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Home » Sport » Il Bayern Monaco dona 700 chili di cioccolato ai poveri

Il Bayern Monaco dona 700 chili di cioccolato ai poveri

Le barrette in realtà erano destinate al difensore Matthijs de Ligt come regalo del portiere Sommer. Ma la società si è intromessa dirottando il pacco

Edoardo Martini
14 Marzo 2023
I 700 kg di cioccolato destinati al Münchner Tafel, una mensa dei poveri (Twitter)

I 700 kg di cioccolato destinati al Münchner Tafel, una mensa dei poveri (Twitter)

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Ogni promessa è debito. O quasi. Tutto è nato da parte di Yann Sommer, portiere elvetico del Bayern Monaco che, in occasione della partita valida per gli ottavi di finale di Champions League contro il Paris Saint-Germain, aveva promesso al suo compagno e collega del reparto difensivo Matthijs de Ligt un “camion pieno di cioccolato” come ringraziamento per aver salvato sulla linea un gol praticamente già fatto. La consegna però ha dovuto affrontare qualche contrattempo.

Il portiere del Bayern Monaco e della nazionale svizzera Yann Sommer (Instagram)

Il cioccolato per fornire assistenza ai bisognosi

Ad intromettersi nella vicenda è stata la società bavarese che ha intercettato il gesto di Sommer intervenendo prima della consegna del “pacco”. Cosa fare quindi di tutto quel cioccolato? A raccontarlo è stato Miu Nguyen, portavoce del produttore di cioccolato Kägi: “Dieci minuti prima dell’arrivo a Monaco, la cattiva notizia: il camion con il cioccolato svizzero non poteva essere consegnato. Dopo più di tre ore di guida, la delusione è stata forte”.

Al posto di tornare in patria, il team Kägi ha riprogrammato la destinazione e, al posto di guidare fino al Säbener Strasse (centro d’allenamento del Bayern), è andato al Münchner Tafel, il banco alimentare di Monaco che fornisce assistenza ai bisognosi distribuendo cibo ogni settimana a più di 20 mila persone. “Non sapevamo esattamente cosa ci fosse dietro, solo che proveniva dal Bayern. Il cioccolato entrerà nella nostra distribuzione regolare questa settimana e ci stiamo assicurando che tutti i nostri punti in città ne ricevano un po'”, ha spiegato Steffen Horak del Münchner Tafel.

Il salvataggio sulla linea di porta del difensore olandese Matthijs de Ligt (Instagram)

L’episodio che ha portato alla promessa

38esimo minuto del primo tempo sul cronometro e con il risultato ancora sullo 0-0 quando l’estremo difensore svizzero la stava per combinare grossa. Il portiere si era avventurato in un folle dribbling al limite dell’area di rigore, perdendo palla e lasciando la porta completamente sguarnita. Uno degli avversari ha tirato a botta sicura, ormai certo di aver segnato, quando de Ligt è riuscito a salvare il pallone sulla linea con una scivolata da applausi. A fine partita, tra lo stupore di tutti i giornalisti, Sommer aveva già deciso: “Gli lascerò un camion pieno di cioccolata svizzera davanti alla porta di casa. Penso che abbiamo difeso molto bene e, nel secondo tempo, siamo stati più bravi a trovare lo spazio tra le linee”. Il resto è storia.

 

 

 

 

 

 

 

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere

Ogni promessa è debito. O quasi. Tutto è nato da parte di Yann Sommer, portiere elvetico del Bayern Monaco che, in occasione della partita valida per gli ottavi di finale di Champions League contro il Paris Saint-Germain, aveva promesso al suo compagno e collega del reparto difensivo Matthijs de Ligt un "camion pieno di cioccolato" come ringraziamento per aver salvato sulla linea un gol praticamente già fatto. La consegna però ha dovuto affrontare qualche contrattempo.

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