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Drusilla e Pegah a Sanremo: "Insieme sul palco per dare voce alle donne dell'Iran"

Madame Foer è tornata all'Ariston per affiancare l'influencer italo-iraniana, attivista dei diritti umani: "La paura non mi fa più paura"

di CATERINA CECCUTI -
8 febbraio 2023
Tv: 73rd Sanremo Music Festival

Tv: 73rd Sanremo Music Festival

Risuona forte sul palco dell'Ariston la voce delle donne iraniane: Drusilla Foer approda a sorpresa a Sanremo  e affianca Pegah Moshir Pour, 33enne lucana di origine Persiana. Madame Foer e l'influencer italo-iraniana recitano un testo sui diritti negati nel Paese martoriato, diventato il simbolo di tutti i paesi in guerra, dove i diritti umani e delle donne non esistono più. Di rosso bordeaux vestita, in tailleur pantaloni e coni capelli raccolti, Drusilla Foer si è fatta seria per per accompagnare Pegah, una ragazza italo-iraniana attivista dei diritti umani: “Mi chiamo Pegah, sono italiana di origini iraniani. Ho deciso che la paura non ci fa più paura e di dare voce a una generazione cresciuta sotto un regime di terrore e depressione, in uno dei paesi più belli al mondo, uno scrigno dei patrimoni dell’umanità. Come si può chiamare un posto dove il regime uccide anche i bambini?”: è il racconto di Pegah che sul palco del Festival di Sanremo porta all’attenzione il tema dei diritti in Iran. “Il popolo iraniano sta sacrificando con il sangue il diritto a difendere il proprio paradiso”, aggiunge.
Drusilla e Pegah Moshir Pour, attivista dei diritti umani in prima fila nelle proteste in Iran, a Sanremo 2023

Drusilla e Pegah Moshir Pour, attivista dei diritti umani in prima fila nelle proteste in Iran, a Sanremo 2023

“Per la liberta’”. Drusilla e Pegah Moshir Pour, attivista dei diritti umani in prima fila nelle proteste in Iran, lo ripetono piu’ volte al termine del loro intervento, fianco a fianco, sul palco dell’Ariston a sostegno della lotta delle donne, dei dissidenti e di tutti coloro i quali si battono per sciogliersi dalle catene del regime.

Le parole di Pegah e Drusilla a Sanremo

“In Iran non mi sarei potuta truccare, mi avrebbero arrestato. Per poter ballare per strada si rischiano fino a 10 anni di carcere. In Iran è proibito baciarsi, e si paga con la vita il desiderio di esprimere la propria femminilità. Più di 20 milionidi persone sotto la soglia della povertà. In Iran chi è omosessuale rischia l’impiccagione”. Drusilla Foer e Pegah Moshir Pour portano sul palco di Sanremo l’Iran dei diritti negati. L’artista en travesti e l’attivista italiana di origini iraniane hanno offerto al pubblico del festival un intenso momento accendendo i riflettori sui diritti e le libertà negate nel Paese e sulla situazione delle donne iraniane, da settembre al centro di una protesta rivoluzionaria causata dall’uccisione di alcune attiviste tra cui Masha Amini, arrestata e poi uccisa dalla polizia morale del Paese. “Ma ora ho deciso che la paura non ci fa più paura, e di dare voce ad una generazione cresciuta sotto la paura in uno dei paesi più belli al mondo”, ha detto Pegah, raggiunta in scena da Drusilla con la quale, con il sottofondo della canzone ‘Baraye’ dell’artista iraniano Shervin Hajipour, ha elencato l’impressionante elenco di diritti negati agli iraniani. “Il popolo iraniano sta sacrificando con il sangue il diritto a difendere il proprio paradiso -ha aggiunto Pegah- Io vi ringrazio a nome di tutti i ragazzi iraniani perché ricordate al mondo che la musica è uno dei diritti umani”. per sciogliersi dalle catene del regime.

Chi è Pegah Moshir Pour, 33enne lucana di origine Persiana

Pegah, nel suo video di denuncia – divenuto virale online – fa riferimento a gravissimi episodi di violenza anche nei confronti dei bambini e degli studenti nelle scuole… “Non è novità. Purtroppo abbiamo visto e vediamo tutt’ora ciò che il regime fa da 44 anni. La polizia entra nelle scuole elementari, medie e superiori, sia femminili che maschili, senza alcuna distinzione. Si mette ad interrogare gli studenti per capire cosa pensino e cosa provino rispetto al regime. Se mostrano segni di disobbedienza vengono picchiati brutalmente. Alcuni di loro, soprattutto le ragazze, a seguito delle percosse sono morte per emorragia interna. È una situazione gravissima in merito alla quale non è più possibile tacere. In alcune scuole superiori femminili in cui le ragazze si rifiutavano di portare il velo, è capitato che la polizia abbia tentato di ucciderle avvelenando il cibo della mensa o rilasciando gas tossici nelle aule. Stiamo assistendo ad una vera e propria violazione dei diritti umani”. Perché tanto accanimento? “Probabilmente il regime non si aspettava così tanto coraggio da parte delle giovani generazioni. Invece i ragazzi sono coraggiosi e sono tanti, considerando che in Iran il 70% della popolazione è al di sotto dei 35 anni e, soprattutto, che sa esattamente quello che vuole e quello che non vuole più, ossia un regime che non ha scelto, qualcosa che non gli somiglia. Per non dare segni di debolezza il regime non cede davanti alla resistenza, anzi intensifica la propria violenza. Esempio ne è l’attuale taglio del gas operato in alcune città, dove le persone vengono lasciate al gelo”.
Pegah Moshir Pour, 33 anni , in una foto tratta dal suo profilo instagram
Pegah Moshir Pour, 33 anni , in una foto tratta dal suo profilo instagram
Nel suo video ha spiegato che il regime sta oscurando e disconnettendo internet al bisogno, può spiegarci meglio? “Possiamo definire l’Iran “un autoritarismo digitale”, al pari della Cina e della Russia. Il Governo iraniano oscura la libera informazione internazionale, attraverso apposite infrastrutture controllate che bloccano siti web e applicazioni ritenuti inadeguati. Il Regime sa bene che internet rappresenta un mezzo di espressione libera e, soprattutto, di denuncia, che può quindi compromettere la propria posizione. Nonostante ciò, però, vediamo bene che un questi quattro mesi il popolo è riuscito, seppur con grandi difficoltà, a condividere foto e video continuamente. Tutti i giorni circolano contenuti e testimonianze di quanto sta accadendo in Iran. Finalmente il mondo ha la possibilità di guardare in faccia il vero volto del regime della Repubblica islamica, che non è assolutamente una repubblica, piuttosto una dittatura. Il grido del popolo iraniano è una legittima protesta per la libertà, anche solo di poter postare un video o una foto su un social network e condurre la stessa vita che fanno i coetanei in altre parti del mondo”. Cosa state rischiando lei e Nilufar portando avanti la vostra importante azione di protesta online? “Quello che rischiano tutti gli iraniani che si esprimono contro il regime. Siamo sotto osservazione. Ma non abbiamo paura, perché a guidarci è il coraggio delle donne e degli uomini che si trovano in territorio iraniano e che affrontano a mani nude i Basigi (un corpo para militare addestrato solo per contenere le manifestazioni) o il Corpo dei Guardiani della rivoluzione (i Pasdaran, appunto), la cui brutalità è ormai drammaticamente nota al mondo. Il capo supremo ha definito coloro che protestano al di fuori dell’Iran “mercenari” che si vendono per sostenere manifestazioni promosse dagli Stati Uniti, principale nemico del regime. Ma, come sappiamo, il regime non si lascia intimidire, resiste ancora e anzi si alimenta della propaganda anti-americana. Ecco perché, ora più che mai, il nostro compito è quello di essere la voce degli iraniani”. Quale appello vorreste lanciare? “Chiediamo alle persone di diffondere i contenuti sulla situazione iraniana, di non smettere neanche un giorno di parlarne, perché nel momento in cui dovesse accadere il Regime potrebbe aggravare la propria azione contro il suo stesso popolo. Vi prego di non smettere di chiedere notizie sulla condizione dei prigionieri, dei giornalisti arrestati, degli intellettuali e dei giovanissimi che vengono fatti sparire nel nulla. Aiutateci ad ottenere risposte, condividete più possibile i contenuti di denuncia sull’Iran perché è veramente di vitale importanza. Dobbiamo avviare un vero e proprio movimento social, capace di raccontare la verità su una rivoluzione che, ovviamente, non riguarda il diritto di togliersi un velo dalla testa, ma di far cadere il regime e poter scegliere il proprio Governo ed il proprio futuro. Vogliamo la libertà e la democrazia. Vogliamo essere la voce degli iraniani ed insistere che i governi internazionali riconoscano il regime della Repubblica islamica come un governo illegittimo e quindi aiutino il popolo ad uscire da questo buio, dal velo che è stato messo sull’informazione, sulla scuola, sull’università. Sulla vita. Vogliamo riacquistare il nostro diritto alla libertà”.
Amadeus consegna i fiori di Sanremo all'attivista iraniana Pegah e Drusilla

Amadeus consegna i fiori di Sanremo all'attivista iraniana Pegah e Drusilla

Il discorso integrale di Pegah e drusilla Foer  a Sanremo 2023

Pegah: Buonasera a tutte ed a tutti, mi chiamo Pegah Moshir Pour Italiana di origine Iraniana, nata tra i racconti del “Libro dei Re”, cresciuta tra i versi de”La Divina Commedia”. Consulente e Attivista dei diritti umani e digitali. In Iran non sarei potuta essere così vestita e truccata e non avrei potuto parlare di diritti umani da un palcoscenico. Perché sarei stata arresta o forse addirittura uccisa. E per questo, come molte ragazze e ragazzi del mio paese, ho deciso che la paura non ci fa più paura e di dare voce ad una generazione cresciuta sotto un regime di terrore e di repressione, in uno dei paesi più belli al mondo, uno scrigno dei Patrimoni dell’Umanità. La parola Paradiso deriva dall’antico termine persiano Pardis, giardino protetto. Allora io vi chiedo: Esiste un Paradiso Forzato?
Ahimè sì…come altro si può chiamare un luogo dove il regime uccide persino i bambini? Dal 16 settembre 2022, da quando Mahsa Jina Amini, una ragazza colpevole solo di essere sospettata di non indossare in modo corretto il velo, è stata uccisa dalla polizia morale, il popolo iraniano sta sacrificando con il sangue il diritto a difendere il proprio paradiso. Io vi ringrazio a nome di tutti i ragazzi iraniani perché ricordate al mondo che la musica è un diritto umano. E per spiegare meglio il dramma che i miei coetanei stanno vivendo nel nostro paese, vorrei usare la melodia e le parole di una canzone che è diventata l’inno della rivoluzione. L’ha composta Shervin Ajipour, musicando i tweet che i ragazzi hanno scritto sulle libertà negate. Shervin per questo è stato arrestato e il suo account silenziato. La canzone si chiama Baraye che in italiano vuol dire: Per… Parte la musica e si sente la voce di Shervin, poi entra Drusilla e comincia a recitare in italiano le frasi a cui Pegah risponde dando la spiegazione. Drusilla: Per poter ballare per strada. Pegah: In Iran si rischiano fino a 10 anni di prigione se si balla per strada o si ascolta musica occidentale. Drusilla: Per paura di baciarsi. Pegah: In Iran è proibito baciarsi e stare mano nella mano con la persona che ami. Drusilla: Per mia sorella, tua sorella e le nostre sorelle. Pegah: In Iran si paga con la vita il desiderio di esprimere la propria femminilità. Drusilla: Per l’imbarazzo e la vergogna. Pegah: Più di 20 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà, senza soldi per mangiare. Drusilla: Per i bambini che perdono i loro sogni. Pegah: Sono moltissimi i bambini sfruttati, che chiedono l’elemosina e vivono raccogliendo i rifiuti. Drusilla: Per i cani innocenti proibiti. Pegah: ll regime uccide i cani sia di proprietà che di strada. Drusilla: Per queste lacrime e questo pianto ininterrotto. Drusilla: Per questo paradiso forzato. Drusilla: Per gli intellettuali imprigionati. Pegah: nella prigione di Evin ci sono più di diciottomila tra intellettuali, dissidenti e prigionieri politici che spariscono nel silenzio. Drusilla: Per i bambini rifugiati afghani. Pegah: In Iran ci sono più di 1 milione di profughi afgani, perseguitati senza possibilità di ricostruirsi una vita. Drusilla: Per sentire il senso di pace. Drusilla: Per il sorgere del sole dopo lunghe notti. Drusilla: Per la ragazza che desiderava essere un ragazzo. Pegah: In Iran essere omosessuali è punito con l’impiccagione. Drusilla: Per donna, vita, libertà. Pegah (magari dette in persiano): le parole chiave della rivoluzione. Qui riprende il canto di Shervin Insieme: Per la libertà. Per la libertà. Per la libertà. Per la libertà.