre 1975. Le vittime furono due giovani amiche, Donatella Colasanti (Roma, 1958-2005) e Rosaria Lopez (Roma, 1956-1975), che furono attirate con l’inganno da Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira in una villa di proprietà della famiglia di quest'ultimo, col pretesto di una festa, e qui torturate fino a provocare la morte di una di loro, Rosaria.Nella serie “Circeo” il tema è, dunque, il feroce caso di rapimento che portò all'omicidio di Rosaria Lopez (interpretata da Adalgisa Manfrida) e al ritrovamento di Donatella Colasanti (che ha il volto di Ambrosia Caldarelli), vicenda vista attraverso lo sguardo di un personaggio fittizio, l’avvocato Teresa Capogrossi, interpretata dall'attrice Greta Scarano. Nella serie, le due adolescenti piene di vita e di sogni si preparano per uscire con dei ragazzi della ‘Roma bene’, da poco conosciuti. Con loro vanno a una festa al mare, una gita che si trasforma in un incubo: sequestrate, picchiate e violentate per ore in una villa al Circeo. Le ragazze vengono poi rinchiuse nel bagagliaio di una macchina perché credute morte. La mattina del 1° ottobre 1975, i giornali, le televisioni, le radio aprono tutti con la stessa notizia: in un’auto a viale Pola sono state trovate due ragazze, nude, avvolte nelle coperte. Una è morta, l’altra è viva. Il processo che ne segue viene raccontato quotidianamente dai media e le donne da ogni angolo del Paese si presentano al tribunale di Latina per sostenere Donatella e assicurarsi che gli assassini siano condannati all’ergastolo. Donatella da quel momento diventa “la sopravvissuta del Circeo”, simbolo del movimento femminista. In ballo, infatti, non c'è soltanto il desiderio di farla pagare ai suoi aguzzini e agli assassini di Rosaria, ma ci sono anche i diritti di tutte le donne: cambiare la legge e la mentalità di un Paese in cui lo stupro non è considerato un crimine contro la persona, ma un’offesa alla pubblica morale. A difendere Donatella c’è Teresa Capogrossi, giovane e ambiziosa avvocatessa che lavora prima per il noto penalista Fausto Tarsitano (Enrico Ianniello) e poi per Tina Lagostena Bassi (Pia Lanciotti), l’“avvocato delle donne”, impegnata in prima linea per la riforma della legge sulla violenza sessuale.Visualizza questo post su Instagram