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I segreti del successo di Summertime, la serie tv dove i tabù diventano quello che sono: la normalità

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
3 maggio 2022
summertime serie netflix

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Attraverso le serie TV si capisce meglio il mondo che abbiamo attorno? Di sicuro, si ottengono strumenti attraverso i quali provare almeno a interpretarlo. È questo il caso di Summertime, la fortunata serie di Netflix che il 4 maggio prossimo tornerà sugli schermi con l’ultima attesissima stagione. Una serie leggera, anzi leggerissima, che racconta l’estate in riviera romagnola vista dagli occhi dei giovanissimi protagonisti, ma che nella sceneggiatura custodisce importanti e preziosi messaggi sociali. Integrazione, stereotipi di genere, conciliazione, orientamenti sessuali sono solo alcuni dei temi toccati dagli autori della serie con una leggerezza tale da renderli quasi inafferrabili. E forse è proprio questo il segreto di questo prodotto targato Netflix entrato in punta di piedi nelle nostre vite in pieno lockdown e diventato, per alcuni, un vero e proprio cult.

Coco Rebecca Edogamhe, 20 anni, al suo primo ruolo da attrice, ha dato prova non solo di talento ma di avere la forza di sdoganare ruoli troppo stereotipati (Foto Ansa)

La storia di Summer e il primo ruolo da attrice di Coco Rebecca Edogamhe

Per chi si è perso le prime due stagioni, il ripasso della sinossi è semplice: un gruppo di amici, un’estate a Cesenatico, i problemi dell’adolescenza, quelli dei genitori, l’amore, le aspettative per il futuro. Un concentrato mai banale di normalità. Protagonista assoluta Summer, interpretata dalla bravissima Coco Rebecca Edogamhe. Al suo primo ruolo da attrice, ha dato prova non solo di talento ma di avere la forza di sdoganare ruoli sul piccolo e grande schermo ancora oggi troppo stereotipati. Nata a Lecce da papà nigeriano e mamma italiana e cresciuta a Bologna, Coco è diventata, presumibilmente del tutto involontariamente, un modello per intere generazioni di ragazze e ragazzi di colore che nel cinema e nelle serie TV made in Italy non ambiscono a ruoli da protagonisti. Ad onor del vero, anche in Noi, un prodotto Rai andato in onda a cavallo tra l’inverno e la primavera, tra i protagonisti non tutti avevano la pelle chiara.

Summertime tratta anche della storia di Sofia, una ragazza lesbica interpretata da Amanda Campana (Foto Ansa)

Sofia e l'orientamento sessuale di cui finalmente nessuno parla

La bellissima e coinvolgente storia familiare raccontata nella serie per la televisione interpretata, tra gli altri, da Lino Guanciale e Aurora Ruffino, vede tra i suoi primi attori un intenso Livio Kone. Pelle scura, accento milanese e la ferma volontà di non scendere a compromessi nel mondo del cinema. Due bellissime storie che dimostrano che la strada del coraggio è sempre quella giusta. Ma torniamo a Summertime: oltre all’integrazione, la serie racconta la storia di Sofia - interpetata da Amanda Campana - una ragazza lesbica di cui nessuno nelle sceneggiature parla mai dell’orientamento sessuale. E, attenzione, non perché sia un tabù, ma per “normalità”. I “drammi” adolescenziali di Sofia sono gli stessi di Summer, non accendere i riflettori sul fatto che al di là dello smartphone a messaggiare con lei ci sia una ragazza e non un ragazzo è un’intuizione che gli sceneggiatori hanno sapientemente messo in scena, non scostandosi poi molto dalla realtà. A ben vedere, infatti, quella che etichettiamo come Generazione Z ha molto poco a che vedere con l’inquadramento degli orientamenti sessuali a cui sono state abituate - ed educate - le generazioni novecentesche.

La madre di Summer, interpretata da Thony, all'anagrafe Federica Johanna Victoria Caiozzo, ha deciso di non scegliere tra famiglia e lavoro (Foto Ansa)

Thony, la madre che ha deciso di non scegliere tra famiglia e lavoro

Ce n’è anche e molto sulla faccenda della conciliazione. Nella seconda stagione della serie, la madre di Summer, interpretata da Thony, all’anagrafe Federica Johanna Victoria Caiozzo, cantautrice palermitana dall’enorme talento, ha deciso di non scegliere tra famiglia e lavoro e di non sacrificare ambizioni e aspettative, pretendendo dal compagno - spesso lontano dalla famiglia per ragioni di lavoro - una piena e sostanziale condivisione dei lavori di cura della famiglia. E poi c’è la faccenda dello stereotipo delle donne, assolutamente assente dalla serie. Qualche decennio fa, la combinazione di parole “acqua e sapone” sarebbe stata perfetta per descrivere questi personaggi femminili. Giovani donne che, non a caso, si tengono assai lontane da sacrificanti modelli stereotipati. Quanto ci sia di vero nel racconto della quotidianità delle giovani e dei giovani e quanto sia l’auspicio che così sia è difficile a dirsi. Di sicuro, Summertime è un buon prodotto Netflix, per tutte le età. Porta con sé un nostalgico ricordo dei vanziniani “Sapore di mare” che, a loro modo, raccontavano il presente, mettendo bene sotto i riflettori macroscopiche distorsioni contemporanee che, dopo appena qualche decennio, si sono dimostrate causa di molti dei nostri mali. A rivederli oggi, è difficile non ammettere quanto siano stati sottovalutati in termini di grammatica cinematografica. Proviamo a non fare lo stesso errore di pregiudizio con Summertime e con tutti quei prodotti “all’italiana” che (ci) parlano tanto di noi e, tutto sommato e non meno di altro, possono avere un ruolo sociale nelle nostre esistenze.