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Home » Spettacolo » Joanne Woodward e Paul Newman, mezzo secolo d’amore con l’attrice rimasta nell’ombra del divo

Joanne Woodward e Paul Newman, mezzo secolo d’amore con l’attrice rimasta nell’ombra del divo

Diventata famosa molto prima del marito, dopo il matrimonio ha sacrificato la sua carriera per favorire quella del consorte

Barbara Berti
23 Luglio 2022
Il poster di "The Last Movie Stars" dedicato alla storia d'amore tra Paul Newman e Joanne Woodward

Il poster di "The Last Movie Stars" dedicato alla storia d'amore tra Paul Newman e Joanne Woodward

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“Dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”. Questa celebre frase viene attribuita alla scrittrice britannica Virginia Woolf ed dedicata a quelle tante donne che hanno contribuito al successo di uomini che la storia ricorda, ma rimanendo nell’ombra. Ed è un po’ quanto accaduto Joanne Woodward, moglie di Paul Newman.

Alla storia d’amore della celebre coppia di Hollywood è dedicato “The Last Movie Stars” una docu-serie in sei episodi diretta da Ethan Hawke e uscita in streaming su Hbo Max il 21 luglio. “The Last Movie Stars” propone interviste d’archivio con Woodward e Newman, lungo i 50 anni del loro matrimonio, oltre ai contributi di attori come Karen Allen, George Clooney, Oscar Isaac, LaTanya Richardson Jackson, Zoe Kazan, Laura Linney, Sam Rockwell. Ethan Hawke ha anche intervistato alcune delle figlie di Paul Newman, Sally Field e Martin Scorsese (che è anche produttore esecutivo).

 

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“È un onore poter condividere la vita stimolante e la storia d’amore di Joanne e Paul con il pubblico – dichiara Hawke -. Sono particolarmente entusiasta che un progetto in cui abbiamo riversato così tanto cuore e anima ora abbia la sua dimora su Hbo Max, una piattaforma nota per celebrare e sostenere la forma d’arte del documentario. Abbiamo offerto uno sguardo raro ed esclusivo alle carriere di entrambi gli attori e a una complessa relazione di 50 anni che alla fine è riuscita a superare ogni ostacolo”.

Joanne Woodward e Paul Newman
Joanne Woodward e Paul Newman

Paul Newman è stato un attore, regista, produttore cinematografico, filantropo e anche pilota automobilistico. Nella sua lunga carriera ha vinto tre Oscar, sette Golden Globe e un Emmy Award, oltre a ricevere una stella sull’Hollywood Walk of Fame e altri riconoscimenti. Al suo fianco, fino alla morte avvenuta il 26 settembre 2008, c’è sempre stata l’attrice Joanne Woodward, sua moglie per mezzo secolo. L’attrice arrivo alla grande notorietà nel 1957 con il ruolo di una donna psicologicamente disturbata in “La donna dai tre volti” di Nunnally Johnson, che nel 1958 le fece vincere il premio Oscar alla miglior attrice. La sua carriera proseguì con film importanti come “Un urlo nella notte” (1958) e “La lunga estate calda” (1958), entrambi diretti da Martin Ritt. Sul set di quest’ultima pellicola, dove interpretava l’orgogliosa figlia di Orson Welles, l’attrice ebbe come partner Paul Newman, conosciuto già qualche anno prima e che sposò il 29 gennaio 1958, formando una della coppie più solide e rispettate di Hollywood, sia nel cinema che nella vita reale. Attrice versatile, dotata di raffinate capacità interpretative e con una personalità poco incline al divismo, dopo il matrimonio con il divo e la nascita delle tre figlie, la Woodward sacrificò in parte lo sviluppo di una promettente carriera per favorire quella del marito e dedicarsi soprattutto alla famiglia.

Nel documentario tutto questo viene raccontato con dovizia di particolari grazie al tanto materiale d’archivio, interviste a chi li ha conosciuti e chi con loro ha lavorato. Nel docu, il regista Ethan Hawke parla anche del segreto di un matrimonio saldo e duraturo.

 

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Newman, in una vecchia intervista, alla domanda quali erano gli ingredienti del suo matrimonio felice, aveva risposto così: “passione, rispetto, pazienza. E determinazione“. La Woodward, invece, aveva spiegato che “è molto bello e molto sexy e tutte quelle cose lì. Ma tutto questo finisce fuori dalla finestra e quello che alla fine rimane è se riesci a far ridere qualcuno… E di sicuro lui continua a farmi ridere”.  La coppia dà, quindi, due visioni complementari che il documentario mette a confronto e analizza.

Altro passaggio della pellicola sottolinea la grandissima forza dell’attrice, diventata famosa molto prima del marito e che si è vista portare via tutta la considerazione di Hollywood quando è diventata una donna matura. A differenza di Newman, assurto a sex symbol vivente e pietra di paragone ancora oggi. Joanne “ha attraversato una crisi che purtroppo non è particolarmente originale per l’esperienza femminile a Hollywood, ovvero che non ne hanno mai abbastanza di te quando sei giovane e non sanno cosa fare di te quando sei cresciuta. Ha dovuto attraversare gli anni centrali della sua vita trovando un modo per mantenere l’amore per il suo mestiere senza cedere al cinismo e all’amarezza. Allo stesso tempo, suo marito veniva portato in alto, spronato e messo su cartelloni pubblicitari. Era la più grande star del mondo. Molte persone non realizzano i loro sogni, ma è un po’ strano realizzare il tuo sogno e poi vedertelo portato via mentre tuo marito lo realizza alla grande” racconta il documentario.

Due giovanissimi Paul Newman e Joanne Woodward
Due giovanissimi Paul Newman e Joanne Woodward

Il regista, inoltre, sottolinea come sia stato il loro matrimonio a salvare le loro vite e anche le loro carriere. “Si sono spronati l’un l’altra a essere la versione migliore di loro stessi e a non cedere alla soddisfazione personale o all’autocommiserazione. Si sono in qualche modo tolti a vicenda il narcisismo” dice Hawke. Quando Paul Newman e Joanne Woodward si sono conosciuti, lui era già sposato e padre di famiglia con tre figli, un maschio e due femmine, ancora molto piccoli. Di ritorno dalla guerra, Newman aveva portato all’altare Jackie Witte: era il 1949 e lui voleva fare l’attore. Nel 1953, durante le prove di uno spettacolo di Broadway, conobbe la Woodward, giovane promettente presa per fare la sostituta. Seguirono cinque anni di amore clandestino tra tira e molla prima del matrimonio a Las Vegas.

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Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
"Dietro ogni grande uomo c'è sempre una grande donna". Questa celebre frase viene attribuita alla scrittrice britannica Virginia Woolf ed dedicata a quelle tante donne che hanno contribuito al successo di uomini che la storia ricorda, ma rimanendo nell’ombra. Ed è un po' quanto accaduto Joanne Woodward, moglie di Paul Newman. Alla storia d'amore della celebre coppia di Hollywood è dedicato "The Last Movie Stars" una docu-serie in sei episodi diretta da Ethan Hawke e uscita in streaming su Hbo Max il 21 luglio. "The Last Movie Stars" propone interviste d'archivio con Woodward e Newman, lungo i 50 anni del loro matrimonio, oltre ai contributi di attori come Karen Allen, George Clooney, Oscar Isaac, LaTanya Richardson Jackson, Zoe Kazan, Laura Linney, Sam Rockwell. Ethan Hawke ha anche intervistato alcune delle figlie di Paul Newman, Sally Field e Martin Scorsese (che è anche produttore esecutivo).
 
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  Newman, in una vecchia intervista, alla domanda quali erano gli ingredienti del suo matrimonio felice, aveva risposto così: "passione, rispetto, pazienza. E determinazione". La Woodward, invece, aveva spiegato che "è molto bello e molto sexy e tutte quelle cose lì. Ma tutto questo finisce fuori dalla finestra e quello che alla fine rimane è se riesci a far ridere qualcuno… E di sicuro lui continua a farmi ridere".  La coppia dà, quindi, due visioni complementari che il documentario mette a confronto e analizza. Altro passaggio della pellicola sottolinea la grandissima forza dell’attrice, diventata famosa molto prima del marito e che si è vista portare via tutta la considerazione di Hollywood quando è diventata una donna matura. A differenza di Newman, assurto a sex symbol vivente e pietra di paragone ancora oggi. Joanne "ha attraversato una crisi che purtroppo non è particolarmente originale per l’esperienza femminile a Hollywood, ovvero che non ne hanno mai abbastanza di te quando sei giovane e non sanno cosa fare di te quando sei cresciuta. Ha dovuto attraversare gli anni centrali della sua vita trovando un modo per mantenere l’amore per il suo mestiere senza cedere al cinismo e all’amarezza. Allo stesso tempo, suo marito veniva portato in alto, spronato e messo su cartelloni pubblicitari. Era la più grande star del mondo. Molte persone non realizzano i loro sogni, ma è un po’ strano realizzare il tuo sogno e poi vedertelo portato via mentre tuo marito lo realizza alla grande" racconta il documentario.
Due giovanissimi Paul Newman e Joanne Woodward
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