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Home » Spettacolo » Mobrici, dai Canova a solista: “Mi sento una sorta di emarginato, ma senza band finalmente sono libero”

Mobrici, dai Canova a solista: “Mi sento una sorta di emarginato, ma senza band finalmente sono libero”

'Anche le scimmie vanno in tour' debutta oggi a Livorno. Il cantautore si racconta nell'intervista a Luce!: "Nelle mie canzoni ci sono le emozioni dei trentenni. Non lo faccio per fama o soldi. Non basta avere fortuna. La musica è vita"

Giovanni Ballerini
1 Aprile 2022
Il cantante Matteo Mobrici nato a Legnano nel 1989: ora si fa chiamare solo col cognome

Il cantante Matteo Mobrici nato a Legnano nel 1989: ora si fa chiamare solo col cognome

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Quando guidava i Canova, che si sono sciolti nel 2020, con canzoni intense e immaginifiche si guadagnava il rispetto della scena indie rock, ma anche di quella cantautorale che ora è più di un riferimento per Matteo Mobrici nato a Legnano nel 1989, che ora si fa chiamare solo col cognome e irrompe nella scena della canzone d’autore con un album indovinato come ‘Anche le scimmie cadono dagli alberi‘ recentemente pubblicato da Maciste Dischi/Virgin Records/Universal Music Italia. Mobrici lo presenta in tournée insieme alle altre canzoni canoviane in una quindicina di concerti con la sua nuova band di barbuti e capelloni che partono dalla Toscana: l’Anche le scimmie vanno in tour debutta infatti oggi, venerdì 1 aprile, a The Cage di Livorno e sabato 2 alle 21 farà tappa al Viper di Firenze.

Mobrici
Mobrici, classe 1989, è un cantautore italiano originario di Milano. Tra il 2013 e il 2020 è stato il frontman e l’unico autore del gruppo Canova (Foto Francesco Levy)

Mobrici da solista ci canta l’altra faccia della medaglia?

“Questo accade un po’ in tutto l’album, che però non è un concept, ma una raccolta di canzoni che delineano il racconto del mio ultimo anno e mezzo di vita. In questo disco non ci sono grandi differenze rispetto a quanto facevo con i Canova. Ho scritto tanti pezzi, poi ho fatto una scelta e con coerenza, ho tirato via i brani simili, allargando le dinamiche anche dal punto discografico”.

Per raccontare la vita e le emozioni dei trentenni?

“Io racconto la mia, poi probabilmente queste canzoni toccano anche le vite di altri trentenni. Quando parli di sentimenti, della vita stessa, vai a toccare corde comuni a tanti e sicuramente quelli che sono vicini al mio carattere alla mia sensibilità si ritrovano in quello che scrivo”.

Avendo scelto un titolo come ‘Anche le scimmie cadono dagli alberi’, che evoca la possibilità di errore nella vita di tutti, con che approccio vive la creazione?

“Non sono mai stato così libero. Da solo finalmente posso spaziare musicalmente senza avere il limite del sound che una band per forza deve avere. Mi ritengo libero, non canto per fama e non mi è mai interessato, nemmeno da ragazzino, fare musica per fare soldi o per diventare famoso. Lo farei lo stesso anche se non avessi un contratto discografico. Se ci penso, l’ho sempre fatto da quando avevo 16 anni perché fa parte della mia vita. La fortuna che ho è avercela fatta a superare quella linea in cui la musica diventa davvero la tua vita”.

Da quando è terminata l’esperienza con i Canova Mobrici non è mai stato “così libero. Da solo finalmente posso spaziare musicalmente senza avere il limite del sound che una band per forza deve avere” (Foto Francesco Levy)

Il talento c’è …, ma spesso non basta.

“La vita è anche fatta di caso. Un po’ la fortuna può fare la differenza. L’impegno anche. Bisogna avere talento per avere fortuna e bisogna avere fortuna di avere talento. In tanti fanno musica sin da ragazzini, poi c’è la selezione naturale. Se fosse solo fortuna si è destinati a durare davvero poco, prima o poi ci si trasforma in un fuoco di paglia. Nel mio caso, a prescindere dal tipo di pubblico che ho e avrò, so che continuerò a fare canzoni”.

Si dice che la necessità di fare buona musica venga dalla depressione. Lei è mai stato bullizzato, si è mai trovato contro qualcosa o ha sbattuto la testa contro il mondo?

“L’ho scritto anche nel brano Cantautore. Talvolta mi sento una sorta di emarginato nel senso che quando ero ragazzino fare musica sembrava strano. Non la facevano in tanti nella provincia di Milano, quindi questo creava per il giovane Mobrici già un po’ di emarginazione. Crescendo, anche ora che ho 33 anni, mi rendo conto che non rivesto un ruolo sociale, non ho la laurea in canzoni e la mia carriera potrebbe durare un anno o dieci anni: non si sa. Ma va bene così”.

Tanto lei continua a farlo?

“Scrivere canzoni credo sia qualcosa legato alla sindrome di Peter Pan: è una missione, che, anche se cerco di portarla avanti con serietà, con impegno e professionalità, è ancora pervasa dalla gioiosità del gioco. Detto questo, un po’ di tormento c’è, magari legato a certe situazioni sentimentali, alle cose che hanno fatto di me quello che sono adesso. Non ho voglia di andare ad analizzare perché mi piace così. Quindi è vero che all’inizio scrivere canzoni era uno sfogo, talvolta è stata una attività legata a un rifiuto, a una contrarietà, ma adesso scrivo canzoni anche in situazione gioiose e tranquille”.

Per Mobrici scrivere canzoni è “qualcosa legato alla sindrome di Peter Pan: è una missione che, anche se cerco di portarla avanti con serietà, con impegno e professionalità, è ancora pervasa dalla gioiosità del gioco” (Foto Francesco Levy)

Una certa irrequietezza l’ha messa anche nel suo libro ‘Dieci personaggi in cerca di vodka’.

“Magari oscillando tra malinconia e autoironia, per raccontare i disagi, gli amori, le disillusioni e i sogni di una generazione di trentenni. Ho quel carattere, quella visione di vita e la esprimo ovunque, in un libro, nei miei dischi o al bar la sera. È bello riuscire a dare il proprio punto di vista critico sul mondo, sulle cose che ti capitano”.

Scriverà un altro libro?

“Quella volta ho preso la palla al balzo per una proposta che mi avevano fatto in Rizzoli. Ho accettato contento, poi mi sono reso conto che scrivere è una cosa tosta. Ma, non mi sono fatto aiutare da nessuno, ho accettato la sfida di mettermi alla prova. Adesso sono concentrato su altre cose, su quello che faccio meglio e quindi sulla musica, ma non è detto che prima o poi non possa scrivere un altro libro”.

L’evoluzione nella sua carriera in cosa consiste?

“Nel fatto che non sono cambiato. Fare una band non era nemmeno nei miei piani, mi ci sono ritrovato dentro. Chi verrà ai nuovi concerti troverà le canzoni dei Canova fatte come sono nate, così come le canzoni del nuovo disco. Alla fine al centro ci sono sempre io con i brani che faccio. In concerto porto il mio repertorio, un mix di canzoni scritte anni fa e di quelle scritte mesi fa”.

Mobrici rivela a Luce! che “fare una band non era nemmeno nei miei piani, mi ci sono ritrovato dentro. Chi verrà ai nuovi concerti troverà le canzoni dei Canova fatte come sono nate, così come le canzoni del mio nuovo disco” (Foto Francesco Levy)

Un set senza tante scenografie ed effetti?

“No, musica suonata, niente fuochi d’artificio o luci da Las Vegas. Un’ora e mezzo di svago vero, rock and roll con un gran tiro. Sono mega fan degli Oasis e degli Strokes, ma anche di cantautori come Dalla e Venditti, che arrivavano sul palco e suonavano senza curarsi del contorno. Mi piace quel tipo di spettacolo”.

Cosa la lega così profondamente alle canzoni?

“Per il mio quinto compleanno mi regalarono una cassetta di Lucio Battisti, che mi ha cambiato la vita: ho ancora nel portafogli la copertina ormai tutta ingiallita. A me della musica in generale mi interessa poco. Mi piacciono le canzoni: testo e melodia messo su altra musica, un insieme di arti e anche un po’ un gioco che mi ha rapito fin da bambino. Battisti mi piaceva tantissimo, È il primo che ho ascoltato perché piaceva ai miei. Così si è formato il mio gusto che si è fortificato con i Beatles e attraverso altra musica contemporanea, il rock. L’amore per le canzoni è nato quando ero piccolissimo e mi innamoravo delle emozioni, mi commuovevo con ‘Pensieri e parole’. In pratica ho sempre scritto le canzoni che avrei voluto ascoltare e ora che lo faccio devo dire che mi rappresentano a pieno”.

Ecco il calendario aggiornato delle date di ‘Anche Le Scimmie Vanno In Tour 2022’, organizzato da Vivo Concerti:

1 APRILE – THE CAGE – LIVORNO
2 APRILE – VIPER – FIRENZE
6 APRILE – MAMAMIA – SENIGALLIA (AN)
8 APRILE – DEMODÈ – MODUGNO (BA)
9 APRILE – SPAZIOPORTO – TARANTO
10 APRILE – MOOD SOCIAL CLUB – RENDE (CS)
15 APRILE – I CANDELAI – PALERMO
16 APRILE – MA – CATANIA
22 APRILE – LARGO VENUE – ROMA
27 APRILE – LOCOMOTIV – BOLOGNA (recupero data del 30.03.2022)
28 APRILE – NEW AGE – RONCADE (TV) (recupero data del 25.03.2022)
30 APRILE – CAMPUS INDUSTRY MUSIC – PARMA (recupero data del 19.03.2022)
4 MAGGIO – SANTERIA TOSCANA 31 – MILANO(recupero data del 15.03.2022)
5 MAGGIO – HIROSHIMA MON AMOUR – TORINO (recupero data dell’11.03.2022)
13 MAGGIO – LATTERIA MOLLOY – BRESCIA (recupero data del 18.03.2022)

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Quando guidava i Canova, che si sono sciolti nel 2020, con canzoni intense e immaginifiche si guadagnava il rispetto della scena indie rock, ma anche di quella cantautorale che ora è più di un riferimento per Matteo Mobrici nato a Legnano nel 1989, che ora si fa chiamare solo col cognome e irrompe nella scena della canzone d’autore con un album indovinato come 'Anche le scimmie cadono dagli alberi' recentemente pubblicato da Maciste Dischi/Virgin Records/Universal Music Italia. Mobrici lo presenta in tournée insieme alle altre canzoni canoviane in una quindicina di concerti con la sua nuova band di barbuti e capelloni che partono dalla Toscana: l’Anche le scimmie vanno in tour debutta infatti oggi, venerdì 1 aprile, a The Cage di Livorno e sabato 2 alle 21 farà tappa al Viper di Firenze.
Mobrici
Mobrici, classe 1989, è un cantautore italiano originario di Milano. Tra il 2013 e il 2020 è stato il frontman e l'unico autore del gruppo Canova (Foto Francesco Levy)
Mobrici da solista ci canta l’altra faccia della medaglia? "Questo accade un po’ in tutto l’album, che però non è un concept, ma una raccolta di canzoni che delineano il racconto del mio ultimo anno e mezzo di vita. In questo disco non ci sono grandi differenze rispetto a quanto facevo con i Canova. Ho scritto tanti pezzi, poi ho fatto una scelta e con coerenza, ho tirato via i brani simili, allargando le dinamiche anche dal punto discografico". Per raccontare la vita e le emozioni dei trentenni? "Io racconto la mia, poi probabilmente queste canzoni toccano anche le vite di altri trentenni. Quando parli di sentimenti, della vita stessa, vai a toccare corde comuni a tanti e sicuramente quelli che sono vicini al mio carattere alla mia sensibilità si ritrovano in quello che scrivo". Avendo scelto un titolo come 'Anche le scimmie cadono dagli alberi', che evoca la possibilità di errore nella vita di tutti, con che approccio vive la creazione? "Non sono mai stato così libero. Da solo finalmente posso spaziare musicalmente senza avere il limite del sound che una band per forza deve avere. Mi ritengo libero, non canto per fama e non mi è mai interessato, nemmeno da ragazzino, fare musica per fare soldi o per diventare famoso. Lo farei lo stesso anche se non avessi un contratto discografico. Se ci penso, l’ho sempre fatto da quando avevo 16 anni perché fa parte della mia vita. La fortuna che ho è avercela fatta a superare quella linea in cui la musica diventa davvero la tua vita".
Da quando è terminata l'esperienza con i Canova Mobrici non è mai stato "così libero. Da solo finalmente posso spaziare musicalmente senza avere il limite del sound che una band per forza deve avere" (Foto Francesco Levy)
Il talento c’è …, ma spesso non basta. "La vita è anche fatta di caso. Un po’ la fortuna può fare la differenza. L’impegno anche. Bisogna avere talento per avere fortuna e bisogna avere fortuna di avere talento. In tanti fanno musica sin da ragazzini, poi c’è la selezione naturale. Se fosse solo fortuna si è destinati a durare davvero poco, prima o poi ci si trasforma in un fuoco di paglia. Nel mio caso, a prescindere dal tipo di pubblico che ho e avrò, so che continuerò a fare canzoni".

Si dice che la necessità di fare buona musica venga dalla depressione. Lei è mai stato bullizzato, si è mai trovato contro qualcosa o ha sbattuto la testa contro il mondo? "L’ho scritto anche nel brano Cantautore. Talvolta mi sento una sorta di emarginato nel senso che quando ero ragazzino fare musica sembrava strano. Non la facevano in tanti nella provincia di Milano, quindi questo creava per il giovane Mobrici già un po’ di emarginazione. Crescendo, anche ora che ho 33 anni, mi rendo conto che non rivesto un ruolo sociale, non ho la laurea in canzoni e la mia carriera potrebbe durare un anno o dieci anni: non si sa. Ma va bene così". Tanto lei continua a farlo? "Scrivere canzoni credo sia qualcosa legato alla sindrome di Peter Pan: è una missione, che, anche se cerco di portarla avanti con serietà, con impegno e professionalità, è ancora pervasa dalla gioiosità del gioco. Detto questo, un po’ di tormento c’è, magari legato a certe situazioni sentimentali, alle cose che hanno fatto di me quello che sono adesso. Non ho voglia di andare ad analizzare perché mi piace così. Quindi è vero che all’inizio scrivere canzoni era uno sfogo, talvolta è stata una attività legata a un rifiuto, a una contrarietà, ma adesso scrivo canzoni anche in situazione gioiose e tranquille".
Per Mobrici scrivere canzoni è "qualcosa legato alla sindrome di Peter Pan: è una missione che, anche se cerco di portarla avanti con serietà, con impegno e professionalità, è ancora pervasa dalla gioiosità del gioco" (Foto Francesco Levy)
Una certa irrequietezza l’ha messa anche nel suo libro 'Dieci personaggi in cerca di vodka'. "Magari oscillando tra malinconia e autoironia, per raccontare i disagi, gli amori, le disillusioni e i sogni di una generazione di trentenni. Ho quel carattere, quella visione di vita e la esprimo ovunque, in un libro, nei miei dischi o al bar la sera. È bello riuscire a dare il proprio punto di vista critico sul mondo, sulle cose che ti capitano". Scriverà un altro libro? "Quella volta ho preso la palla al balzo per una proposta che mi avevano fatto in Rizzoli. Ho accettato contento, poi mi sono reso conto che scrivere è una cosa tosta. Ma, non mi sono fatto aiutare da nessuno, ho accettato la sfida di mettermi alla prova. Adesso sono concentrato su altre cose, su quello che faccio meglio e quindi sulla musica, ma non è detto che prima o poi non possa scrivere un altro libro". L’evoluzione nella sua carriera in cosa consiste? "Nel fatto che non sono cambiato. Fare una band non era nemmeno nei miei piani, mi ci sono ritrovato dentro. Chi verrà ai nuovi concerti troverà le canzoni dei Canova fatte come sono nate, così come le canzoni del nuovo disco. Alla fine al centro ci sono sempre io con i brani che faccio. In concerto porto il mio repertorio, un mix di canzoni scritte anni fa e di quelle scritte mesi fa".
Mobrici rivela a Luce! che "fare una band non era nemmeno nei miei piani, mi ci sono ritrovato dentro. Chi verrà ai nuovi concerti troverà le canzoni dei Canova fatte come sono nate, così come le canzoni del mio nuovo disco" (Foto Francesco Levy)
Un set senza tante scenografie ed effetti? "No, musica suonata, niente fuochi d’artificio o luci da Las Vegas. Un’ora e mezzo di svago vero, rock and roll con un gran tiro. Sono mega fan degli Oasis e degli Strokes, ma anche di cantautori come Dalla e Venditti, che arrivavano sul palco e suonavano senza curarsi del contorno. Mi piace quel tipo di spettacolo". Cosa la lega così profondamente alle canzoni? "Per il mio quinto compleanno mi regalarono una cassetta di Lucio Battisti, che mi ha cambiato la vita: ho ancora nel portafogli la copertina ormai tutta ingiallita. A me della musica in generale mi interessa poco. Mi piacciono le canzoni: testo e melodia messo su altra musica, un insieme di arti e anche un po’ un gioco che mi ha rapito fin da bambino. Battisti mi piaceva tantissimo, È il primo che ho ascoltato perché piaceva ai miei. Così si è formato il mio gusto che si è fortificato con i Beatles e attraverso altra musica contemporanea, il rock. L’amore per le canzoni è nato quando ero piccolissimo e mi innamoravo delle emozioni, mi commuovevo con 'Pensieri e parole'. In pratica ho sempre scritto le canzoni che avrei voluto ascoltare e ora che lo faccio devo dire che mi rappresentano a pieno". Ecco il calendario aggiornato delle date di 'Anche Le Scimmie Vanno In Tour 2022', organizzato da Vivo Concerti: 1 APRILE - THE CAGE - LIVORNO 2 APRILE - VIPER - FIRENZE 6 APRILE - MAMAMIA - SENIGALLIA (AN) 8 APRILE - DEMODÈ - MODUGNO (BA) 9 APRILE - SPAZIOPORTO - TARANTO 10 APRILE - MOOD SOCIAL CLUB - RENDE (CS) 15 APRILE - I CANDELAI - PALERMO 16 APRILE - MA - CATANIA 22 APRILE - LARGO VENUE - ROMA 27 APRILE - LOCOMOTIV - BOLOGNA (recupero data del 30.03.2022) 28 APRILE - NEW AGE - RONCADE (TV) (recupero data del 25.03.2022) 30 APRILE - CAMPUS INDUSTRY MUSIC - PARMA (recupero data del 19.03.2022) 4 MAGGIO - SANTERIA TOSCANA 31 - MILANO(recupero data del 15.03.2022) 5 MAGGIO - HIROSHIMA MON AMOUR - TORINO (recupero data dell’11.03.2022) 13 MAGGIO - LATTERIA MOLLOY - BRESCIA (recupero data del 18.03.2022)
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