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Home » Sport » Calcio & razzismo: 121 episodi di minacce ai giocatori nel 2022, gli stranieri i più bersagliati

Calcio & razzismo: 121 episodi di minacce ai giocatori nel 2022, gli stranieri i più bersagliati

Ben 151 gli arbitri aggrediti nei campi di calcio, soprattutto nei settori giovanili. Tra questi otto erano donne

Maurizio Costanzo
20 Febbraio 2023
Sempre di più i casi in cui i calciatori sono vittime di insulti e minacce (Ansa)

Sempre di più i casi in cui i calciatori sono vittime di insulti e minacce (Ansa)

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Le violenze e le minacce subite dai calciatori nella stagione 2021/2022, hanno riguardato nella maggioranza dei casi, l’85%, quelli professionistici. In particolare la Serie A che con quasi 7 casi su 10 (68%), è il campionato dove i calciatori sono finiti maggiormente nel mirino degli ultras. I calciatori più bersagliati sono stati quelli stranieri e di colore e i casi ricollegabili al razzismo risultano la netta maggioranza.

È quanto emerge dal report “Calciatori sotto tiro” dell’Associazione Italiana Calciatori presentato a Roma alla presenza del ministro per lo sport Andrea Abodi, che evidenzia 121 casi in cui i calciatori sono stati fatti oggetto di offese, minacce e intimidazioni. Nei campionati dilettantistici, il picco di violenze si registra nei campionati di Eccellenza e Terza categoria. In questi contesti, come riporta l’agenzia Agi, i calciatori più bersagliati sono stati quelli stranieri e di colore e i casi ricollegabili al razzismo risultano la netta maggioranza. Il presidente della Figc Gabriele Gravina ha sottolineato che sono stati, inoltre, 151 gli arbitri aggrediti nei campi di calcio, soprattutto nei settori giovanili, e di questi 8 erano donne.

“In questa fase post pandemica le modalità di aggressione verbale sono aumentate – ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina – questo richiede interventi mirati, una reazione immediata da parte del nostro mondo federale e di tutte le istituzioni. Servono sanzioni più efficaci e stringenti possibile. Non possiamo pensare solo a una misura cautelare di qualche ora, il Daspo è efficace ma deve essere ancora più punitivo in tema di espulsione di questi soggetti dal calcio”.

I dati del report “Calciatori sotto tiro”, la ricerca dell’Associazione Italiana Calciatori
I dati del report “Calciatori sotto tiro”, la ricerca dell’Associazione Italiana Calciatori

Dal report emerge che i calciatori sono stati presi di mira principalmente come singoli (83%). Soprattutto dentro gli stadi (60%). Dentro gli stadi i calciatori sono stati offesi, intimiditi e minacciati ricorrendo principalmente a cori (36%) e insulti verbali (22%). I social network si confermano strumento per esercitare odio e violenza verbale e psicologica, ma anche circostanziate intimidazioni (9%). Dagli “auguri” di morte o di incurabili malattie alle minacce a famigliari. I calciatori di colore sono il primo bersaglio dei casi di razzismo (39%). Ma anche i calciatori dei Balcani (11%) o dell’America Latina (8%). Per i calciatori italiani, spesso l’insulto è legato alla provenienza dalle regioni meridionali. Nel 64% dei casi sono i tifosi avversari a rendersi autori degli atti. Eppure in un caso su 3 sono tifosi “amici”. Se si guarda alla distribuzione geografica dei casi, la Lombardia (26%) è la Regione ed il Nord (49%) l’area geografica che risultano più a rischio. Segue la Campania con Veneto e Lazio (12%).

I dati del report “Calciatori sotto tiro”, la ricerca dell’Associazione Italiana Calciatori
I dati del report “Calciatori sotto tiro”, la ricerca dell’Associazione Italiana Calciatori

È una situazione preoccupante – sostiene il presidente Aic, Umberto Calcagno – perché se è vero che i dati possono essere interpretati diversamente, ma abbiamo oggi una tendenza, soprattutto sulla tipologia delle minacce, che ci deve far riflettere: sono aumentate le aggressioni verso i singoli e verso il settore professionistico apicale, e un ‘fuoco amico’ che ha nuove modalità rispetto al passato. A volte noi calciatori per primi reputiamo normali certe dinamiche che invece normali non sono e non possono essere. Abbiamo inserito norme federali precise dando importanti segnali di sistema, ma dobbiamo fare molto di più, dobbiamo fare un salto di prospettiva: partiremo con un progetto che andrà nelle scuole cercando di trasmettere una cultura sportiva differente e riqualificare la figura del calciatore agli occhi dell’opinione pubblica”.

I dati del report “Calciatori sotto tiro”, la ricerca dell’Associazione Italiana Calciatori
I dati del report “Calciatori sotto tiro”, la ricerca dell’Associazione Italiana Calciatori

“Quello che stiamo analizzando oggi – dichiara il Ministro per lo Sport, Andrea Abodi – è un grido di allarme perché ciò che avviene oggi non crea il giusto clima per gli atleti del futuro. Raccogliamo ciò che seminiamo e in certi ambiti sportivi abbiamo atteggiamenti che hanno conseguenze gravi e denotano sempre di più una mancanza formativa di educazione. Il tema della violenza va analizzato nel presente, ma deve anche tracciare nuove traiettorie educative per il futuro. Se oggi abbiamo genitori più aggressivi dei figli sui campi di calcio dobbiamo farci delle domande. Va fatto un patto tra le istituzioni e andare tutti nella stessa direzione, andando oltre i dati e le statistiche, partendo dal vertice, e fare scelte di coerenza e di civiltà, tutti uniti, dando esempi diversi”.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Le violenze e le minacce subite dai calciatori nella stagione 2021/2022, hanno riguardato nella maggioranza dei casi, l'85%, quelli professionistici. In particolare la Serie A che con quasi 7 casi su 10 (68%), è il campionato dove i calciatori sono finiti maggiormente nel mirino degli ultras. I calciatori più bersagliati sono stati quelli stranieri e di colore e i casi ricollegabili al razzismo risultano la netta maggioranza. È quanto emerge dal report "Calciatori sotto tiro" dell'Associazione Italiana Calciatori presentato a Roma alla presenza del ministro per lo sport Andrea Abodi, che evidenzia 121 casi in cui i calciatori sono stati fatti oggetto di offese, minacce e intimidazioni. Nei campionati dilettantistici, il picco di violenze si registra nei campionati di Eccellenza e Terza categoria. In questi contesti, come riporta l’agenzia Agi, i calciatori più bersagliati sono stati quelli stranieri e di colore e i casi ricollegabili al razzismo risultano la netta maggioranza. Il presidente della Figc Gabriele Gravina ha sottolineato che sono stati, inoltre, 151 gli arbitri aggrediti nei campi di calcio, soprattutto nei settori giovanili, e di questi 8 erano donne. "In questa fase post pandemica le modalità di aggressione verbale sono aumentate - ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina - questo richiede interventi mirati, una reazione immediata da parte del nostro mondo federale e di tutte le istituzioni. Servono sanzioni più efficaci e stringenti possibile. Non possiamo pensare solo a una misura cautelare di qualche ora, il Daspo è efficace ma deve essere ancora più punitivo in tema di espulsione di questi soggetti dal calcio".
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I dati del report “Calciatori sotto tiro”, la ricerca dell’Associazione Italiana Calciatori
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È una situazione preoccupante - sostiene il presidente Aic, Umberto Calcagno - perché se è vero che i dati possono essere interpretati diversamente, ma abbiamo oggi una tendenza, soprattutto sulla tipologia delle minacce, che ci deve far riflettere: sono aumentate le aggressioni verso i singoli e verso il settore professionistico apicale, e un 'fuoco amico' che ha nuove modalità rispetto al passato. A volte noi calciatori per primi reputiamo normali certe dinamiche che invece normali non sono e non possono essere. Abbiamo inserito norme federali precise dando importanti segnali di sistema, ma dobbiamo fare molto di più, dobbiamo fare un salto di prospettiva: partiremo con un progetto che andrà nelle scuole cercando di trasmettere una cultura sportiva differente e riqualificare la figura del calciatore agli occhi dell'opinione pubblica".
I dati del report “Calciatori sotto tiro”, la ricerca dell’Associazione Italiana Calciatori
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"Quello che stiamo analizzando oggi - dichiara il Ministro per lo Sport, Andrea Abodi - è un grido di allarme perché ciò che avviene oggi non crea il giusto clima per gli atleti del futuro. Raccogliamo ciò che seminiamo e in certi ambiti sportivi abbiamo atteggiamenti che hanno conseguenze gravi e denotano sempre di più una mancanza formativa di educazione. Il tema della violenza va analizzato nel presente, ma deve anche tracciare nuove traiettorie educative per il futuro. Se oggi abbiamo genitori più aggressivi dei figli sui campi di calcio dobbiamo farci delle domande. Va fatto un patto tra le istituzioni e andare tutti nella stessa direzione, andando oltre i dati e le statistiche, partendo dal vertice, e fare scelte di coerenza e di civiltà, tutti uniti, dando esempi diversi".
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