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Home » Sport » Torna #unrossoallaviolenza: giocatori e arbitri dei campionati di calcio in campo con il segno sul viso

Torna #unrossoallaviolenza: giocatori e arbitri dei campionati di calcio in campo con il segno sul viso

La campagna, nata sei anni fa dalla volontà di Lega di serie A in collaborazione con We World Onlus, si allarga in questa occasione anche a tutti i campionati del settore giovanile e scolastico

Maurizio Costanzo
20 Febbraio 2023
José Mourinho, allenatore della Roma, aderisce alla campagna #unrossoallaviolenza

José Mourinho, allenatore della Roma, aderisce alla campagna #unrossoallaviolenza

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Estrarre il cartellino rosso per espellere non solo dal campo di gioco, dagli spalti e dagli stadi, ma anche dalle case, dalle strade, sul web come nella vita vera, e più in generale da ogni angolo di mondo, la violenza. Ovunque essa si manifesti, contro chiunque si scagli, in tutte le forme essa si presenti: razziale, bullismo, contro le donne e i bambini, senza alcun confine di genere.

Riparte l’iniziativa #unrossoallaviolenza della lega di Serie A, in collaborazione con We World Onlus, voluta da Figc e Aic

 

L’idea (ri)parte dal campionato italiano di calcio. Il simbolo della campagna è un segno rosso sul viso, che richiama il cartellino, per esorcizzare la paura che vivono ogni giorno tutte le donne e le persone, di qualsiasi sesso ed età, vittime di violenza. Non solo in Serie A, ma in ogni partita in programma lo scorso fine settimana, a partire dai campionati del settore giovanile e scolastico, gli arbitri (ma anche giocatori e allenatori) sono scesi in campo con questo segno rosso simbolo della campagna #unrossoallaviolenza. L’allargamento dell’iniziativa anche a livello territoriale è stato voluto dal vice presidente dell’Associazione italiana arbitri, Duccio Baglioni, insieme al comitato nazionale, ed ha trovato il pieno accoglimento da parte della Federazione italiana giuoco calcio. L’Aic e la Figc stanno infatti portando avanti insieme una campagna contro ogni tipo di violenza nel mondo del calcio. Un problema che riguarda anche le molestie commesse ai danni dei direttori di gara. Il presidente federale, Gabriele Gravina, in occasione della presentazione del report dell’Aic, ha infatti ribadito la ferma condanna alle aggressioni messe in atto contro gli arbitri. L’iniziativa #unrossoallaviolenza, è stata promossa dalla Lega di serie A, in collaborazione con We World Onlus.

 

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Un post condiviso da Lega Serie A (@seriea)

Dunque, tutte le gare della 23esima giornata di serie A, e non solo, si sono colorate di rosso: il simbolo della campagna richiama infatti il cartellino rosso per dare un forte segnale di vicinanza a tutte vittime, purtroppo sempre più numerose. Non solo calciatori e arbitri avranno un segno rosso sul viso, ma i capitani porteranno anche la fascia simbolo della giornata. Inoltre, il podio porta-pallone e la lavagna per le sostituzioni saranno personalizzati con l’adesivo dell’iniziativa, mentre sui maxischermi sarà trasmesso lo spot della campagna contro la violenza sulle donne. In tv, al momento del sorteggio del campo, comparirà una grafica dedicata a #unrossoallaviolenza. “È fondamentale continuare a tenere sempre molto alta l’attenzione su questo fenomeno drammatico, ogni singolo giorno dell’anno – ha dichiarato il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini -. Per questo abbiamo deciso di promuovere la nostra campagna anche al di fuori del consueto contesto. Voglio ringraziare i nostri club, i calciatori e gli arbitri che ancora una volta dimostrano grandissima disponibilità e con il loro esempio aiutano a sensibilizzare tutti rispetto a questo tema così importante. Da sei anni coloriamo di rosso tutti i campi per le iniziative di #unrossoallaviolenza, e continueremo a rafforzarle, finché ci saranno donne che hanno bisogno di essere difese e alle quali dimostrare che non sono sole”.

“La violenza contro le donne – dichiara il presidente di WeWorld, Marco Chiesara– è un problema strutturale della società, non più soltanto un’emergenza. E se è vero che tanta sensibilizzazione in questi anni ha portato un aumento della consapevolezza rispetto alle cause scatenanti, è pure vero che c’è ancora tanto da fare. Secondo la nostra indagine, 3 uomini su 10 individuano ancora le cause della violenza nelle donne, che provocano e che umiliano. La speranza è che la campagna #unrossoallaviolenza possa innescare un vero cambiamento culturale, cosa di cui abbiamo fortemente bisogno”.

Il calciatore della Fiorentina Bonaventura con il segno rosso sul viso contro la violenza di genere

I dati della violenza contro le donne nel 2022

Centoquattro donne sono state uccise in Italia dall’inizio del 2022, fino al 20 novembre scorso. Da Guglielmina, soffocata dal marito il 6 gennaio, a Vera, accoltellata a morte dall’ex. Questo su un totale di 273 omicidi commessi in Italia. Dove si muore di più è proprio in famiglia. Sono 88 i femminicidi avvenuti in ambito affettivo o familiare. Di questi, 52 hanno visto come carnefice il partner o l’ex. I numeri sono quelli del report diffuso dal Viminale. In generale, per quanto riguarda le violenze, è risultato che 3 donne su 4 le subiscono da un partner o un ex e il 29% degli autori ha già ricevuto una denuncia. Lo affermano i dati Istat un un’indagine sull’utenza dei Centri Antiviolenza nel 2021. Delle 104 vittime del 2022, 35 avevano più di 64 anni, la maggior parte di loro, secondo i dati Eures. Le morti, nello stesso periodo dell’anno precedente, sono state 109. Un lieve calo che non cambia i fatti: le donne continuano ad essere uccise nei palazzi della Roma bene o carbonizzate all’interno di auto in provincia. Solo dal 14 al 20 novembre scorso, gli omicidi in Italia sono stati dieci. Sette vittime erano donne, due sono state uccise da partner o ex. La maggior parte di loro è stata uccisa con coltelli, almeno 37 su 104. Altre 23 con armi da fuoco. E poi ci sono i femminicidi a mani nude – 24 le donne uccise in questo modo – e da percosse: otto hanno trovato la morte in questo modo. Le ultime tre modalità sono in aumento rispetto allo scorso anno. Secondo i dati Istat, nel 2021 le vittime uccise in una relazione di coppia o in famiglia sono state 139: 39 uomini e 100 donne. Di queste, il 58,8% è vittima di un partner o un ex.

Nel mondo 1 femminicidio ogni 12 minuti

A livello mondiale, secondo l’Onu, ogni ora più di cinque donne e ragazze hanno trovato la morte in famiglia. Questo corrisponde a un femminicidio ogni 12 minuti. Restituiscono un quadro drammatico anche i dati Istat sul 2021. Delle 139 (45,9% del totale) vittime uccise in famiglia o in una relazione, 39 sono uomini e 100 donne. Il 58,8% delle donne è vittima di un partner o ex partner (57,8% nel 2020 e 61,3% nel 2019). I minorenni sono uccisi da persone che conoscono. Nello stesso periodo sono state 4.416 le violenze sessuali (+9% rispetto al 2021) e sono donne il 92% delle vittime, secondo il report interforze “Il pregiudizio e la violenza contro le donne”, curato dalla Direzione centrale della polizia criminale.

 

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
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Dunque, tutte le gare della 23esima giornata di serie A, e non solo, si sono colorate di rosso: il simbolo della campagna richiama infatti il cartellino rosso per dare un forte segnale di vicinanza a tutte vittime, purtroppo sempre più numerose. Non solo calciatori e arbitri avranno un segno rosso sul viso, ma i capitani porteranno anche la fascia simbolo della giornata. Inoltre, il podio porta-pallone e la lavagna per le sostituzioni saranno personalizzati con l'adesivo dell'iniziativa, mentre sui maxischermi sarà trasmesso lo spot della campagna contro la violenza sulle donne. In tv, al momento del sorteggio del campo, comparirà una grafica dedicata a #unrossoallaviolenza. "È fondamentale continuare a tenere sempre molto alta l'attenzione su questo fenomeno drammatico, ogni singolo giorno dell'anno - ha dichiarato il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini -. Per questo abbiamo deciso di promuovere la nostra campagna anche al di fuori del consueto contesto. Voglio ringraziare i nostri club, i calciatori e gli arbitri che ancora una volta dimostrano grandissima disponibilità e con il loro esempio aiutano a sensibilizzare tutti rispetto a questo tema così importante. Da sei anni coloriamo di rosso tutti i campi per le iniziative di #unrossoallaviolenza, e continueremo a rafforzarle, finché ci saranno donne che hanno bisogno di essere difese e alle quali dimostrare che non sono sole". “La violenza contro le donne – dichiara il presidente di WeWorld, Marco Chiesara– è un problema strutturale della società, non più soltanto un’emergenza. E se è vero che tanta sensibilizzazione in questi anni ha portato un aumento della consapevolezza rispetto alle cause scatenanti, è pure vero che c’è ancora tanto da fare. Secondo la nostra indagine, 3 uomini su 10 individuano ancora le cause della violenza nelle donne, che provocano e che umiliano. La speranza è che la campagna #unrossoallaviolenza possa innescare un vero cambiamento culturale, cosa di cui abbiamo fortemente bisogno”.
Il calciatore della Fiorentina Bonaventura con il segno rosso sul viso contro la violenza di genere

I dati della violenza contro le donne nel 2022

Centoquattro donne sono state uccise in Italia dall'inizio del 2022, fino al 20 novembre scorso. Da Guglielmina, soffocata dal marito il 6 gennaio, a Vera, accoltellata a morte dall'ex. Questo su un totale di 273 omicidi commessi in Italia. Dove si muore di più è proprio in famiglia. Sono 88 i femminicidi avvenuti in ambito affettivo o familiare. Di questi, 52 hanno visto come carnefice il partner o l'ex. I numeri sono quelli del report diffuso dal Viminale. In generale, per quanto riguarda le violenze, è risultato che 3 donne su 4 le subiscono da un partner o un ex e il 29% degli autori ha già ricevuto una denuncia. Lo affermano i dati Istat un un'indagine sull'utenza dei Centri Antiviolenza nel 2021. Delle 104 vittime del 2022, 35 avevano più di 64 anni, la maggior parte di loro, secondo i dati Eures. Le morti, nello stesso periodo dell'anno precedente, sono state 109. Un lieve calo che non cambia i fatti: le donne continuano ad essere uccise nei palazzi della Roma bene o carbonizzate all'interno di auto in provincia. Solo dal 14 al 20 novembre scorso, gli omicidi in Italia sono stati dieci. Sette vittime erano donne, due sono state uccise da partner o ex. La maggior parte di loro è stata uccisa con coltelli, almeno 37 su 104. Altre 23 con armi da fuoco. E poi ci sono i femminicidi a mani nude - 24 le donne uccise in questo modo - e da percosse: otto hanno trovato la morte in questo modo. Le ultime tre modalità sono in aumento rispetto allo scorso anno. Secondo i dati Istat, nel 2021 le vittime uccise in una relazione di coppia o in famiglia sono state 139: 39 uomini e 100 donne. Di queste, il 58,8% è vittima di un partner o un ex.

Nel mondo 1 femminicidio ogni 12 minuti

A livello mondiale, secondo l'Onu, ogni ora più di cinque donne e ragazze hanno trovato la morte in famiglia. Questo corrisponde a un femminicidio ogni 12 minuti. Restituiscono un quadro drammatico anche i dati Istat sul 2021. Delle 139 (45,9% del totale) vittime uccise in famiglia o in una relazione, 39 sono uomini e 100 donne. Il 58,8% delle donne è vittima di un partner o ex partner (57,8% nel 2020 e 61,3% nel 2019). I minorenni sono uccisi da persone che conoscono. Nello stesso periodo sono state 4.416 le violenze sessuali (+9% rispetto al 2021) e sono donne il 92% delle vittime, secondo il report interforze "Il pregiudizio e la violenza contro le donne", curato dalla Direzione centrale della polizia criminale.  
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