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Con i "Sonnambuli" è di scena l'inclusione vera: attori disabili e normodotati insieme sul palco

La compagnia Mayor Von Frinzius di Lamberto Giannini ironizza sui vizi della nostra società tra dipendenza da social e ipocrisia buonista

di GABRIELE MASIERO -
14 settembre 2022
Un momento dello spettacolo "Sonnambuli" della compagnia Mayor Von Frinzius

Un momento dello spettacolo "Sonnambuli" della compagnia Mayor Von Frinzius

Intimo, sferzante, politicamente scorretto, autobiografico, visionario, inclusivo. "Sonnambuli, se c’è un rigore lo tiro io" è lo spettacolo della compagnia Mayor Von Frinzius, composta da attori disabili e normodotati diretta da Lamberto Giannini, che domenica 11 settembre ha emozionato la gremitissima piazza dei Cavalieri a Pisa. Inserito nella rassegna "Summer Knights", promossa dal Comune in collaborazione con la Fondazione Teatro di Pisa e organizzata da Leg, è andato in scena con il sostegno di Fondazione Pisa e Fondazione Dopo di noi. Presenti, tra gli altri, il sindaco Michele Conti, l’arcivescovo di Pisa, monsignor Giovanni Paolo Benotto, il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, il vicesindaco Raffaella Bonsangue e la presidente della Fondazione Teatro di Pisa, Patrizia Paoletti Tangheroni.

Lo spettacolo della compagnia Mayor "Sonnambuli, se c'è un rigore lo tiro io"

"È stata una bella serata - ha commentato il presidente della Fondazione Dopo di noi, Francesco Barachini - e sono contento anche per aver visto una grande partecipazione di pubblico. Bello lo spettacolo, intenso e capace di esprimere un'idea forte di inclusione, che è il messaggio più importante da trasmettere". Stefano Del Corso, presidente della Fondazione Pisa, ha ricordato l'impegno "nel sociale ai numerosi progetti che arrivano dal territorio, ma anche sostenendone direttamente due: la Fondazione Dopo di Noi, con il centro semiresidenziale per disabili le Vele, e la Fondazione l’isola dei Girasoli".
Una scena dello spettacolo "Sonnambuli"

Una scena dello spettacolo "Sonnambuli"

"Sonnambuli" è un viaggio a ritroso nel tempo. Anzi uno spazio senza tempo di un non luogo interiore un po’ immaginato e un po’ vissuto da Giannini, nel quale il regista e i suoi attori mettono in scena l’esistenza di ciascuno sferzando i vizi del costume contemporaneo e prendendo a schiaffi con battute al vetriolo i vizi della nostra società tra dipendenza da social e ipocrisia buonista. Il risultato è inclusione vera. Autentica condivisione, non solo tra attori disabili e normodotati, ma anche tra i protagonisti stessi della commedia (per lunghi tratti malinconica) e il pubblico. Un 'melting pot' di suggestioni ed emozioni che parla di disabilità, politica, condizione femminile e immigrazione. E lo fa senza indulgenza. "Questo spettacolo - è la frase conclusiva del testo teatrale - nasce perché da piccolo ero sonnambulo. Ho passato tutta la vita a cercare di dimenticare quella notte e ora non riesco a raccontarla". A 60 anni (i suoi) e alla 500esima recita della compagnia è anche una sorta di bilancio dell’esistenza e dell’esistente. Il gran ballo finale è la metafora che ciascuno può dare all’esperienza appena vissuta. Rumore, colore, caos di cuori e menti contrapposti al buio e alle paure di ciascuno. E' di nuovo giorno. Un altro giorno. E non importa quante altre mattine ci saranno ancora. Siamo vivi.