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Home » Sport » Qatar, per la prima volta tre arbitri donna ai Mondiali di calcio. “Conta la qualità non il genere”

Qatar, per la prima volta tre arbitri donna ai Mondiali di calcio. “Conta la qualità non il genere”

Oltre ad un trio arbitrale tutto al femminile ci saranno anche tre assistenti di gara donne: Neuza Back del Brasile, Karen Díaz Medina del Messico e Kathryn Nesbitt degli Stati Uniti

Marianna Grazi
20 Maggio 2022
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Stéphanie Frappart
Stéphanie Frappart, 38 anni, francese

La Fifa ha confermato che per la prima volta ai Mondiali di calcio maschili saranno presenti anche arbitri donna e che a loro si aggiungeranno tre assistenti gara di sesso femminile. Si tratta di una svolta fondamentale per la parità di genere nel calcio, in un’edizione dove non mancano le polemiche sulla questione della comunità Lgbtq+ (si a tra i giocatori che tra il pubblico), malvista in un Paese dove l’omosessualità è illegale. La francese Stéphanie Frappart, la ruandese Salima Mukansanga e la giapponese Yoshimi Yamashita sono state infatti incluse nella lista dei 36 arbitri che scenderanno in campo in Qatar a novembre e dicembre in occasione della Coppa del Mondo. Il trio sarà affiancato da Neuza Back del Brasile, Karen Díaz Medina del Messico e Kathryn Nesbitt degli Stati Uniti, che fanno parte della lista di 69 assistenti arbitrali. Si tratta, anche in questo caso, della prima volta in un grande torneo maschile.

Scelta di qualità non di genere

Yoshimi Yamashita
Yoshimi Yamashita, 36 anni, giapponese

Secondo il responsabile del settore arbitri della Fifa, l’italiano Pierluigi Collina, la selezione degli ufficiali di gara è stata fatta senza tener conto del genere. “Questo conclude un lungo processo iniziato diversi anni fa con l’impiego di arbitri donne nei tornei maschili junior e senior della Fifa”, dichiara il responsabile. “In questo modo, ribadiamo chiaramente che per noi conta la qualità e non il genere – aggiunge Collina– Spero che in futuro la selezione di direttori di gara donne d’élite per importanti competizioni maschili venga percepita come qualcosa di normale e non più come qualcosa di sensazionale”. “Meritano di essere presenti alla Fifa World Cup perché svolgono costantemente un lavoro di altissimo livello, e questo è il fattore importante per noi”, conclude.

Chi sono le ufficiali gara

Salima Mukansanga
Salima Mukansanga, 33 anni, ruandese

Stéphanie Frappart, 38 anni, è una dei migliori arbitri di calcio femminile e una pioniera in quello maschile. Nel 2019 ha arbitrato la finale della Coppa del Mondo femminile ed è diventata la prima donna ufficiale di gara in una partita della Ligue 1 francese, oltre ad aver arbitrato la Supercoppa Uefa maschile tra Liverpool e Chelsea. L’anno successivo è stata ancora una volta la prima ad arbitrare una partita di Champions League maschile e nel 2021 a dirigere una gara valida per la qualificazione alla Coppa del Mondo maschile.
La giapponese Yoshimi Yamashita, 36 anni, ha avuto un percorso simile nelle competizioni asiatiche. È diventata la primo arbitro donna di una partita della J1 League nel maggio dello scorso anno e nel 2022 ha diretto le partite della Coppa d’Asia femminile e dell’equivalente asiatico della Champions League maschile.
La 33enne Salima Mukansanga ha arbitrato la Coppa d’Africa femminile, la CAF Women’s Champions League e le Olimpiadi del 2020 a Tokyo. È tra i più famosi arbitri di calcio del suo Paese e del continente africano.

 

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Stéphanie Frappart
Stéphanie Frappart, 38 anni, francese
La Fifa ha confermato che per la prima volta ai Mondiali di calcio maschili saranno presenti anche arbitri donna e che a loro si aggiungeranno tre assistenti gara di sesso femminile. Si tratta di una svolta fondamentale per la parità di genere nel calcio, in un'edizione dove non mancano le polemiche sulla questione della comunità Lgbtq+ (si a tra i giocatori che tra il pubblico), malvista in un Paese dove l'omosessualità è illegale. La francese Stéphanie Frappart, la ruandese Salima Mukansanga e la giapponese Yoshimi Yamashita sono state infatti incluse nella lista dei 36 arbitri che scenderanno in campo in Qatar a novembre e dicembre in occasione della Coppa del Mondo. Il trio sarà affiancato da Neuza Back del Brasile, Karen Díaz Medina del Messico e Kathryn Nesbitt degli Stati Uniti, che fanno parte della lista di 69 assistenti arbitrali. Si tratta, anche in questo caso, della prima volta in un grande torneo maschile.

Scelta di qualità non di genere

Yoshimi Yamashita
Yoshimi Yamashita, 36 anni, giapponese
Secondo il responsabile del settore arbitri della Fifa, l'italiano Pierluigi Collina, la selezione degli ufficiali di gara è stata fatta senza tener conto del genere. "Questo conclude un lungo processo iniziato diversi anni fa con l'impiego di arbitri donne nei tornei maschili junior e senior della Fifa", dichiara il responsabile. "In questo modo, ribadiamo chiaramente che per noi conta la qualità e non il genere – aggiunge Collina– Spero che in futuro la selezione di direttori di gara donne d'élite per importanti competizioni maschili venga percepita come qualcosa di normale e non più come qualcosa di sensazionale". "Meritano di essere presenti alla Fifa World Cup perché svolgono costantemente un lavoro di altissimo livello, e questo è il fattore importante per noi", conclude.

Chi sono le ufficiali gara

Salima Mukansanga
Salima Mukansanga, 33 anni, ruandese
Stéphanie Frappart, 38 anni, è una dei migliori arbitri di calcio femminile e una pioniera in quello maschile. Nel 2019 ha arbitrato la finale della Coppa del Mondo femminile ed è diventata la prima donna ufficiale di gara in una partita della Ligue 1 francese, oltre ad aver arbitrato la Supercoppa Uefa maschile tra Liverpool e Chelsea. L'anno successivo è stata ancora una volta la prima ad arbitrare una partita di Champions League maschile e nel 2021 a dirigere una gara valida per la qualificazione alla Coppa del Mondo maschile. La giapponese Yoshimi Yamashita, 36 anni, ha avuto un percorso simile nelle competizioni asiatiche. È diventata la primo arbitro donna di una partita della J1 League nel maggio dello scorso anno e nel 2022 ha diretto le partite della Coppa d'Asia femminile e dell'equivalente asiatico della Champions League maschile. La 33enne Salima Mukansanga ha arbitrato la Coppa d'Africa femminile, la CAF Women's Champions League e le Olimpiadi del 2020 a Tokyo. È tra i più famosi arbitri di calcio del suo Paese e del continente africano.  
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