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Home » Spettacolo » Simpson, il doppiatore di Apu si scusa: “Ho offeso gli indiani con il mio personaggio”

Simpson, il doppiatore di Apu si scusa: “Ho offeso gli indiani con il mio personaggio”

Azaria ha doppiato il ruolo del negoziante indiano-americano dall'inizio dello show nel 1989, ma si è dimesso l'anno scorso per le critiche sull'aver fomentato stereotipi razziali. "Non avevo pensato che il mio personaggio offendesse la comunità indiana americana"

Marianna Grazi
15 Aprile 2021
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I Simpson sono una sitcom animata statunitense, creata dal fumettista Matt Groening nel 1987 per la Fox Broadcasting Company

“C’è una parte di me che vorrebbe andare da ogni singolo indiano in questo paese per chiedergli personalmente scusa”, ha confessato l’attore Hank Azaria parlando della sua interpretazione di Apu, il commerciante indiano-americano nei Simpson.

Ospite del podcast Armchair Expert, Azaria, 56 anni, ha dichiarato che lo show, fondato su buone intenzioni, ha invece contribuito al “razzismo strutturale” negli Stati Uniti. Lui stesso ci ha messo tempo per rendersi conto che il suo ritratto di Apu Nahasapeemapetilon era offensivo per la comunità indiana americana. “Davvero non sapevo fare di meglio“, ha detto. “Non ci ho pensato. Non ero consapevole di quanto vantaggio avessi ricevuto in questo paese come ragazzo bianco del Queens”.

Il personaggio doppiato da Azaria è stato oggetto di un attento esame in un documentario del 2017, ‘The Problem with Apu’, realizzato dal comico indiano-americano Hari Kondabolu. Uno sguardo a “come la cultura occidentale rappresenta le comunità del sud-est asiatico”. Nei Simpson, Apu, un immigrato del Bengala occidentale con un dottorato in informatica, gestisce il minimarket Kwik-E-Mart a Springfield. Le storie che lo coinvolgono sono state spesso controverse, compreso un episodio andato in onda nel 1996 in cui il sindaco cercava di espellere gli immigrati senza documenti e Apu ha acquistato un certificato di nascita falso da mafiosi locali.

Hank Azaria ha lasciato il celebre show televisivo di Matt Groening un anno fa, abbandonando definitivamente il doppiaggio di Apu. Una decisione presa di sua spontanea volontà: “Andavo a parlare nelle scuole, anche in quella di mio figlio, cercando di capire cosa ne pensassero particolarmente i ragazzi indiani. Un giorno mi si è avvicinato un ragazzo che non aveva mai visto i Simpson ma sapeva esattamente chi fosse Apu, perché oggi quel nome viene usato come un insulto, ed è questo il modo in cui ormai i membri della comunità indiana sono visti da molti americani. Chiedo dunque scusa per aver contribuito a creare e partecipato a questa falsa rappresentazione”.

All’inizio di quest’anno Matt Groening, creatore dei Simpson, ha detto alla BBC che lo show si stava sforzando per l’inclusività. L’anno scorso ha annunciato che i personaggi non bianchi non sarebbero più stati doppiati da attori bianchi, e a febbraio ha detto che l’attore nero Kevin Michael Richardson avrebbe assunto il ruolo di Julius Hibbert, il medico afroamericano, da Harry Shearer, che dà la voce anche al signor Burns. “Il bigottismo e il razzismo sono ancora un problema ed è bello andare finalmente verso una maggiore uguaglianza e rappresentazione” ha detto il produttore.

 

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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I Simpson sono una sitcom animata statunitense, creata dal fumettista Matt Groening nel 1987 per la Fox Broadcasting Company
“C’è una parte di me che vorrebbe andare da ogni singolo indiano in questo paese per chiedergli personalmente scusa”, ha confessato l'attore Hank Azaria parlando della sua interpretazione di Apu, il commerciante indiano-americano nei Simpson. Ospite del podcast Armchair Expert, Azaria, 56 anni, ha dichiarato che lo show, fondato su buone intenzioni, ha invece contribuito al "razzismo strutturale" negli Stati Uniti. Lui stesso ci ha messo tempo per rendersi conto che il suo ritratto di Apu Nahasapeemapetilon era offensivo per la comunità indiana americana. "Davvero non sapevo fare di meglio", ha detto. "Non ci ho pensato. Non ero consapevole di quanto vantaggio avessi ricevuto in questo paese come ragazzo bianco del Queens". Il personaggio doppiato da Azaria è stato oggetto di un attento esame in un documentario del 2017, 'The Problem with Apu', realizzato dal comico indiano-americano Hari Kondabolu. Uno sguardo a "come la cultura occidentale rappresenta le comunità del sud-est asiatico". Nei Simpson, Apu, un immigrato del Bengala occidentale con un dottorato in informatica, gestisce il minimarket Kwik-E-Mart a Springfield. Le storie che lo coinvolgono sono state spesso controverse, compreso un episodio andato in onda nel 1996 in cui il sindaco cercava di espellere gli immigrati senza documenti e Apu ha acquistato un certificato di nascita falso da mafiosi locali. Hank Azaria ha lasciato il celebre show televisivo di Matt Groening un anno fa, abbandonando definitivamente il doppiaggio di Apu. Una decisione presa di sua spontanea volontà: “Andavo a parlare nelle scuole, anche in quella di mio figlio, cercando di capire cosa ne pensassero particolarmente i ragazzi indiani. Un giorno mi si è avvicinato un ragazzo che non aveva mai visto i Simpson ma sapeva esattamente chi fosse Apu, perché oggi quel nome viene usato come un insulto, ed è questo il modo in cui ormai i membri della comunità indiana sono visti da molti americani. Chiedo dunque scusa per aver contribuito a creare e partecipato a questa falsa rappresentazione”. All'inizio di quest'anno Matt Groening, creatore dei Simpson, ha detto alla BBC che lo show si stava sforzando per l'inclusività. L'anno scorso ha annunciato che i personaggi non bianchi non sarebbero più stati doppiati da attori bianchi, e a febbraio ha detto che l'attore nero Kevin Michael Richardson avrebbe assunto il ruolo di Julius Hibbert, il medico afroamericano, da Harry Shearer, che dà la voce anche al signor Burns. "Il bigottismo e il razzismo sono ancora un problema ed è bello andare finalmente verso una maggiore uguaglianza e rappresentazione" ha detto il produttore.  
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