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Home » Spettacolo » Sanremo, una lunga storia d’amore… Lgbtq: così il festival sdoganò la diversità

Sanremo, una lunga storia d’amore… Lgbtq: così il festival sdoganò la diversità

In sette decenni il palco dell'Ariston ha dato spazio a brani che hanno tinto di arcobaleno la rassegna canora: già nel 1977 Rettore (ancora Donatella) cantava 'Oh Carmela'', con chiari riferimenti omosessuali

Maurizio Costanzo
1 Febbraio 2022
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Cantare l’amore, quello vero, non è mai semplice, perché tra lo spartito di note e vita, bisogna saper far vibrare le corde del cuore. Cantare l’amore omosessuale è qualcosa di più: perché bisogna superare la falsa vergogna e i pregiudizi, prima di urlare liberamente i sentimenti, che di per sé non conoscono differenze né barriere.

Chi pensa che sul palco del teatro Ariston, considerato il palco d’Italia, e vetrina per eccellenza della nostra canzone, sia stato cantato solo un tipo d’amore, quello di un uomo verso una donna e viceversa, non dice tutto. Perché in oltre sette decenni di vita del Festival di Sanremo, c’è stato spazio anche per brani Lgbtq. Il linguaggio universale della musica ha sposato in più occasioni il linguaggio universale dell’amore. Ecco allora una serie di brani che hanno tinto di arcobaleno la più famosa rassegna canora italiana.

Gli albori, Umberto Bindi

 Nel 1961 non passò inosservato a Sanremo l’anello indossato da Umberto Bindi
Nel 1961 non passò inosservato a Sanremo l’anello indossato da Umberto Bindi

Sanremo prendeva il via il 29 gennaio del 1951. Dieci anni più tardi, esattamente nel 1961, Umberto Bindi, cantautore raffinato che proveniva dalla scuola genovese di Fabrizio de Andrè, Bruno Lauzi e Gino Paoli, portò sul palco il brano Non mi dire chi sei. Scelse di schivare il pregiudizio, portando in scena un nuovo approccio al palcoscenico, che includeva la dimensione corporale della performance. Si presentò con un anello al mignolo su cui si focalizzò, suo malgrado, l’attenzione della critica: era l’inizio del declino di un grande talento, che pagò caro il prezzo di essere omosessuale.

Splendida splendente

Passano 16 anni, si alza il sipario di Sanremo 1977. Donatella Rettore, famosa per il suo Splendido Splendente, quell’anno cantò Oh Carmela, un testo che aveva riferimenti omosessuali quando parlava di “soldati con i fucili in mano” che si “incontravano di notte per non farsi vedere, cantavano e facevano l’amore”.

Uomini soli

Nel 1993 Grazia Di Michele e Rossana Casale portano all’Ariston ‘Gli amori diversi’ che conquistò il terzo posto
Nel 1993 Grazia Di Michele e Rossana Casale portano all’Ariston ‘Gli amori diversi’ che conquistò il terzo posto

Tredici anni più tardi, nel 1990, saranno i Pooh, in Uomini soli, uno dei loro brani di maggior successo, che cantando la solitudine hanno fatto riferimento all’omosessualità. Il verso è inequivocabile: “Ci sono uomini soli…per donne che li han rivoltati e persi, o solo perché sono dei diversi”. I tempi sono maturi per un altro passo in avanti, e nel 1993 Grazia Di Michele e Rossana Casale portano all’Ariston Gli amori diversi che conquistò il terzo posto. Entrambe giocarono su una loro presunta storia d’amore: in ogni caso, da molti quel brano è stato interpretato come il primo a tematica lesbica nella storia della kermesse.

1996, la censura

Nel 1996 niente più giri di parole: Federico Salvatore con Sulla porta parlò di un sofferto coming out di un figlio. Ma la censura si impose e il verso ‘Sono diverso, mamma, un omosessuale’ divenne ‘Sono un diverso, mamma, e questo ti fa male’. Almeno fino alla serata finale, quando Salvatore cantò la versione originale.

Federico Salvatore, Achille Lauro e Povia
Federico Salvatore, Achille Lauro e Povia

Passano altri 12 anni, l’amore omosessuale non è più un tabù e lo dimostra il fatto che, nel 2008, i brani che ne parlano sono due: quello di Valeria Vaglio Ore ed ore che raccontava l’amore lesbico e Il mio amico di Anna Tatangelo, che ebbe un grande successo e si piazzò al secondo posto. Non mancarono invece le polemiche quando Povia nel 2009 cantò Luca era gay …e adesso sta con lei.

Note e discriminazione

Io sono una finestra cantata nel 2015 da Grazia Di Michele e Platinette, dedicato a tutte le persone che hanno sofferto per il travaglio interiore o sono state discriminate
‘Io sono una finestra cantata’ nel 2015 da Grazia Di Michele e Platinette è dedicato alle persone che hanno sofferto per il travaglio interiore o sono state discriminate

Si arriva al 2013 quando la storia d’amore di un uomo per un altro uomo è stata portata sul palco da Renzo Rubino ne Il postino (amami uomo). Ha vinto invece il Premio Lunezia per Sanremo per il valore musical-letterario la canzone Io sono una finestra cantata nel 2015 da Grazia Di Michele e Platinette, dedicato a tutte le persone che hanno sofferto per il travaglio interiore o sono state discriminate per il proprio orientamento sessuale. Si arriva così al 2017 con Michele Bravi e Il diario degli errori dedicato alla sua storia realmente vissuta con un ragazzo, che gli valse il quarto posto nella sezione big.

Da Renato Zero al bacio tra Achille Lauro con il chitarrista Boss Doms, passando per l’amore in 60 cartelli della coppia gay Stefano e Federico in procinto di sposarsi a New York, invitati da Fabio Fazio.

Tanti baci

Sanremo 2021: il bacio tra Achille Lauro con il chitarrista Boss Doms
Sanremo 2021: il bacio tra Achille Lauro con il chitarrista Boss Doms

Dal bacio gay di Morandi a quello tra Fiorello e Tiziano Ferro nel Sanremo firmato Amadeus, in attesa di Drusilla Foer, la prima conduttrice ‘en travesti’. Non solo canzoni nella manifestazione più vista e famosa d’Italia: anche testimonianze, cronaca, gesti dirompenti. Nel segno di una cultura – non solo musicale – che punta a un orizzonte nuovo e ‘diverso’ nel vero senso della parola: oltre cioè pregiudizi e tabù. Oltre ogni genere.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Cantare l’amore, quello vero, non è mai semplice, perché tra lo spartito di note e vita, bisogna saper far vibrare le corde del cuore. Cantare l’amore omosessuale è qualcosa di più: perché bisogna superare la falsa vergogna e i pregiudizi, prima di urlare liberamente i sentimenti, che di per sé non conoscono differenze né barriere. Chi pensa che sul palco del teatro Ariston, considerato il palco d’Italia, e vetrina per eccellenza della nostra canzone, sia stato cantato solo un tipo d’amore, quello di un uomo verso una donna e viceversa, non dice tutto. Perché in oltre sette decenni di vita del Festival di Sanremo, c’è stato spazio anche per brani Lgbtq. Il linguaggio universale della musica ha sposato in più occasioni il linguaggio universale dell’amore. Ecco allora una serie di brani che hanno tinto di arcobaleno la più famosa rassegna canora italiana.

Gli albori, Umberto Bindi

 Nel 1961 non passò inosservato a Sanremo l’anello indossato da Umberto Bindi
Nel 1961 non passò inosservato a Sanremo l’anello indossato da Umberto Bindi
Sanremo prendeva il via il 29 gennaio del 1951. Dieci anni più tardi, esattamente nel 1961, Umberto Bindi, cantautore raffinato che proveniva dalla scuola genovese di Fabrizio de Andrè, Bruno Lauzi e Gino Paoli, portò sul palco il brano Non mi dire chi sei. Scelse di schivare il pregiudizio, portando in scena un nuovo approccio al palcoscenico, che includeva la dimensione corporale della performance. Si presentò con un anello al mignolo su cui si focalizzò, suo malgrado, l’attenzione della critica: era l’inizio del declino di un grande talento, che pagò caro il prezzo di essere omosessuale.

Splendida splendente

Passano 16 anni, si alza il sipario di Sanremo 1977. Donatella Rettore, famosa per il suo Splendido Splendente, quell’anno cantò Oh Carmela, un testo che aveva riferimenti omosessuali quando parlava di “soldati con i fucili in mano” che si “incontravano di notte per non farsi vedere, cantavano e facevano l’amore”.

Uomini soli

Nel 1993 Grazia Di Michele e Rossana Casale portano all’Ariston ‘Gli amori diversi’ che conquistò il terzo posto
Nel 1993 Grazia Di Michele e Rossana Casale portano all’Ariston ‘Gli amori diversi’ che conquistò il terzo posto
Tredici anni più tardi, nel 1990, saranno i Pooh, in Uomini soli, uno dei loro brani di maggior successo, che cantando la solitudine hanno fatto riferimento all’omosessualità. Il verso è inequivocabile: “Ci sono uomini soli…per donne che li han rivoltati e persi, o solo perché sono dei diversi”. I tempi sono maturi per un altro passo in avanti, e nel 1993 Grazia Di Michele e Rossana Casale portano all’Ariston Gli amori diversi che conquistò il terzo posto. Entrambe giocarono su una loro presunta storia d’amore: in ogni caso, da molti quel brano è stato interpretato come il primo a tematica lesbica nella storia della kermesse.

1996, la censura

Nel 1996 niente più giri di parole: Federico Salvatore con Sulla porta parlò di un sofferto coming out di un figlio. Ma la censura si impose e il verso ‘Sono diverso, mamma, un omosessuale’ divenne ‘Sono un diverso, mamma, e questo ti fa male’. Almeno fino alla serata finale, quando Salvatore cantò la versione originale.
Federico Salvatore, Achille Lauro e Povia
Federico Salvatore, Achille Lauro e Povia
Passano altri 12 anni, l’amore omosessuale non è più un tabù e lo dimostra il fatto che, nel 2008, i brani che ne parlano sono due: quello di Valeria Vaglio Ore ed ore che raccontava l’amore lesbico e Il mio amico di Anna Tatangelo, che ebbe un grande successo e si piazzò al secondo posto. Non mancarono invece le polemiche quando Povia nel 2009 cantò Luca era gay …e adesso sta con lei.

Note e discriminazione

Io sono una finestra cantata nel 2015 da Grazia Di Michele e Platinette, dedicato a tutte le persone che hanno sofferto per il travaglio interiore o sono state discriminate
'Io sono una finestra cantata' nel 2015 da Grazia Di Michele e Platinette è dedicato alle persone che hanno sofferto per il travaglio interiore o sono state discriminate
Si arriva al 2013 quando la storia d’amore di un uomo per un altro uomo è stata portata sul palco da Renzo Rubino ne Il postino (amami uomo). Ha vinto invece il Premio Lunezia per Sanremo per il valore musical-letterario la canzone Io sono una finestra cantata nel 2015 da Grazia Di Michele e Platinette, dedicato a tutte le persone che hanno sofferto per il travaglio interiore o sono state discriminate per il proprio orientamento sessuale. Si arriva così al 2017 con Michele Bravi e Il diario degli errori dedicato alla sua storia realmente vissuta con un ragazzo, che gli valse il quarto posto nella sezione big. Da Renato Zero al bacio tra Achille Lauro con il chitarrista Boss Doms, passando per l’amore in 60 cartelli della coppia gay Stefano e Federico in procinto di sposarsi a New York, invitati da Fabio Fazio.

Tanti baci

Sanremo 2021: il bacio tra Achille Lauro con il chitarrista Boss Doms
Sanremo 2021: il bacio tra Achille Lauro con il chitarrista Boss Doms
Dal bacio gay di Morandi a quello tra Fiorello e Tiziano Ferro nel Sanremo firmato Amadeus, in attesa di Drusilla Foer, la prima conduttrice ‘en travesti’. Non solo canzoni nella manifestazione più vista e famosa d’Italia: anche testimonianze, cronaca, gesti dirompenti. Nel segno di una cultura – non solo musicale – che punta a un orizzonte nuovo e ‘diverso’ nel vero senso della parola: oltre cioè pregiudizi e tabù. Oltre ogni genere.
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