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Home » Sport » Edoardo Ferri, a 10 anni rifiuta la medaglia a tavolino: aspetta il suo sfidante e vince

Edoardo Ferri, a 10 anni rifiuta la medaglia a tavolino: aspetta il suo sfidante e vince

È successo a Jesolo durante i Campionati italiani di kickboxing: il giovanissimo atleta ha detto di no alla medaglia che gli era stata assegnata per dar modo al suo avversario, bloccato nel traffico, di arrivare

Lucia Lapi
10 Giugno 2022
Edoardo, a 10 anni rifiuta la medaglia a tavolino: aspetta il suo sfidante e vince

Edoardo, a 10 anni rifiuta la medaglia a tavolino: aspetta il suo sfidante e vince

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Campioni forse si nasce, ma di sicuro si diventa. Nello sport come nella vita. Lo testimonia una bella storia di sport e di fair play che ha come protagonista un bambino di dieci anni, Edoardo Ferrari, allievo della palestra Yama Arashi di Piacenza che nei giorni scorsi ha partecipato al PalaInvent di Jesolo ai Campionati italiani di kickboxing. Edoardo ha dato a tutti una lezione di vita. Un gesto di lealtà sportiva davvero notevole che l’ha visto rifiutare la medaglia che gli era stata assegnata a tavolino. Il suo avversario è arrivato in ritardo e lui l’ha aspettato e ha voluto combattere il match di kickboxing riconsegnando la medaglia.

Il fatto

In gara per il titolo tricolore nella categoria Young Cadet 10-12 anni
Edoardo Ferri, 10 anni, In gara per il titolo tricolore nella categoria Young Cadet 10-12 anni

In gara per il titolo tricolore nella categoria Young Cadet 10-12 anni al limite dei 32 chilogrammi nel Light Contact, Edoardo ha vinto la finalissima a tavolino perché il suo avversario è arrivato in ritardo al palasport a causa di problemi di viabilità, ha quindi ricevuto la medaglia d’oro con tanto di premiazione e foto di rito.

Ma quando il suo avversario è riuscito, seppur fuori tempo massimo, a raggiungere la sede delle gare Edoardo ha deciso di restituire la medaglia ai giudici e combattere la gara per assegnare nuovamente il titolo. Per la cronaca ha poi vinto nuovamente la medaglia d’oro, aggiudicandosi il combattimento e legittimando ulteriormente il verdetto. “Mi hanno chiesto di combattere dopo un paio d’ore – racconta Edoardo – ero un po’ titubante sulla scelta che non mi aspettavo, ma ho deciso di combattere nuovamente, anche perché non ero molto soddisfatto di aver vinto a tavolino”.

Un comportamento che gli è valso oggi sui social il plauso del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che ha pubblicato la foto, raccontato la storia e commentato: “Un bellissimo gesto di fair play che non fa perdere la speranza. Un applauso a Edoardo e uno anche ai suoi genitori per averlo educato così“.

La storia di Riccardo

Un altro esempio di sportività nel calcio, come il caso raccontato su Luce! di Riccardo,10 anni di età, un campione in campo lo è già. Almeno di correttezza. Teempo fa Riccardo Billi, classe 2011, calciatore in erba della scuola calcio della Usd Rinascita Doccia di Sesto Fiorentino, si è distinto infatti per un fair play che manca a molti osannati giocatori delle serie maggiori: durante una partita giocata fra le mura amiche con la Sancat, in un contrasto in area di rigore, un avversario che lo fronteggiava è caduto spianandogli praticamente la strada per la porta. Avrebbe potuto segnare un gol già fatto ma ha preferito subito accertarsi delle condizioni del baby calciatore a terra, per fortuna non preoccupanti.

Riccardo Billi con il suo allenatore, Paolo Pallini, e la maglia autografata del centravanti della Fiorentina
Riccardo Billi con il suo allenatore, Paolo Pallini, e la maglia autografata del centravanti della Fiorentina

Un gesto che gli è valso anche l’encomio della ‘green card’ che gli è stata assegnata dalle due società e che rimarrà come nota di merito nel suo curriculum sportivo. Riccardo però sembra stupito dei tanti elogi ricevuti per un comportamento che, tutto sommato, ritiene normale: “Mi è venuto spontaneo – racconta – non mi è sembrato giusto segnare con il mio avversario a terra anche se avrei potuto farlo. Così mi sono fermato per sentire se stava bene e se aveva bisogno di aiuto”.
Chi è Riccardo

Riccardo gioca a calcio da un anno al Rinascita Doccia e alterna gli impegni sportivi con quelli scolastici alla scuola primaria San Lorenzo di Sesto: “Mi piace giocare a calcio – dice – e vorrei continuare magari come attaccante”. Tifa Fiorentina e sogna magari di emulare Vlahovic, l’attaccante serbo, idolo del momento. Intanto però si gode gli abbracci dei genitori e della sorella più piccola e i complimenti della sua società: “Per quanto ci riguarda – dice Adriano Bruscagli presidente del Rinascita Doccia – siamo orgogliosi del gesto di Riccardo che vale molto di più di un gol e anche di una vittoria contro una squadra blasonata. Ci gratifica perché concretizza tutto quanto vogliamo insegnare ogni giorno nella scuola calcio, la correttezza in campo, il rispetto dell’avversario e delle decisioni dell’arbitro e il fatto che ci si deve soprattutto divertire a questa età. Fra l’altro nelle partite delle squadre di bambini non c’è il direttore di gara e quindi si deve agire in autogestione capendo quando si è sbagliato e che cosa si deve fare”. Complimenti arrivano anche dall’amministrazione sestese attraverso l’assessore allo Sport Damiano Sforzi: “Questo – dice – è il modello di sport per il quale lavoriamo tutti i giorni: prima del risultato viene il fair play e il rispetto per l’avversario. Complimenti di cuore a Riccardo, alla sua famiglia e agli allenatori e dirigenti”.

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  • Il suo desiderio, più che legittimo, è semplicemente quello di partecipare al Jova Beach party di Viareggio, a settembre, insieme ai suoi amici. Eppure Enrico, classe 1965, padre di due meravigliosi figli adottivi e costretto su una sedia a rotelle dal 1988, non è riuscito a fare quello che tutto il resto della sua comitiva ha fatto con pochi semplici click sul sito di Ticketone: acquistare il suo biglietto. 

“Per noi disabili cose come questa sarebbero troppo semplici. Forse non tutti sanno che la realtà è che, se una persona nelle mie condizioni desidera partecipare a un qualsiasi evento, solitamente gli viene richiesto di individuare per conto proprio gli organizzatori, cercare sul rispettivo sito le indicazioni sulla modalità di richiesta dei biglietti (che variano da organizzatore ad organizzatore) e in fine allegare alla domanda di partecipazione il certificato di invalidità e un documento d’identità. Mai ci è permesso di usare le piattaforme online ad acquisto diretto come Ticketone.

Mi sono sentito ulteriormente discriminato: oltre ai miei limiti fisici mi sono dovuto scontrare con ulteriori ostacoli rappresentati da procedure imposte da persone che non hanno la minima idea di cosa significhi la parola ‘inclusione‘. E quello che più mi ha sorpreso è che questi limiti siano arrivati in abbinamento ad un evento di Jovanotti, che ritengo un paladino dell’inclusione. Mi chiedo se lui sia a conoscenza di tutto questo e cosa ne pensi in tal caso”.

Il racconto di Enrico nell’intervista a cura di Caterina Ceccuti ✍

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  • “Per cantare ho affrontato un lungo percorso di logopedia, ma voglio fare della musica un posto più inclusivo. 

Mi chiamo Francesco, in arte Brazzo, sono sordo e nella vita faccio rap”. In una frase, lo specchio di una vita in salita. La fatica di imparare a cantare senza poter ascoltare nulla se non “le vibrazioni delle casse”, gli anni della logopedia e la voglia di mettere in versi la realtà, le battaglie per il riconoscimento della propria comunità e la denuncia sociale.

Brazzo nasce a Taranto in una famiglia di sordi da tre generazioni e si trasferisce a Milano nel 2008.

“Già da bambino desideravo cantare solo che mi sentivo imbarazzato per il fatto che un sordo potesse cantare. Ho iniziato a parlare a cinque anni, all’inizio non parlavo molto bene e ho affrontato un lungo percorso di logopedia. Poi a trent’anni avevo questo desiderio lasciato nel cassetto e ho deciso di lanciarmi”.

Quando rappa – e rappa bene – lo fa anche attraverso la lingua dei segni. Nel 2020 ha partecipato a Italia
Campioni forse si nasce, ma di sicuro si diventa. Nello sport come nella vita. Lo testimonia una bella storia di sport e di fair play che ha come protagonista un bambino di dieci anni, Edoardo Ferrari, allievo della palestra Yama Arashi di Piacenza che nei giorni scorsi ha partecipato al PalaInvent di Jesolo ai Campionati italiani di kickboxing. Edoardo ha dato a tutti una lezione di vita. Un gesto di lealtà sportiva davvero notevole che l’ha visto rifiutare la medaglia che gli era stata assegnata a tavolino. Il suo avversario è arrivato in ritardo e lui l’ha aspettato e ha voluto combattere il match di kickboxing riconsegnando la medaglia. Il fatto
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Edoardo Ferri, 10 anni, In gara per il titolo tricolore nella categoria Young Cadet 10-12 anni
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