Quando guidava i Canova, che si sono sciolti nel 2020, con canzoni intense e immaginifiche si guadagnava il rispetto della scena indie rock, ma anche di quella cantautorale che ora è più di un riferimento per Matteo Mobrici nato a Legnano nel 1989, che ora si fa chiamare solo col cognome e irrompe nella scena della canzone d’autore con un album indovinato come ‘Anche le scimmie cadono dagli alberi‘ recentemente pubblicato da Maciste Dischi/Virgin Records/Universal Music Italia. Mobrici lo presenta in tournée insieme alle altre canzoni canoviane in una quindicina di concerti con la sua nuova band di barbuti e capelloni che partono dalla Toscana: l’Anche le scimmie vanno in tour debutta infatti oggi, venerdì 1 aprile, a The Cage di Livorno e sabato 2 alle 21 farà tappa al Viper di Firenze.
Mobrici da solista ci canta l’altra faccia della medaglia?
“Questo accade un po’ in tutto l’album, che però non è un concept, ma una raccolta di canzoni che delineano il racconto del mio ultimo anno e mezzo di vita. In questo disco non ci sono grandi differenze rispetto a quanto facevo con i Canova. Ho scritto tanti pezzi, poi ho fatto una scelta e con coerenza, ho tirato via i brani simili, allargando le dinamiche anche dal punto discografico”.
Per raccontare la vita e le emozioni dei trentenni?
“Io racconto la mia, poi probabilmente queste canzoni toccano anche le vite di altri trentenni. Quando parli di sentimenti, della vita stessa, vai a toccare corde comuni a tanti e sicuramente quelli che sono vicini al mio carattere alla mia sensibilità si ritrovano in quello che scrivo”.
Avendo scelto un titolo come ‘Anche le scimmie cadono dagli alberi’, che evoca la possibilità di errore nella vita di tutti, con che approccio vive la creazione?
“Non sono mai stato così libero. Da solo finalmente posso spaziare musicalmente senza avere il limite del sound che una band per forza deve avere. Mi ritengo libero, non canto per fama e non mi è mai interessato, nemmeno da ragazzino, fare musica per fare soldi o per diventare famoso. Lo farei lo stesso anche se non avessi un contratto discografico. Se ci penso, l’ho sempre fatto da quando avevo 16 anni perché fa parte della mia vita. La fortuna che ho è avercela fatta a superare quella linea in cui la musica diventa davvero la tua vita”.
Il talento c’è …, ma spesso non basta.
“La vita è anche fatta di caso. Un po’ la fortuna può fare la differenza. L’impegno anche. Bisogna avere talento per avere fortuna e bisogna avere fortuna di avere talento. In tanti fanno musica sin da ragazzini, poi c’è la selezione naturale. Se fosse solo fortuna si è destinati a durare davvero poco, prima o poi ci si trasforma in un fuoco di paglia. Nel mio caso, a prescindere dal tipo di pubblico che ho e avrò, so che continuerò a fare canzoni”.
Si dice che la necessità di fare buona musica venga dalla depressione. Lei è mai stato bullizzato, si è mai trovato contro qualcosa o ha sbattuto la testa contro il mondo?
“L’ho scritto anche nel brano Cantautore. Talvolta mi sento una sorta di emarginato nel senso che quando ero ragazzino fare musica sembrava strano. Non la facevano in tanti nella provincia di Milano, quindi questo creava per il giovane Mobrici già un po’ di emarginazione. Crescendo, anche ora che ho 33 anni, mi rendo conto che non rivesto un ruolo sociale, non ho la laurea in canzoni e la mia carriera potrebbe durare un anno o dieci anni: non si sa. Ma va bene così”.
Tanto lei continua a farlo?
“Scrivere canzoni credo sia qualcosa legato alla sindrome di Peter Pan: è una missione, che, anche se cerco di portarla avanti con serietà, con impegno e professionalità, è ancora pervasa dalla gioiosità del gioco. Detto questo, un po’ di tormento c’è, magari legato a certe situazioni sentimentali, alle cose che hanno fatto di me quello che sono adesso. Non ho voglia di andare ad analizzare perché mi piace così. Quindi è vero che all’inizio scrivere canzoni era uno sfogo, talvolta è stata una attività legata a un rifiuto, a una contrarietà, ma adesso scrivo canzoni anche in situazione gioiose e tranquille”.
Una certa irrequietezza l’ha messa anche nel suo libro ‘Dieci personaggi in cerca di vodka’.
“Magari oscillando tra malinconia e autoironia, per raccontare i disagi, gli amori, le disillusioni e i sogni di una generazione di trentenni. Ho quel carattere, quella visione di vita e la esprimo ovunque, in un libro, nei miei dischi o al bar la sera. È bello riuscire a dare il proprio punto di vista critico sul mondo, sulle cose che ti capitano”.
Scriverà un altro libro?
“Quella volta ho preso la palla al balzo per una proposta che mi avevano fatto in Rizzoli. Ho accettato contento, poi mi sono reso conto che scrivere è una cosa tosta. Ma, non mi sono fatto aiutare da nessuno, ho accettato la sfida di mettermi alla prova. Adesso sono concentrato su altre cose, su quello che faccio meglio e quindi sulla musica, ma non è detto che prima o poi non possa scrivere un altro libro”.
L’evoluzione nella sua carriera in cosa consiste?
“Nel fatto che non sono cambiato. Fare una band non era nemmeno nei miei piani, mi ci sono ritrovato dentro. Chi verrà ai nuovi concerti troverà le canzoni dei Canova fatte come sono nate, così come le canzoni del nuovo disco. Alla fine al centro ci sono sempre io con i brani che faccio. In concerto porto il mio repertorio, un mix di canzoni scritte anni fa e di quelle scritte mesi fa”.
Un set senza tante scenografie ed effetti?
“No, musica suonata, niente fuochi d’artificio o luci da Las Vegas. Un’ora e mezzo di svago vero, rock and roll con un gran tiro. Sono mega fan degli Oasis e degli Strokes, ma anche di cantautori come Dalla e Venditti, che arrivavano sul palco e suonavano senza curarsi del contorno. Mi piace quel tipo di spettacolo”.
Cosa la lega così profondamente alle canzoni?
“Per il mio quinto compleanno mi regalarono una cassetta di Lucio Battisti, che mi ha cambiato la vita: ho ancora nel portafogli la copertina ormai tutta ingiallita. A me della musica in generale mi interessa poco. Mi piacciono le canzoni: testo e melodia messo su altra musica, un insieme di arti e anche un po’ un gioco che mi ha rapito fin da bambino. Battisti mi piaceva tantissimo, È il primo che ho ascoltato perché piaceva ai miei. Così si è formato il mio gusto che si è fortificato con i Beatles e attraverso altra musica contemporanea, il rock. L’amore per le canzoni è nato quando ero piccolissimo e mi innamoravo delle emozioni, mi commuovevo con ‘Pensieri e parole’. In pratica ho sempre scritto le canzoni che avrei voluto ascoltare e ora che lo faccio devo dire che mi rappresentano a pieno”.
Ecco il calendario aggiornato delle date di ‘Anche Le Scimmie Vanno In Tour 2022’, organizzato da Vivo Concerti:
1 APRILE – THE CAGE – LIVORNO
2 APRILE – VIPER – FIRENZE
6 APRILE – MAMAMIA – SENIGALLIA (AN)
8 APRILE – DEMODÈ – MODUGNO (BA)
9 APRILE – SPAZIOPORTO – TARANTO
10 APRILE – MOOD SOCIAL CLUB – RENDE (CS)
15 APRILE – I CANDELAI – PALERMO
16 APRILE – MA – CATANIA
22 APRILE – LARGO VENUE – ROMA
27 APRILE – LOCOMOTIV – BOLOGNA (recupero data del 30.03.2022)
28 APRILE – NEW AGE – RONCADE (TV) (recupero data del 25.03.2022)
30 APRILE – CAMPUS INDUSTRY MUSIC – PARMA (recupero data del 19.03.2022)
4 MAGGIO – SANTERIA TOSCANA 31 – MILANO(recupero data del 15.03.2022)
5 MAGGIO – HIROSHIMA MON AMOUR – TORINO (recupero data dell’11.03.2022)
13 MAGGIO – LATTERIA MOLLOY – BRESCIA (recupero data del 18.03.2022)