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Home » Spettacolo » Paolo Ruffini parla di Alzheimer ‘PerdutaMente’: “E adesso torno in teatro con UP&Down”

Paolo Ruffini parla di Alzheimer ‘PerdutaMente’: “E adesso torno in teatro con UP&Down”

L'attore livornese nel salotto di Mara Venier, su Raiuno, racconta il documentario in onda su Sky lunedì 25 aprile e porta in studio i ragazzi con sindrome di Down che fanno parte del suo spettacolo, dal quale è nato un film

Barbara Berti
24 Aprile 2022
L’attore e comico di Livorno Paolo Ruffini parla di Alzheimer in ’PerdutaMente’

L’attore e comico di Livorno Paolo Ruffini parla di Alzheimer in ’PerdutaMente’

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“Sto capendo che Alzheimer non significa dimenticare dove hai messo le chiavi, significa piuttosto non sapere più a cosa servono le chiavi, significa perdere il tempo, il legame con la realtà, le tracce dei ricordi, significa perdere se stessi, significa abitare un corso senza esistere”. Così l’attore e comico di Livorno Paolo Ruffini parla in “PerdutaMente”, documentario diretto e prodotto dallo stesso Ruffini, affiancato da Ivana Di Biase nella regia e da Nicola Nocella per “Vera Film” nella produzione, insieme a WellSee, in collaborazione con la Fondazione Polli Stoppani e con il contributo di Roberto Cavalli.

Un frame di 'Perdutamente' di Paolo Ruffini
Un frame di ‘Perdutamente’ di Paolo Ruffini

Già passato nelle sale cinematografiche italiane, il documentario arriva adesso su Sky: va in onda su Sky Documentaries lunedì 25 aprile alle 21,15 (disponibile anche on demand e in streaming su Now). Il docu indaga la realtà di un fenomeno dilagante, che coinvolge direttamente e indirettamente, milioni di persone: l’Alzheimer, una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, determinando decadimento fisico e cognitivo, perdita della memoria, della coscienza e della percezione del sé e della realtà. “Non un documentario sulla malattia, ma storie di affetti indelebili” tiene a precisare Ruffini, domenica 24 aprile ospite su Raiuno nel salotto di Mara Venier, parlando del viaggio attraverso l’Italia che ha fatto per immergersi nella quotidianità di alcune persone affette da Alzheimer e delle loro famiglie, definite ‘seconde vittime’, in quanto si trovano ad affrontare un carico fisico ed emotivo enorme accompagnando i propri cari attraverso il doloroso cammino della malattia.

 L’attore e comico di Livorno Paolo Ruffini parla di Alzheimer in ’PerdutaMente’

L’attore e comico di Livorno Paolo Ruffini parla di Alzheimer in ’PerdutaMente’

Un lavoro durato due anni

Ruffini per due anni ha viaggiato dalla Calabria al Trentino, passando per la ‘sua’ Livorno, per incontrare persone dalla memoria smarrita, entrare nelle loro case, ascoltarne parole e silenzi. Ha raccolto, con delicatezza e sincerità, le storie loro e dei familiari che se ne prendono cura. Le interviste raccontano diverse storie d’amore, e soprattutto diverse dimensioni dell’amore: quello tra compagni di vita, tra genitori e figli, tra nonni e nipoti, tra fratelli e sorelle. “È una malattia feroce e drammatica, rosicchia tutto. Ma non l’amore. Un elemento che sfugge alla scienza e viaggia per conto suo, su linee che l’organismo malato non riesce a deteriorare” dichiara Ruffini. Mentre la memoria della realtà viene progressivamente sgretolata dalla malattia, resta la memoria emotiva, che rappresenta l’unico legame che i pazienti conservano con la vita che li circonda. “Prima non conoscevo questo mondo. E mi sembra particolarmente significativo che l’ispirazione sia arrivata in questo periodo di pandemia in cui siamo concentrati sulla malattia e non sulla salute; in cui parliamo di morte più che di vita. Manca una parte affettiva. La pandemia di certo non ha aumentato la solidarietà” aggiunge il livornese, sempre sensibile alle tematiche sociali.

UP&Down – Un film normale”

Ruffini, infatti, da anni lavora con attori disabili. Nel 2016-2017 è stato in tour con il suo spettacolo “Un grande abbraccio”, varietà comico nel quale era affiancato da alcuni componenti della compagnia “Mayor Von Frinzus”, diretta da Lamberto Giannini, che ha come peculiarità quella di essere composta in parte da attori disabili. Il sodalizio con la “Mayor Von Frinzius” è proseguito e nel marzo 2018 ha debuttato a teatro con l’happening comico “Up&Down”, accompagnato nuovamente da attori disabili (cinque attori con la sindrome di Down e uno autistico): lo spettacolo ha girato per due anni in tutti i maggiori teatri italiani e dall’esperienza ne è nato un documentario dal titolo “UP&Down – Un film normale” di cui Ruffini è coregista insieme a Francesco Pacini. Il film ha riscosso un buon successo tanto da vincere il premio Kineo al 75° Festival del cinema di Venezia. Successivamente è arrivato un libro, di cui Ruffini è autore, dal titolo “La sindrome di Up” (edito da Mondadori). Allo spettacolo teatrale è seguita anche una versione televisiva “Up & Down – Uno spettacolo normale” registrata al Teatro Verdi di Firenze (andata in onda la sera di Natale in prima serata su Italia1).

Un frame di 'PerdutaMente' di Paolo Ruffini
Un frame di ‘PerdutaMente’ di Paolo Ruffini

Attualmente Ruffini è di nuovo in tournée con “Up&Down”, uno spettacolo comico e commovente che racconta delle relazioni umane, un’indagine diretta e poetica sulla società: l’ironia e l’irriverenza accompagnano gli spettatori in un viaggio che racconta la bellezza che risiede nelle diversità. Tra le prossime date ci sono il Teatro Manzoni di Milano il 26 aprile, il Teatro Galli di Rimini il 28 aprile e il Teatro Verdi di Montecatini Terme il 7 maggio. E per parlare proprio del tour e dello spettacolo, Ruffini domenica 24 aprile è tra gli ospiti di Mara Venier a “Domenica In” su Raiuno.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
“Sto capendo che Alzheimer non significa dimenticare dove hai messo le chiavi, significa piuttosto non sapere più a cosa servono le chiavi, significa perdere il tempo, il legame con la realtà, le tracce dei ricordi, significa perdere se stessi, significa abitare un corso senza esistere”. Così l’attore e comico di Livorno Paolo Ruffini parla in “PerdutaMente”, documentario diretto e prodotto dallo stesso Ruffini, affiancato da Ivana Di Biase nella regia e da Nicola Nocella per “Vera Film” nella produzione, insieme a WellSee, in collaborazione con la Fondazione Polli Stoppani e con il contributo di Roberto Cavalli.
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UP&Down – Un film normale”

Ruffini, infatti, da anni lavora con attori disabili. Nel 2016-2017 è stato in tour con il suo spettacolo “Un grande abbraccio”, varietà comico nel quale era affiancato da alcuni componenti della compagnia “Mayor Von Frinzus”, diretta da Lamberto Giannini, che ha come peculiarità quella di essere composta in parte da attori disabili. Il sodalizio con la “Mayor Von Frinzius” è proseguito e nel marzo 2018 ha debuttato a teatro con l’happening comico “Up&Down”, accompagnato nuovamente da attori disabili (cinque attori con la sindrome di Down e uno autistico): lo spettacolo ha girato per due anni in tutti i maggiori teatri italiani e dall’esperienza ne è nato un documentario dal titolo “UP&Down – Un film normale” di cui Ruffini è coregista insieme a Francesco Pacini. Il film ha riscosso un buon successo tanto da vincere il premio Kineo al 75° Festival del cinema di Venezia. Successivamente è arrivato un libro, di cui Ruffini è autore, dal titolo “La sindrome di Up” (edito da Mondadori). Allo spettacolo teatrale è seguita anche una versione televisiva “Up & Down - Uno spettacolo normale” registrata al Teatro Verdi di Firenze (andata in onda la sera di Natale in prima serata su Italia1).
Un frame di 'PerdutaMente' di Paolo Ruffini
Un frame di 'PerdutaMente' di Paolo Ruffini
Attualmente Ruffini è di nuovo in tournée con “Up&Down”, uno spettacolo comico e commovente che racconta delle relazioni umane, un’indagine diretta e poetica sulla società: l’ironia e l’irriverenza accompagnano gli spettatori in un viaggio che racconta la bellezza che risiede nelle diversità. Tra le prossime date ci sono il Teatro Manzoni di Milano il 26 aprile, il Teatro Galli di Rimini il 28 aprile e il Teatro Verdi di Montecatini Terme il 7 maggio. E per parlare proprio del tour e dello spettacolo, Ruffini domenica 24 aprile è tra gli ospiti di Mara Venier a “Domenica In” su Raiuno.
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