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Home » Sport » Iran, per la prima volta dalla rivoluzione islamica le donne assistono a una partita di calcio

Iran, per la prima volta dalla rivoluzione islamica le donne assistono a una partita di calcio

Circa 500 tifose erano presenti giovedì sera al match del campionato nazionale allo stadio Azadi di Teheran. Dall’ultimo incontro, una qualificazione alla Coppa del Mondo, tre anni fa, al caso 'Blue Girl'

Letizia Cini
27 Agosto 2022
Per la prima volta dalla rivoluzione islamica del 1979, le donne in Iran hanno ufficialmente assistito a una partita di calcio del campionato nazionale

Per la prima volta dalla rivoluzione islamica del 1979, le donne in Iran hanno ufficialmente assistito a una partita di calcio del campionato nazionale

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Per la prima volta dalla rivoluzione islamica del 1979, le donne in Iran hanno ufficialmente assistito a una partita di calcio del campionato nazionale. Circa 500 donne erano presenti giovedì sera al match allo stadio Azadi di Teheran. Nel Paese, le donne sono di fatto escluse dalle partite nazionali. L’ultimo incontro a cui hanno assistito è stata una qualificazione alla Coppa del Mondo tre anni fa.

Sahar Khodayari è stata soprannominata The Blue Girl per i colori della sua squadra del cuore, l'Esteghlal
Sahar Khodayari è stata soprannominata The Blue Girl per i colori della sua squadra del cuore, l’Esteghlal

All’epoca, le autorità cedettero in seguito alle proteste suscitate dalla morte di Sahar Khodayari, 29 anni, che si era data fuoco in attesa del processo per aver cercato di assistere a una partita travestita da uomo. Khodayari è diventata nota come Blue Girl, il colore della squadra per cui tifava e simbolo della lotta per i diritti delle donne in Iran. Al match di giovedì, tra la squadra di casa Estaqlal e i rivali del Mes-e Kerman, le donne erano sedute sugli spalti divisi dagli uomini. Molte hanno cantato Blue Girl in segno di riconoscimento per Khodayari. Anche se nel Paese non esiste un divieto ufficiale per le donne di assistere agli eventi sportivi, è raro che vi partecipino perché spesso viene loro negato l’ingresso. Nel 2018 decine di donne sono state arrestate dopo aver cercato assistere a una partita di calcio, mentre altre sono riuscite ad entrare allo stadio indossando barbe e parrucche finte.

Diversi siti web iraniani hanno scritto che la decisione di consentire alle donne di entrare ieri allo stadio è arrivata dopo che la Fifa ha inviato una lettera alle autorità di Teheran chiedendo loro di consentire l’ingresso alle donne. Ad ogni modo, le spettatrici che hanno assistito alla partita tra la squadra di casa Estaqlal e i rivali del Mes-e Kerman erano sedute in spazi separati da quelli degli uomini. Molte di loro sventolavano bandiere, indossavano i colori della loro squadra e cantavano “Blue Girl” in ricordo di Khodayari.

La svolta araba

La prima svolta araba risale al 2019, ocasione la partita Juve-Lazio, finale di Supercoppa disputata a Riad. Decisivo il pressing della serie A italiana, che contribuì all’abbattimento di tutte le restrizioni per l’accesso agli spalti. Le donne – fu deciso – potranno entrare e uscire quando e come vogliono. E potranno sedersi in qualunque tribuna dello stadio, senza essere ingabbiate in tribune-pollaio.
Teatro della vera rivoluzione, il King Fahad Stadium di Riad, in occasione della Supercoppa italiana tra Juve e Lazio (disputatasi il 22 dicembre 2019): un quell’occasione alle donne fu consentito di entrare senza essere confinate in settori separati come accadde l’anno precedente, nell’edizione della sfida andata in scena a Gedda.

Il caso Spercoppa

Il presidente ultraconservatore dell’Iran, Ebrahim Raisi
Il presidente ultraconservatore dell’Iran, Ebrahim Raisi

Nel caso della Supercoppa, si trattava di una sfida tra vincitori del campionato e della Coppa Italia, giocata in Arabia Saudita. Un business importante, che impattò con i temi relativi alla parità di genere, argomento complesso e delicato nei paesi islamici.
L’apertura arrivò a qualche settimana da due svolte epocali per l’Arabia e cioè l’annuncio che le coppie non sposate potessero soggiornare liberamente negli alberghi condividendo la stanza. E poi, la totale apertura al turismo di massa, con la concessione del visto turistico a 49 nazioni e la riduzione delle restrizioni sull’abbigliamento delle donne straniere, alle quali non veniva più richiesto di indossare l’abaya che copre totalmente, né era più proibito viaggiare da sole nel Paese dei petroldollari. Tornando alla Supercoppa del 2019, va sottolineato come sia sia trattatoa una vittoria dalla Lega di Serie A, che pretese e ottenne il via libera alle donne. Un successo dovuto agli aut aut della Fifa e Uefa, governi del pallone mondiale ed europeo. La Fifa nel giugno di tre anni fa aveva lanciato una sorta di ultimatum all’Iran: esclusione dalle qualificazioni mondiali se non fossero stati venduti alle donne i biglietti per le partite della Nazionale.

La tragica morte di Blu Girl, Sahar Khodayari

Blu Girl, ovvero Sahar Khodayari, giovane tifosa che si dette fuoco il 12 marzo 2019 a causa di una condanna penale subita per essere entrata in uno stadio travestita da uomo
Blu Girl, ovvero Sahar Khodayari, giovane tifosa che si dette fuoco il 12 marzo 2019 a causa di una condanna penale subita per essere entrata in uno stadio travestita da uomo

Un ultimatum scattato due mesi prima della tragica morte di Blu Girl, ovvero Sahar Khodayari, giovane tifosa che si dette fuoco il 12 marzo 2019 a causa di una condanna penale subita per essere entrata in uno stadio travestita da uomo.
Sahar morì per le ustioni riportate sul 90 per cento del corpo. “Blue Girl“ si era introdotta nello stadio Azadi di Teheran travestendosi da uomo, pratica frequente tra le donne-tifose iraniane. Colta in fragrante dalla polizia religiosa venne incarcerata per alcuni giorni in una delle prigioni femminili più tristemente note dell’intero Paese, per poi essere rilasciata. Ma ai primi di settembre, la donna venne a sapere della condanna a sei mesi per oltraggio al pudore e il rischio di tornare in carcere.
Per lei fu troppo: si dette fuoco per riaffermare i propri diritti e lasciare un drammatico segno nella lotta contro la discriminazione di genere. Pochi giorni dopo, Alexsander Ceferin, presidente dell’Uefa, citando Sahar, chiese esplicitamente alle Federazioni affiliate di non organizzare né giocare partite in cui gli stadi non fossero completamente accessibili alle donne.

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  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
Per la prima volta dalla rivoluzione islamica del 1979, le donne in Iran hanno ufficialmente assistito a una partita di calcio del campionato nazionale. Circa 500 donne erano presenti giovedì sera al match allo stadio Azadi di Teheran. Nel Paese, le donne sono di fatto escluse dalle partite nazionali. L’ultimo incontro a cui hanno assistito è stata una qualificazione alla Coppa del Mondo tre anni fa.
Sahar Khodayari è stata soprannominata The Blue Girl per i colori della sua squadra del cuore, l'Esteghlal
Sahar Khodayari è stata soprannominata The Blue Girl per i colori della sua squadra del cuore, l'Esteghlal
All’epoca, le autorità cedettero in seguito alle proteste suscitate dalla morte di Sahar Khodayari, 29 anni, che si era data fuoco in attesa del processo per aver cercato di assistere a una partita travestita da uomo. Khodayari è diventata nota come Blue Girl, il colore della squadra per cui tifava e simbolo della lotta per i diritti delle donne in Iran. Al match di giovedì, tra la squadra di casa Estaqlal e i rivali del Mes-e Kerman, le donne erano sedute sugli spalti divisi dagli uomini. Molte hanno cantato Blue Girl in segno di riconoscimento per Khodayari. Anche se nel Paese non esiste un divieto ufficiale per le donne di assistere agli eventi sportivi, è raro che vi partecipino perché spesso viene loro negato l’ingresso. Nel 2018 decine di donne sono state arrestate dopo aver cercato assistere a una partita di calcio, mentre altre sono riuscite ad entrare allo stadio indossando barbe e parrucche finte. Diversi siti web iraniani hanno scritto che la decisione di consentire alle donne di entrare ieri allo stadio è arrivata dopo che la Fifa ha inviato una lettera alle autorità di Teheran chiedendo loro di consentire l’ingresso alle donne. Ad ogni modo, le spettatrici che hanno assistito alla partita tra la squadra di casa Estaqlal e i rivali del Mes-e Kerman erano sedute in spazi separati da quelli degli uomini. Molte di loro sventolavano bandiere, indossavano i colori della loro squadra e cantavano “Blue Girl” in ricordo di Khodayari.

La svolta araba

La prima svolta araba risale al 2019, ocasione la partita Juve-Lazio, finale di Supercoppa disputata a Riad. Decisivo il pressing della serie A italiana, che contribuì all’abbattimento di tutte le restrizioni per l’accesso agli spalti. Le donne - fu deciso - potranno entrare e uscire quando e come vogliono. E potranno sedersi in qualunque tribuna dello stadio, senza essere ingabbiate in tribune-pollaio. Teatro della vera rivoluzione, il King Fahad Stadium di Riad, in occasione della Supercoppa italiana tra Juve e Lazio (disputatasi il 22 dicembre 2019): un quell’occasione alle donne fu consentito di entrare senza essere confinate in settori separati come accadde l’anno precedente, nell’edizione della sfida andata in scena a Gedda.

Il caso Spercoppa

Il presidente ultraconservatore dell’Iran, Ebrahim Raisi
Il presidente ultraconservatore dell’Iran, Ebrahim Raisi
Nel caso della Supercoppa, si trattava di una sfida tra vincitori del campionato e della Coppa Italia, giocata in Arabia Saudita. Un business importante, che impattò con i temi relativi alla parità di genere, argomento complesso e delicato nei paesi islamici. L’apertura arrivò a qualche settimana da due svolte epocali per l’Arabia e cioè l’annuncio che le coppie non sposate potessero soggiornare liberamente negli alberghi condividendo la stanza. E poi, la totale apertura al turismo di massa, con la concessione del visto turistico a 49 nazioni e la riduzione delle restrizioni sull’abbigliamento delle donne straniere, alle quali non veniva più richiesto di indossare l’abaya che copre totalmente, né era più proibito viaggiare da sole nel Paese dei petroldollari. Tornando alla Supercoppa del 2019, va sottolineato come sia sia trattatoa una vittoria dalla Lega di Serie A, che pretese e ottenne il via libera alle donne. Un successo dovuto agli aut aut della Fifa e Uefa, governi del pallone mondiale ed europeo. La Fifa nel giugno di tre anni fa aveva lanciato una sorta di ultimatum all’Iran: esclusione dalle qualificazioni mondiali se non fossero stati venduti alle donne i biglietti per le partite della Nazionale.

La tragica morte di Blu Girl, Sahar Khodayari

Blu Girl, ovvero Sahar Khodayari, giovane tifosa che si dette fuoco il 12 marzo 2019 a causa di una condanna penale subita per essere entrata in uno stadio travestita da uomo
Blu Girl, ovvero Sahar Khodayari, giovane tifosa che si dette fuoco il 12 marzo 2019 a causa di una condanna penale subita per essere entrata in uno stadio travestita da uomo
Un ultimatum scattato due mesi prima della tragica morte di Blu Girl, ovvero Sahar Khodayari, giovane tifosa che si dette fuoco il 12 marzo 2019 a causa di una condanna penale subita per essere entrata in uno stadio travestita da uomo. Sahar morì per le ustioni riportate sul 90 per cento del corpo. “Blue Girl“ si era introdotta nello stadio Azadi di Teheran travestendosi da uomo, pratica frequente tra le donne-tifose iraniane. Colta in fragrante dalla polizia religiosa venne incarcerata per alcuni giorni in una delle prigioni femminili più tristemente note dell’intero Paese, per poi essere rilasciata. Ma ai primi di settembre, la donna venne a sapere della condanna a sei mesi per oltraggio al pudore e il rischio di tornare in carcere. Per lei fu troppo: si dette fuoco per riaffermare i propri diritti e lasciare un drammatico segno nella lotta contro la discriminazione di genere. Pochi giorni dopo, Alexsander Ceferin, presidente dell’Uefa, citando Sahar, chiese esplicitamente alle Federazioni affiliate di non organizzare né giocare partite in cui gli stadi non fossero completamente accessibili alle donne.
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