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Home » Spettacolo » Oriana Fallaci e Margherita Hack: le donne del Novecento sullo schermo

Oriana Fallaci e Margherita Hack: le donne del Novecento sullo schermo

Santo Versace, presidente della Minerva Pictures, parla dei progetti dedicati alla giornalista e all'astrofisica: "Hanno raccontato la dignità e la creatività femminile"

Giovanni Bogani
4 Marzo 2023
Miriam Leone nei panni di Oriana Fallaci nella nuova serie "Miss Fallaci"

Miriam Leone nei panni di Oriana Fallaci nella nuova serie "Miss Fallaci"

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Pochi giorni fa, a Firenze, Santo Versace ha presentato il suo libro “Fratelli. Una famiglia italiana“, edito da Rizzoli. Un libro nel quale rivela la storia di una delle famiglie più importanti nella storia della moda italiana. Lo ha fatto insieme a Carlo Conti e a Leonardo Ferragamo, raccontandosi con entusiasmo, semplicità, onestà. Santo Versace, fratello maggiore di Gianni – genio della moda, ucciso da un folle a Miami un giorno di luglio del 1997 – dice: “Ho scritto questo libro anche per liberarmi di quelle cicatrici. Ci ho messo venticinque anni per riuscire a raccontare quel dolore”.

Santo Versace, imprenditore, dirigente d'azienda, politico e produttore cinematografico italiano (Instagram)
Santo Versace, imprenditore, dirigente d’azienda, politico e produttore cinematografico italiano (Instagram)

Oggi, Santo Versace è presidente della Minerva Pictures, una casa di produzione cinematografica fra le più prestigiose d’Italia. E in questa veste, ha fatto partire due progetti. Due progetti che racconteranno personaggi importanti per la storia di Firenze, e per la storia della cultura e del pensiero del Novecento: Oriana Fallaci e Margherita Hack.

 Miriam Leone nei panni di Oriana Fallaci nella nuova serie "Miss Fallaci"
Miriam Leone nei panni di Oriana Fallaci nella nuova serie “Miss Fallaci”

Santo Versace, come si chiamerà il documentario su Oriana Fallaci?
“Si chiamerà ‘Miss Fallaci’. Sarà il primo original italiano per Paramount+. Racconterà un periodo poco conosciuto della vita di Oriana Fallaci, la giornalista italiana più conosciuta nel mondo, e anche la scrittrice più tradotta. Il documentario racconterà la sua giovinezza, la forza di una donna che si è saputa imporre da sola, professionalmente, e che a meno di trent’anni raccontava già il sogno americano, intervistando i grandi attori e registi di Hollywood e i grandi autori italiani”.

La protagonista è Miriam Leone?
“Sì, è un’attrice fantastica, con un grande talento che non scopro certo io. Il documentario sarà basato su episodi realmente accaduti, raccontati dalla stessa Oriana Fallaci nel suo libro ‘I sette peccati di Hollywood’. E vedrà anche la collaborazione di Edoardo Perazzi, nipote ed erede di Oriana Fallaci”.

Margherita Hack: a breve una serie tv sulla storia dell'astrofisica
Margherita Hack: a breve una serie tv sulla storia dell’astrofisica

Un’altra fiorentina è al centro di una serie prodotta da lei. Margherita Hack…
“Sì: abbiamo girato a Firenze, nel centenario della nascita di Margherita Hack. Abbiamo girato al Museo Galileo e abbiamo ospitato le testimonianze di astrofisici come Stefano Sandrelli e di scrittrici come Gabriella Greison. Abbiamo ricostruito la vita di un’altra donna libera, forte, ironica, sincera fino alla provocazione, sportiva appassionata e sempre originale nel suo pensiero. Il documentario si chiama ‘La voce delle stelle’ ed è firmato da Federico Taddia, giornalista scientifico, Laura Allievi e Samuele Rossi. Ma protagonista è la stessa Margherita Hack, la cui viva voce lega gli episodi del racconto, grazie alle registrazioni audio originali sinora inedite conservate da Federico Taddia”.

Due donne, due fiorentine. Due personalità indipendenti.
“Due donne fortissime, che hanno raccontato al mondo la dignità e la creatività femminile, e hanno promosso nel mondo la cultura italiana”.

 

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
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