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Home » Spettacolo » To Leslie, una campagna social promossa dalle star di Hollywood spinge il film verso gli Oscar

To Leslie, una campagna social promossa dalle star di Hollywood spinge il film verso gli Oscar

La pellicola indipendente con Andrea Riseborough è stata girata in soli 19 giorni, con un budget insufficiente a coprire i costi di produzione

Maurizio Costanzo
22 Gennaio 2023
La locandina del film e Jaimie Alexander

La locandina del film e Jaimie Alexander

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Da qualche anno a questa parte i dati degli incassi al botteghino, in Italia come nel mondo, viaggiano sempre col segno meno davanti. L’emorragia di spettatori è sotto gli occhi di tutti, generando una crisi delle sale, che a loro volta sono costrette a chiudere i battenti. Che sia solo una fase oppure una tendenza, questo, per ora, non è dato saperlo. Certo è che le varie piattaforme di streaming hanno rivoluzionato il modo di concepire l’audiovisivo e la sua fruizione. Nonostante questo, le grandi produzioni resistono e rilanciano, attraverso titoli, super film milionari e grandi cast che fanno il pienone di pubblico e incassi. Il problema resta quello delle piccole produzioni, che rischiano di essere travolte o addirittura scomparire. Lo spazio per il cinema indipendente si è ulteriormente ridotto, e le telecamere puntate sulla vita reale di chi vuole raccontare una storia con le poche risorse a disposizione, rischiano di essere spente sul nascere, e i loro film di non finire mai in sala e di non ricevere mai un premio.

Andrea Riseborough in una scena del film "To Leslie"
Andrea Riseborough in una scena del film “To Leslie”

Le grandi star di Hollywood a tutto questo dicono no, ed ecco che, come in una favola – non cinematografica questa volta, ma reale – la pellicola indipendente “To Leslie” girata in appena 19 giorni di riprese, con un budget talmente ridotto da non riuscire a coprire neppure i costi di distribuzione o della campagna marketing, potrebbe arrivare a concorrere persino agli Oscar. E questo grazie al passaparola di alcune celebrità che si sono messe davvero d’impegno. Stanno spingendo sui loro canali social per attirare all’attenzione dell’Academy, affinché la protagonista Andrea Riseborough possa essere candidata, avere un posto d’onore nell’Olimpo del cinema, e arrivare ad alzare al cielo la statuetta più ambita.

Andrea Riseborough in una scena del film "To Leslie"
Andrea Riseborough in una scena del film “To Leslie”

Kate Winslet ha definito la performance della sua collega come “la più grande interpretazione femminile sullo schermo che io abbia mia visto”. Ma non è tutto: tantissime star si sono ‘coalizzate’ tra di loro per centrare l’obiettivo comune, accendendo i riflettori sul film in vari modi, per esempio partecipando alle proiezioni oppure ospitandole loro stesse, come hanno fatto Charlize Theron, Jennifer Aniston e Gwyneth Paltrow. Ecco allora che “To Leslie” si sta trasformato un vero e proprio fenomeno social, diventato oramai virale. Tra i vari commenti di celebrità che circolano sui social, quello di Jaimie Alexander che ha affidato a Instagram un post che parla chiaro: “Questo film è incredibile – ha scritto -. Wow. Straordinaria interpretazione di Andrea Riseborough, perfetta. L’intero cast è fenomenale. Spero che vinca Tutti i premi”.

Il post dell'attrice Jaimie Alexander a sostegno del film "To Leslie"
Il post dell’attrice Jaimie Alexander a sostegno del film “To Leslie”

Nella lunga lista di sostenitori della pellicola ci sono nomi del calibro di Edward Norton ed Amy Adams, Naomi Watts e Susan Sarandon, Demi Moore e Jennifer Garner, Kim Basinger e Geena Davis, Melanie Griffith e Brooke Shields, Courteney Cox e Mia Farrow, solo per citarne alcuni. Questa messa in atto dalle grandi star di Hollywood suona a tutti gli effetti come una piccola grande rivoluzione, ribattezzata non a caso “Movimento pro To Leslie”.

La trama di To Leslie

All’inizio del 2022 il film drammatico diretto da Michael Morris, al suo debutto alla regia, era stato presentato in anteprima al Sxsw, il South by Southwest Festival. Una volta entrato nel circuito dei festival ha ricevuto il plauso della critica, tuttavia in un anno è rimasto praticamente sconosciuto, o quasi, al grande pubblico. La protagonista della storia è Leslie, interpretata da Andrea Riseborough, madre single del Texas occidentale che ogni giorno lotta per provvedere a se stessa e a suo figlio, interpretato da Owen Teague. Il destino sembra sorriderle quando vince alla lotteria, ma subito dopo la stessa fortuna torna a voltarle le spalle. Pochi anni dopo la speranza di una vita migliore è sfumata e i soldi sono già tutti finiti. Leslie ripiomba dunque nella disperazione, è una donna sola, con gli anni che, scivolandole addosso, si portano via tutto il suo fascino. Non ha un posto dove stare, ma ad un certo punto incontra in un motel un uomo di nome Sweeney, interpretato da Marc Maron. La donna, che ha sempre combattuto per costruirsi un futuro, e ha sempre voluto lasciarsi alle spalle un’esistenza piena zeppa di rimpianti, solitudine e delusioni, continua ad essere alla ricerca di una seconda possibilità, per lei e per suo figlio. In quell’uomo solitario vedrà un motivo di redenzione, un’ultima speranza. Ce la farà a costruirsi una vita migliore?

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Instagram

  • Messaggi osceni, allusioni, avances in ufficio e ricatti sessuali. La forma più classica del sopruso in azienda, unita ai nuovi strumenti tecnologici nelle mani dei molestatori. Il movimento Me Too, nel 2017, squarciò il velo di silenzio sulle molestie sessuali subite dalle donne nel mondo del cinema e poi negli altri luoghi di lavoro. Cinque anni dopo, con in mezzo la pandemia che ha terremotato il mondo del lavoro, le donne continuano a subire abusi, che nella maggior parte dei casi restano nell’ombra.

«Sono pochissime le donne che denunciano – spiega Roberta Vaia, della segreteria milanese della Cisl – e nei casi più gravi preferiscono lasciare il lavoro. Il molestatore andrebbe allontanato dalla vittima ma nei contratti collettivi dei vari settori non è ancora prevista una sanzione disciplinare per chi si rende responsabile di molestie o di mobbing».

Un quadro sconfortante che emerge anche da una rilevazione realizzata dalla Cisl Lombardia, nel corso del 2022, su lavoratrici di diversi settori, attraverso un sondaggio distribuito in fabbriche, negozi e uffici della regione. Sono seimila le donne che hanno partecipato all’indagine, e il 44% ha dichiarato di aver subìto molestie o di «esserne stata testimone» nel corso della sua vita lavorativa.

A livello nazionale, secondo gli ultimi dati Istat, sono 1.404.000 le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Quando una donna subisce un ricatto sessuale, nell’80,9% dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro. Quasi nessuna ha denunciato il fatto alle forze dell’ordine: appena lo 0,7% delle vittime.

✍🏻di Andrea Gianni

#lucenews #istat #donne #molestie #lavoro #diritti
  • II problema è che sei sola. Arrivi lì persino convinta: è la cosa più naturale che tu, donna, sia mai stata chiamata a fare: partorire. 

Te lo hanno ripetuto per 9 mesi nei corsi preparto, e te l’hanno ripetuto ancora prima che tu venissi al mondo: non c’è niente che sia più naturale, per una donna, nei secoli dei secoli. E il bello è che aver ottenuto la possibilità di scegliere che il tuo parto non sia "medicalizzato", che il tuo neonato non ti sia strappato subito dalle braccia e che resti, subito dopo, al tuo fianco nella tua stanza, e non nella nursery, è il risultato di una lunga battaglia, intrapresa oltre 30 anni fa. 

Una battaglia vinta? No, se si è passati dal troppo medicalizzato all’abbandono. 

Il problema è che c’è un’altra verità – nei secoli dei secoli – ed è il paradosso: nell’esatto momento in cui vieni pervasa dalla furiosa coscienza che sei onnipotente perché sei come Dio e hai dato la vita, vieni pure annientata dalla furiosa consapevolezza che la sopravvivenza di quella vita dipende da te, dipende da te tutto, la sua felicità o la sua infelicità, e non sai se sarai in grado di accudirla, quella nuova vita, come devi, e hai paura, la paura più pura e cristallina e terribile che tu abbia mai provato, e altro che Dio, sei l’ultimo dei miserabili. 

È stata la cultura patriarcale ad aver tramandato la maternità come destino ineluttabile della femminilità: la paura della donna non è mai stata né contemplata, né tanto meno accettata. È stata condivisa tra le donne, quando vi era un tessuto sociale che lo permetteva. È stata omessa dalla contemporaneità anche dalle donne stesse perché ammetterla comporta arretrare dall’emancipazione, dalla rivendicazione della parità: partorisci naturalmente, allatti naturalmente, naturalmente performi due giorni dopo come nulla fosse. 

Ma non c’è nulla di naturale in questo. È un’altra storia di prevaricazione. E una nuova storia di solitudine. Tra le più feroci.

di Chiara Di Clemente✍🏻

#lucenews #editoriale #allattamento #maternita #ospedalepertini
  • Theodore (Teddy) Hobbs vive a Portishead, nella contea inglese del Somerset, insieme ai genitori, mamma Beth, 31 anni, e il padre Will Hobbs, 41 anni. Il piccolo, che ora ha quasi quattro anni, è entrato nel Mensa (l’associazione internazionale fondata nel 1947 per chi ha il Quoziente Intellettivo almeno 1,5 volte quello regolare, ndr) a tre anni dopo aver superato un test del QI e ottenendo un punteggio di 139 su 160 nel test di Stanford Binet, scioccando i suoi genitori, che non avevano idea di quanto fosse intelligente. 

Ma il bambino dei segnali li aveva già dati visto che ha imparato a leggere da autodidatta all’età di soli due anni e quattro mesi e ora è persino in grado di leggere i libri di Harry Potter, quando i genitori glielo permettono, ed è in grado di contare in sei lingue diverse, mandarino compreso. I suoi passatempi preferiti? Le ricerche su Google e recitare le tabelline.

I genitori ammettono di non essersi mai aspettati che il figlio entrasse nel gruppo e non avevano nemmeno pianificato di fare domanda per l’adesione. “Ci è stato detto che non era mai entrato un membro dell’età di tre anni. A essere onesti, è davvero un colpo di fortuna che sia entrato” sono le parole di mamma Beth che spiega: “Non avevamo intenzione di farlo entrare nella società. Volevamo solo fargli fare un test prima di mandarlo a scuola per capire quale scegliere”. Ad ogni modo, continua la madre, “prima del test gli abbiamo detto che avrebbe dovuto risolvere qualche puzzle con una signora che lo guardava per un’oretta, e lui ne è rimasto felicissimo”.

I genitori del bimbo, che si sono sottoposti alla fecondazione in vitro per concepire il figlio e la sorella minore di Teddy, scherzano persino sul fatto che potrebbe esserci stato un pasticcio alla clinica della fertilità. “Non sappiamo come ha fatto a venire fuori così. Si sta rendendo conto di essere più dotato degli altri bambini. Io e mio marito scherziamo sempre dicendo che al dottore dev’essere sfuggita un’iniezione di qualche tipo. Da grande vuole fare il dottore perché gioca sempre a guarire i suoi giocattoli con il suo amico all’asilo”.

#lucenews #mensa #piccoligeni
  • “La lotta per garantire il diritto fondamentale delle donne all’assistenza sanitaria riproduttiva è tutt’altro che conclusa“.

In occasione del 50° anniversario della Roe v. Wade, lo scorso 22 gennaio, la storica sentenza della Corte Suprema che ha sancito il diritto costituzionale all’aborto, annullata la scorsa estate, la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris è stata in Florida per tenere un discorso di commemorazione.

#lucenews #roevwade #usa #abortionrights
Da qualche anno a questa parte i dati degli incassi al botteghino, in Italia come nel mondo, viaggiano sempre col segno meno davanti. L’emorragia di spettatori è sotto gli occhi di tutti, generando una crisi delle sale, che a loro volta sono costrette a chiudere i battenti. Che sia solo una fase oppure una tendenza, questo, per ora, non è dato saperlo. Certo è che le varie piattaforme di streaming hanno rivoluzionato il modo di concepire l’audiovisivo e la sua fruizione. Nonostante questo, le grandi produzioni resistono e rilanciano, attraverso titoli, super film milionari e grandi cast che fanno il pienone di pubblico e incassi. Il problema resta quello delle piccole produzioni, che rischiano di essere travolte o addirittura scomparire. Lo spazio per il cinema indipendente si è ulteriormente ridotto, e le telecamere puntate sulla vita reale di chi vuole raccontare una storia con le poche risorse a disposizione, rischiano di essere spente sul nascere, e i loro film di non finire mai in sala e di non ricevere mai un premio.
Andrea Riseborough in una scena del film "To Leslie"
Andrea Riseborough in una scena del film "To Leslie"
Le grandi star di Hollywood a tutto questo dicono no, ed ecco che, come in una favola – non cinematografica questa volta, ma reale – la pellicola indipendente "To Leslie" girata in appena 19 giorni di riprese, con un budget talmente ridotto da non riuscire a coprire neppure i costi di distribuzione o della campagna marketing, potrebbe arrivare a concorrere persino agli Oscar. E questo grazie al passaparola di alcune celebrità che si sono messe davvero d’impegno. Stanno spingendo sui loro canali social per attirare all'attenzione dell'Academy, affinché la protagonista Andrea Riseborough possa essere candidata, avere un posto d'onore nell’Olimpo del cinema, e arrivare ad alzare al cielo la statuetta più ambita.
Andrea Riseborough in una scena del film "To Leslie"
Andrea Riseborough in una scena del film "To Leslie"
Kate Winslet ha definito la performance della sua collega come "la più grande interpretazione femminile sullo schermo che io abbia mia visto". Ma non è tutto: tantissime star si sono ‘coalizzate’ tra di loro per centrare l’obiettivo comune, accendendo i riflettori sul film in vari modi, per esempio partecipando alle proiezioni oppure ospitandole loro stesse, come hanno fatto Charlize Theron, Jennifer Aniston e Gwyneth Paltrow. Ecco allora che "To Leslie" si sta trasformato un vero e proprio fenomeno social, diventato oramai virale. Tra i vari commenti di celebrità che circolano sui social, quello di Jaimie Alexander che ha affidato a Instagram un post che parla chiaro: “Questo film è incredibile – ha scritto -. Wow. Straordinaria interpretazione di Andrea Riseborough, perfetta. L’intero cast è fenomenale. Spero che vinca Tutti i premi”.
Il post dell'attrice Jaimie Alexander a sostegno del film "To Leslie"
Il post dell'attrice Jaimie Alexander a sostegno del film "To Leslie"
Nella lunga lista di sostenitori della pellicola ci sono nomi del calibro di Edward Norton ed Amy Adams, Naomi Watts e Susan Sarandon, Demi Moore e Jennifer Garner, Kim Basinger e Geena Davis, Melanie Griffith e Brooke Shields, Courteney Cox e Mia Farrow, solo per citarne alcuni. Questa messa in atto dalle grandi star di Hollywood suona a tutti gli effetti come una piccola grande rivoluzione, ribattezzata non a caso "Movimento pro To Leslie".

La trama di To Leslie

All’inizio del 2022 il film drammatico diretto da Michael Morris, al suo debutto alla regia, era stato presentato in anteprima al Sxsw, il South by Southwest Festival. Una volta entrato nel circuito dei festival ha ricevuto il plauso della critica, tuttavia in un anno è rimasto praticamente sconosciuto, o quasi, al grande pubblico. La protagonista della storia è Leslie, interpretata da Andrea Riseborough, madre single del Texas occidentale che ogni giorno lotta per provvedere a se stessa e a suo figlio, interpretato da Owen Teague. Il destino sembra sorriderle quando vince alla lotteria, ma subito dopo la stessa fortuna torna a voltarle le spalle. Pochi anni dopo la speranza di una vita migliore è sfumata e i soldi sono già tutti finiti. Leslie ripiomba dunque nella disperazione, è una donna sola, con gli anni che, scivolandole addosso, si portano via tutto il suo fascino. Non ha un posto dove stare, ma ad un certo punto incontra in un motel un uomo di nome Sweeney, interpretato da Marc Maron. La donna, che ha sempre combattuto per costruirsi un futuro, e ha sempre voluto lasciarsi alle spalle un'esistenza piena zeppa di rimpianti, solitudine e delusioni, continua ad essere alla ricerca di una seconda possibilità, per lei e per suo figlio. In quell’uomo solitario vedrà un motivo di redenzione, un'ultima speranza. Ce la farà a costruirsi una vita migliore?
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