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Home » Spettacolo » Pedro Pascal, chi è il “daddy” della Generazione Z

Pedro Pascal, chi è il “daddy” della Generazione Z

Il protagonista di “The Last of Us” e “The Mandalorian” è amatissimo sui social network. L'attore è molto vicino alla comunità Lgbt

Barbara Berti
19 Marzo 2023
L'attore Pedro Pascal (Instagram)

L'attore Pedro Pascal (Instagram)

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“Mi sono innamorata /Seduta stante /Di Pedro, Pedro, Pedro /Di Santa Fe /Mi ha sconvolto le vacanze /Mi ha stregata…”. Se nel 1980 Raffaella Carrà si era innamorata di un certo Pedro di Santa Fe, dopo oltre 40 anni le ragazzine – che all’epoca non era nemmeno nate – sono tutte ‘pazze’ di un altro Pedro: José Pedro Balmaceda Pascal, l’attore cileno conosciuto semplicemente come Pedro Pascal. E’ lui il daddy della Gen Z.

Pedro Pascal, nato il 2 aprile a Santiago del Chile (Instagram)
Pedro Pascal, nato il 2 aprile a Santiago del Chile (Instagram)

Nato il 2 aprile a Santiago del Chile, l’attore è il trend del momento su Tiktok dove non si contano video e meme montati ad hoc per il “macho paterno”. Tra questi, uno è virale: la scena vede come protagonisti Nicolas Cage e Pascal che si trovano in macchina, il personaggio di Cage si gira lentamente verso il collega mostrando uno sguardo piuttosto serio, mentre il personaggio di Pascal ha un’espressione felice, sorridente e in qualche modo incosciente. E’ un meme “già pronto”, a cui gli utenti riescono a dare sempre una nuova interpretazione, che arriva dalla scena del film “The Unbearable Weight of Massive Talent”, uscito in Italia come “Il talento di Mr C.”.

Ma come mai la popolarità del cileno naturalizzato americano – già visto anche nel ruolo dell’amatissimo Oberyn Martell di “Game Of Thrones” e dell’agente Peña in “Narcos” – è schizzata alle stelle in questi ultimi tempi? Tutto grazie a due serie del momento, “The Last of Us” (l’adattamento televisivo dell’omonimo videogioco del 2013 sviluppato dallo studio statunitense Naughty Dog), e quella ambientata nell’universo di Star Wars, “The Mandalorian”.

Pedro Pascal insieme a Bella Ramsey sul set di "The Last of Us" (Instagram)
Pedro Pascal insieme a Bella Ramsey sul set di “The Last of Us” (Instagram)

Nella prima, Pascal è Joel Miller, un uomo che da anni sopravvive facendo il contrabbandiere in un’America post-apocalittica, nella seconda interpreta il Mandaloriano, un cacciatore di taglie solitario di cui non si vede quasi mai il volto. In tutte e due le serie, il ruolo di Pascal è quello di un uomo taciturno e burbero a cui viene affidata suo malgrado la protezione di una creatura più piccola (“Baby Yoda” in “The Mandalorian”, la tredicenne Ellie in “The Last of Us” – interpretata da Bella Ramsey – che salva da uno sciame di zombi usando poco più di un fucile arrugginito), per cui finisce per diventare una figura paterna. Questa coincidenza, unita al fatto che Pascal è un uomo attraente, ha portato le ragazzine della Gen Z a scherzare affettuosamente sul fatto che vorrebbero che Pascal fosse il loro padre, usando un termine, “daddy”, che nello slang di internet indica principalmente uomini di mezz’età di bell’aspetto ma anche dall’aria autorevole dove la parte più intrinseca dell’uomo “macho” viene declinata nella versione gentile, alla mano, magari un po’ goffa ma rassicurante.

Nel caso dell’attore 47enne – che in un’intervista a “Vanity Fair” ha ammesso ridendo che “essere daddy è uno stato d’animo” – a completare il ‘titolo’ di daddy 2023 si aggiunge la storia personale piuttosto emozionante dello stesso attore: quando aveva nove anni la sua famiglia fu costretta a scappare dal Cile, rifugiandosi prima in Danimarca e poi negli Stati Uniti per sfuggire alla dittatura di Augusto Pinochet (la madre era peraltro lontanamente imparentata con Salvador Allende, presidente socialista deposto nel golpe).

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Pedro Pascal he/him (@pascalispunk)

E sempre in tema di famiglia, l’attore – che è stato il principale antagonista di “Wonder Woman 1984” e sarà tra i protagonisti di “Strange Way of Life”, il cortometraggio western di Pedro Almodóvar che sarà presentato al festival di Cannes 2023 – ha uno stretto rapporto con la sorella, l’attrice transgender Lux. Pascal ha più volte espresso attivamente la propria vicinanza e solidarietà con la comunità Lgbtq+. Anche recentemente, tramite la sua pagina Instagram (dove conta 6,6 milioni di follower) ha pubblicato alcune bandiere arcobaleno scrivendo “The answer, my friend, is blowin’ in the wind”, ovvero riprendendo il testo di “Blowin In The Wind” di Bob Dylan, brano che già negli anni Sessanta diventò inno per il movimento dei diritti civili. Il post era in risposta agli attacchi della destra americana e alle nuove leggi anti-trans: quelle approvare nel Tennessee per limitare l’assistenza medica per i giovani transgender e per impedire alle drag queen di esibirsi in luoghi pubblici, senza dimenticare quella approvata in Texas e altri 17 Stati per vietare alle donne transgender di poter gareggiare in qualsiasi sport.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
“Mi sono innamorata /Seduta stante /Di Pedro, Pedro, Pedro /Di Santa Fe /Mi ha sconvolto le vacanze /Mi ha stregata…”. Se nel 1980 Raffaella Carrà si era innamorata di un certo Pedro di Santa Fe, dopo oltre 40 anni le ragazzine – che all’epoca non era nemmeno nate – sono tutte ‘pazze’ di un altro Pedro: José Pedro Balmaceda Pascal, l’attore cileno conosciuto semplicemente come Pedro Pascal. E’ lui il daddy della Gen Z.
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Pedro Pascal insieme a Bella Ramsey sul set di "The Last of Us" (Instagram)
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Nella prima, Pascal è Joel Miller, un uomo che da anni sopravvive facendo il contrabbandiere in un’America post-apocalittica, nella seconda interpreta il Mandaloriano, un cacciatore di taglie solitario di cui non si vede quasi mai il volto. In tutte e due le serie, il ruolo di Pascal è quello di un uomo taciturno e burbero a cui viene affidata suo malgrado la protezione di una creatura più piccola (“Baby Yoda” in “The Mandalorian”, la tredicenne Ellie in “The Last of Us” - interpretata da Bella Ramsey - che salva da uno sciame di zombi usando poco più di un fucile arrugginito), per cui finisce per diventare una figura paterna. Questa coincidenza, unita al fatto che Pascal è un uomo attraente, ha portato le ragazzine della Gen Z a scherzare affettuosamente sul fatto che vorrebbero che Pascal fosse il loro padre, usando un termine, “daddy”, che nello slang di internet indica principalmente uomini di mezz’età di bell’aspetto ma anche dall’aria autorevole dove la parte più intrinseca dell’uomo “macho” viene declinata nella versione gentile, alla mano, magari un po’ goffa ma rassicurante. Nel caso dell'attore 47enne – che in un’intervista a "Vanity Fair" ha ammesso ridendo che “essere daddy è uno stato d’animo” – a completare il ‘titolo’ di daddy 2023 si aggiunge la storia personale piuttosto emozionante dello stesso attore: quando aveva nove anni la sua famiglia fu costretta a scappare dal Cile, rifugiandosi prima in Danimarca e poi negli Stati Uniti per sfuggire alla dittatura di Augusto Pinochet (la madre era peraltro lontanamente imparentata con Salvador Allende, presidente socialista deposto nel golpe).
 
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Un post condiviso da Pedro Pascal he/him (@pascalispunk)

E sempre in tema di famiglia, l’attore – che è stato il principale antagonista di “Wonder Woman 1984” e sarà tra i protagonisti di “Strange Way of Life”, il cortometraggio western di Pedro Almodóvar che sarà presentato al festival di Cannes 2023 – ha uno stretto rapporto con la sorella, l’attrice transgender Lux. Pascal ha più volte espresso attivamente la propria vicinanza e solidarietà con la comunità Lgbtq+. Anche recentemente, tramite la sua pagina Instagram (dove conta 6,6 milioni di follower) ha pubblicato alcune bandiere arcobaleno scrivendo “The answer, my friend, is blowin’ in the wind”, ovvero riprendendo il testo di “Blowin In The Wind” di Bob Dylan, brano che già negli anni Sessanta diventò inno per il movimento dei diritti civili. Il post era in risposta agli attacchi della destra americana e alle nuove leggi anti-trans: quelle approvare nel Tennessee per limitare l’assistenza medica per i giovani transgender e per impedire alle drag queen di esibirsi in luoghi pubblici, senza dimenticare quella approvata in Texas e altri 17 Stati per vietare alle donne transgender di poter gareggiare in qualsiasi sport.
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