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Home » Spettacolo » Scene di stupro nel biopic su Marilyn Monroe: primo titolo di Netflix vietato ai minori

Scene di stupro nel biopic su Marilyn Monroe: primo titolo di Netflix vietato ai minori

Per i contenuti sessuali espliciti il film 'Blonde' con Ana de Armas ha ricevuto il bollino rosso. Il regista Dominik non è sorpreso: “È un film duro, per chi vuole andare a vedere la versione vietata della storia della Monroe”

Maurizio Costanzo
15 Agosto 2022
Marilyn_Monroe

'Blonde' il biopic su Netflix racconta la figura iconica di Marilyn Monroe

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Marilyn e lo scandalo della bellezza. Marylin, la principessa senza gioia che diceva: “Ridi quando sei triste, perché piangere è troppo facile”.  Lei, la donna dei sogni che aveva smesso di credere alle favole. A lei, alla dive delle dive è dedicato ‘Blonde‘, il film basato sul romanzo omonimo del 2000 di Joyce Carol Oates, che vede per protagonista l’attrice cubana naturalizzata spagnola Ana de Armas nelle vesti della Monroe. Non c’è pace per Marilyn, neppure da morta. Ed ecco che continua a far discutere, a fare scandalo, a segnare la storia, anche oggi. Questo biopic infatti, per i contenuti sessuali espliciti che propone, in cui compaiono anche scene di stupro, è la prima produzione di Netflix in assoluto che, dopo essere stata classificata come ‘hard core’, viene vietata ai minori di 17 anni.

La visione di “Blonde”, il film su Netflix che racconta la vita di Marilyn Monroe, è vietata ai minori di 17 anni

La versione vietata della storia

Sarà alla Mostra del Cinema di Venezia, ma per il resto andrà nei ‘cinema senza sala’, quelli di casa. Da parte sua il regista Andrew Dominik non è rimasto sorpreso dal bollino rosso affibbiato alla sua pellicola e ammette: “È un film duro, se al pubblico non piace è un problema suo. Non sono in corsa per una carica pubblica. È per chi vuole andare a vedere la versione vietata della storia di Marilyn Monroe. È quello che si dovrebbe desiderare, o no?”. Il biopic porta lo spettatore nei drammi interiori di una donna che cercava disperatamente l’amore senza trovarlo mai. Che cercava il successo ed è stata divorata da quella Hollywood “dove ti pagano mille dollari per un bacio – diceva – e cinquanta centesimi per la tua anima”. Che tutti continuano a rappresentare come la femme fatale tutta esteriorità, simbolo della sensualità in un’America ancora lontana dalla rivoluzione sessuale. In realtà la diva delle dive era anche molto altro: leggeva in solitudine Dostoevskij, veniva da un’infanzia infelice e davanti ai flash dei fotografi giocava a mascherare col sorriso chissà quante cicatrici mai rimarginate.

La fine solitaria

Marilyn, 60 anni fa la morte della diva
Marilyn, 60 anni fa la morte della diva

Marilyn, la più desiderata al mondo, proprio lei che dopo aver fatto impazzire gli uomini confidando di andare a dormire con “solo due gocce di Chanel n°5”, quella sera, l’ultima della sua breve vita, morì sola, con nessuno al suo fianco. Non come un vaso di cristallo, che quando si rompe fa subito mostra dei suoi mille pezzi. Piuttosto come capita al legno, che si lascia trafiggere senza versare una lacrima, che si spacca lentamente e, finché può, con tutte le sue forze nasconde, resiste e soffre, ma non confessa. Nella notte tra il 4 e 5 agosto di 60 anni fa, la bella Marilyn smise di nascondere il suo dolore e diceva addio a tutto e a tutti, a soli 36 anni. Il mondo ne fu così sconvolto che, nei giorni a seguire, si registrò un’impennata di suicidi.

Le dediche

Per ricordare la sua esistenza fragile, come una fiammella sbattuta dal vento, Elton John anni dopo le dedicò la famosa ‘Candle in the Wind‘, canzone poi adattata per celebrare la scomparsa di un’altra principessa triste, Lady Diana. Pier Paolo Pasolini prese carta e penna e le dedicò invece una delle sue poesie più belle. “Io non so dove vanno le persone quando muoiono – recita una frase del Piccolo Principe – ma so dove restano”. Il suo mito di certo resta e rivive al cinema, nei film, nelle scene cult, nei vestiti, nelle fotografie dell’epoca. Una su tutte, la celebre ‘Happy Birthday, Mr. President‘ che cantò per festeggiare il presidente Kennedy. Chissà se oggi, davanti a una festosa torta di compleanno, la bella Marilyn esprimerebbe gli stessi desideri di una vita fa, oppure li disconoscerebbe. Nessuno può saperlo. Di certo, su quelle candeline, ci soffierebbe ancora. Fosse solo perché il vento, comunque sia, porta sempre da qualche parte.

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Gli esponenti politici della coalizione di governo della Marin hanno votato a favore della nuova legislazione: sono stati 113 i voti a favore e 69 quelli contrari, non ci sono stati astenuti, mentre 17 deputati non erano presenti in Aula il giorno del voto. Anche se 13 deputati del Partito di Centro si sono opposti alla norma, così come il Partito dei Finlandesi di estrema destra e i religiosi cristiano-democratici, questo voto rappresenta un grande passo in avanti dopo una campagna politica durata un decennio.

Con le nuove disposizioni i/le transgender dai 18 anni in su possono adesso cambiare legalmente il proprio sesso attraverso un processo di autodichiarazione, senza più dover passare prima attraverso un complesso processo di approvazione medica e psichiatrica. Gli emendamenti aboliscono anche una disposizione che richiedeva alle persone transgender di fornire un certificato medico che dimostrasse la loro sterilizzazione prima che il governo riconoscesse la nuova identità di genere prescelta. Questa clausola precedente aveva lo scopo di impedire a queste persone di avere figli ed era stata ampiamente condannata dagli attivisti, ponendosi in aperto contrasto con la Convenzione europea dei diritti umani. In base alla nuova legge, il riconoscimento verrà invece garantito in base a una richiesta scritta, che certifichi la percezione che si ha di sé, e dopo un “periodo di riflessione” obbligatorio di un mese.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #finlandia #sannamarin #transrights
  • Bianca Balti, in lacrime, ha raccontato sui social di essere stata avvertita dalla scuola della figlia di sette anni che era in corso un’operazione di polizia e che i bambini erano stati chiusi in classe. Secondo la ricostruzione della modella che vive a Los Angeles, un uomo armato avrebbe fatto scattare la procedura d’emergenza prevista in questi casi. 

«Ho ricevuto un messaggio dalla scuola... hanno messo tutti i bambini in classe perché c’era dell’attività della polizia e il mio cuore è esploso di paura. Per fortuna non è successo niente perciò sto tornando a casa. Però l’idea che mia figlia di 7 anni, suona l’allarme a scuola e deve di corsa andare in classe e chiudersi a chiave... è assurdo.»

Dopo la preoccupazione, ha postato una nuova storia in cui ha rassicurato tutti, annunciando la buona riuscita dell’operazione.

#lucenews #lucelanazione #biancabalti
  • Dopo le conseguenze pesanti della pandemia sulla crescita salariale nella zona euro, la Banca centrale europea torna a essere ottimista. Le proiezioni dell
Marilyn e lo scandalo della bellezza. Marylin, la principessa senza gioia che diceva: "Ridi quando sei triste, perché piangere è troppo facile".  Lei, la donna dei sogni che aveva smesso di credere alle favole. A lei, alla dive delle dive è dedicato 'Blonde', il film basato sul romanzo omonimo del 2000 di Joyce Carol Oates, che vede per protagonista l’attrice cubana naturalizzata spagnola Ana de Armas nelle vesti della Monroe. Non c’è pace per Marilyn, neppure da morta. Ed ecco che continua a far discutere, a fare scandalo, a segnare la storia, anche oggi. Questo biopic infatti, per i contenuti sessuali espliciti che propone, in cui compaiono anche scene di stupro, è la prima produzione di Netflix in assoluto che, dopo essere stata classificata come 'hard core', viene vietata ai minori di 17 anni.
La visione di "Blonde", il film su Netflix che racconta la vita di Marilyn Monroe, è vietata ai minori di 17 anni

La versione vietata della storia

Sarà alla Mostra del Cinema di Venezia, ma per il resto andrà nei 'cinema senza sala', quelli di casa. Da parte sua il regista Andrew Dominik non è rimasto sorpreso dal bollino rosso affibbiato alla sua pellicola e ammette: "È un film duro, se al pubblico non piace è un problema suo. Non sono in corsa per una carica pubblica. È per chi vuole andare a vedere la versione vietata della storia di Marilyn Monroe. È quello che si dovrebbe desiderare, o no?". Il biopic porta lo spettatore nei drammi interiori di una donna che cercava disperatamente l’amore senza trovarlo mai. Che cercava il successo ed è stata divorata da quella Hollywood "dove ti pagano mille dollari per un bacio – diceva – e cinquanta centesimi per la tua anima". Che tutti continuano a rappresentare come la femme fatale tutta esteriorità, simbolo della sensualità in un’America ancora lontana dalla rivoluzione sessuale. In realtà la diva delle dive era anche molto altro: leggeva in solitudine Dostoevskij, veniva da un’infanzia infelice e davanti ai flash dei fotografi giocava a mascherare col sorriso chissà quante cicatrici mai rimarginate.

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