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Home » Sport » Brasile, la svolta del calcio contro il razzismo: club penalizzati con punti in meno in classifica

Brasile, la svolta del calcio contro il razzismo: club penalizzati con punti in meno in classifica

Sarà il primo Paese ad adottare questo regolamento. Esulta il presidente Rodrigues: "Qualsiasi atto di discriminazione dovrà essere punito anche dalla legge"

Edoardo Martini
16 Febbraio 2023
La nazionale brasiliana di calcio (Instagram)

La nazionale brasiliana di calcio (Instagram)

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Un calcio al razzismo. È questa la decisione della Confederazione calcistica brasiliana che ha deciso di sanzionare, togliendo punti in classifica, le squadre che commetteranno azioni discriminatorie. Sarà quindi il Brasile il primo Paese al mondo ad adottare nel proprio regolamento generale delle competizioni questa possibilità, con la speranza che altre federazioni segano l’esempio verde-oro.

Racismo será punido com pena esportiva no futebol brasileiro.

A CBF é a primeira entidade a incluir, no Regulamento Geral de Competições, a possibilidade de punir esportivamente um clube em caso de racismo com a perda de um ponto. A medida entra em vigor já na Copa do Brasil. pic.twitter.com/A3O0NqlSdD

— CBF Futebol (@CBF_Futebol) February 15, 2023

“Qualsiasi atto di razzismo o di discriminazione deve essere punito anche dalla legge”

In una nota la Federazione brasiliana ha comunicato ufficialmente che questi episodi avranno una ripercussione a livello sportivo già dalla fine di questo mese. “È la prima al mondo che scelto di punire un club sportivo in caso di razzismo: la novità entrerà in vigore già nella Coppa del Brasile, il prossimo 22 febbraio”. Come recita il nuovo Regolamento Generale delle Competizioni, “è considerato estremamente grave l’atto discriminatorio praticato da dirigenti, rappresentati e professionisti di club, atleti, allenatori, membri dello staff tecnico, tifosi e squadre arbitrali nelle competizioni della CBF”. Una volta segnalato il caso di razzismo, questo “verrà analizzato dal Giudice Sportivo” che deciderà in merito all’applicazione della perdita di punti al club incriminato”.
E non poteva mancare il commento del presidente della lega Ednaldo Rodrigues, che ha dichiarato: “Abbiamo deciso di andare oltre nelle sanzioni, togliendo punti a un club in una delle nostre competizioni. Oltre alle penalizzazioni sportive, bisogna fare in modo che qualsiasi atto di razzismo o di discriminazione non muoia solo in questo ambito, ma che i trasgressori siano anche puniti dalla legge“.

La Federazione calcio del Brasile: al centro il presidente Ednaldo Rodrigues (Cbf)

La lotta precedente della Federazione verdeoro

Da sempre la Federazione brasiliana lotta contro il razzismo. Non a caso dopo un gravissimo episodio durante l’amichevole tra Brasile e Tunisia del 27 settembre scorso, attraverso un tweet, la lega verdeoro si espresse così: “Dopo il secondo gol del Brasile, una banana è stata lanciata verso Richarlison. La CBF rafforza la sua posizione contro la discriminazione e ripudia con veemenza l’ennesimo episodio di razzismo nel calcio”. Anche in quell’occasione ci fu l’intervento a gamba tesa del presidente: “Ancora una volta, vengo pubblicamente per esprimere il mio rigetto. Questa volta l’ho visto con i miei occhi. Questo ci sconvolge. Dobbiamo sempre ricordare che siamo tutti uguali, indipendentemente dal colore, dalla razza o dalla religione. La lotta al razzismo non è una causa, ma un cambiamento fondamentale per cancellare questo tipo di criminalità dal pianeta. Insisto nel dire che le punizioni devono essere più severe”.

La banana lanciata a Richarlison durante Brasile-Tunisia del 27 settembre 2022 (Marca)

 

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Un calcio al razzismo. È questa la decisione della Confederazione calcistica brasiliana che ha deciso di sanzionare, togliendo punti in classifica, le squadre che commetteranno azioni discriminatorie. Sarà quindi il Brasile il primo Paese al mondo ad adottare nel proprio regolamento generale delle competizioni questa possibilità, con la speranza che altre federazioni segano l'esempio verde-oro.

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A CBF é a primeira entidade a incluir, no Regulamento Geral de Competições, a possibilidade de punir esportivamente um clube em caso de racismo com a perda de um ponto. A medida entra em vigor já na Copa do Brasil. pic.twitter.com/A3O0NqlSdD — CBF Futebol (@CBF_Futebol) February 15, 2023

"Qualsiasi atto di razzismo o di discriminazione deve essere punito anche dalla legge"

In una nota la Federazione brasiliana ha comunicato ufficialmente che questi episodi avranno una ripercussione a livello sportivo già dalla fine di questo mese. "È la prima al mondo che scelto di punire un club sportivo in caso di razzismo: la novità entrerà in vigore già nella Coppa del Brasile, il prossimo 22 febbraio". Come recita il nuovo Regolamento Generale delle Competizioni, "è considerato estremamente grave l'atto discriminatorio praticato da dirigenti, rappresentati e professionisti di club, atleti, allenatori, membri dello staff tecnico, tifosi e squadre arbitrali nelle competizioni della CBF". Una volta segnalato il caso di razzismo, questo "verrà analizzato dal Giudice Sportivo" che deciderà in merito all'applicazione della perdita di punti al club incriminato". E non poteva mancare il commento del presidente della lega Ednaldo Rodrigues, che ha dichiarato: "Abbiamo deciso di andare oltre nelle sanzioni, togliendo punti a un club in una delle nostre competizioni. Oltre alle penalizzazioni sportive, bisogna fare in modo che qualsiasi atto di razzismo o di discriminazione non muoia solo in questo ambito, ma che i trasgressori siano anche puniti dalla legge".
La Federazione calcio del Brasile: al centro il presidente Ednaldo Rodrigues (Cbf)

La lotta precedente della Federazione verdeoro

Da sempre la Federazione brasiliana lotta contro il razzismo. Non a caso dopo un gravissimo episodio durante l'amichevole tra Brasile e Tunisia del 27 settembre scorso, attraverso un tweet, la lega verdeoro si espresse così: "Dopo il secondo gol del Brasile, una banana è stata lanciata verso Richarlison. La CBF rafforza la sua posizione contro la discriminazione e ripudia con veemenza l'ennesimo episodio di razzismo nel calcio". Anche in quell'occasione ci fu l'intervento a gamba tesa del presidente: "Ancora una volta, vengo pubblicamente per esprimere il mio rigetto. Questa volta l'ho visto con i miei occhi. Questo ci sconvolge. Dobbiamo sempre ricordare che siamo tutti uguali, indipendentemente dal colore, dalla razza o dalla religione. La lotta al razzismo non è una causa, ma un cambiamento fondamentale per cancellare questo tipo di criminalità dal pianeta. Insisto nel dire che le punizioni devono essere più severe".
La banana lanciata a Richarlison durante Brasile-Tunisia del 27 settembre 2022 (Marca)
 
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