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Home » Spettacolo » Sandra Milo, 90 anni da icona. “Chi l’ha detto che la vita finisce con la terza età?”

Sandra Milo, 90 anni da icona. “Chi l’ha detto che la vita finisce con la terza età?”

L'attrice festeggia il compleanno: "Sono strafelice di essere arrivata in discreta forma fisica e con la mente lucida a questo traguardo. Spero di diventare una centenaria"

Barbara Berti
11 Marzo 2023
Sandra Milo compie 90 anni (Instagram)

Sandra Milo compie 90 anni (Instagram)

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Sandra Milo compie 90 anni. “Chi l’ha detto che la vita finisca con la terza età? Io no davvero!” scrive l’icona del cinema italiano nata a Tunisi l’11 marzo 1933. L’attrice è ora protagonista del reality “Quelle Brave Ragazze 2”, in onda su Sky dove, insieme a Mara Maionchi e Marisa Laurito, affronta un avventuroso viaggio on the road. E per il suo compleanno posta proprio un video relativo a un momento della tappa in Marocco per ricordare che la l’età è solo un fatto anagrafico. Il post, ovviamente, fa il pieno di ‘cuoricini’ e commenti. “Auguri splendida donna” scrive Paola Turci, “Perché tu sei un vero esempio da seguire” sono le parole della cantante Mietta.

 

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Un post condiviso da Sandra Milo (@sandramiloreal)

Sempre per festeggiare il compleanno con i fan – a conferma che i social sono utilizzati a ogni età – la Milo posta una foto con la torta. “Nella smorfia napoletana il numero 90 rappresenta la paura ma a me non incute nessun terrore” scrive l’attrice. E prosegue: “Anzi sono strafelice di esser arrivata in discreta forma fisica e con la mente lucida a questo traguardo e, a Dio piacendo, spero di diventare una centenaria come ce ne sono tante in Italia. E adesso sommergetemi di auguri (se vi va)!”. Ovviamente i suoi follower e amici non si sono fatti attendere. Orietta Berti le manda una lunga sequenza di cuori e gli auguri più cari, “la tua dolcezza e la tua ironia, la tua sensibilità e la tua bellezza sono un grande esempio” sono le parole di Laura Pausini. Auguri ‘stellari’ da Valeria Marini, “auguroni meravigliosa donna, unica, irripetibile” scrive Alba Parietti mentre Vladimir Luxuria le ricorda che è “sempre dolce come quella torta”. E la lista di auguri continua con Maria Grazia Cucinotta, Pamela Prati, Nina Soldano, Paolo Conticini, Paola Perego, Eleonora Giorgi, Alberto Matano (che l’aspetta lunedì 13 marzo a ‘La vita in diretta’ per festeggiare insieme) e tanti altri.

Sandra Milo festeggia 90 anni (Instagram)
Sandra Milo festeggia 90 anni (Instagram)

La femme fatale

La carriera di Sandra Milo, all’anagrafe Salvatrice Elena Greco, è talmente vasta che diventa difficile da riassumere. Esordì al cinema accanto ad Alberto Sordi in “Lo scapolo” (1955) di Antonio Pietrangeli. Riconoscibile per le sue forme prorompenti e vistose e per la voce ingenua da bambina, divenne una maggiorata del grande schermo e prese parte a numerosi film di genere. Il primo ruolo importante arrivò nel 1959 grazie al produttore greco Moris Ergas, che poi la sposò: si tratta de “Il generale Della Rovere”, per la regia di Roberto Rossellini, in cui interpretava il ruolo di una prostituta al fianco di Vittorio De Sica. Un ruolo analogo fu quello ricoperto, nel 1960, in “Adua e le compagne” di Antonio Pietrangeli, che la diresse anche in seguito (Fantasmi a Roma” del 1961).

Il ruolo più celebre e iconico è stato la femme fatale di “8 ½” del 1963: Carla l’amante del regista Guido Anselmi alias Marcello Mastroianni (sullo schermo) alias Federico Fellini (nella realtà). “Sandrocchia” – così come la chiamava lo stesso Fellini con cui ha avuto una relazione clandestina per ben 17 anni – diventa, alla stregua di Mary Pickford, la “fidanzata d’America” degli anni ‘30 a Hollywood, emblema e simbolo vivente dell’amante italiana degli anni Sessanta.

Sandra Milo è nata a Tunisi l’11 marzo 1933 (Instagram)
Sandra Milo è nata a Tunisi l’11 marzo 1933 (Instagram)

Gli uomini di Sandrocchia

Una donna esuberante, che giocava a fare l’oca e che ha vissuto molte storie importanti oltre Fellini. La sua vita sentimentale, infatti, è stata molto movimentata: fu sposata a 15 anni col marchese Cesare Rodighiero da cui ebbe un figlio morto alla nascita e dal quale divorziò dopo 21 giorni (matrimonio poi annullato dalla Sacra Rota). In seguito, si legò per 11 anni al produttore greco Moris Ergas che la fece debuttare con Rossellini e Pietrangeli, da cui nacque Deborah, giornalista televisiva. Una successiva unione è fu quella con Ottavio De Lollis con la nascita di Ciro e poi di Azzurra.

Molte vite le ha vissute anche dal punto di vista professionale, segno di un’intelligenza brillante e una grande autoironia e caparbietà. La sua vicenda professionale è stata caratterizzata dall’abbandono del cinema alla fine del decennio d’oro degli anni Sessanta, per un ritorno sulle scene al termine del decennio successivo, in un contesto politico-culturale profondamente mutato. Prima in radio poi in televisione, è riuscita a riaffermarsi come icona e a radicalizzare la sua presenza in maniera efficace e permanente. In realtà nel 1973 avrebbe avuto l’occasione di legare il suo nome a un altro film (e un altro personaggio) di culto: Fellini l’avrebbe voluta in “Amarcord” nel ruolo della Gradisca (poi interpretato da Valentina Cortese), ma se avesse accettato l’ex compagno De Lollis le avrebbe tolto l’affidamento dei due figli avuti insieme. Rinunciò al film di Fellini, ma tornò comunque a lavorare.

Sandra Milo e Marcello Mastroianni in una scena del film premio Oscar “8 ½”
Sandra Milo e Marcello Mastroianni in una scena del film premio Oscar “8 ½”

Lo scherzo telefonico

La Milo è entrata involontariamente nella storia della televisione italiana anche per uno scherzo telefonico (decisamente di cattivo gusto) messo in pratica ai suoi danni: l’8 gennaio 1990, durante la trasmissione pomeridiana “L’amore è una cosa meravigliosa” che conduceva su Raidue, una voce femminile in diretta la informò che suo figlio Ciro era ricoverato in ospedale in gravi condizioni in seguito a un incidente stradale. Milo non riuscì a trattenere le lacrime e scappò disperata dallo studio urlando il nome del figlio. Una scena straziante ripresa da “Blob”, “Striscia la Notizia” e altri programmi rendendola tanto popolare da essere citata nella canzone “La strana famiglia” di Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci, incisa nel 1991.

Sandra Milo (Instagram)
Sandra Milo (Instagram)

Sandra Milo e la politica

Vicina al Partito socialista italiano fin dagli anni Sessanta (fu molto vicina a Pietro Nenni), negli anni ’80 ebbe un legame anche sentimentale molto forte con Bettino Craxi, allora leader del Psi. Di questa sua vita a contatto col mondo politico, vissuto all’interno del sistema destinato a essere spazzato via da Tangentopoli, ne scrisse in un libro in parte autobiografico pubblicato nel 1993 dall’editore napoletano Pironti, “Amanti”, dove racconta in maniera chiara e diretta i retroscena di qualche decennio di vita pubblica italiana e ricostruisce la mappa dei luoghi e delle situazioni in cui si sono mossi i protagonisti della Prima Repubblica, dai leader politici ai cortigiani, dai portaborse e i segretari compiacenti alle attricette e i ruffiani. “Ho voluto parlare di un’Italia di corruzione, di corrotti e di corruttori, proprio perchè anch’io in qualche misura ho interpretato il doppio ruolo” ammette l’attrice nel libro in cui sostiene che la seduzione è stata per lei un’arma a doppio taglio, perché nell’esprimere la sua forza, di fatto ha finito per metterla sotto accusa.

Sandra Milo insieme a Mara Maionchi (a sinistra) e Marisa Laurito (a destra)
Sandra Milo insieme a Mara Maionchi (a sinistra) e Marisa Laurito (a destra)

Sandra Milo e il #MeToo

Donna sempre controcorrente, in una delle ultime edizioni pre-pandemia della Festa del Cinema di Roma, espresse la sua opinione sul movimento #MeToo e la battaglia contro le molestie in atto nel mondo dello spettacolo. “Non è certo una novità che gli uomini molestino le donne, accade nel cinema come in ogni altro ambiente di lavoro. Ma una donna può sempre dire di no. Se non lo fa spesso è perché le fa piacere, c’è un po’ di vanità” disse in quella occasione, aggiungendo con una nota polemica: “Non capisco chi dice di essere stata molestata da un produttore e poi ci fa tre film: doveva denunciarlo subito e non guardarlo più in faccia, non continuare a lavorare con lui”.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
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Sandra Milo è nata a Tunisi l’11 marzo 1933 (Instagram)
Sandra Milo è nata a Tunisi l’11 marzo 1933 (Instagram)

Gli uomini di Sandrocchia

Una donna esuberante, che giocava a fare l'oca e che ha vissuto molte storie importanti oltre Fellini. La sua vita sentimentale, infatti, è stata molto movimentata: fu sposata a 15 anni col marchese Cesare Rodighiero da cui ebbe un figlio morto alla nascita e dal quale divorziò dopo 21 giorni (matrimonio poi annullato dalla Sacra Rota). In seguito, si legò per 11 anni al produttore greco Moris Ergas che la fece debuttare con Rossellini e Pietrangeli, da cui nacque Deborah, giornalista televisiva. Una successiva unione è fu quella con Ottavio De Lollis con la nascita di Ciro e poi di Azzurra. Molte vite le ha vissute anche dal punto di vista professionale, segno di un'intelligenza brillante e una grande autoironia e caparbietà. La sua vicenda professionale è stata caratterizzata dall'abbandono del cinema alla fine del decennio d'oro degli anni Sessanta, per un ritorno sulle scene al termine del decennio successivo, in un contesto politico-culturale profondamente mutato. Prima in radio poi in televisione, è riuscita a riaffermarsi come icona e a radicalizzare la sua presenza in maniera efficace e permanente. In realtà nel 1973 avrebbe avuto l'occasione di legare il suo nome a un altro film (e un altro personaggio) di culto: Fellini l'avrebbe voluta in “Amarcord” nel ruolo della Gradisca (poi interpretato da Valentina Cortese), ma se avesse accettato l'ex compagno De Lollis le avrebbe tolto l'affidamento dei due figli avuti insieme. Rinunciò al film di Fellini, ma tornò comunque a lavorare.
Sandra Milo e Marcello Mastroianni in una scena del film premio Oscar “8 ½”
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Lo scherzo telefonico

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Sandra Milo (Instagram)
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