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Home » Spettacolo » Pietro Castellitto: “Bisogna trovare equilibrio fra le proprie radici e lo sperimentare percorsi nuovi”

Pietro Castellitto: “Bisogna trovare equilibrio fra le proprie radici e lo sperimentare percorsi nuovi”

Di recente ha fatto parlare di sé per una frase, "Chi è cresciuto a Roma Nord, ha fatto il Vietnam", che ha lasciato una lunga serie di meme e polemiche sul web. Ma l'attore e scrittore ha spiegato in un'intervista a Fanpage: "È subentrata l'invidia sociale, opposta alla lotta di classe, perché presuppone che ci sia un nemico fuori che ci serve per non chiarirci tra di noi, nella nostra intimità. Il paradosso è che quella frase lì era legata a una certa ferocia di Roma Nord, un certo classismo, la difficoltà di instaurare rapporti sinceri sotto lo stesso tetto". Così, invece, Piero Castellitto si racconta a Luce! 

Francesco Bocchini
16 Dicembre 2021
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Qualcuno lo ha definito “l’enfant prodige” del cinema italiano, dove ha cominciato a recitare fin dai 13 anni. Ma ultimamente Pietro Castellitto, classe ’91, sta provando ad affermarsi come artista a 360 gradi: non solo come attore sul grande e sul piccolo schermo, dove ha interpretato Francesco Totti nella miniserie televisiva “Speravo de morì prima“, ma pure come scrittore. Una passione, questa, dalla quale è scaturito “I predatori“, la sua prima fatica cinematografica da regista e sceneggiatore, e “Gli Iperborei“, il romanzo uscito nello scorso ottobre, presentato da Castellitto in occasione della rassegna Pecci Books a Prato.
“Ho iniziato a scriverlo nel dicembre 2018, poi mi sono dovuto fermare perché dovevo realizzare I predatori. La storia che avevo in mente doveva essere scritta: raccontare i rapporti psicologici che legano i personaggi in un prodotto audiovisivo sarebbe stato ridondante. Il libro – continua – parla di un gruppo di ragazzi di quasi trent’anni, che si conoscono fin da bambini e che ora vagano nei meandri di una vita dorata. Vita dalla quale in qualche modo vogliono evadere. La voce narrante è di Poldo, uno scrittore, che legge parti del volume che poi pubblicherà, grazie alle quali scopriamo anche l’infanzia dei personaggi. È stato un modo per fare i conti con la nostalgia della mia gioventù“.

Gioventù nella quale si è dovuto confrontare con l’onere e l’onore di essere figlio di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini

“Ho provato a lavorare in altri ambiti, ma sentivo che non potevo non scrivere. E così ho cercato di declinare la scrittura nei modi che quest’epoca ti mette a disposizione, e quindi anche attraverso il cinema. Se hai del talento, un cognome importante a un certo punto rischia di diventare controproducente, ma ti sprona anche a voler raggiungere degli obiettivi velocemente, bruciando le tappe e slegandoti così da quella che è stata la carriera dei tuoi genitori”.

Ha parlato di scrittura, eppure lei nasce come attore e ultimamente si è dato anche alla regia. In quale forma artistica si sente più a suo agio?

“Scelgo la scrittura, perché ti dà la possibilità di capire fin dove sei in grado di pensare. Realizzare un bel libro è, però, molto più difficile che fare un bel film. Sicuramente in futuro mi dedicherò maggiormente al cinema, che vedo come un vero e proprio mestiere. Farò film anche quando non ne avrò voglia, sia da attore che da regista. I romanzi li scriverò invece solamente quando me la sentirò”.

Il cinema è stato parte di lei fin da giovanissimo, quando ha lavorato per suo padre nel film “Non ti muovere”. Com’è stato condividere il set con lui?

“Lavorare per conto proprio è assolutamente consigliabile in questi casi. Ma quando scegli un mestiere che erediti dai tuoi genitori, è altrettanto sano cominciare nella ‘bottega di famiglia’. Bisogna trovare il giusto equilibrio fra il riconoscere le proprie radici e lo sperimentare percorsi nuovi”.

A proposito di percorso. Il suo l’ha portata, da romano e romanista, a interpretare un tuo grande idolo come Totti

“Ho avuto la fortuna di conoscere bene Francesco. Avevo il suo poster in camera e mi ricordo che generava delle emozioni che difficilmente gli artisti riescono a generare nelle persone. Con le sue gesta ha formato parte del mio immaginario. L’ho sempre visto come un uomo e quando mi hanno affidato il ruolo ho capito di essere diventato adulto. Una presa di coscienza che definirei positiva”.

 

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Qualcuno lo ha definito "l'enfant prodige" del cinema italiano, dove ha cominciato a recitare fin dai 13 anni. Ma ultimamente Pietro Castellitto, classe '91, sta provando ad affermarsi come artista a 360 gradi: non solo come attore sul grande e sul piccolo schermo, dove ha interpretato Francesco Totti nella miniserie televisiva "Speravo de morì prima", ma pure come scrittore. Una passione, questa, dalla quale è scaturito "I predatori", la sua prima fatica cinematografica da regista e sceneggiatore, e "Gli Iperborei", il romanzo uscito nello scorso ottobre, presentato da Castellitto in occasione della rassegna Pecci Books a Prato. "Ho iniziato a scriverlo nel dicembre 2018, poi mi sono dovuto fermare perché dovevo realizzare I predatori. La storia che avevo in mente doveva essere scritta: raccontare i rapporti psicologici che legano i personaggi in un prodotto audiovisivo sarebbe stato ridondante. Il libro – continua – parla di un gruppo di ragazzi di quasi trent'anni, che si conoscono fin da bambini e che ora vagano nei meandri di una vita dorata. Vita dalla quale in qualche modo vogliono evadere. La voce narrante è di Poldo, uno scrittore, che legge parti del volume che poi pubblicherà, grazie alle quali scopriamo anche l'infanzia dei personaggi. È stato un modo per fare i conti con la nostalgia della mia gioventù". Gioventù nella quale si è dovuto confrontare con l'onere e l'onore di essere figlio di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini "Ho provato a lavorare in altri ambiti, ma sentivo che non potevo non scrivere. E così ho cercato di declinare la scrittura nei modi che quest'epoca ti mette a disposizione, e quindi anche attraverso il cinema. Se hai del talento, un cognome importante a un certo punto rischia di diventare controproducente, ma ti sprona anche a voler raggiungere degli obiettivi velocemente, bruciando le tappe e slegandoti così da quella che è stata la carriera dei tuoi genitori". Ha parlato di scrittura, eppure lei nasce come attore e ultimamente si è dato anche alla regia. In quale forma artistica si sente più a suo agio? "Scelgo la scrittura, perché ti dà la possibilità di capire fin dove sei in grado di pensare. Realizzare un bel libro è, però, molto più difficile che fare un bel film. Sicuramente in futuro mi dedicherò maggiormente al cinema, che vedo come un vero e proprio mestiere. Farò film anche quando non ne avrò voglia, sia da attore che da regista. I romanzi li scriverò invece solamente quando me la sentirò". Il cinema è stato parte di lei fin da giovanissimo, quando ha lavorato per suo padre nel film "Non ti muovere". Com'è stato condividere il set con lui? "Lavorare per conto proprio è assolutamente consigliabile in questi casi. Ma quando scegli un mestiere che erediti dai tuoi genitori, è altrettanto sano cominciare nella 'bottega di famiglia'. Bisogna trovare il giusto equilibrio fra il riconoscere le proprie radici e lo sperimentare percorsi nuovi". A proposito di percorso. Il suo l'ha portata, da romano e romanista, a interpretare un tuo grande idolo come Totti "Ho avuto la fortuna di conoscere bene Francesco. Avevo il suo poster in camera e mi ricordo che generava delle emozioni che difficilmente gli artisti riescono a generare nelle persone. Con le sue gesta ha formato parte del mio immaginario. L'ho sempre visto come un uomo e quando mi hanno affidato il ruolo ho capito di essere diventato adulto. Una presa di coscienza che definirei positiva".  
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