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Home » Sport » Borja Iglesias in campo con lo smalto contro l’omofobia

Borja Iglesias in campo con lo smalto contro l’omofobia

L'attaccante spagnolo del Real Betis ha iniziato a tingersi le unghie nel 2020 come forma di solidarietà per il movimento Black Lives Matter

Marianna Grazi
12 Marzo 2023
Borja Iglesias, attaccante del Real Betis, con le unghie smaltate di nero

Borja Iglesias, attaccante del Real Betis, con le unghie smaltate di nero

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Attori, cantanti, personaggi dello spettacolo: sempre più uomini si mostrano con le unghie colorate. Un vezzo, oggi, ma mettersi lo smalto era una pratica già comune negli anni Settanta, quando era visto come un simbolo di ribellione e controcultura. Ma addirittura le origini affonderebbero ben più indietro, ai tempi dell’antica Mesopotamia, come testimoniano i ritrovamenti nelle tombe reali di Ur. Oggi però, se Fedez non desta più troppo scalpore quando lancia addirittura una sua linea di smalti, non passa altrettanto inosservato il gesto di un attaccante di calcio spagnolo.

Borja Iglesias gioca nel Real Betis e quando scende in campo sfoggia un’insolita decorazione sul corpo. Non si tratta di gioielli, che non sono consentiti dal regolamento internazionale, né di un paio di guanti, gesto abbastanza comune per le partite invernali. Non si tratta nemmeno di una fasciatura, come quella di Karim Benzema alla mano destra, della maschera di Victor Osimhen o degli ormai leggendari occhiali con cui scendeva in campo l’ex calciatore olandese Victor James Osimhen. Si tratta, invece, di smalto.

Borja Iglesias, attaccante del Betis @Relevo

Perché Borja Iglesias si colora le unghie?

L’attaccante si tinge le unghie per sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni che ritiene importanti. Ha iniziato 3 anni a fa, nel 2020, colorandole di un nero lucido come gesto di solidarietà per il movimento Black Lives Matter, l’ondata di proteste che si è propagata tutto il mondo dopo l’uccisione in America di George Floyd. Poi ha deciso di continuare a mettere lo smalto per protestare contro l’omofobia. “L’ho fatto per la prima volta quando sono iniziate le proteste di Black Lives Matter”, ha spiegato Iglesias, impegnato con il Betis, negli ottavi di finale di Europa League, contro il Manchester United. “Le ho dipinte di nero perché fossero considerate una presa di coscienza”. Secondo il calciatore, tra i marcatori più temibili della Liga, in materia di razzismo e omofobia sono stati “normalizzati” commenti “che non dovrebbero essere normali; questo era un modo per farlo presente, in modo che se venivano dette delle cose, io era come se reagissi dicendo: ‘No, non dobbiamo permetterlo'”. L’attaccante iberico combatte quindi la sua battaglia contro ogni forma di pregiudizio alla sua maniera, senza badare a chi lo attacca o lo giudica.

Iglesias copn lo smalto per sensibilizzare contro ogni forma di omofobia e pregiudizio

Il calcio sempre più inclusivo

Quando Iglesias ha iniziato a mettersi lo smalto sulle unghie, ha suscitato una reazione confusa, a volte ostile, da parte di alcuni tifosi, ma ha spiegato le sue ragioni in modo chiaro e senza polemiche, continuando a compiere questo gesto per diverse stagioni. Lo spagnolo è contento di aver avuto un impatto positivo e intende continuare a mettere in luce queste problematiche, ritenendo che lo sport del calcio si stia muovendo verso un ambiente molto più inclusivo. “Nel calcio femminile è del tutto normale essere dichiaratamente omosessuali”, ha spiegato. “Penso che questa sia la giusta direzione da prendere, nella quale ci stiamo già muovendo. Per fortuna abbiamo una nuova generazione di giocatori con una mentalità molto più aperta”.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Attori, cantanti, personaggi dello spettacolo: sempre più uomini si mostrano con le unghie colorate. Un vezzo, oggi, ma mettersi lo smalto era una pratica già comune negli anni Settanta, quando era visto come un simbolo di ribellione e controcultura. Ma addirittura le origini affonderebbero ben più indietro, ai tempi dell'antica Mesopotamia, come testimoniano i ritrovamenti nelle tombe reali di Ur. Oggi però, se Fedez non desta più troppo scalpore quando lancia addirittura una sua linea di smalti, non passa altrettanto inosservato il gesto di un attaccante di calcio spagnolo. Borja Iglesias gioca nel Real Betis e quando scende in campo sfoggia un'insolita decorazione sul corpo. Non si tratta di gioielli, che non sono consentiti dal regolamento internazionale, né di un paio di guanti, gesto abbastanza comune per le partite invernali. Non si tratta nemmeno di una fasciatura, come quella di Karim Benzema alla mano destra, della maschera di Victor Osimhen o degli ormai leggendari occhiali con cui scendeva in campo l'ex calciatore olandese Victor James Osimhen. Si tratta, invece, di smalto.
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L'attaccante si tinge le unghie per sensibilizzare l'opinione pubblica su questioni che ritiene importanti. Ha iniziato 3 anni a fa, nel 2020, colorandole di un nero lucido come gesto di solidarietà per il movimento Black Lives Matter, l'ondata di proteste che si è propagata tutto il mondo dopo l'uccisione in America di George Floyd. Poi ha deciso di continuare a mettere lo smalto per protestare contro l'omofobia. "L'ho fatto per la prima volta quando sono iniziate le proteste di Black Lives Matter", ha spiegato Iglesias, impegnato con il Betis, negli ottavi di finale di Europa League, contro il Manchester United. "Le ho dipinte di nero perché fossero considerate una presa di coscienza". Secondo il calciatore, tra i marcatori più temibili della Liga, in materia di razzismo e omofobia sono stati "normalizzati" commenti "che non dovrebbero essere normali; questo era un modo per farlo presente, in modo che se venivano dette delle cose, io era come se reagissi dicendo: 'No, non dobbiamo permetterlo'". L'attaccante iberico combatte quindi la sua battaglia contro ogni forma di pregiudizio alla sua maniera, senza badare a chi lo attacca o lo giudica.
Iglesias copn lo smalto per sensibilizzare contro ogni forma di omofobia e pregiudizio

Il calcio sempre più inclusivo

Quando Iglesias ha iniziato a mettersi lo smalto sulle unghie, ha suscitato una reazione confusa, a volte ostile, da parte di alcuni tifosi, ma ha spiegato le sue ragioni in modo chiaro e senza polemiche, continuando a compiere questo gesto per diverse stagioni. Lo spagnolo è contento di aver avuto un impatto positivo e intende continuare a mettere in luce queste problematiche, ritenendo che lo sport del calcio si stia muovendo verso un ambiente molto più inclusivo. "Nel calcio femminile è del tutto normale essere dichiaratamente omosessuali", ha spiegato. "Penso che questa sia la giusta direzione da prendere, nella quale ci stiamo già muovendo. Per fortuna abbiamo una nuova generazione di giocatori con una mentalità molto più aperta".
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