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Home » Spettacolo » “Odio il Natale”: la serie Netflix che fa riflettere su “Qual è il nostro posto nel mondo?”

“Odio il Natale”: la serie Netflix che fa riflettere su “Qual è il nostro posto nel mondo?”

Le vite della single Gianna, del disabile Carlo e gli altri personaggi, nelle sei puntate disponibili dal 7 dicembre, ruotano intorno a questa domanda, in una sorta di bilancio natalizio

Giovanni Bogani
13 Dicembre 2022
La serie Netflix "Odio il Natale"

La serie Netflix "Odio il Natale"

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Un’infermiera che non riesce a trovare l’amore, un equilibrio sentimentale. Una cameriera che, a trent’anni, è ancora vergine. Un uomo confinato sulla sedia a rotelle dopo un incidente, ma pieno di voglia di vivere, e di cercare il meglio per sé e per gli altri: ha fatto della disabilità il suo punto di forza. E tanti altri personaggi, in una sorta di “Love Actually” all’italiana – e non a caso, “Love Actually” è il film preferito della protagonista. Si chiama “Odio il Natale“. È una serie, su Netflix dal 7 dicembre. E uno potrebbe pensare: ecco un altro dei millemila prodotti natalizi, con romanticherie e comicità, e magari anche con i soliti protagonisti. E invece è qualcosa di diverso.

La serie – sei puntate di 30 minuti, tutte disponibili sulla piattaforma di streaming – è l’adattamento italiano della serie norvegese “Natale con uno sconosciuto” di Per-Olav Sørensen (“Hjem til jul“, 2019-20, 2 stagioni su Netflix). Protagonisti della versione italiana sono Pilar Fogliati, Beatrice Arnera, Fiorenza Pieri, Marco Rossetti, Nicolas Maupas. La società di produzione è la Lux Vide di Luca e Matilde Bernabei, la stessa casa di produzione che ha realizzato “Don Matteo“. Una delle case di produzione più prolifiche, nel campo della serialità italiana – e non per caso, anche qui, Luca e Matilde sono figli di Ettore Bernabei, mitico direttore della Rai “in bianco e nero” dei grandi sceneggiati tv. Ma qui, dopo anni di sacerdoti, suore e medici tutti d’un pezzo, anche la Lux Vide cerca di esplorare territori nuovi. Niente di particolarmente scandaloso: ma ci sono alcune scene di amore fisico, e anche un bacio lesbo. La vicenda principale è quella di Gianna – Pilar Fogliati – una trentenne che pensa che il Natale le chieda, ogni anno con più insistenza, di fare un bilancio della sua vita. Ha un lavoro che le piace, tre amiche preziose su cui contare. Ma a Natale sembra che siano tutti felici, tutti in coppia. Lei invece è single. Così, decide di trovare un fidanzato da portare a casa nella cena della vigilia. Saranno 24 giorni di appuntamenti al buio, incontri disastrosi e notti di pianti per trovarlo… Alla fine, forse, la scoperta più importante è che non è necessario trovare un partner: è necessario trovare se stessi, accettarsi.

Il poster di “Odio il Natale” serie Netflix in sei puntate disponibile dal 7 dicembre

“Abbiamo deciso di fare una serie inclusiva che parlasse di tutti”, dice la sceneggiatrice, Elena Bucaccio – coadiuvata, nella scrittura, da altre due donne: Viola Rispoli e Silvia Leuzzi. “Il Natale è come una lente di ingrandimento che ti mette di fronte a te stesso. Questa serie racconta il conflitto interiore tra come siamo e come ci vedono gli altri”, spiega la head writer. “A Natale otto miliardi di persone si chiedono: ‘chi sono? Cosa sto facendo?'”, dice Pilar Fogliati, la protagonista. “Il messaggio della serie è: riuscirò a trovare il mio posto nel mondo? Ma la risposta è che ognuno è quello che è, e troverà la strada con i suoi tempi e i suoi modi”. Gianna, nella serie, guarda verso lo spettatore. Si confida a chi guarda, come se fosse un’amica. Confessa le sue paure, i suoi pensieri, i suoi errori, le sue esitazioni. Ed è questa, forse, la particolarità più interessante della serie. La chiamano “rottura della quarta parete”, quelli bravi. Marco Rossetti interpreta Carlo, uno dei corteggiatori di Gianna. In seguito a un incidente, si trova sulla sedia a rotelle. Ma reagisce cercando di trovare il meglio, dalla vita, per sé e per gli altri. “Carlo ha fatto della sua disabilità un punto di forza”, racconta il suo interprete.

Pilar Fogliati è Gianna, la protagonista di “Odio il Natale”

La serie è stata girata a Chioggia, location non troppo sfruttata dal cinema – nel 2011 l’ottimo “Io sono Li” di Andrea Segre, poi la fiction “We Are Who We Are” di Luca Guadagnino, con Chloe Sevigny. Nella serie originale, si era girato a Røros, piccola località della Norvegia della contea di Trøndelag, ovvero il set della serie “Pippi Calzelunghe”. Nella serie italiana si è sfruttata questa “piccola Venezia“, meno turistica, ugualmente attraversata da canali e dominata da una struggente malinconia. Fra il Ponte Vigo e Palazzo Ravagnan, fra Fondamenta Canal Vena e vecchie caffetterie, si svolgono le passeggiate in bici di Gianna, i suoi incontri con le amiche, le scene più iconiche della serie. I registi della serie sono Davide Mardegan e Clemente De Muro, alla loro prima esperienza in una serie tv, dopo molte esperienze nella pubblicità. E naturalmente, si aspettano i risultati di ascolti – per il momento la serie è nella top10 di Netflix – ma non è per niente improbabile che, come nell’originale scandinavo, venga dato l’ok per una seconda stagione.

Un’infermiera che non riesce a trovare l’amore, un equilibrio sentimentale. Una cameriera che, a trent’anni, è ancora vergine. Un uomo confinato sulla sedia a rotelle dopo un incidente, ma pieno di voglia di vivere, e di cercare il meglio per sé e per gli altri: ha fatto della disabilità il suo punto di forza. E tanti altri personaggi, in una sorta di "Love Actually" all’italiana – e non a caso, "Love Actually" è il film preferito della protagonista. Si chiama "Odio il Natale". È una serie, su Netflix dal 7 dicembre. E uno potrebbe pensare: ecco un altro dei millemila prodotti natalizi, con romanticherie e comicità, e magari anche con i soliti protagonisti. E invece è qualcosa di diverso.

La serie – sei puntate di 30 minuti, tutte disponibili sulla piattaforma di streaming – è l’adattamento italiano della serie norvegese "Natale con uno sconosciuto" di Per-Olav Sørensen ("Hjem til jul", 2019-20, 2 stagioni su Netflix). Protagonisti della versione italiana sono Pilar Fogliati, Beatrice Arnera, Fiorenza Pieri, Marco Rossetti, Nicolas Maupas. La società di produzione è la Lux Vide di Luca e Matilde Bernabei, la stessa casa di produzione che ha realizzato "Don Matteo". Una delle case di produzione più prolifiche, nel campo della serialità italiana – e non per caso, anche qui, Luca e Matilde sono figli di Ettore Bernabei, mitico direttore della Rai "in bianco e nero" dei grandi sceneggiati tv. Ma qui, dopo anni di sacerdoti, suore e medici tutti d’un pezzo, anche la Lux Vide cerca di esplorare territori nuovi. Niente di particolarmente scandaloso: ma ci sono alcune scene di amore fisico, e anche un bacio lesbo. La vicenda principale è quella di Gianna – Pilar Fogliati – una trentenne che pensa che il Natale le chieda, ogni anno con più insistenza, di fare un bilancio della sua vita. Ha un lavoro che le piace, tre amiche preziose su cui contare. Ma a Natale sembra che siano tutti felici, tutti in coppia. Lei invece è single. Così, decide di trovare un fidanzato da portare a casa nella cena della vigilia. Saranno 24 giorni di appuntamenti al buio, incontri disastrosi e notti di pianti per trovarlo… Alla fine, forse, la scoperta più importante è che non è necessario trovare un partner: è necessario trovare se stessi, accettarsi.
Il poster di "Odio il Natale" serie Netflix in sei puntate disponibile dal 7 dicembre
"Abbiamo deciso di fare una serie inclusiva che parlasse di tutti", dice la sceneggiatrice, Elena Bucaccio – coadiuvata, nella scrittura, da altre due donne: Viola Rispoli e Silvia Leuzzi. "Il Natale è come una lente di ingrandimento che ti mette di fronte a te stesso. Questa serie racconta il conflitto interiore tra come siamo e come ci vedono gli altri", spiega la head writer. "A Natale otto miliardi di persone si chiedono: ‘chi sono? Cosa sto facendo?'", dice Pilar Fogliati, la protagonista. "Il messaggio della serie è: riuscirò a trovare il mio posto nel mondo? Ma la risposta è che ognuno è quello che è, e troverà la strada con i suoi tempi e i suoi modi". Gianna, nella serie, guarda verso lo spettatore. Si confida a chi guarda, come se fosse un’amica. Confessa le sue paure, i suoi pensieri, i suoi errori, le sue esitazioni. Ed è questa, forse, la particolarità più interessante della serie. La chiamano "rottura della quarta parete", quelli bravi. Marco Rossetti interpreta Carlo, uno dei corteggiatori di Gianna. In seguito a un incidente, si trova sulla sedia a rotelle. Ma reagisce cercando di trovare il meglio, dalla vita, per sé e per gli altri. "Carlo ha fatto della sua disabilità un punto di forza", racconta il suo interprete.
Pilar Fogliati è Gianna, la protagonista di "Odio il Natale"
La serie è stata girata a Chioggia, location non troppo sfruttata dal cinema – nel 2011 l’ottimo "Io sono Li" di Andrea Segre, poi la fiction "We Are Who We Are" di Luca Guadagnino, con Chloe Sevigny. Nella serie originale, si era girato a Røros, piccola località della Norvegia della contea di Trøndelag, ovvero il set della serie "Pippi Calzelunghe". Nella serie italiana si è sfruttata questa "piccola Venezia", meno turistica, ugualmente attraversata da canali e dominata da una struggente malinconia. Fra il Ponte Vigo e Palazzo Ravagnan, fra Fondamenta Canal Vena e vecchie caffetterie, si svolgono le passeggiate in bici di Gianna, i suoi incontri con le amiche, le scene più iconiche della serie. I registi della serie sono Davide Mardegan e Clemente De Muro, alla loro prima esperienza in una serie tv, dopo molte esperienze nella pubblicità. E naturalmente, si aspettano i risultati di ascolti – per il momento la serie è nella top10 di Netflix – ma non è per niente improbabile che, come nell’originale scandinavo, venga dato l’ok per una seconda stagione.
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