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Nino D’Angelo, il Poeta che non sa parlare: "La povertà mi ha insegnato tanto"

Il popolare cantante partenopeo ha saputo conquistare il pubblico di ogni dove con la sua napolitanità e la sua schiettezza: "Discriminato? Ricordo una radio che si chiamava Antenna Emigrante"

2 aprile 2023
Nino D'Angelo, classe 1957

Nino D'Angelo, classe 1957

“Con la maturità, anche quelli che non mi sopportavano un tempo, oggi mi amano. Io che vengo dal poco, dal niente, avere tutta questa popolarità è bellissimo“. Prosegue alla grande il suo Il Poeta che non sa parlare – Tour 2023 Nino D’Angelo, che ha allestito uno spettacolo con i fiocchi che sta continuando a girare l’Italia. Grazie al libro Il Poeta che non sa parlare, che è uscito insieme all’omonimo disco il popolare cantante partenopeo continua, a grande richiesta, da questa estate a proporre in tour uno spettacolo diviso idealmente in due tempi. Nel primo c’è spazio per le canzoni del nuovo album, nella seconda i grandi successi di questo mattatore che ha saputo conquistare il pubblico di ogni dove con la sua napolitanità, con la sua schiettezza. "E’ bello essere amati, sentire il calore del pubblico. Mi diverte anche la cosa che, ogni sera che salgo alla ribalta io, che ho 66 anni, mi trovo davanti un pubblico che è tutto più piccolo di me. A differenza di quando ho iniziato a cantare che facevo spettacolo per un pubblico che in sala era tutto più grande di me. Pochi artisti hanno avuto questo piacere e a me piace davvero e mi emoziona ogni sera cantare per i giovani, per il futuro del mondo, dell’Italia, della mia Napoli". Lei ora è famosissimo, ma all’inizio ha fatto una bella gavetta prima di affermarsi? "Sono stato forte a resistere perché ho capito che bisogna ascoltare. Non bisogna per forza pensare ce i critici ce l’hanno con te . Non puoi piacere a tutti. Se succede non è per forza una cosa bella, ma di sicuro un po’ ruffiana e io non lo sono mai stato. Nel passato ho dovuto lavorare molto. Cantavo in dialetto ed era tutto più difficile e al Festival di Sanremo quasi non lo permettevano. Io invece sono stato coerente e questo mi ha molto aiutato. Col tempo ho convinto anche chi era un po’ scettico con la mia coerenza, con il continuare a fare quello che so fare nel migliore dei modi e senza costrizioni".
Nino D’Angelo, 65 anni

Nino D’Angelo, 65 anni: ""Ho vissuto in un quartiere dove la comunità era la cosa più bella"

E’ mai stato discriminato per essere napoletano? "Io sono del 1957 e una volta, quando si veniva su al Nord si sentiva di più questa contrapposizione fra Nord e Sud, non a caso a Milano in quei tempi c’era una radio che si chiamava Antenna Emigrante. Fortunatamente questa cosa è via via svanita. Ed oggi parlarle è quasi fuori luogo: siamo tutti italiani. Ci divide solo il calcio. E quello è bello. E’ una grande passione e tutto sommato è giusto che ci si arrabbi, che ci si sfoghi. L’importante è che non diventi una cosa violenta. Viva gli sfottò, che sono una delle cose più belle del calcio, abbasso la violenza, che è una cosa inconcepibile".
Nino D'Angelo sul palco di Sanremo nel 1999

Nino D'Angelo sul palco di Sanremo nel 1999

Oggi ci si continua a dividere anche per la politica... "Ho vissuto in un quartiere dove la comunità era la cosa più bella: mi sentivo figlio di tutto il palazzo che abitavo e chi ci viveva li sentivo come fratelli. La domenica mia madre faceva il ragù, la signora accanto un’altra cosa e naturalmente ce ne scambiavamo una parte. E’ uno dei ricordi più belli che mi rimangono della mia gioventù, di quando ero povero. Oggi sto meglio, ma la società sembra un po’ più arida". Il mondo di un tempo era invece più umano? "La nostra vera scuola è stata la famiglia. A noi ci univa la povertà, non c’era tutto questo progresso, ma nemmeno il regresso nei valori di oggi. Bisognerebbe imparare a fare i conti bene". Il tour andrà avanti anche questa estate? "Per forza, ci sono tantissime richieste e la cosa non può che farmi piacere: voglio continuare a cantare con questa gioia. Anche se poi voglio trovare un po’ più di tempo per stare con i miei nipoti. Fare qualcosa con loro mi dà grandi stimoli. E io di cose vorrei continuare a farne tante. Ma, non avendo più 20 anni vanno fatte piano piano. Avendo corso tanto oggi bisogna godersi il pubblico, ma soprattutto la famiglia, i figli, i nipoti. Certo in futuro mi piacerebbe tornare a fare teatro musicale, come faceva Gaber, portando in scena dappertutto lo spettacolo Io, senza giacca e cravatta che parla proprio di me e mi consente di raccontarmi al mio pubblico per come sono".

Le date del Il Poeta che non sa parlare – Tour 2023

Domenica 2 aprile 2023 – Teatro Verdi di Firenze • 14 e 15 aprile 2023 – Teatro Palapartenope di Napoli • 17 aprile 2023 – Politeama Rossetti di Trieste • 21 aprile 2023 – Teatro Metropolitan di Catania • 22 aprile 2023 – Teatro Golden di Palermo