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Home » Sport » Astarita vince la partita contro il tumore e torna in piscina: “La voglia c’è, ma faccio con calma”

Astarita vince la partita contro il tumore e torna in piscina: “La voglia c’è, ma faccio con calma”

Il pallanuotista 37enne della Rari Nantes Florentia ha scoperto per caso di avere un astrocitoma. Dopo l'operazione il ritorno in vasca

Marianna Grazi
13 Dicembre 2022
Matteo Astarita

Matteo Astarita

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Tornare sì, ma con calma. Dopo oltre 20 anni passati a giocare a pallanuoto, tra campionati di serie A1 e A2, con la Rari Nantes Florentia, Matteo Astarita sa benissimo che serve tempo per ripartire, per tornare a dove aveva lasciato la sua vita e la sua carriera prima del ‘problema’ che lo ha costretto a prendersi un momentaneo stop. Senza fretta. Anche se la notizia, oggi, è quella del rientro in acqua dopo aver vinto la battaglia più importante: quella con la malattia, con quel tumore (per fortuna benigno) scoperto per puro caso. “Sinceramente non ne ho parlato molto finora, ho aspettato che fosse tutto apposto; avevo la testa un po’ altrove, sono entrato in un vortice e pensavo principalmente a quello, era la priorità da risolvere”, spiega il 37enne, nato a Savona ma ormai fiorentino di adozione, che in questi giorni è tornato a nuotare e ad allenarsi nell’amata piscina. Quella che, a giugno, concluso il campionato, era stato costretto a lasciare per affrontare la partita per la vita. “A novembre  2021 mi hanno tamponato in macchina, una cosa da nulla per fortuna, però mi girava sempre un po’ la testa”, spiega. Però continua a giocare.

Il 37enne di Savona, fiorentino d’adozione, è attaccante mancino della Rari Nantes Florentia

Poi cosa l’ha spinta a fermarsi?
“In piscina mi hanno consigliato di fare degli accertamenti un po’ più mirati per questo problema, dai quali è uscito fuori che avevo una cisti all’interno dell’emisfero destro del cervello. I medici mi ha non detto: è da togliere, va operata, perché altrimenti non possiamo sapere esattamente cosa sia. Per fortuna la scelta di toglierla, a settembre 2022, è stata la più giusta: dalla biopsia dopo l’intervento è emerso che si trattava di un astrocitoma, un tumore benigno del sistema nervoso centrale. Il nome non me lo ricordo mai a memoria – scherza – e avevo un po’ paura, però operarsi stata la scelta giusta“.

Qual è stato il momento più complicato?
“Il recupero più che l’intervento in sé. Il ritorno è stato lungo: smettere di parlare, di leggere, è stata la parte più problematica e, ammetto, quello che mi faceva più paura. Piano piano è tornato tutto al suo posto. Ho fatto gli ultimi accertamenti, che mi hanno confermato l’esito positivo dell’intervento, ora non devo fare più alcuna terapia se non un controllo ogni sei mesi per alcuni anni. È comunque una cosa che potrebbe riformarsi ed è meglio quindi controllare che non rinasca”.

È accaduto tutto in poco tempo…
“Sono neanche tre mesi. Ho recuperato velocemente. All’inizio sembrava dovessi metterci molto di più, invece per fortuna si è risolto in fretta. Devo avere però tanta pazienza prima di ributtarmi nella mischia del giocare. Ora mi ri-alleno ma prima di tornare a disputare il campionato ci vorrà tempo. Per ora non c’è nulla di ufficiale, nemmeno in un campionato minore, non ho messo in preventivo nulla; sicuramente ci sarà un ritorno, ma con calma”.

Dopo un incidente in auto Astarita scopre di avere un tumore benigno al cervello, che gli è stato asportato a settembre

La squadra come ha reagito alla notizia della sua malattia?
“I miei compagni sono stati molto carini, si informavano, chiedevano… Un mesetto fa sono stato a salutarli e mi ha fatto piacere la loro vicinanza”.

Come si è sentito a ributtarsi in vasca?
“È stato piacevole ma allo stesso tempo avevo la sensazione di dover fare tutto col giusto tempo. Di vedere cosa sarebbe successo. Non riuscendo a parlare e a scrivere mi sono chiesto: sarò capace di nuotare? Però è stata una liberazione tornare in acqua”.

Dice continuamente di dover fare le cose con calma: ordine del medico o auto-convincimento?
“Entrambe le cose! Il dottore me lo ha detto talmente tante volte, di andare piano, che me ripeto anche io costantemente per convincermi. Sono uno che è abituato a andare veloce, devo rallentare”.

Matteo dopo nemmeno tre mesi è tornato in piscina ad allenarsi. Prima di tornare a giocare, invece, dice di voler fare le cose con calma

Segue la sua Rari da spettatore?
“Sì, sono andato a vedere le partite, seguo i risultati dei miei compagni, li sento, ogni tanto ci vediamo”.

In Liguria c’è una tradizione importante di pallanuoto. Qui c’è invece la sola Florentia a tenere alti i colori toscani. Come vede il futuro della squadra?
“La Rari sicuramente punta ad avere una solida immagine come già accaduto in passato. Le ambizioni sono alte e la voglia c’è. Ora va meglio la squadra femminile, ma è un ciclo, presto spero e sono convinto che tornerà a brillare anche la maschile”.

In futuro si vede allenatore?
“Come non ti ho detto se e quando tornerò a giocare non ti dico nemmeno questo. Mi sono sempre trovato bene con i ragazzini, però al momento non mi sento di sbilanciarmi”.

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Instagram

  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
  • La tolleranza, l’inclusione e il rispetto svaniscono nel momento in cui ci si mette davanti alla tastiera di un computer. Gli haters non sono spariti né accennano a diminuire. Esistono, sono molti più di prima, attaccano e anzi rilanciano. Oltre lo schermo, sono le donne soprattutto, e poi le persone con disabilità e le persone omosessuali, a essere i destinatari di insulti e offese di ogni tipo.

È questo il triste podio che ci consegna la ricerca condotta da Vox, Osservatorio italiano sui diritti, che ha fotografato l’odio via social, in particolare attraverso l’esame dei tweet. E le cose non vanno meglio rispetto all’anno precedente, anzi. Dalla settima edizione di questa ricerca è emerso infatti che nel 2022, da gennaio a ottobre, sono stati estratti quasi 630mila tweet, 583mila dei quali negativi, pari al 93% del totale, mentre invece l’anno prima i tweet presi in esame erano stati poco più di 797mila, 550mila dei quali erano negativi, cioè il 69% del totale.

Le donne si confermano essere il bersaglio numero uno, seguite appunto dalle persone con disabilità e dalle persone omosessuali, tornate nuovamente al centro del mirino, e non solo di quello che fa riferimento all’hate speech.

Oltre agli onnipresenti atteggiamenti di body shaming, molti attacchi hanno avuto come contenuto la competenza e la professionalità delle donne stesse. E, dunque, è il lavoro delle donne a emergere anche quest’anno quale co-fattore scatenante lo hate speech misogino, a conferma di una tendenza già rilevata lo scorso anno. Quanto alle persone con disabilità, risultata la seconda categoria più colpita.

Per quanto concerne invece gli stranieri e i migranti, la categoria sociale con una percentuale più alta di incremento di tweet negativi all’interno del cluster rispetto al 2021. Anche qui, va sottolineata la forte attenzione mediatica che si accende sugli sbarchi dei migranti e sulla situazione dei profughi provenienti dall’Ucraina, nonché dal contesto politico italiano e dalla sua relazione con l’Unione europea circa la gestione della situazione migratoria.

📲Come difendersi? Qual è la cura contro l
  • “Sesso. Libertà. Uguaglianza. Amore in tutti i sensi. E tutti a tavola!”. È il messaggio che Rosa Chemical, all’anagrafe Manuel Franco Rocati, porta a Sanremo 2023 per quello che sarà il suo esordio al festival con il brano “Made in Italy”.

Il rapper classe 1998, arriva da debuttante, ma con una storia già ben definita alle spalle. Poliedrico, eclettico, difficilmente etichettabile, ha dato sfogo alla sua creatività non solo a livello musicale – con influenze che spaziano dall’hiphop alla trap all’elettronica -, ma lavorando anche come modello per Gucci, come art and creative director e dedicandosi anche alla scrittura di videoclip. 

Nel 2019 ha pubblicato “Forever”, il suo primo album, che è stato certificato disco d’oro, da lì una serie di collaborazioni che lo hanno portato anche ad affiancare Tananai l’anno scorso nella serata cover del Festival.

“Molto spesso sono giudicato perché diverso, ma dal diverso bisogna imparare, assorbire. In Italia invece ciò che è diverso è giudicato. E io da diverso in passato mi sono sentito sbagliato” racconta Rosa Chemical. 

Non a caso, a Sanremo, il 25enne paladino della libertà di essere se stessi senza farsi condizionare dalle norme della società, arriva con il brano “Made in Italy” e un obiettivo ben preciso: “portare un messaggio di libertà contro ogni tipo di discriminazione, per promuovere l’uguaglianza e il rispetto. Cerco di creare dibattito: sono sempre pronto a spiegare il mio punto di vista, ma se non c’è apertura mentale non mi sento di dover dire nulla”.

Il brano “È piedi, con cui calpestare ciò che è generalista e che chiude tutto dentro una gabbia fatta di tabù. ‘Made in Italy vuole’ liberarci dalle censure, dagli stereotipi e dal politicamente corretto”. 

Come il titolo e la copertina, anche il testo è provocatorio e racchiude al suo interno tutta l’essenza e l’irriverenza prorompente di Rosa Chemical perché parla in maniera sfrontata di temi ancora oggi considerati tabù come il sesso, la fluidità e il poliamore. 

“Non c’è cosa più ‘Made in Italy’ del Festival di Sanremo. Non vedo l’ora di salire su quel palco”.

#lucenews #sanremo2023 #rosachemical
Tornare sì, ma con calma. Dopo oltre 20 anni passati a giocare a pallanuoto, tra campionati di serie A1 e A2, con la Rari Nantes Florentia, Matteo Astarita sa benissimo che serve tempo per ripartire, per tornare a dove aveva lasciato la sua vita e la sua carriera prima del ‘problema’ che lo ha costretto a prendersi un momentaneo stop. Senza fretta. Anche se la notizia, oggi, è quella del rientro in acqua dopo aver vinto la battaglia più importante: quella con la malattia, con quel tumore (per fortuna benigno) scoperto per puro caso. "Sinceramente non ne ho parlato molto finora, ho aspettato che fosse tutto apposto; avevo la testa un po’ altrove, sono entrato in un vortice e pensavo principalmente a quello, era la priorità da risolvere", spiega il 37enne, nato a Savona ma ormai fiorentino di adozione, che in questi giorni è tornato a nuotare e ad allenarsi nell'amata piscina. Quella che, a giugno, concluso il campionato, era stato costretto a lasciare per affrontare la partita per la vita. "A novembre  2021 mi hanno tamponato in macchina, una cosa da nulla per fortuna, però mi girava sempre un po’ la testa", spiega. Però continua a giocare.
Il 37enne di Savona, fiorentino d'adozione, è attaccante mancino della Rari Nantes Florentia
Poi cosa l'ha spinta a fermarsi? "In piscina mi hanno consigliato di fare degli accertamenti un po’ più mirati per questo problema, dai quali è uscito fuori che avevo una cisti all'interno dell'emisfero destro del cervello. I medici mi ha non detto: è da togliere, va operata, perché altrimenti non possiamo sapere esattamente cosa sia. Per fortuna la scelta di toglierla, a settembre 2022, è stata la più giusta: dalla biopsia dopo l’intervento è emerso che si trattava di un astrocitoma, un tumore benigno del sistema nervoso centrale. Il nome non me lo ricordo mai a memoria – scherza – e avevo un po’ paura, però operarsi stata la scelta giusta". Qual è stato il momento più complicato? "Il recupero più che l’intervento in sé. Il ritorno è stato lungo: smettere di parlare, di leggere, è stata la parte più problematica e, ammetto, quello che mi faceva più paura. Piano piano è tornato tutto al suo posto. Ho fatto gli ultimi accertamenti, che mi hanno confermato l'esito positivo dell'intervento, ora non devo fare più alcuna terapia se non un controllo ogni sei mesi per alcuni anni. È comunque una cosa che potrebbe riformarsi ed è meglio quindi controllare che non rinasca". È accaduto tutto in poco tempo... "Sono neanche tre mesi. Ho recuperato velocemente. All’inizio sembrava dovessi metterci molto di più, invece per fortuna si è risolto in fretta. Devo avere però tanta pazienza prima di ributtarmi nella mischia del giocare. Ora mi ri-alleno ma prima di tornare a disputare il campionato ci vorrà tempo. Per ora non c’è nulla di ufficiale, nemmeno in un campionato minore, non ho messo in preventivo nulla; sicuramente ci sarà un ritorno, ma con calma".
Dopo un incidente in auto Astarita scopre di avere un tumore benigno al cervello, che gli è stato asportato a settembre
La squadra come ha reagito alla notizia della sua malattia? "I miei compagni sono stati molto carini, si informavano, chiedevano… Un mesetto fa sono stato a salutarli e mi ha fatto piacere la loro vicinanza". Come si è sentito a ributtarsi in vasca? "È stato piacevole ma allo stesso tempo avevo la sensazione di dover fare tutto col giusto tempo. Di vedere cosa sarebbe successo. Non riuscendo a parlare e a scrivere mi sono chiesto: sarò capace di nuotare? Però è stata una liberazione tornare in acqua". Dice continuamente di dover fare le cose con calma: ordine del medico o auto-convincimento? "Entrambe le cose! Il dottore me lo ha detto talmente tante volte, di andare piano, che me ripeto anche io costantemente per convincermi. Sono uno che è abituato a andare veloce, devo rallentare".
Matteo dopo nemmeno tre mesi è tornato in piscina ad allenarsi. Prima di tornare a giocare, invece, dice di voler fare le cose con calma
Segue la sua Rari da spettatore? "Sì, sono andato a vedere le partite, seguo i risultati dei miei compagni, li sento, ogni tanto ci vediamo". In Liguria c’è una tradizione importante di pallanuoto. Qui c’è invece la sola Florentia a tenere alti i colori toscani. Come vede il futuro della squadra? "La Rari sicuramente punta ad avere una solida immagine come già accaduto in passato. Le ambizioni sono alte e la voglia c’è. Ora va meglio la squadra femminile, ma è un ciclo, presto spero e sono convinto che tornerà a brillare anche la maschile". In futuro si vede allenatore? "Come non ti ho detto se e quando tornerò a giocare non ti dico nemmeno questo. Mi sono sempre trovato bene con i ragazzini, però al momento non mi sento di sbilanciarmi".
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