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Rula Jebreal dice no a Propaganda Live: "Sette ospiti, solo una donna. Declino l'invito"

di CAMILLA PRATO -
18 maggio 2021
Schermata 2021-05-18 alle 18.46.49

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In questi giorni è stato il tema caldo che ha acceso numerose discussioni, soprattutto sui social network. Parliamo del rifiuto di Rula Jebreal, nota giornalista e scrittrice palestinese, con cittadinanza israeliana e italiana, a partecipare alla trasmissione di La7 Propaganda Live.

Jebreal avrebbe dovuto esprimersi in merito alla crisi israelo-palestinese ma ha rinunciato dopo aver visto che, nel consueto tweet del programma dove anticipa temi e partecipanti della puntata, il suo nome era inserito in una lista comprendente altri 7 ospiti, tutti di sesso maschile. Lei stessa ha voluto affidare a Twitter la sua opinione: "7 ospiti… solo una donna. Come mai? Con rammarico devo declinare l’invito, come scelta professionale non partecipo a nessun evento che non implementa la parità e l’inclusione".

Diego Bianchi, conduttore ed ideatore del programma, ha risposto difendendo la trasmissione: "Abbiamo capito, una volta per tutte, che lei non conosce questa trasmissione che, con tutte le difficoltà e gli errori fatti negli anni, ha vinto il 'Diversity award' proprio perché rappresenta tutte le diversità". In effetti, il suo approccio informale, il punto di vista dichiarato e la capacità di instaurare un rapporto diretto e sincero con gli intervistati, è proprio ciò che piace agli spettatori. Insomma, colpisce la sensibilità e l'umanità con la quale tratta i temi più disparati. "La nostra forma mentis – prosegue – consiste nell'invitare una donna o un uomo perché competenti, per la loro storia, perché scegliamo i migliori per parlare di quella determinata cosa. Non avevamo chiamato Rula perché donna ma perché, visto quello che sta succedendo, ci sembrava la giornalista, la persona adatta. Il risultato è che non ci sarà nessuno a parlare di Palestina con quel pensiero e quel ragionamento che volevamo condividere".

Ma la risposta del presentatore non ha convinto Jebreal, che ribadisce: "Il problema della sotto rappresentanza in Italia nella politica, nell'economia, nei media...ovunque, segnala che la competenza non basta".  È da sottolineare infatti come spesso non ci si accorga di essere immersi in contesti in cui il maschilismo effettivamente si manifesta. Basti pensare che, stando a quanto riportato dalla pagina Facebook "Le donne contano" nel giugno del 2020, nei principali talk show italiani (Propaganda Live, Carta Bianca, Piazza Pulita, Non è l’Arena, Diritto e Rovescio, Petrolio, Otto e mezzo) c'è una scarsa presenza femminile. Le donne ospiti sono in media il 32%, contro il 68% degli uomini.

Una ricerca condotta dall’Osservatorio di Pavia ha inoltre rilevato che le donne sono complessivamente marginalizzate sui media italiani, non solo quando fanno notizia, ma anche quando le scrivono. Sulle prime pagine dei quotidiani, le firme femminili sono il 20% rispetto all’80% di quelle maschili. Sempre secondo l’Osservatorio, gli uomini rappresentano il 63,7% degli ospiti delle trasmissioni, contro un 36,3% di donne. Le politiche intervistate sono il 18,1%, le portavoce il 22% dei casi. Ma se la politica è legata in qualche modo all’attribuzione di un ruolo che passa per una nomina a una carica ufficiale, le esperte sono molto più numerose. Eppure rappresentano solo il 24,8% delle ospiti dei programmi Rai.

A rendere i dati ancora più sconcertanti è il fatto che le donne non solo sono la minoranza, ma sono quasi sempre attrici, conduttrici, o musiciste, piuttosto che scienziate o politiche. Ci sono poche donne con una alta visibilità che non siano 'giovani e belle'. Ciò rende difficile considerarle come qualcosa di diverso da un mero oggetto di scena invece che portatrici di contenuti intellettualmente stimolanti ed interessanti – basti prendere, per esempio, il caso di Giovanna Botteri, corrispondente della Rai di lunga data, professionista impeccabile, messa in ridicolo da svariate trasmissioni perché considerata 'non pettinata e vestita non adeguatamente durante un collegamento'.

L'abitudine ad una società patriarcale maschile dominante nel discorso politico, culturale ed economico è molto difficile da smantellare, anche per chi maschilista non è. Sono però proprio i pregiudizi e la rappresentazione stereotipata delle donne che ne rendono invisibile l’autorevolezza e la competenza.