Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Spettacolo » Sanremo, quella volta che a Patsy Kensit cadde la spallina. L’incidente che svecchiò il Festival

Sanremo, quella volta che a Patsy Kensit cadde la spallina. L’incidente che svecchiò il Festival

Era il 1987 e la front woman stava cantando con i suoi Eight Wonder il brano "Will you remember" quando lo "scandaloso incidente" fece epoca

Giovanni Ballerini
7 Febbraio 2023
Patsy Kensit

Patsy Kensit

Share on FacebookShare on Twitter

Un tempo Sanremo era circondato da un’aura di quasi sacralità, che non nascondeva i lustrini e non celava la voglia di fare spettacolo, ma sottolineava la vocazione internazionale del festival attraverso una solennità formale che si rifletteva anche sulle singole esibizioni (canore e non), sull’eleganza che tutti i protagonisti dovevano sfoggiare sul palco dell’Ariston e su quello delle altre sedi del Festival.

Su tutto questo mondo antico, una spallina e un decolleté appena svelato crearono in qualche modo i presupposti per un fulmineo quanto imprevisto svecchiamento dell’apparire festivaliero. A compiere questo prodigio fu una seducente (e probabilmente inconsapevole) giovane icona new wave, quella Patsy Kensit che, oltre ad essere la front woman degli Eight Wonder, ricordiamo azzeccata protagonista di tante pellicole, fra cui nel 1986 il film-musical “Absolute beginners” che il regista Julien Temple realizzò come fresco e bizzarro omaggio agli anni Settanta e alla cosiddetta Swinging London. Abituati, come siamo da tempo, alle pose più audaci, ai look più eccentrici maschili e femminili, nonché alle performance più radicali e trasgressive, oggi quello che vi raccontiamo non farebbe più né caldo né freddo, ma quei pochi secondi in cui, nel 1987, sul palco di Sanremo cadde la spallina all’abito della Kensit e svelò appena, fece insomma intravedere per qualche fotogramma, il seno della graziosa Patsy, la cosa fece epoca. Più di quanto meritasse a dire il vero, visto che tutto accadde in pochi secondi e dal tubo catodico l’accaduto si intravide appena.

Patsy Kensit durante l’esibizione a Sanremo nel 1987

Ma, raccontiamo la storia dall’inizio. La cantante londinese, fra i super ospiti stranieri del 37° Festival della canzone italiana, stava cantando con i suoi Eight Wonder, il brano “Will you remember”, quando il suo vestitino iniziò a darle qualche noia. Di colpo la spallina cedette, ma Patsy, incurante del presunto incidente hot proseguì il suo show senza grandi patemi d’animo, continuando tranquillamente a ballare e a cantare la sua canzone, reggendosi semplicemente con le mani il leggero abito maculato monospalla. Forse era tutto calcolato, come spesso succede quando l’occasione avviene su un palco di primo piano, come quello festivaliero. Ma, la cosa, come dicevamo, fece all’epoca, a dir poco, davvero molto scalpore. E c’è chi dice che Patricia Frances Juden Kensit, classe 1968, l’avesse fatto anche un po’ apposta, come sussurrò appunto sul palco, appena conclusa la performance degli Eight Wonder, un Carlo Massarini di bianco vestito a Pippo Baudo che stringeva la mano alla cantante e dissertava dello show.

Ma, di sicuro quell’incidente live all’attrice, cantante e personaggio televisivo britannico, vero o presunto che fosse, ancora oggi viene citato come scandalo a Sanremo. Ricordiamo che il concorso canoro quell’anno venne vinto dal trio composto da Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi con “Si può dare di più”, scritto da Giancarlo Bigazzi, Raf e Tozzi. Ma, sia come sia, a bucare lo schermo fu piuttosto quel piccolo incidente al vestito della “pretty” Kensit, che da allora continua a essere tra gli episodi più ricordati e mitizzati della storia sanremese. E, se in Italia, ancora qualcuno è innamorato di Patsy Kensit, che dal 1983 al 1989, quando decide di lasciare definitivamente la musica per dedicarsi unicamente al cinema, ha sfornato diverse hit pop rok (compreso il primo posto come band straniera al Festival Bar 1988) , in qualche modo probabilmente quella spallina malandrina c’entra qualcosa.

Potrebbe interessarti anche

Le donne continuano a sentirsi chiedere ai colloqui di lavoro: “Lei vuole avere figli?”
Economia

Giovani e occupazione: lavorare per vivere o vivere per lavorare?

20 Marzo 2023
Il cast di Lol 3 (Ufficio stampa Prime Video)
Spettacolo

Lol 3, a chi vanno in beneficenza i soldi del premio

19 Marzo 2023
Maria Bellucci (Instagram)
Lifestyle

Sesso online, un libro-inchiesta sul lato oscuro (e piccante) del web

22 Marzo 2023

Instagram

  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Un tempo Sanremo era circondato da un'aura di quasi sacralità, che non nascondeva i lustrini e non celava la voglia di fare spettacolo, ma sottolineava la vocazione internazionale del festival attraverso una solennità formale che si rifletteva anche sulle singole esibizioni (canore e non), sull’eleganza che tutti i protagonisti dovevano sfoggiare sul palco dell’Ariston e su quello delle altre sedi del Festival. Su tutto questo mondo antico, una spallina e un decolleté appena svelato crearono in qualche modo i presupposti per un fulmineo quanto imprevisto svecchiamento dell’apparire festivaliero. A compiere questo prodigio fu una seducente (e probabilmente inconsapevole) giovane icona new wave, quella Patsy Kensit che, oltre ad essere la front woman degli Eight Wonder, ricordiamo azzeccata protagonista di tante pellicole, fra cui nel 1986 il film-musical "Absolute beginners" che il regista Julien Temple realizzò come fresco e bizzarro omaggio agli anni Settanta e alla cosiddetta Swinging London. Abituati, come siamo da tempo, alle pose più audaci, ai look più eccentrici maschili e femminili, nonché alle performance più radicali e trasgressive, oggi quello che vi raccontiamo non farebbe più né caldo né freddo, ma quei pochi secondi in cui, nel 1987, sul palco di Sanremo cadde la spallina all’abito della Kensit e svelò appena, fece insomma intravedere per qualche fotogramma, il seno della graziosa Patsy, la cosa fece epoca. Più di quanto meritasse a dire il vero, visto che tutto accadde in pochi secondi e dal tubo catodico l’accaduto si intravide appena.
Patsy Kensit durante l'esibizione a Sanremo nel 1987
Ma, raccontiamo la storia dall’inizio. La cantante londinese, fra i super ospiti stranieri del 37° Festival della canzone italiana, stava cantando con i suoi Eight Wonder, il brano "Will you remember", quando il suo vestitino iniziò a darle qualche noia. Di colpo la spallina cedette, ma Patsy, incurante del presunto incidente hot proseguì il suo show senza grandi patemi d’animo, continuando tranquillamente a ballare e a cantare la sua canzone, reggendosi semplicemente con le mani il leggero abito maculato monospalla. Forse era tutto calcolato, come spesso succede quando l’occasione avviene su un palco di primo piano, come quello festivaliero. Ma, la cosa, come dicevamo, fece all’epoca, a dir poco, davvero molto scalpore. E c’è chi dice che Patricia Frances Juden Kensit, classe 1968, l’avesse fatto anche un po' apposta, come sussurrò appunto sul palco, appena conclusa la performance degli Eight Wonder, un Carlo Massarini di bianco vestito a Pippo Baudo che stringeva la mano alla cantante e dissertava dello show. Ma, di sicuro quell’incidente live all'attrice, cantante e personaggio televisivo britannico, vero o presunto che fosse, ancora oggi viene citato come scandalo a Sanremo. Ricordiamo che il concorso canoro quell’anno venne vinto dal trio composto da Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi con "Si può dare di più", scritto da Giancarlo Bigazzi, Raf e Tozzi. Ma, sia come sia, a bucare lo schermo fu piuttosto quel piccolo incidente al vestito della "pretty" Kensit, che da allora continua a essere tra gli episodi più ricordati e mitizzati della storia sanremese. E, se in Italia, ancora qualcuno è innamorato di Patsy Kensit, che dal 1983 al 1989, quando decide di lasciare definitivamente la musica per dedicarsi unicamente al cinema, ha sfornato diverse hit pop rok (compreso il primo posto come band straniera al Festival Bar 1988) , in qualche modo probabilmente quella spallina malandrina c’entra qualcosa.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto