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Home » Spettacolo » Sangiovanni, cantante di Amici 2021, insultato per strada perché indossava una maglia fucsia

Sangiovanni, cantante di Amici 2021, insultato per strada perché indossava una maglia fucsia

Il cantautore 18enne ha affidato a Instagram il suo sfogo contro gli atteggiamenti omofobi e retrogradi di chi ancora giudica le persone per il modo di vestire o per l'orientamento sessuale

Camilla Prato
15 Giugno 2021
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Il cantante Sangiovanni durante un’esibizione al serale di Amici 2021

Sangiovanni è uno degli artisti usciti dall’ultima edizione di Amici, il celebre talent show di Canale 5, che gode di maggior popolarità. La sua “Malibù” è tra i tormentoni estivi più ascoltati e il cantante è noto anche per la sua storia d’amore, nata proprio tra i banchi della scuola più famosa della tv, con la ballerina Giulia Stabile, la vincitrice di questa edizione. Ma la sua popolarità non lo ha esentato dagli attacchi omofobi per il suo stile peculiare e molto spesso “fuori dagli schemi”.

“La società rimane la stessa, la libertà non è concessa/Ciò che mi resta è una strada diversa, tipo un pianeta senza gli schemi, dove puoi essere ciò che credi/Potrei baciare due maschi insieme senza farti problemi” canta in uno dei suoi brani, che utilizza spesso come mezzi per esprimere il suo desiderio di un mondo migliore e più inclusivo. Durante un’esibizione, ad esempio, il cantante della squadra di Rudy Zerbi e Alessandra Celentano ha inserito dei versi inediti all’interno del brano del 1966, trasformando il classico di Adriano Celentano “Il ragazzo della via Gluck” in un manifesto LGBT, utilizzando le rime contro ogni bigottismo.

Eppure, l’ex concorrente di Amici è stato vittima, appena qualche giorno fa, di insulti per il suo abbigliamento: sbeffeggiato ed insultato da un passante perché vestito di fucsia. È lui stesso a denunciare l’accaduto attraverso le Instagram stories. Un colore che ama, che molto spesso indossa, ma che evidentemente per la persona che lo ha offeso pesantemente in mezzo alla strada era inappropriato per un ragazzo. “Passeggiavo per strada ieri sera e a un certo punto incrocio un tipo che mi guarda e fa: ‘Ma non ti vergogni?’. Ero vestito di fucsia – racconta Sangiovanni – Non lo dico perché sto male, non darò mai la soddisfazione di vedermi star male. E poi me ne frego abbastanza“. L’artista ha voluto infatti sottolineare che per quanto sia stato spiacevole, queste cose non lo toccano perché va oltre e cerca di farsi scivolare tutto addosso. La sua vuole essere una denuncia dell’arretratezza culturale in cui ancora versa questo Paese. Più volte durante le esibizioni ha indossato foulard ed altri capi rosa o ‘femminili’ ed ha utilizzato lo smalto per unghie.

Ma la denuncia social di Sangiovanni non è finita qui, perché il suo pensiero è corso ai tanti che vengono giudicati non solo per l’abbigliamento, ma magari per le persone che amano. “Volevo dirvelo solamente per farvi riflettere su quanto in Italia ci sia ancora una forte chiusura mentale e forse non solo nel nostro Paese – ha continuato – Non siamo liberi di essere quello che vogliamo essere, non siamo liberi di vestirci come vogliamo o di amare chi ci pare senza essere giudicati. Però si può combattere. So che voi siete con me. Grazie per il supporto e l’affetto”.

Queste le parole di un cantautore di appena diciott’anni che, a quanto pare, ha molto da insegnare anche a chi è più grande di lui.

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Instagram

  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Il cantante Sangiovanni durante un'esibizione al serale di Amici 2021
Sangiovanni è uno degli artisti usciti dall’ultima edizione di Amici, il celebre talent show di Canale 5, che gode di maggior popolarità. La sua "Malibù" è tra i tormentoni estivi più ascoltati e il cantante è noto anche per la sua storia d'amore, nata proprio tra i banchi della scuola più famosa della tv, con la ballerina Giulia Stabile, la vincitrice di questa edizione. Ma la sua popolarità non lo ha esentato dagli attacchi omofobi per il suo stile peculiare e molto spesso "fuori dagli schemi". "La società rimane la stessa, la libertà non è concessa/Ciò che mi resta è una strada diversa, tipo un pianeta senza gli schemi, dove puoi essere ciò che credi/Potrei baciare due maschi insieme senza farti problemi" canta in uno dei suoi brani, che utilizza spesso come mezzi per esprimere il suo desiderio di un mondo migliore e più inclusivo. Durante un'esibizione, ad esempio, il cantante della squadra di Rudy Zerbi e Alessandra Celentano ha inserito dei versi inediti all’interno del brano del 1966, trasformando il classico di Adriano Celentano "Il ragazzo della via Gluck" in un manifesto LGBT, utilizzando le rime contro ogni bigottismo. Eppure, l’ex concorrente di Amici è stato vittima, appena qualche giorno fa, di insulti per il suo abbigliamento: sbeffeggiato ed insultato da un passante perché vestito di fucsia. È lui stesso a denunciare l'accaduto attraverso le Instagram stories. Un colore che ama, che molto spesso indossa, ma che evidentemente per la persona che lo ha offeso pesantemente in mezzo alla strada era inappropriato per un ragazzo. "Passeggiavo per strada ieri sera e a un certo punto incrocio un tipo che mi guarda e fa: 'Ma non ti vergogni?'. Ero vestito di fucsia - racconta Sangiovanni - Non lo dico perché sto male, non darò mai la soddisfazione di vedermi star male. E poi me ne frego abbastanza". L'artista ha voluto infatti sottolineare che per quanto sia stato spiacevole, queste cose non lo toccano perché va oltre e cerca di farsi scivolare tutto addosso. La sua vuole essere una denuncia dell'arretratezza culturale in cui ancora versa questo Paese. Più volte durante le esibizioni ha indossato foulard ed altri capi rosa o 'femminili' ed ha utilizzato lo smalto per unghie. Ma la denuncia social di Sangiovanni non è finita qui, perché il suo pensiero è corso ai tanti che vengono giudicati non solo per l’abbigliamento, ma magari per le persone che amano. "Volevo dirvelo solamente per farvi riflettere su quanto in Italia ci sia ancora una forte chiusura mentale e forse non solo nel nostro Paese - ha continuato - Non siamo liberi di essere quello che vogliamo essere, non siamo liberi di vestirci come vogliamo o di amare chi ci pare senza essere giudicati. Però si può combattere. So che voi siete con me. Grazie per il supporto e l’affetto". Queste le parole di un cantautore di appena diciott'anni che, a quanto pare, ha molto da insegnare anche a chi è più grande di lui.
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