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Home » Spettacolo » Verona, tanti ‘Giulietti’ e una Giulietta: la storia d’amore per eccellenza in versione Lgbtq

Verona, tanti ‘Giulietti’ e una Giulietta: la storia d’amore per eccellenza in versione Lgbtq

Eleonora Abbagnato sul palco con la figlia di 10 anni Julia, e nell’intermezzo "Rainbow, Love & Peace": in punta di piedi per inneggiare alla libertà

Maurizio Costanzo
30 Luglio 2022
Eleonora Abbagnato e sua figlia

Eleonora Abbagnato e sua figlia

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Giulietta e Romeo, la storia d’amore per eccellenza, è stato reinterpretato in uno spettacolo di danza che ha stupito per essere inno alla libertà e all’amore in tutte le sue forme. Protagonista d’eccezione Eleonora Abbagnato, che a Verona ha danzato insieme alla figlia Julia, nata dal matrimonio dell’étoile con Federico Balzaretti, ex calciatore azzurro e oggi direttore sportivo del Vicenza.

Eleonora Abbagnato mentre danza insieme a sua figlia Julia durante lo spettacolo

La versione delle due Giuliette

In scena, nello spettacolo a cura di Daniele Cipriani, un amore senza tempo: se Eleonora ha interpretato Giulietta adulta, innamorata e appassionata, sua figlia Julia ha vestito i panni di una sognante Giulietta bambina dei nostri giorni, che coi suoi occhi azzurri e i lunghi capelli biondi, si immagina adulta e fantastica di un Romeo contemporaneo, quintessenza del giovanotto ‘cool’ interpretato da Sasha Riva. Mentre un amico immaginario, interpretato da Simone Repele, scandisce il tempo a giri di bicicletta, questa appassionata ed emozionante storia si muoveva tra reminiscenze della storica faida Capuleti e Montecchi non sulle note di Prokofiev ma sull’ouverture-fantasia di Ciaikovsky.

Sul palco del Teatro Romano di Verona, questo primo titolo del cartellone di Danza della 74esima Estate Teatrale Veronese (che è andato in replica al Nervi Music Ballet Festival), tra musica, poesia e danza è stato un trionfo sì della magia della grande danza, ma questa volta nel segno della libertà, della pace, del rispetto della natura e dell’ambiente. E chi pensa che Giulietta, l’innamorata per eccellenza resa immortale dai versi partoriti dal genio di Shakespeare, rappresenti solo l’amore al femminile, è stato piacevolmente sorpreso: questo spettacolo ha voluto dimostrare quanto il capolavoro del grande Bardo possa essere inteso come un inno all’amore in tutte le sue forme, non solo tra uomo e donna, ma anche tra persone dello stesso sesso.

Eleonora durante le prove con sua figlia

“La vedo comunque nell’ambito artistico”: la consacrazione della madre

Tra i tanti intermezzi, uno infatti è stato espressamente dedicato ai diritti Lgbtq: quello di ‘Rainbow, Love & Peace’ che Giorgio Mancini ha creato sulla West Side Story Suite per due pianoforti di Leonard Bernstein, che ha visto in scena tanti Giulietti e una Giulietta, l’étoile Rebecca Bianchi, al suo primo ritorno in scena dopo essere diventata mamma per la quarta volta. Ogni protagonista indossava un vestito di un diverso colore: sul palco, nelle vesti dei Giulietti, Davide Dato, l’étoile dell’Opera di Vienna, Tommaso Beneventi del Balletto Reale Svedese, Lorenzo Aliberti del Ballett X Schwerin – Mecklenburgisches Staatstheater, Michele Satriano, e Vsevolod Maievskyi già Mariinsky di San Pietroburgo.

Appena un anno fa Eleonora Abbagnato danzava il suo addio nel teatro che dalla sua Palermo sognava fin da quando era bambina, e che poi l’avrebbe consacrata étoile e star internazionale: l’Opéra di Parigi. Oggi, che è direttrice del Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, ricorda l’infanzia, e pensando a sua figlia Julia di 10 anni dice: “Anche io ho debuttato così, ero la piccola Giulietta per Carla Fracci. Non so se Julia vorrà davvero diventare una ballerina, spero di no, è un lavoro davvero faticoso. La vedo comunque nell’ambito artistico perché ha certamente qualità. Sogna anche di recitare e la moda la corteggia. Di certo ha uno spiccato lato artistico e sono sicura che terrà il palco”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia

Giulietta e Romeo, la storia d’amore per eccellenza, è stato reinterpretato in uno spettacolo di danza che ha stupito per essere inno alla libertà e all'amore in tutte le sue forme. Protagonista d’eccezione Eleonora Abbagnato, che a Verona ha danzato insieme alla figlia Julia, nata dal matrimonio dell'étoile con Federico Balzaretti, ex calciatore azzurro e oggi direttore sportivo del Vicenza.

Eleonora Abbagnato mentre danza insieme a sua figlia Julia durante lo spettacolo

La versione delle due Giuliette

In scena, nello spettacolo a cura di Daniele Cipriani, un amore senza tempo: se Eleonora ha interpretato Giulietta adulta, innamorata e appassionata, sua figlia Julia ha vestito i panni di una sognante Giulietta bambina dei nostri giorni, che coi suoi occhi azzurri e i lunghi capelli biondi, si immagina adulta e fantastica di un Romeo contemporaneo, quintessenza del giovanotto ‘cool’ interpretato da Sasha Riva. Mentre un amico immaginario, interpretato da Simone Repele, scandisce il tempo a giri di bicicletta, questa appassionata ed emozionante storia si muoveva tra reminiscenze della storica faida Capuleti e Montecchi non sulle note di Prokofiev ma sull’ouverture-fantasia di Ciaikovsky. Sul palco del Teatro Romano di Verona, questo primo titolo del cartellone di Danza della 74esima Estate Teatrale Veronese (che è andato in replica al Nervi Music Ballet Festival), tra musica, poesia e danza è stato un trionfo sì della magia della grande danza, ma questa volta nel segno della libertà, della pace, del rispetto della natura e dell’ambiente. E chi pensa che Giulietta, l’innamorata per eccellenza resa immortale dai versi partoriti dal genio di Shakespeare, rappresenti solo l’amore al femminile, è stato piacevolmente sorpreso: questo spettacolo ha voluto dimostrare quanto il capolavoro del grande Bardo possa essere inteso come un inno all’amore in tutte le sue forme, non solo tra uomo e donna, ma anche tra persone dello stesso sesso.
Eleonora durante le prove con sua figlia

"La vedo comunque nell'ambito artistico": la consacrazione della madre

Tra i tanti intermezzi, uno infatti è stato espressamente dedicato ai diritti Lgbtq: quello di ‘Rainbow, Love & Peace’ che Giorgio Mancini ha creato sulla West Side Story Suite per due pianoforti di Leonard Bernstein, che ha visto in scena tanti Giulietti e una Giulietta, l’étoile Rebecca Bianchi, al suo primo ritorno in scena dopo essere diventata mamma per la quarta volta. Ogni protagonista indossava un vestito di un diverso colore: sul palco, nelle vesti dei Giulietti, Davide Dato, l’étoile dell’Opera di Vienna, Tommaso Beneventi del Balletto Reale Svedese, Lorenzo Aliberti del Ballett X Schwerin - Mecklenburgisches Staatstheater, Michele Satriano, e Vsevolod Maievskyi già Mariinsky di San Pietroburgo.

Appena un anno fa Eleonora Abbagnato danzava il suo addio nel teatro che dalla sua Palermo sognava fin da quando era bambina, e che poi l’avrebbe consacrata étoile e star internazionale: l’Opéra di Parigi. Oggi, che è direttrice del Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, ricorda l’infanzia, e pensando a sua figlia Julia di 10 anni dice: “Anche io ho debuttato così, ero la piccola Giulietta per Carla Fracci. Non so se Julia vorrà davvero diventare una ballerina, spero di no, è un lavoro davvero faticoso. La vedo comunque nell’ambito artistico perché ha certamente qualità. Sogna anche di recitare e la moda la corteggia. Di certo ha uno spiccato lato artistico e sono sicura che terrà il palco”.
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