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Roberta Torre, quella 'Strana carne' fra le righe: "Ecco perché le brave ragazze si innamorano dei mascalzoni"

Regista e sceneggiatrice, la 59enne ha esordito nella narrativa con un romanzo dai toni pulp: "Inoltre ho realizzato un documentario su 7 transessuali bolognesi per denunciare un'ingiustizia che pochissimi sanno"

di GIOVANNI BOGANI -
28 agosto 2022
Roberta Torre

Roberta Torre

Quella di Roberta Torre è una presenza davvero unica nel panorama del cinema e, più in generale, della cultura italiana. Donna libera, forte, «pop» e d’autore insieme. Milanese innamorata della Sicilia, e finita a vivere in un altro luogo che ama, la Toscana. Nel 1997, Roberta Torre sconvolgeva tutti con i toni leggeri, ironici, coloratissimi di Tano da morire, il primo film capace di ironizzare sulla mafia: film premiato a Venezia, ai David, ai Nastri d’argento. Nel 2000, Roberta ha girato un musical ambientato fra gli immigrati africani sbarcati in Sicilia, e lo ha chiamato Sud Side Stori. Non c’è solo gioco, non c’è solo ironia. In un lungo film/intervista, raccoglie il racconto di Pino Pelosi, Pino la rana: l’uomo riconosciuto colpevole dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini.
Regista e sceneggiatrice, Roberta Torre ha 59 anni

Regista e sceneggiatrice, Roberta Torre ha 59 anni

Questa primavera, Roberta Torre ha esordito nella narrativa con un romanzo molto pulp, Strana carne, edito da Fandagno. Roberta, ha dato alle stampe un thriller erotico e surrealista: a volte, sfiora le atmosfere dei film di David Lynch. "Sì: racconto una storia alla Bonnie and Clyde: una ragazza che si innamora di un uomo che è un malvivente, sicuramente pericoloso, probabilmente un assassino, ma da cui lei si sente immediatamente attratta", spiega l'autrice. Nel libro lo descrive come "un balordo che sapeva di fieno e birra"…
Roberta Torre ha esordito nella narrativa con un romanzo molto pulp, Strana carne, edito da Fandagno

Roberta Torre ha esordito nella narrativa con un romanzo molto pulp, Strana carne, edito da Fandagno

"E’ l’occasione che lei vede per fuggire dalla madre, dai codici della borghesia. Quest’uomo rappresenta l’irrompere della violenza, ma anche di una energia nuova nella vita di lei. Lei è una Bonnie che aspettava il suo Clyde". Con una svolta della narrazione, i due approdano in una sorta di albergo misterioso, in cui ogni ospite sembra celare dei segreti. «I segreti sono molto importanti: sono la cosa che mi affascina di più delle persone. Ognuno dei personaggi del libro vive rimuovendo e rivivendo segreti. La pensione in cui li colloco è l’hotel di  Shining in versione campagnola". La protagonista subisce il fascino del criminale… "Il criminale, che lo si voglia o no, ha un suo fascino nei confronti dell’essere umano. Perché fa esplodere tutto il castello delle convenzioni borghesi". Che cosa le ha dato, in più, la scrittura del romanzo?

Regista e sceneggiatrice, Roberta Torre ha 59 anni

"La gioia indescrivibile di poter fare tutto quello che vuoi. Non devi preoccuparti se una scena è realizzabile, quanto costerebbe girarla, tutti questi problemi che vincolano chi scrive per il cinema. Poi, magari, adesso che è scritta può darsi che diventi anche una sceneggiatura per un film". E a proposito di film, a che punto è Mi fanno male i capelli, il suo film su Monica Vitti con Alba Rohrwacher e Filippo Timi? "Abbiamo finito di girare, e abbiamo già creato un primo montaggio. È un film che racconta la perdita della memoria che Monica Vitti ha sofferto. Alba rivive tutti i personaggi della Vitti, è come se abitasse tutti i suoi film: La notte, L’avventura, Teresa la ladra… Ma si vedranno anche veri spezzoni dei film della Vitti. Abbiamo avuto accesso a un repertorio immenso". Filippo Timi che ruolo interpreta?

Filippo Timi (nella foto accanto a Francesco Scianna nel film 'Il filo invisibile' di Marco Simon Puccioni) interpreta il ruolo dell'uomo che è stato accanto a Monica Vitti per 30 anni in 'Mi fanno male i capelli' di Roberta Torre

"Quello dell’uomo che le è stato accanto per trent’anni. Nella finzione del film, quest’uomo comprende che Monica ritrova vita solo dentro i suoi personaggi, e gioca insieme a lei questo ‘gioco’, per riuscire a entrare nella sua mente, nella sua vita". Che cosa ha reso Monica Vitti così speciale, secondo lei? "La sua capacità di entrare dentro ruoli di donne diversissime, con una enorme sensibilità femminile". Ha anche girato un documentario su sette transessuali bolognesi, Le favolose "Sì: racconto la storia di sette amiche trans che si ritrovano per una seduta spiritica, per ritrovare il rapporto con una delle loro compagne, morta. Non tutti sano che al momento della morte molte trans vengono vestite da uomo, dalle famiglie di origine, e seppellite con il loro nome maschile sulla tomba. Di loro, della loro identità femminile, dell’identità che si erano scelte, non resta nulla. Il senso – crudele, orribile – di questa pratica è: io, famiglia, mi riprendo il tuo corpo e la tua identità. E di te non resta nulla. Questo è un film contro questa violenza perpetrata dopo la morte di queste persone".