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Home » Sport » Emily Bridges, la ciclista transgender britannica esclusa dalle gare. Lei replica: “Voglio solo correre”

Emily Bridges, la ciclista transgender britannica esclusa dalle gare. Lei replica: “Voglio solo correre”

Doveva partecipare ai Campionati Nazionali Omnium su pista di Derby, in Inghilterra. Ma l'Unione Ciclistica Internazionale ha detto no: "La 21enne non è idonea a partecipare a questo evento"

Remy Morandi
2 Aprile 2022
Emily Bridges

Emily Bridges, ciclista transgender britannica esclusa dalle gare

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Dopo lo stop alla nuotatrice Lia Thomas, un’altra atleta transgender è stata esclusa dalle competizioni sportive. Si tratta della ciclista Emily Bridges, 21 anni. La giovane sportiva britannica avrebbe dovuto gareggiare oggi, sabato 2 aprile, ai Campionati Nazionali Omnium su pista di Derby, in Inghilterra. Tuttavia, l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) ha deciso di non far partecipare alla competizione la 21enne in quanto “non idonea a partecipare a questo evento”, ha riferito giorni fa la British Cycling, il principale organo di governo nazionale per gli sport ciclistici in Gran Bretagna. Dopo lo stop, ieri la ciclista ha rotto il silenzio, diffondendo un comunicato in cui sottolinea: “Sono un’atelta – dice Emily Bridges -. E voglio solo correre“.

Emily Bridges, ciclista transgender britannica di 21 anni, non può partecipare ai Campionati Nazionali Omnium in quanto “non idonea a partecipare a questo evento”, dichiara l’Unione Ciclistica Internazionale

Nel comunicato diffuso sui social media, Emily Bridges afferma di essere stata “molestata e demonizzata” dopo che le è stato detto di non poter partecipare ai Campionati Nazionali Omnium di Derby. La giovane dice di aver fornito tutte le prove mediche e i documenti necessari per poter gareggiare. Ed è per questo motivo che a Emily Bridges “non risulta chiaro” il motivo per il quale sia stata esclusa dalla competizione. Negli ultimi sei mesi, infatti, la ciclista ha dichiarato di essere sempre stata in contatto con la British Cycling e con l’Unione Ciclistica Internazionale “sui criteri di ammissibilità che doveva soddisfare per competere questo sabato”.

I regolamenti per le persone transgender della British Cycling, aggiornati a gennaio di quest’anno, dicono che le cicliste devono avere livelli di testosterone inferiori a cinque nanomoli per litro per un periodo di 12 mesi prima della competizione. Nel comunicato Bridges afferma di aver fornito sia alla British Cycling che all’UCI la prova che soddisfa i criteri di ammissibilità “incluso il mio livello di testosterone che negli ultimi 12 mesi è stato molto al di sotto del limite previsto dai regolamenti”.

A Statement from Emily Bridges pic.twitter.com/vyzvt7nqvo

— Sandy 💜💙❤ 🏳️‍🌈 Ally She/Her (@sullivansa1) April 1, 2022

Dopo aver fornito i dettagli della vicenda, Emily Bridges si è lasciata andare a un commento nel comunicato diffuso sui social: “Io sono un’atleta – dice la ciclista – e voglio solo correre di nuovo in modo competitivo. Spero che riconsiderino la loro decisione in linea con il regolamento. Nessuno dovrebbe scegliere tra essere quello che è e partecipare allo sport che ama”.

Bridges ha anche affermato di essere stata “incessantemente molestata e demonizzata” dai media. “Attaccano tutto ciò che non è la norma – dice la ciclista – e condividono tutto ciò che è più probabile che si traduca nel massimo coinvolgimento per i loro articoli e nei guadagni pubblicitari”. “Tutto ciò – prosegue la 21enne – senza preoccuparsi del benessere degli individui o dei gruppi emarginati”.

La British Cycling: “L’inclusione transgender è più importante di una gara”

Dopo aver ricevuto l’alt dell’Unione Ciclistica Internazionale, mercoledì 30 marzo la British Cycling ha diffuso un comunicato, in cui spiega di essere rimasta “in stretto contatto con l’UCI in merito alla partecipazione di Emily questo fine settimana” e in cui dichiara di essersi impegnata “con Emily e la sua famiglia per quanto riguarda la sua transizione e il suo coinvolgimento in competizioni d’élite”. La British Cycling, nel comunicato, ha quindi invitato tutti gli organi sportivi a formare una coalizione per chiarire i parametri di accesso e di partecipazione degli atleti transgender: “L’inclusione transgender e non binaria è più importante di una gara e di un’atleta – recita il comunicato -. Riteniamo che tutti i partecipanti al nostro sport meritino maggiore chiarezza e comprensione sulla partecipazione a competizioni d’élite e continueremo a lavorare con l’UCI sia sul caso di Emily che sulla più ampia situazione in merito a questo problema. Comprendiamo anche che negli sport d’élite il concetto di equità è essenziale. Per questo motivo, British Cycling oggi chiede una coalizione per condividere, imparare e capire di più su come possiamo raggiungere l’equità in un modo che mantenga la dignità e il rispetto di tutti gli atleti”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

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  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Dopo lo stop alla nuotatrice Lia Thomas, un'altra atleta transgender è stata esclusa dalle competizioni sportive. Si tratta della ciclista Emily Bridges, 21 anni. La giovane sportiva britannica avrebbe dovuto gareggiare oggi, sabato 2 aprile, ai Campionati Nazionali Omnium su pista di Derby, in Inghilterra. Tuttavia, l'Unione Ciclistica Internazionale (UCI) ha deciso di non far partecipare alla competizione la 21enne in quanto "non idonea a partecipare a questo evento", ha riferito giorni fa la British Cycling, il principale organo di governo nazionale per gli sport ciclistici in Gran Bretagna. Dopo lo stop, ieri la ciclista ha rotto il silenzio, diffondendo un comunicato in cui sottolinea: "Sono un'atelta - dice Emily Bridges -. E voglio solo correre".
Emily Bridges, ciclista transgender britannica di 21 anni, non può partecipare ai Campionati Nazionali Omnium in quanto "non idonea a partecipare a questo evento", dichiara l'Unione Ciclistica Internazionale
Nel comunicato diffuso sui social media, Emily Bridges afferma di essere stata "molestata e demonizzata" dopo che le è stato detto di non poter partecipare ai Campionati Nazionali Omnium di Derby. La giovane dice di aver fornito tutte le prove mediche e i documenti necessari per poter gareggiare. Ed è per questo motivo che a Emily Bridges "non risulta chiaro" il motivo per il quale sia stata esclusa dalla competizione. Negli ultimi sei mesi, infatti, la ciclista ha dichiarato di essere sempre stata in contatto con la British Cycling e con l'Unione Ciclistica Internazionale "sui criteri di ammissibilità che doveva soddisfare per competere questo sabato". I regolamenti per le persone transgender della British Cycling, aggiornati a gennaio di quest'anno, dicono che le cicliste devono avere livelli di testosterone inferiori a cinque nanomoli per litro per un periodo di 12 mesi prima della competizione. Nel comunicato Bridges afferma di aver fornito sia alla British Cycling che all'UCI la prova che soddisfa i criteri di ammissibilità "incluso il mio livello di testosterone che negli ultimi 12 mesi è stato molto al di sotto del limite previsto dai regolamenti".

A Statement from Emily Bridges pic.twitter.com/vyzvt7nqvo

— Sandy 💜💙❤ 🏳️‍🌈 Ally She/Her (@sullivansa1) April 1, 2022
Dopo aver fornito i dettagli della vicenda, Emily Bridges si è lasciata andare a un commento nel comunicato diffuso sui social: "Io sono un'atleta - dice la ciclista - e voglio solo correre di nuovo in modo competitivo. Spero che riconsiderino la loro decisione in linea con il regolamento. Nessuno dovrebbe scegliere tra essere quello che è e partecipare allo sport che ama". Bridges ha anche affermato di essere stata "incessantemente molestata e demonizzata" dai media. "Attaccano tutto ciò che non è la norma - dice la ciclista - e condividono tutto ciò che è più probabile che si traduca nel massimo coinvolgimento per i loro articoli e nei guadagni pubblicitari". "Tutto ciò - prosegue la 21enne - senza preoccuparsi del benessere degli individui o dei gruppi emarginati".

La British Cycling: "L'inclusione transgender è più importante di una gara"

Dopo aver ricevuto l'alt dell'Unione Ciclistica Internazionale, mercoledì 30 marzo la British Cycling ha diffuso un comunicato, in cui spiega di essere rimasta "in stretto contatto con l'UCI in merito alla partecipazione di Emily questo fine settimana" e in cui dichiara di essersi impegnata "con Emily e la sua famiglia per quanto riguarda la sua transizione e il suo coinvolgimento in competizioni d'élite". La British Cycling, nel comunicato, ha quindi invitato tutti gli organi sportivi a formare una coalizione per chiarire i parametri di accesso e di partecipazione degli atleti transgender: "L'inclusione transgender e non binaria è più importante di una gara e di un'atleta - recita il comunicato -. Riteniamo che tutti i partecipanti al nostro sport meritino maggiore chiarezza e comprensione sulla partecipazione a competizioni d'élite e continueremo a lavorare con l'UCI sia sul caso di Emily che sulla più ampia situazione in merito a questo problema. Comprendiamo anche che negli sport d'élite il concetto di equità è essenziale. Per questo motivo, British Cycling oggi chiede una coalizione per condividere, imparare e capire di più su come possiamo raggiungere l'equità in un modo che mantenga la dignità e il rispetto di tutti gli atleti".
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