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"Rispettabili cittadine", il corto sul Catcalling che ci insegna come (non) rispondere alle molestie per strada

di MARIANNA GRAZI -
21 aprile 2021
Schermata 2021-04-21 alle 18.53.45

Schermata 2021-04-21 alle 18.53.45

Vestirsi provocanti? È peccato. Rispondere ai fischi o ai complimenti per strada? Solo con un sorriso pudico e mai ammiccante o malizioso. Sono alcuni degli ironici insegnamenti sul catcalling che Carolina De' Castiglioni, nelle vesti di educatrice, impartisce a un gruppo di ragazzine durante la lezione di educazione civica.

L'attrice-autrice del cortometraggio accompagna il video sui social con un lungo messaggio, in cui racconta che l'idea è nata da una molestia che lei stessa ha subìto. "Due anni fa, verso le 10 del mattino, passeggiavo tranquillamente per strada. Un signore sulla 50ina mi ha bloccato la strada e mi ha detto: "Non oso immaginare che meraviglia hai in mezzo alle cosce" - racconta la sceneggiatrice 24enne - Mi ha lasciata senza parole. Ho pensato a lungo se raccontarlo o meno, io che solitamente non ho problemi ad aprirmi su questi temi. Recentemente però ho capito che il modo migliore di parlare di molestie per strada, anche a chi non vuole parlare, è mostrando i danni che può provocare. Con "Rispettabili Cittadine" ci abbiamo provato". Un corto surreale e provocatorio, che racconta di un mondo assurdo (o quasi) in cui alcune giovani studentesse imparano a rispondere educatamente ai ‘complimenti’ che vengono loro indirizzati da sconosciuti per strada. La professoressa le interroga sulle norme fondamentali del 'buon costume', e insegna loro che gli uomini non riescono a trattenere i propri istinti (boys will be boys) e quindi non c’è da scomporsi se alcuni di loro fischiano o urlano frasi spinte per strada. Perché la colpa, in quel caso, è delle ragazze. Che si vestono in modo provocante e 'si cercano' quei commenti volgari. Quindi no ai vestiti corti ma anche a quelli lunghi, che possono ricordare una camicia da notte e lasciano scoperte le caviglie, 'punto debole di molti uomini'. "La provocazione è soggettiva -spiega la docente- perché non sappiamo cosa possa attirare l'attenzione del sesso maschile, anche una tuta larga può esserlo”. Quindi le donne devono tenere presente che i loro atteggiamenti provocatori rendono l'uomo la vera vittima. E le studentesse annuiscono convinte. Quella che appare sullo schermo è una realtà estrema, che però è esistita realmente fino a poco tempo fa e, purtroppo, per alcuni esiste ancora. Un corto che racchiude una serie di stereotipi sul catcalling, come spostare la responsabilità dall'aggressore alla vittima (victim blaming) o lo scusare il colpevole perché preda di impulsi “che fanno parte della virilità maschile”. Lasciando la finzione, nell'ultima parte del video, vengono esplicitate espressioni volgari che, in media, l’80% delle ragazze italiane sotto i 17 anni si sente dire per strada, spesso quando è sola. Perché nella nostra società le ragazze vengono ancora istruite a evitare che succedano eventi spiacevoli o a difendersi. Il progetto di Carolina De' Castiglioni, realizzato in collaborazione con Wannabesafe e Catcalls of Milan, ha un obiettivo ben preciso: far sì che il catcalling diventi un reato anche in Italia. Perché, come dice la stessa autrice, che ha lanciato una raccolta firme a favore del provvedimento, "È vero. Da un giorno all’altro non cambierà nulla. Ma in un paio di anni, tre, quattro, forse sì. E chi ben comincia è già a metà dell’opera".