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Home » Spettacolo » Timothée Chalamet infiamma la Mostra del Cinema. Sui giovani: “Sui social sempre sotto giudizio”

Timothée Chalamet infiamma la Mostra del Cinema. Sui giovani: “Sui social sempre sotto giudizio”

L'attore 26enne torna a lavorare con Luca Guadagnino ("quasi un padre per me") in "Bones and All", primo film italiano in corsa per il Leone d'Oro e metafora della ricerca d'identità attuale

Marianna Grazi
3 Settembre 2022
Timothée Chalament

Timothée Chalament sul red carpet al Lido di Venezia

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“Essere giovani oggi per la mia generazione non è affatto facile, sei perennemente sotto il giudizio delle persone con i social media”. Parola di Timotheè Chalamet, l’attore statunitense con cittadinanza francese alla 79^ Mostra del cinema di Venezia per la presentazione del film “Bones and All“, in cui è stato diretto di nuovo da Luca Guadagnino, “quasi un padre per me”. Il 26enne, infatti, è stato letteralmente lanciato al successo con “Chiamami col tuo nome“, film del regista italiano che gl’è valso anche la candidatura agli Oscar.

Look da star e fan in delirio

Timothée Chalamet firma autografi e scatta selfie con i fan accorsi al Lido per vederlo

Folla in delirio ad attendere la star, che ha recitato anche nel kolossal “Dune” di Denis Villeneuve, consacrandosi così al grande pubblico. Timothée Chalamet è arrivato – come di consueto – in motoscafo al Lido di Venezia ed è stato accolto dai fan impazziti, soprattutto giovani e giovanissimi, che si sono accampati dalla mattina presto a ridosso del red carpet della Sala Grande per vederlo passare alla premiere del film in concorso per il Leone d’oro. Alcuni sono riusciti a scattarsi un selfie con l’attore che indossava una tuta rossa brillante con schiena ‘hot’ lasciata totalmente scoperta e grandi occhiali da sole, che ha tolto e ri-indossato mentre si prestava agli scatti del pubblico. Acclamato come le star del passato, il 26enne arriva sul tappeto rosso, ‘scappa’ a sorpresa dai fan all’entrata, torna davanti ai flash, sorride con sguardo scanzonato, ammicca, e il Lido si infiamma. Con l’arrivo sul red carpet di Taylor Russell McKenzie, la coprotagonista di “Bones and All“, il primo (di cinque) film italiano in Concorso alla Mostra, diventa chiaro che il rosso del look dell’attore è parte di una ‘virtuale’ bandiera italiana: l’attrice canadese è infatti vestita di bianco e verde, e l’abbraccio tra i due ricompone il vessillo. Sul tappeto rosso anche il regista Guadagnino e il resto del cast della pellicola, una storia di amore e cannibalismo, horror e romantico.

Il discorso di Timothée Chalamet

L’attore americano con cittadinanza francese Timothee Chalamet arriva al Lido di Venezia per la presentazione del fil di Luca Guadagnino “Bones and All”

“Essere giovani oggi per la mia generazione non è affatto facile, sei perennemente sotto il giudizio delle persone con i social media. È stato un sollievo interpretare personaggi che stanno lottando con un dilemma interno senza la possibilità di andare su Instagram o TikTok per vedere come ti adatti”. Il tema del film “Bones and All”, primo girato in America da Guadagnino, secondo Chalamet, rispecchia la società attuale, sempre pronta a marginalizzare e a giudicare, soprattutto sui social. “Non posso immaginare – ha detto l’attore – cosa si provi ad essere giudicati dai social media, pensi di trovare lì la tua tribù. È difficile vivere così, credo che il crollo della società sia nell’aria – aggiunge pessimista -. Questo film, per me, mette in luce questi aspetti”. Il 26enne, nella produzione, è Lee, “un’anima spezzata“, in fuga dalla famiglia, dal paese dove abita, in fuga anche da se stesso, è continuamente giudicato, si sente una cattiva persona, consapevole di non riuscire ad impedirsi di mangiare con voracità altri esseri umani, per quello si nasconde, vive ai margini.
E quanto incontra Maren (Taylor Russell), 18enne in fuga per lo stesso motivo, abbandonata dal padre, in cerca della madre che non ha mai conosciuto e che le ha trasmesso il cannibalismo, “provano la possibilità di vivere l’impossibile”, come spiega Guadagnino. “Una storia d’amore straziante, tragica, fortissima”, dice la star americana, fino alle estreme conseguenze.

L’amore ci salva e ci libera? “Il film parla di questo tentativo, se invece la domanda è personale rispondo che per l’amore sono ancora tanto giovane“, ci tiene a specificare. L’amore è la chiave per provare a cambiare un destino, “nello specchio dell’amore trovano un modo di crescere, di formarsi, in questo è stata una grande esperienza formativa, cui ha contributo la vita in pandemia, la sensazione di isolamento che tutti noi abbiamo provato a me come ad altri giovani ci ha rallentato la possibilità di capire chi siamo nel mondo, ci ha in un certo senso sospesi, tagliati fuori dal contatto sociale che ci aiuta a capire dove siamo”. Nonostante la premessa horror, Bones and All è alla fine ancora un dramma di formazione, in linea con altri film di Guadagnino, raccontando sotto metafora e sotto la patina degli anni ’80 di due giovani disertori della società che sono in cerca di identità, del saper stare al mondo, di trovare persone simili, la loro tribù. Qualcosa che ha molto a che fare con l’attualità.

cast bones and all
Il cast di “Bones and All” con al centro il regista Luca Guadagnino

“Bones and All” tra love story e horror

In comune, i due amanti cannibali di “Bones and All” di Luca Guadagnino (primo film italiano in concorso alla Mostra del cinema di Venezia) – Maren (Taylor Russell) e Lee (Timothée Chalamet) – hanno il fatto di aver iniziato, fin da piccoli, mangiandosi le rispettive baby sitter. A questo si aggiunga che, in questo caso il solo Lee, ha risolto il complesso di Edipo nel modo più semplice: si è mangiato il padre. Un film coraggioso, un lavoro sicuramente di confine, estremo quello diretto da Luca Guadagnino, primo italiano dei cinque in corsa in questa 79^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Una produzione che si srotola su due registri stridenti: la love story on the road e l’horror (metafora di chi vive ai margini ed è in cerca di identità). Che ha ricevuto scroscianti applausi dopo la prima proiezione mattutina dedicata agli accreditati e dopo, in conferenza stampa. Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Camille DeAngelis, la pellicola ha chiamato all’appello un cast stellare, composto appunto da Timothée Chalamet, Taylor Russell, Mark Rylance, André Holland, Chloë Sevigny, Jessica Harper, David Gordon Green, Michael Stuhlbarg e Jake Horowitz, per raccontare una storia d’amore e di cannibalismo ma anche quella di due ragazzi, che vivono ai margini di una società che non riesce a tollerare la loro natura.

Foto di scena di “Bones and All, amanti cannibali on the road”, il film di Luca Guadagnino, primo italiano dei cinque in corsa alla 79/a Mostra Cinematografica di Venezia

“Bones and All” è il primo film girato in America di Guadagnino. “Il paesaggio americano mi ha formato e influenzato. Quando ho letto la sceneggiatura mi è subito piaciuta la storia di questi due ‘drifter’ senza identità alla ricerca di una possibilità nell’impossibile”, ha detto il regista. Per Chalamet è una metafora di coloro che sono alla ricerca della loro tribù: “La mia l’ho trovata in Europa ma anche in tanti altri posti. Quest’anno, però, ho perso mia nonna ed è stato difficile ritrovarla, perché ho due genitori che hanno un background diverso”, ha raccontato la giovane star. “Inoltre, ‘Bones and All’ è stato realizzato durante la pandemia e abbiamo provato una forte sensazione di isolamento senza la socialità. E così – ha proseguito l’attore – abbiamo trovato il nostro ruolo nella storia, quello di Maren e Lee: sono personaggi senza identità che ritrovano se stessi attraverso l’amore, che li fa crescere e li forma”.

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Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
"Essere giovani oggi per la mia generazione non è affatto facile, sei perennemente sotto il giudizio delle persone con i social media". Parola di Timotheè Chalamet, l'attore statunitense con cittadinanza francese alla 79^ Mostra del cinema di Venezia per la presentazione del film "Bones and All", in cui è stato diretto di nuovo da Luca Guadagnino, "quasi un padre per me". Il 26enne, infatti, è stato letteralmente lanciato al successo con "Chiamami col tuo nome", film del regista italiano che gl'è valso anche la candidatura agli Oscar.

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cast bones and all
Il cast di "Bones and All" con al centro il regista Luca Guadagnino

"Bones and All" tra love story e horror

In comune, i due amanti cannibali di "Bones and All" di Luca Guadagnino (primo film italiano in concorso alla Mostra del cinema di Venezia) - Maren (Taylor Russell) e Lee (Timothée Chalamet) - hanno il fatto di aver iniziato, fin da piccoli, mangiandosi le rispettive baby sitter. A questo si aggiunga che, in questo caso il solo Lee, ha risolto il complesso di Edipo nel modo più semplice: si è mangiato il padre. Un film coraggioso, un lavoro sicuramente di confine, estremo quello diretto da Luca Guadagnino, primo italiano dei cinque in corsa in questa 79^ Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Una produzione che si srotola su due registri stridenti: la love story on the road e l'horror (metafora di chi vive ai margini ed è in cerca di identità). Che ha ricevuto scroscianti applausi dopo la prima proiezione mattutina dedicata agli accreditati e dopo, in conferenza stampa. Adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Camille DeAngelis, la pellicola ha chiamato all'appello un cast stellare, composto appunto da Timothée Chalamet, Taylor Russell, Mark Rylance, André Holland, Chloë Sevigny, Jessica Harper, David Gordon Green, Michael Stuhlbarg e Jake Horowitz, per raccontare una storia d'amore e di cannibalismo ma anche quella di due ragazzi, che vivono ai margini di una società che non riesce a tollerare la loro natura.
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