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Home » Spettacolo » Zahra Amir Ebrahimi, chi è l’attrice iraniana vittima di un sex tape per cui ha rischiato la lapidazione

Zahra Amir Ebrahimi, chi è l’attrice iraniana vittima di un sex tape per cui ha rischiato la lapidazione

Vive in esilio a Parigi dal 2008. Al cinema con "Holy Spider" interpreta una giornalista senza paura: un omaggio alla forza delle donne del suo Paese

Barbara Berti
29 Gennaio 2023
Zahra Amir Ebrahimi vincitrice della Palma d'oro al Festival di Cannes 2022 (Instagram)

Zahra Amir Ebrahimi vincitrice della Palma d'oro al Festival di Cannes 2022 (Instagram)

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La storia di Zahra Amir Ebrahimi è un’incredibile storia di riscatto al femminile: è scappata dal suo Paese, l’Iran, dove la sua carriera di attrice e la sua stessa vita sono state messe a repentaglio da un video intimo pubblicato online senza il suo consenso per il quale ha rischiato la lapidazione e le frustate. Ma ha trovato la forza di fuggire e ricominciare una nuova vita fino alla consacrazione, la Palma d’Oro come miglior attrice al Festival di Cannes per il ruolo di Rahimi, giornalista senza paura: un omaggio alla forza delle donne iraniane.

L'attrice e regista iraniana Zahra Amir Ebrahimi (Instagram)
L’attrice e regista iraniana Zahra Amir Ebrahimi (Instagram)

Zahra Amir Ebrahimi (42 anni) è una regista e attrice iraniana residente in Francia. E da qui sta sostenendo pubblicamente le proteste guidate dalle donne iraniane in seguito alla morte di Mahsa Amini. Nel 2022 è apparsa nella lista delle 100 donne della Bbc come una delle donne più stimolanti e influenti dell’anno e sempre nel 2022 è diventata la prima donna iraniana a vincere il “Prix d’interprétation féminine” al Festival di Cannes per la sua interpretazione in “Holy Spider”, film che arriva nelle sale italiane il 16 febbraio.

Il film “Holy Spider”

Il film, diretto dal regista Ali Abbasi, è ispirato al serial killer iraniano Saeed Hanaei, noto anche come Said Hanai, responsabile tra il 2000 e il 2001 dell’uccisione per strangolamento di 16 prostitute. La pellicola, infatti, è ambientata in Iran nel 2001 e racconta la storia di un uomo di nome Saeed (l’attore Mehdi Bajestani), un padre di famiglia alle prese con la propria ricerca religiosa. Saeed è intenzionato a compiere una sacra missione: purificare la città santa di Mashhad, cercando di sradicare del tutto la prostituzione, simbolo di immoralità e corruzione. Il modo che sceglie per portare a termine questa impresa è l’eliminazione fisica delle donne. Dopo aver mietuto già qualche vittima, Saeed si ritrova però in preda alla disperazione, perché le persone non sembrano interessate affatto alla sua missione divina. Nel frattempo una giornalista di Teheran, Rahimi (interpretata da Zar Amir Ebrahimi), giunge in città per indagare sullo spietato serial killer, rendendosi conto che le autorità locali non sembrano avere fretta di trovare il colpevole.

 

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Il riscatto di Zahra Amir Ebrahimi

La vittoria della Palma d’oro a Cannes è una sorta di riscatto per le difficoltà incontrate nella vita. L’attrice e regista, infatti, ha dovuto lasciare l’Iran per evitare persecuzioni e procedimenti giudiziari, quando è stato diffuso un video intimo al quale è seguito una campagna diffamatoria sulla sua vita privata. Così nel 2008 si è trasferita a Parigi, ha fondato la sua società di produzione “Alambic Production” e ha continuato a costruire una carriera impressionante sia davanti che dietro la macchina da presa. Oltre al film “Holy Spider”, al momento è la protagonista di “Shadya” della regista Noora Niasari, presentato nei giorni scorsi al “Sundance Film Festival 2023”.

La locandina del film "Holy Spider" (Instagram)
La locandina del film “Holy Spider” (Instagram)

La carriera di Zahra Amir Ebrahimi

Zahra Amir Ebrahimi, dopo aver studiato teatro all’Università di Azad, ha iniziato la sua carriera realizzando cortometraggi. La sua prima regia è del corto “Khat” (2000), quando aveva solo diciotto anni. Un anno dopo ha fatto il suo debutto cinematografico in “Waiting” diretto da Mohammad Nourizad. Dal grande schermo, poi, è passata al piccolo schermo recitando in varie serie tv. Nel 2006 è entrata nel cast della serie di successo “Nargess” diretta da Sirous Moghaddam e questo le ha dato grande popolarità oltre a farle vincere l’Hafez Award. Lo stesso anno, Amir Ebrahimi ha recitato nel film drammatico acclamato dalla critica “Trip to Hidalou” diretto da Mojtaba Raie, pellicola presentata in anteprima al 34esimo Fajr Film Festival dove ha vinto il premio “Best Art & Experience Film”.

Zahra Amir Ebrahimi
Zahra Amir Ebrahimi

Mesi dopo la trasmissione dell’episodio finale di “Nargess”, Amir Ebrahimi si è ritrovata al centro di uno scandalo nazionale: è stato, infatti, divulgato su Internet un sex tape fatto in casa dove appare insieme a un uomo. A causa dello scandalo, le è stato vietato di apparire nei film e nella televisione iraniani per 10 anni. E anche il film “Trip to Hidalou” è stato bandito. Lei è stata condannata al carcere e a novantanove frustate. Così è fuggita in Francia, a Parigi, dove vive in esilio dal 2008.

In Francia ha ripreso in mano la sua vita ripartendo dalla commedia di Mohamad Rezaierad Silent “Taheregan’s Dream” insieme a Shabnam Tolouei. Ha fatto poi teatro, documentari e corti. Il ruolo importante è arrivato nel 2016: ha interpretato Vida Irandoost nel film drammatico svedese “Bride Price vs. Democracy” (2016) diretto da Reza Rahimi, ruolo che le ha permesso di ottenere il premio come migliore attrice protagonista in un film in lingua straniera al “Nice International Film Festival” 2018.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
La storia di Zahra Amir Ebrahimi è un’incredibile storia di riscatto al femminile: è scappata dal suo Paese, l’Iran, dove la sua carriera di attrice e la sua stessa vita sono state messe a repentaglio da un video intimo pubblicato online senza il suo consenso per il quale ha rischiato la lapidazione e le frustate. Ma ha trovato la forza di fuggire e ricominciare una nuova vita fino alla consacrazione, la Palma d’Oro come miglior attrice al Festival di Cannes per il ruolo di Rahimi, giornalista senza paura: un omaggio alla forza delle donne iraniane.
L'attrice e regista iraniana Zahra Amir Ebrahimi (Instagram)
L'attrice e regista iraniana Zahra Amir Ebrahimi (Instagram)
Zahra Amir Ebrahimi (42 anni) è una regista e attrice iraniana residente in Francia. E da qui sta sostenendo pubblicamente le proteste guidate dalle donne iraniane in seguito alla morte di Mahsa Amini. Nel 2022 è apparsa nella lista delle 100 donne della Bbc come una delle donne più stimolanti e influenti dell’anno e sempre nel 2022 è diventata la prima donna iraniana a vincere il “Prix d’interprétation féminine” al Festival di Cannes per la sua interpretazione in “Holy Spider”, film che arriva nelle sale italiane il 16 febbraio.

Il film “Holy Spider”

Il film, diretto dal regista Ali Abbasi, è ispirato al serial killer iraniano Saeed Hanaei, noto anche come Said Hanai, responsabile tra il 2000 e il 2001 dell'uccisione per strangolamento di 16 prostitute. La pellicola, infatti, è ambientata in Iran nel 2001 e racconta la storia di un uomo di nome Saeed (l’attore Mehdi Bajestani), un padre di famiglia alle prese con la propria ricerca religiosa. Saeed è intenzionato a compiere una sacra missione: purificare la città santa di Mashhad, cercando di sradicare del tutto la prostituzione, simbolo di immoralità e corruzione. Il modo che sceglie per portare a termine questa impresa è l'eliminazione fisica delle donne. Dopo aver mietuto già qualche vittima, Saeed si ritrova però in preda alla disperazione, perché le persone non sembrano interessate affatto alla sua missione divina. Nel frattempo una giornalista di Teheran, Rahimi (interpretata da Zar Amir Ebrahimi), giunge in città per indagare sullo spietato serial killer, rendendosi conto che le autorità locali non sembrano avere fretta di trovare il colpevole.
 
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Il riscatto di Zahra Amir Ebrahimi

La vittoria della Palma d’oro a Cannes è una sorta di riscatto per le difficoltà incontrate nella vita. L’attrice e regista, infatti, ha dovuto lasciare l’Iran per evitare persecuzioni e procedimenti giudiziari, quando è stato diffuso un video intimo al quale è seguito una campagna diffamatoria sulla sua vita privata. Così nel 2008 si è trasferita a Parigi, ha fondato la sua società di produzione “Alambic Production” e ha continuato a costruire una carriera impressionante sia davanti che dietro la macchina da presa. Oltre al film “Holy Spider”, al momento è la protagonista di “Shadya” della regista Noora Niasari, presentato nei giorni scorsi al “Sundance Film Festival 2023”.
La locandina del film "Holy Spider" (Instagram)
La locandina del film "Holy Spider" (Instagram)

La carriera di Zahra Amir Ebrahimi

Zahra Amir Ebrahimi, dopo aver studiato teatro all’Università di Azad, ha iniziato la sua carriera realizzando cortometraggi. La sua prima regia è del corto “Khat” (2000), quando aveva solo diciotto anni. Un anno dopo ha fatto il suo debutto cinematografico in “Waiting” diretto da Mohammad Nourizad. Dal grande schermo, poi, è passata al piccolo schermo recitando in varie serie tv. Nel 2006 è entrata nel cast della serie di successo “Nargess” diretta da Sirous Moghaddam e questo le ha dato grande popolarità oltre a farle vincere l’Hafez Award. Lo stesso anno, Amir Ebrahimi ha recitato nel film drammatico acclamato dalla critica “Trip to Hidalou” diretto da Mojtaba Raie, pellicola presentata in anteprima al 34esimo Fajr Film Festival dove ha vinto il premio “Best Art & Experience Film”.
Zahra Amir Ebrahimi
Zahra Amir Ebrahimi
Mesi dopo la trasmissione dell'episodio finale di “Nargess”, Amir Ebrahimi si è ritrovata al centro di uno scandalo nazionale: è stato, infatti, divulgato su Internet un sex tape fatto in casa dove appare insieme a un uomo. A causa dello scandalo, le è stato vietato di apparire nei film e nella televisione iraniani per 10 anni. E anche il film “Trip to Hidalou” è stato bandito. Lei è stata condannata al carcere e a novantanove frustate. Così è fuggita in Francia, a Parigi, dove vive in esilio dal 2008. In Francia ha ripreso in mano la sua vita ripartendo dalla commedia di Mohamad Rezaierad Silent “Taheregan's Dream” insieme a Shabnam Tolouei. Ha fatto poi teatro, documentari e corti. Il ruolo importante è arrivato nel 2016: ha interpretato Vida Irandoost nel film drammatico svedese “Bride Price vs. Democracy” (2016) diretto da Reza Rahimi, ruolo che le ha permesso di ottenere il premio come migliore attrice protagonista in un film in lingua straniera al "Nice International Film Festival" 2018.
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