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Home » Spettacolo » “Nonno seduto”, la webserie che sconfigge la disabilità a suon di risate: “Possiamo goderci la vita”

“Nonno seduto”, la webserie che sconfigge la disabilità a suon di risate: “Possiamo goderci la vita”

Il protagonista, affetto da DMD, Michele Sanguine: "Spero di diventare un esempio soprattutto per i normodotati, che si fanno scoraggiare anche da piccoli problemi"

Edoardo Martini
22 Dicembre 2022
Michele durante una puntata della webserie "Nonno seduto"

Michele durante una puntata della webserie "Nonno seduto"

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Trattare la disabilità in chiave ironica e non come un qualcosa di negativo. È questo il messaggio che ci dà Michele Sanguine, un uomo di 38 anni di Gallarate, in provincia di Varese, affettato da DMD (distrofia muscolare di Duchenne), che ha deciso di vedere la malattia non in maniera tragica e deprimente, ma come un qualcosa da schernire e sdrammatizzare. Sanguine, diplomato in Ragioneria a Busto Arsizio e laureato in giurisprudenza all’Università Carlo Cattaneo di Castellanza, ha varie passioni. La musica ad esempio: durante un programma radiofonico, in cui faceva degli interventi in diretta sul mondo della disabilità, gli è stato dato il soprannome di Toro Seduto, e nello stesso si è fatto conoscere grazie al suo primo successo personale, “Proteina”, lanciato su YouTube. La webserie intitolata Nonno seduto è stata invece la sua ultima iniziativa, lanciata insieme ad gruppo di amici. La sit-com online, composta da 11 puntate disponibili dal 3 dicembre, vede Michele trasformarsi in un nonno completamente “rimbambito dall’età”, che riesce a vivere grazie all’eredità della moglie.
Nella serie il protagonista vive insieme a tre nipoti: Mario e Alfredo, tutti e due disoccupati, e Jessica, “in teoria studente”. In questa famiglia svitata vive pure il badante Romeo, che fa di tutto per non lavorare. Ne succederanno di cotte e di crude quando dall’Ecuador arriverà anche la sorella dell’assistente familiare.

Michele Sanguine ha deciso di raccontarsi a Luce! dando anche qualche consiglio su come affrontare la patologia. Non provate però a chiedergli quali saranno i suoi programmi futuri!

Il protagonista nei panni di un vecchietto rimbambito dall’età. Le puntate della sit-com sono online dal 3 dicembre

A che età è stato colpito da DMD?
“La distrofia muscolare di Duchenne ti colpisce alla nascita, ma si manifesta intorno ai tre anni. È causata dalla mancanza di una proteina che, appunto, si chiama distrofina. Questa diventa insufficiente appena il corpo inizia lo sviluppo e ciò porta a un progressivo indebolimento dei muscoli. Nel mio caso, ho iniziato a camminare più tardi rispetto agli altri bambini e dall’età di undici anni ho utilizzato prima una sedia a rotelle manuale, poi elettronica”.

Appena ha saputo della malattia, qual è stata la sua prima reazione?
“A quell’età non ti rendi conto di quello che ti sta succedendo, solo da grande inizi a esserne consapevole, e senza che i genitori ti debbano dare delle spiegazioni, capisci che sei diverso dagli altri quando anche giocare a nascondino può diventare difficile”.

Quali consigli darebbe ad altre persone che soffrono della stessa patologia?
“A un ragazzo con la mia stessa patologia consiglierei di lavorare sul proprio carattere e sul proprio approccio alla vita, perché chiudersi in se stessi non porta a superare i limiti che prima di essere fisici, sono mentali. Non vergognatevi della vostra condizione, non temete il giudizio degli altri perché nella vita di chiunque questo deve spronarvi, deve essere il trampolino di lancio per la vostra crescita”.

Toro Seduto durante l’apertura di un concerto all’Alcatraz di Milano

Lei ha fatto della malattia il suo punto di forza. Crede da questo derivi l’energia della web-serie?
“L’energia della serie nasce dalla necessità e dalla volontà di far sapere alle persone che si può anche scherzare e sdrammatizzare su un tema che normalmente è poco discusso, e quando succede viene narrato in chiave tragica e deprimente. Io invece, ma come altre persone con DMD, voglio far capire che la mia vita è piena di momenti che mi rendono felice e soddisfatto, e da un lato mi sento portavoce di tutti coloro che convivono con questa difficoltà, che vogliono godersi tutti i momenti di gioia che la vita ci può dare”.

Affrontando la disabilità in maniera ironica spera di diventare un modello?
“Sì, spero di diventare un esempio non solo per le persone con disabilità, ma soprattutto per i normodotati che a volte si fanno scoraggiare anche da un piccolo problema”.

Visto il successo della sit-com, quali sono i prossimi programmi?
“Sto lavorando per realizzare delle iniziative sempre legate alla comicità, ma questa volta potrò far ridere la gente dal vivo, senza passare attraverso uno schermo. C’è molta carne al fuoco, ma per il momento non posso rivelarvi altro!”.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Trattare la disabilità in chiave ironica e non come un qualcosa di negativo. È questo il messaggio che ci dà Michele Sanguine, un uomo di 38 anni di Gallarate, in provincia di Varese, affettato da DMD (distrofia muscolare di Duchenne), che ha deciso di vedere la malattia non in maniera tragica e deprimente, ma come un qualcosa da schernire e sdrammatizzare. Sanguine, diplomato in Ragioneria a Busto Arsizio e laureato in giurisprudenza all’Università Carlo Cattaneo di Castellanza, ha varie passioni. La musica ad esempio: durante un programma radiofonico, in cui faceva degli interventi in diretta sul mondo della disabilità, gli è stato dato il soprannome di Toro Seduto, e nello stesso si è fatto conoscere grazie al suo primo successo personale, "Proteina", lanciato su YouTube. La webserie intitolata Nonno seduto è stata invece la sua ultima iniziativa, lanciata insieme ad gruppo di amici. La sit-com online, composta da 11 puntate disponibili dal 3 dicembre, vede Michele trasformarsi in un nonno completamente "rimbambito dall’età", che riesce a vivere grazie all’eredità della moglie. Nella serie il protagonista vive insieme a tre nipoti: Mario e Alfredo, tutti e due disoccupati, e Jessica, "in teoria studente". In questa famiglia svitata vive pure il badante Romeo, che fa di tutto per non lavorare. Ne succederanno di cotte e di crude quando dall’Ecuador arriverà anche la sorella dell'assistente familiare. Michele Sanguine ha deciso di raccontarsi a Luce! dando anche qualche consiglio su come affrontare la patologia. Non provate però a chiedergli quali saranno i suoi programmi futuri!
Il protagonista nei panni di un vecchietto rimbambito dall'età. Le puntate della sit-com sono online dal 3 dicembre
A che età è stato colpito da DMD? "La distrofia muscolare di Duchenne ti colpisce alla nascita, ma si manifesta intorno ai tre anni. È causata dalla mancanza di una proteina che, appunto, si chiama distrofina. Questa diventa insufficiente appena il corpo inizia lo sviluppo e ciò porta a un progressivo indebolimento dei muscoli. Nel mio caso, ho iniziato a camminare più tardi rispetto agli altri bambini e dall'età di undici anni ho utilizzato prima una sedia a rotelle manuale, poi elettronica". Appena ha saputo della malattia, qual è stata la sua prima reazione? "A quell'età non ti rendi conto di quello che ti sta succedendo, solo da grande inizi a esserne consapevole, e senza che i genitori ti debbano dare delle spiegazioni, capisci che sei diverso dagli altri quando anche giocare a nascondino può diventare difficile". Quali consigli darebbe ad altre persone che soffrono della stessa patologia? "A un ragazzo con la mia stessa patologia consiglierei di lavorare sul proprio carattere e sul proprio approccio alla vita, perché chiudersi in se stessi non porta a superare i limiti che prima di essere fisici, sono mentali. Non vergognatevi della vostra condizione, non temete il giudizio degli altri perché nella vita di chiunque questo deve spronarvi, deve essere il trampolino di lancio per la vostra crescita".
Toro Seduto durante l'apertura di un concerto all'Alcatraz di Milano
Lei ha fatto della malattia il suo punto di forza. Crede da questo derivi l’energia della web-serie? "L'energia della serie nasce dalla necessità e dalla volontà di far sapere alle persone che si può anche scherzare e sdrammatizzare su un tema che normalmente è poco discusso, e quando succede viene narrato in chiave tragica e deprimente. Io invece, ma come altre persone con DMD, voglio far capire che la mia vita è piena di momenti che mi rendono felice e soddisfatto, e da un lato mi sento portavoce di tutti coloro che convivono con questa difficoltà, che vogliono godersi tutti i momenti di gioia che la vita ci può dare". Affrontando la disabilità in maniera ironica spera di diventare un modello? "Sì, spero di diventare un esempio non solo per le persone con disabilità, ma soprattutto per i normodotati che a volte si fanno scoraggiare anche da un piccolo problema". Visto il successo della sit-com, quali sono i prossimi programmi? "Sto lavorando per realizzare delle iniziative sempre legate alla comicità, ma questa volta potrò far ridere la gente dal vivo, senza passare attraverso uno schermo. C'è molta carne al fuoco, ma per il momento non posso rivelarvi altro!".
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