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Home » Spettacolo » Paola Turani, influencer e futura mamma: “Mi avevano detto che era impossibile. Non mi sono arresa e ora vivo il mio piccolo grande miracolo”

Paola Turani, influencer e futura mamma: “Mi avevano detto che era impossibile. Non mi sono arresa e ora vivo il mio piccolo grande miracolo”

Oggi festeggerà la sua prima vera festa della mamma al quinto mese di gravidanza. Ma per l'influencer bergamasca avere un figlio ha un significato ancora più speciale. Dopo anni di tentativi la terribile diagnosi: infertilità. Quel bambino "impossibile" tanto voluto però è arrivato, naturalmente. "Le donne come me sono tante e non se ne parla. Vi dico: non siamo sbagliate, siate forti"

Cristiana Mariani
9 Maggio 2021
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“Il nostro piccolo grande miracolo”. Questa Festa della mamma ha un sapore speciale per Paola Turani, modella e influencer lombarda, che sino allo scorso anno non avrebbe neanche mai immaginato di poter festeggiare questa ricorrenza in prima persona. Già perché Paola e il marito Riccardo Serpellini (il Serpella, sui social) hanno attraversato tante tempeste prima di arrivare a vedere finalmente un cielo senza nubi.

A raccontarlo è stata la stessa influencer, attraverso il suo profilo Instagram, dove condivide quotidianamente scatti di lavoro ma anche tanti momenti di vita personale. “Dell’infertilità si parla sempre poco, perché siamo in tanti a soffrire per un sogno che fa fatica a realizzarsi. Ed è un argomento che riguarda la coppia, al plurale, non la singola persona. Nel 2013 io e Ricky ci siamo sentiti pronti a provare ad avere un figlio, senza fretta. Ci siamo detti: vediamo cosa succederà. Ci sono stati mesi in cui mi sentivo più suscettibile e soffrivo; mesi, invece, in cui non ci pensavo”. Perché questo figlio, che Paola e Riccardo tanto desideravano, proprio non arrivava. Che ci fosse qualche problema era ipotizzabile, ma spesso la paura paralizza. La paura di sapere, paradossalmente. La paura di conoscere quella verità che potrebbe essere la pietra tombale sopra ogni desiderio.

Per uscire dall’impasse, però, c’era solo una cosa da fare: rivolgersi ai medici. E così Paola e Ricky la scorsa estate si sono sottoposti a una serie di accertamenti. Che hanno dato l’esito più temuto: “È stato diagnosticato un problema: concepire naturalmente per noi sarebbe stato molto ma molto improbabile. Quasi impossibile. Sono stati mesi duri, è stata una botta psicologica” racconta ai suoi follower tra le lacrime. Le stesse lacrime che accompagnavano giornate che sembravano non passare mai. Un tunnel dal quale l’influencer sembrava destinata a non uscire. C’è di peggio, si dirà. Certamente, ma una diagnosi di infertilità non è facile da metabolizzare. Soprattutto per una coppia che prova un grande desiderio di avere un figlio. Perché spesso ci si sente genitori anche se ancora non si è fisicamente concepito un figlio.

Ma la coppia Turani-Serpellini aveva deciso di non lasciar cadere il loro desiderio di diventare genitori, quindi Paola e Riccardo avevano avviato l’iter per la procreazione assistita. Ma è proprio in quel momento che il destino ci ha messo del suo. “Proprio nel mese in cui avremmo dovuto iniziare la procreazione medico assistita io sono rimasta incinta, naturalmente – prosegue la modella e influencer -. Questa notizia ha spiazzato tutti, medici compresi. Eravamo increduli. È successo così, dopo 8 anni. Mi piace chiamarlo il nostro piccolo grande miracolo. Dopo tanta sofferenza è arrivata la nostra gioia“.

Una gioia che Paola Turani ha condiviso con i propri follower non solo per raccontare un momento importante della propria storia, ma anche per dimostrare che la vita può riservare anche grandi sorprese positive. Ora Paola Turani, 33 anni, è al quinto mese di gravidanza. E questa è la sua prima vera Festa della mamma. Una festa che fino a pochi mesi fa per lei era solo un desiderio. “Le donne che devono affrontare diagnosi di infertilità come la mia sono tante – sottolinea -. Siamo forti, ma soprattutto non siamo sbagliate. Dobbiamo solo lottare un po’ di più per il nostro arcobaleno, questo è il mio messaggio di speranza. Non arrendetevi, siete forti“.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
"Il nostro piccolo grande miracolo". Questa Festa della mamma ha un sapore speciale per Paola Turani, modella e influencer lombarda, che sino allo scorso anno non avrebbe neanche mai immaginato di poter festeggiare questa ricorrenza in prima persona. Già perché Paola e il marito Riccardo Serpellini (il Serpella, sui social) hanno attraversato tante tempeste prima di arrivare a vedere finalmente un cielo senza nubi. A raccontarlo è stata la stessa influencer, attraverso il suo profilo Instagram, dove condivide quotidianamente scatti di lavoro ma anche tanti momenti di vita personale. "Dell’infertilità si parla sempre poco, perché siamo in tanti a soffrire per un sogno che fa fatica a realizzarsi. Ed è un argomento che riguarda la coppia, al plurale, non la singola persona. Nel 2013 io e Ricky ci siamo sentiti pronti a provare ad avere un figlio, senza fretta. Ci siamo detti: vediamo cosa succederà. Ci sono stati mesi in cui mi sentivo più suscettibile e soffrivo; mesi, invece, in cui non ci pensavo". Perché questo figlio, che Paola e Riccardo tanto desideravano, proprio non arrivava. Che ci fosse qualche problema era ipotizzabile, ma spesso la paura paralizza. La paura di sapere, paradossalmente. La paura di conoscere quella verità che potrebbe essere la pietra tombale sopra ogni desiderio. Per uscire dall’impasse, però, c'era solo una cosa da fare: rivolgersi ai medici. E così Paola e Ricky la scorsa estate si sono sottoposti a una serie di accertamenti. Che hanno dato l’esito più temuto: "È stato diagnosticato un problema: concepire naturalmente per noi sarebbe stato molto ma molto improbabile. Quasi impossibile. Sono stati mesi duri, è stata una botta psicologica" racconta ai suoi follower tra le lacrime. Le stesse lacrime che accompagnavano giornate che sembravano non passare mai. Un tunnel dal quale l’influencer sembrava destinata a non uscire. C’è di peggio, si dirà. Certamente, ma una diagnosi di infertilità non è facile da metabolizzare. Soprattutto per una coppia che prova un grande desiderio di avere un figlio. Perché spesso ci si sente genitori anche se ancora non si è fisicamente concepito un figlio. Ma la coppia Turani-Serpellini aveva deciso di non lasciar cadere il loro desiderio di diventare genitori, quindi Paola e Riccardo avevano avviato l’iter per la procreazione assistita. Ma è proprio in quel momento che il destino ci ha messo del suo. "Proprio nel mese in cui avremmo dovuto iniziare la procreazione medico assistita io sono rimasta incinta, naturalmente - prosegue la modella e influencer -. Questa notizia ha spiazzato tutti, medici compresi. Eravamo increduli. È successo così, dopo 8 anni. Mi piace chiamarlo il nostro piccolo grande miracolo. Dopo tanta sofferenza è arrivata la nostra gioia". Una gioia che Paola Turani ha condiviso con i propri follower non solo per raccontare un momento importante della propria storia, ma anche per dimostrare che la vita può riservare anche grandi sorprese positive. Ora Paola Turani, 33 anni, è al quinto mese di gravidanza. E questa è la sua prima vera Festa della mamma. Una festa che fino a pochi mesi fa per lei era solo un desiderio. "Le donne che devono affrontare diagnosi di infertilità come la mia sono tante - sottolinea -. Siamo forti, ma soprattutto non siamo sbagliate. Dobbiamo solo lottare un po' di più per il nostro arcobaleno, questo è il mio messaggio di speranza. Non arrendetevi, siete forti".
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