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Home » Spettacolo » Fare cinema rispettando l’ambiente? Con “Eco Set” applicato a “Ghiaccio” l’utopia diventa realtà

Fare cinema rispettando l’ambiente? Con “Eco Set” applicato a “Ghiaccio” l’utopia diventa realtà

Eco Set è un rivoluzionario modello nella produzione di film rendendo ecosostenibile il set cinematografico. Ideato e progettato dalla casa di produzione tv “La Casa Rossa” e da “Tenderstories”, Si tratta di un vero e proprio “campione zero” sperimentato col film Ghiaccio

Ettore Maria Colombo
1 Ottobre 2021
epa09485553 Swedish climate activist Greta Thunberg delivers a speech at the Fridays For Future global climate action day in Berlin, Germany, 24 September 2021. Climate activists of Fridays For Future call for socially fair and consistent measures to limit climate heating to 1.5 degrees Celsius ahead of German federal elections, that take place on 26 September 2021. The young activists are planning hundreds of protests and demonstrations worldwide during a 'climate strike' on 24 September 2021.  EPA/FILIP SINGER

epa09485553 Swedish climate activist Greta Thunberg delivers a speech at the Fridays For Future global climate action day in Berlin, Germany, 24 September 2021. Climate activists of Fridays For Future call for socially fair and consistent measures to limit climate heating to 1.5 degrees Celsius ahead of German federal elections, that take place on 26 September 2021. The young activists are planning hundreds of protests and demonstrations worldwide during a 'climate strike' on 24 September 2021. EPA/FILIP SINGER

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Nei film il clima ha preso il posto degli alieni…

È possibile realizzare un film ‘eco-sostenibile’? Sembra un film di fantascienza, non lo è. Vediamo – anche se ormai più stando seduti comodamente sul ‘divano’ di casa, grazie alle tante produzioni che, durante e dopo la pandemia, vanno ‘in onda’ sui canali generalisti e satellitari – film avveniristici, o futuristici, o distopici, in cui l’ambiente – e il suo degrado, il suo dolore, il suo degradamento verso mondi sempre peggiori – sono ‘protagonisti’ di film, serie tv, home video, molto di più dei ‘cattivi’ alieni o marziani di cui hanno, ormai, preso il posto, nella scala delle ‘paure’ del nostro tempo, l’alba del Terzo Millennio. E’ il clima – e il cambiamento climatico, e il suo continuo, drammatico, perenne peggioramento – a essere diventato il nostro vero incubo quotidiano. Altro che ‘alieni’ o marziani. Del resto, anche nel remake di un geniale e distopico film come ‘Dune’, da poco al cinema, è proprio un ambiente ‘corrotto’ il vero ‘Nemico’.

Un film può (e deve) essere ‘eco-sostenibile’

Ma se questa è non la Fantascienza, ma la Realtà, non ci chiediamo mai se un film possa – e ‘debba’ – essere sostenibile non solo economicamente, come è giusto che sia, ma anche dal punto di vista dell’ambiente. Eppure, ormai, per necessità o per virtù, tutte le grandi aziende – statali e private – investono in progetti green ed ecosostenibili. Perché il cinema no?

Perché, ovviamente, costa, ma non solo anche per la mancanza di una ‘cultura’ dell’ambiente che avrà pure conquistato migliaia di giovani, grazie a Greta Thunberg, e non solo a lei, e anche tanti ‘Potenti’ della Terra (Capi di Stato e di Governo, Ue, Usa, all’appello manca, di fatto, solo la Cina e, in parte la Russia e l’India…), ma che non riesce a ‘conquistare’ le grandi major hollywoodiane come pure le grandi case editrici di film, home video, serie tv, etcetera, etcetera.

Eppure, direbbe Gene Wilder in ‘Frankestein junior’, “si può fare!” e ora vi dimostriamo come.

Il progetto “Eco set” di “Casa La Rossa” e “Tenderstories”

Il progetto “Eco set”, presentato a Roma, ha lo scopo di rispondere affermativamente alla domanda, curando la realizzazione ‘eco’ di una produzione prima, durante e dopo le riprese.

“Eco set” è, infatti, un nuovo e innovativo modello nella produzione e realizzazione di film (e non solo) e fornisce delle ‘linee guida’ per rendere ecosostenibile il set cinematografico. Ideato e progettato dalla casa di produzione tv “La Casa Rossa” e da “Tenderstories”, si può definire come un “campione zero” (il che ricorda molto da vicini il ‘paziente zero’ dei film sui virus…), cioè come il punto di partenza per il raggiungimento di nuovi standard applicabili al mondo del cinema e della produzione di cinema,

Il progetto pilota “Eco set” – progetto che la Luiss Business School ha osservato e accompagnato da un punto di vista scientifico – rappresenta di sicuro il frutto di un percorso di innovazione, sia manageriale sia sociale. Il passaggio fondamentale e basilare è quello di formare il personale del mondo del cinema e di educarlo alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente che ci circonda. Ma come si fa? Attraverso una gestione controllata delle risorse, limitando gli sprechi, applicando una corretta differenziazione dei rifiuti, limitando tutti quei materiali e strumenti ad alto inquinamento che rendono ‘non ecologico’ un film o una serie tv.

La troupe di Ghiaccio

Il progetto pilota: “Ghiaccio” e i suoi importanti partner

Belle parole, si potrebbe dire, ma la pratica? Eccola. Il modello “Eco Set” è stato già applicato nella produzione del film “Ghiaccio” di Alessio de Leonardis e Fabrizio Moro, grazie agli investimenti di una serie di importanti partner come Coni, Fastweb, Luiss, MakeGreen, Sant’Anna e Renexia Recharges, società del Gruppo Renexia. Inoltre, viene spiegato nella conferenza stampa, “All’interno della produzione del film “Ghiaccio”, MakeGreen ha contribuito al progetto Eco set col cosiddetto BIO-Catering”.

Il Bio-Catering: sul set ‘a chilometro zero’…

Ma cosa intendiamo per Bio-Catering? Si tratta di un catering che utilizza soltanto materie prime biologiche e equosolidali o a ‘chilometro zero’, carni da allevamento non intensivi, packaging bio-compostabile, porzioni corrette per evitare lo spreco alimentare, menu studiato per avere un impatto ambientale minimo rispetto ai menu standard a cui siamo abitua4 sui set”, ha spiegato Beniamino Giampaolo, ceo di MakeGreen.

Sponsor green 

I pareri dei fondamentali sponsor sono entusiasti. Acqua Sant’Anna spiega che “si è sempre distinta in soluzioni ecosostenibili: in primis il lancio di Bio Bolle, la prima bottiglia di acqua minerale 100% vegetale, una speciale bottiglia prodotta con il biopolimero IngeoTM di origine vegetale, che si dissolve in meno di 80 giorni nei siti di compostaggio industriale”: è la bottiglietta proprio utilizzata nella produzione di “Ghiaccio”, riducendo al minimo il consumo di plastica”. Fastweb dice di “essere felice di supportare con il Coni un progetto ambizioso che accomuna due grandi passioni di Fastweb, la sostenibilità e lo sport. Con questa sponsorizzazione desideriamo sostenere nuovi modelli di sostenibilità ambientale che ci auguriamo possano trovare una completa attuazione in virtù delle loro caratteristiche fortemente innovative”, dice Anna Lo Iacono, senior manager of sustainability di Fastweb.

“Abbiamo aderito a questo progetto perché ci ha convinto dall’inizio”, spiega Andrea Porchera, responsabile relazioni istituzionali del Gruppo Renexia. “In un momento di ripresa e ripartenza generale, vogliamo dare un segnale positivo e contribuire a quest’opera realizzata con un’attenzione par4colare alla sostenibilità. L’idea del set a basso impatto è in linea con la nostra filosofia che prevede la progettazione e gestione di impianti energetici da fonti rinnovabili nel massimo rispetto dell’ambiente”.

La Casa Rossa: produrremo solo film green

“In questa fase storica la crisi ambientale deve rimanere un monito nell’agire di tutti i giorni; cosciente di questo, La Casa Rossa ha deciso di gestire il set del suo primo film e di quelli futuri, con uno sguardo tutto green, nella speranza che non sia l’unica, ma di ispirazione per altre realtà”. In fondo, il Futuro non è così lontano da noi. Con un po’ di rispetto per l’ambiente (e per il clima) in più potrebbe persino non diventare ‘distopico’.

 

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Nei film il clima ha preso il posto degli alieni… È possibile realizzare un film ‘eco-sostenibile’? Sembra un film di fantascienza, non lo è. Vediamo – anche se ormai più stando seduti comodamente sul ‘divano’ di casa, grazie alle tante produzioni che, durante e dopo la pandemia, vanno ‘in onda’ sui canali generalisti e satellitari – film avveniristici, o futuristici, o distopici, in cui l’ambiente - e il suo degrado, il suo dolore, il suo degradamento verso mondi sempre peggiori – sono ‘protagonisti’ di film, serie tv, home video, molto di più dei ‘cattivi’ alieni o marziani di cui hanno, ormai, preso il posto, nella scala delle ‘paure’ del nostro tempo, l’alba del Terzo Millennio. E’ il clima – e il cambiamento climatico, e il suo continuo, drammatico, perenne peggioramento – a essere diventato il nostro vero incubo quotidiano. Altro che ‘alieni’ o marziani. Del resto, anche nel remake di un geniale e distopico film come ‘Dune’, da poco al cinema, è proprio un ambiente ‘corrotto’ il vero ‘Nemico’. Un film può (e deve) essere ‘eco-sostenibile’ Ma se questa è non la Fantascienza, ma la Realtà, non ci chiediamo mai se un film possa – e ‘debba’ - essere sostenibile non solo economicamente, come è giusto che sia, ma anche dal punto di vista dell’ambiente. Eppure, ormai, per necessità o per virtù, tutte le grandi aziende – statali e private – investono in progetti green ed ecosostenibili. Perché il cinema no? Perché, ovviamente, costa, ma non solo anche per la mancanza di una ‘cultura’ dell’ambiente che avrà pure conquistato migliaia di giovani, grazie a Greta Thunberg, e non solo a lei, e anche tanti ‘Potenti’ della Terra (Capi di Stato e di Governo, Ue, Usa, all’appello manca, di fatto, solo la Cina e, in parte la Russia e l’India…), ma che non riesce a ‘conquistare’ le grandi major hollywoodiane come pure le grandi case editrici di film, home video, serie tv, etcetera, etcetera. Eppure, direbbe Gene Wilder in ‘Frankestein junior’, “si può fare!” e ora vi dimostriamo come. Il progetto “Eco set” di “Casa La Rossa” e “Tenderstories” Il progetto “Eco set”, presentato a Roma, ha lo scopo di rispondere affermativamente alla domanda, curando la realizzazione ‘eco’ di una produzione prima, durante e dopo le riprese. “Eco set” è, infatti, un nuovo e innovativo modello nella produzione e realizzazione di film (e non solo) e fornisce delle ‘linee guida’ per rendere ecosostenibile il set cinematografico. Ideato e progettato dalla casa di produzione tv “La Casa Rossa” e da “Tenderstories”, si può definire come un “campione zero” (il che ricorda molto da vicini il ‘paziente zero’ dei film sui virus…), cioè come il punto di partenza per il raggiungimento di nuovi standard applicabili al mondo del cinema e della produzione di cinema, Il progetto pilota “Eco set” – progetto che la Luiss Business School ha osservato e accompagnato da un punto di vista scientifico – rappresenta di sicuro il frutto di un percorso di innovazione, sia manageriale sia sociale. Il passaggio fondamentale e basilare è quello di formare il personale del mondo del cinema e di educarlo alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente che ci circonda. Ma come si fa? Attraverso una gestione controllata delle risorse, limitando gli sprechi, applicando una corretta differenziazione dei rifiuti, limitando tutti quei materiali e strumenti ad alto inquinamento che rendono ‘non ecologico’ un film o una serie tv.
La troupe di Ghiaccio
Il progetto pilota: “Ghiaccio” e i suoi importanti partner

Belle parole, si potrebbe dire, ma la pratica? Eccola. Il modello “Eco Set” è stato già applicato nella produzione del film “Ghiaccio” di Alessio de Leonardis e Fabrizio Moro, grazie agli investimenti di una serie di importanti partner come Coni, Fastweb, Luiss, MakeGreen, Sant’Anna e Renexia Recharges, società del Gruppo Renexia. Inoltre, viene spiegato nella conferenza stampa, “All’interno della produzione del film “Ghiaccio”, MakeGreen ha contribuito al progetto Eco set col cosiddetto BIO-Catering”.

Il Bio-Catering: sul set ‘a chilometro zero’… Ma cosa intendiamo per Bio-Catering? Si tratta di un catering che utilizza soltanto materie prime biologiche e equosolidali o a ‘chilometro zero’, carni da allevamento non intensivi, packaging bio-compostabile, porzioni corrette per evitare lo spreco alimentare, menu studiato per avere un impatto ambientale minimo rispetto ai menu standard a cui siamo abitua4 sui set”, ha spiegato Beniamino Giampaolo, ceo di MakeGreen. Sponsor green  I pareri dei fondamentali sponsor sono entusiasti. Acqua Sant’Anna spiega che “si è sempre distinta in soluzioni ecosostenibili: in primis il lancio di Bio Bolle, la prima bottiglia di acqua minerale 100% vegetale, una speciale bottiglia prodotta con il biopolimero IngeoTM di origine vegetale, che si dissolve in meno di 80 giorni nei siti di compostaggio industriale”: è la bottiglietta proprio utilizzata nella produzione di “Ghiaccio”, riducendo al minimo il consumo di plastica”. Fastweb dice di “essere felice di supportare con il Coni un progetto ambizioso che accomuna due grandi passioni di Fastweb, la sostenibilità e lo sport. Con questa sponsorizzazione desideriamo sostenere nuovi modelli di sostenibilità ambientale che ci auguriamo possano trovare una completa attuazione in virtù delle loro caratteristiche fortemente innovative”, dice Anna Lo Iacono, senior manager of sustainability di Fastweb. “Abbiamo aderito a questo progetto perché ci ha convinto dall’inizio”, spiega Andrea Porchera, responsabile relazioni istituzionali del Gruppo Renexia. “In un momento di ripresa e ripartenza generale, vogliamo dare un segnale positivo e contribuire a quest’opera realizzata con un’attenzione par4colare alla sostenibilità. L’idea del set a basso impatto è in linea con la nostra filosofia che prevede la progettazione e gestione di impianti energetici da fonti rinnovabili nel massimo rispetto dell’ambiente”. La Casa Rossa: produrremo solo film green “In questa fase storica la crisi ambientale deve rimanere un monito nell’agire di tutti i giorni; cosciente di questo, La Casa Rossa ha deciso di gestire il set del suo primo film e di quelli futuri, con uno sguardo tutto green, nella speranza che non sia l’unica, ma di ispirazione per altre realtà”. In fondo, il Futuro non è così lontano da noi. Con un po’ di rispetto per l’ambiente (e per il clima) in più potrebbe persino non diventare ‘distopico’.  
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