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Home » Sport » Ciclo mestruale, calciatrici e tenniste contro dress code bianco: “Un problema in quel periodo”

Ciclo mestruale, calciatrici e tenniste contro dress code bianco: “Un problema in quel periodo”

Durante il ciclo mestruale vestirsi di bianco è un problema soprattutto per le giocatrici della nazionale inglese e delle tenniste a Wimbledon, entrambe costrette ad indossare le divise 'total white'

Edoardo Martini
11 Luglio 2022
Beth Mead

Beth Mead

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Il bianco è un problema. Soprattutto se è quello il colore imposto dal dress code sportivo: ecco che scatta allora la protesta da parte delle calciatrici dell’Inghilterra e delle tenniste a Wimbledon. Durante ilciclo mestruale indossare divise da gioco bianche possono infatti rappresentare un grosso problema. In un torneo che dura tre settimane è praticamente certo che diverse componenti della rosa possano fare i conti con questa situazione. L’ansia delle giocatrici nel doversi vestire di bianco le ha spinte a confrontarsi con Nike, che produce il kit ufficiale della nazionale.

La calciatrice Beth Mead è stata la prima a sollevare il problema del colore bianco

“È poco pratico quando arriva quel momento mese”

A spiegarlo è stata la calciatrice Beth Mead, autrice del gol decisivo contro l’Austria. “Ne abbiamo parlato anche fra compagne di squadra e si è deciso un confronto con l’azienda. Hanno recepito il messaggio ed adesso speriamo che possano cambiare il colore. Sono la prima sostenitrice del kit bianco, lo trovo davvero molto bello ma è altrettanto inevitabile che diventi poco pratico quando arriva quel particolare momento del mese. Sono certa che affronteremo la questione nel miglior modo possibile”. Le reazioni non si sono fatte attendere: “Le giocatrici hanno il nostro completo supporto su questo problema” spiega un comunicato della Federazione inglese. “Continueremo a lavorare con nostro sponsor tecnico per risolverlo, ma allo stesso tempo seguiremo le indicazioni degli organizzatori del torneo per la scelte dei colori delle divise da gioco.” Anche lo sponsor Nike ha preso posizione: “Comprendiamo le preoccupazioni delle nostre atlete che indossano divise di colori chiari durante il ciclo, fatto che può essere un problema vero nello sport. Lavoreremo con loro per trovare una soluzione al problema, ma allo stesso tempo b dettami di squadre, federazioni e associazioni sportive che decidono i colori delle loro uniformi”.

C’è anche da aggiungere che le calciatrici inglesi non erano più abituate a preoccuparsi di questo aspetto, perché ai Mondiali di Canada 2015 e Francia 2019 i pantaloncino erano blu. Per l’Europeo di casa, però, ha vinto la tradizione e si è tornati al bianco integrale.

Anche a Wimbledon il ‘total white’ è legge

“È ora che le regole cambino”: l’appello della giornalista

“Non riesco a immaginare di arrivare al giorno più importante della mia vita con il ciclo mestruale e di essere costretta a vestirmi di bianco – ha detto di recente la giornalista sportiva Catherine Whitaker –. È ora che le regole cambino“. Purtroppo questa usanza va avanti da parecchio tempo, dato che Wimbledon spegnerà  quest’anno 145 candeline. “I concorrenti devono essere vestiti con un abbigliamento da tennis adatto che sia quasi interamente bianco“. Non si scappa, quindi, e non si tratta solo di un’indicazione generale: è obbligatorio attenersi al total white. Nel 2013 hanno fatto discutere (e già è tutto dire) gli slip rossi di Alize Cornet e l’anno successivo le regole sono state inasprite per evitare che fatti simili si ripetessero.

Stesso problema nel 2017: Venus Williams è stata costretta addirittura a cambiarsi biancheria intima a metà di una partita perché le spalline rosa del suo reggiseno erano troppo visibili. Chi ha le mestruazioni sa benissimo che c’è una sola cosa da non fare mai per evitare momenti di imbarazzo: vestirsi di bianco, ma alle atlete non resta molta scelta.

Il caso è stato sollevato anche da Elena Rybakina, l’ultima vincitrice del torneo. Il dress code del torneo prevede infatti da sempre l’obbligatorietà del bianco, ma alcune giocatrici hanno rivelato lo stress psicologico che può derivare dal dovere scendere in campo con quel colore durante il ciclo. Ma per ora nulla è cambiato. A Wimbledon bisogna ancora rispettare il colore bianco. Nel calcio chissà ancora per quanto.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Il bianco è un problema. Soprattutto se è quello il colore imposto dal dress code sportivo: ecco che scatta allora la protesta da parte delle calciatrici dell'Inghilterra e delle tenniste a Wimbledon. Durante ilciclo mestruale indossare divise da gioco bianche possono infatti rappresentare un grosso problema. In un torneo che dura tre settimane è praticamente certo che diverse componenti della rosa possano fare i conti con questa situazione. L'ansia delle giocatrici nel doversi vestire di bianco le ha spinte a confrontarsi con Nike, che produce il kit ufficiale della nazionale.
La calciatrice Beth Mead è stata la prima a sollevare il problema del colore bianco

"È poco pratico quando arriva quel momento mese"

A spiegarlo è stata la calciatrice Beth Mead, autrice del gol decisivo contro l'Austria. "Ne abbiamo parlato anche fra compagne di squadra e si è deciso un confronto con l'azienda. Hanno recepito il messaggio ed adesso speriamo che possano cambiare il colore. Sono la prima sostenitrice del kit bianco, lo trovo davvero molto bello ma è altrettanto inevitabile che diventi poco pratico quando arriva quel particolare momento del mese. Sono certa che affronteremo la questione nel miglior modo possibile". Le reazioni non si sono fatte attendere: "Le giocatrici hanno il nostro completo supporto su questo problema" spiega un comunicato della Federazione inglese. "Continueremo a lavorare con nostro sponsor tecnico per risolverlo, ma allo stesso tempo seguiremo le indicazioni degli organizzatori del torneo per la scelte dei colori delle divise da gioco." Anche lo sponsor Nike ha preso posizione: "Comprendiamo le preoccupazioni delle nostre atlete che indossano divise di colori chiari durante il ciclo, fatto che può essere un problema vero nello sport. Lavoreremo con loro per trovare una soluzione al problema, ma allo stesso tempo b dettami di squadre, federazioni e associazioni sportive che decidono i colori delle loro uniformi". C'è anche da aggiungere che le calciatrici inglesi non erano più abituate a preoccuparsi di questo aspetto, perché ai Mondiali di Canada 2015 e Francia 2019 i pantaloncino erano blu. Per l'Europeo di casa, però, ha vinto la tradizione e si è tornati al bianco integrale.
Anche a Wimbledon il 'total white' è legge

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"Non riesco a immaginare di arrivare al giorno più importante della mia vita con il ciclo mestruale e di essere costretta a vestirmi di bianco – ha detto di recente la giornalista sportiva Catherine Whitaker –. È ora che le regole cambino". Purtroppo questa usanza va avanti da parecchio tempo, dato che Wimbledon spegnerà  quest'anno 145 candeline. "I concorrenti devono essere vestiti con un abbigliamento da tennis adatto che sia quasi interamente bianco". Non si scappa, quindi, e non si tratta solo di un'indicazione generale: è obbligatorio attenersi al total white. Nel 2013 hanno fatto discutere (e già è tutto dire) gli slip rossi di Alize Cornet e l'anno successivo le regole sono state inasprite per evitare che fatti simili si ripetessero. Stesso problema nel 2017: Venus Williams è stata costretta addirittura a cambiarsi biancheria intima a metà di una partita perché le spalline rosa del suo reggiseno erano troppo visibili. Chi ha le mestruazioni sa benissimo che c'è una sola cosa da non fare mai per evitare momenti di imbarazzo: vestirsi di bianco, ma alle atlete non resta molta scelta. Il caso è stato sollevato anche da Elena Rybakina, l'ultima vincitrice del torneo. Il dress code del torneo prevede infatti da sempre l’obbligatorietà del bianco, ma alcune giocatrici hanno rivelato lo stress psicologico che può derivare dal dovere scendere in campo con quel colore durante il ciclo. Ma per ora nulla è cambiato. A Wimbledon bisogna ancora rispettare il colore bianco. Nel calcio chissà ancora per quanto.
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