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Home » Sport » Mondiali Qatar 2022, la protesta contro il presidente Fifa Gianni Infantino: “Risarcite le vittime”

Mondiali Qatar 2022, la protesta contro il presidente Fifa Gianni Infantino: “Risarcite le vittime”

Il torneo si avvicina alla conclusione, con la prima semifinale questa sera tra Argentina e Croazia. Ma i manifestanti non dimenticano come è iniziato: con la morte di migliaia di persone

Nicolò Guelfi
13 Dicembre 2022
Il cartello contro Gianni Infantino per risarcire le famiglie dei lavoratori migranti morti in Qatar

Il cartello contro Gianni Infantino per risarcire le famiglie dei lavoratori migranti morti in Qatar

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Un’intera federazione nel pallone. L’evento sportivo più seguito al mondo volge verso la conclusione della sua edizione più discussa e controversa di sempre: lo svolgimento in inverno e l’assenza dell’Italia, che già di per sé basterebbero a rendere questa edizione del tutto invisa al pubblico del nostro Paese, sono dettagli trascurabili. Questi Mondiali di calcio sono il ritratto di tutto ciò che lo sport non deve essere, ma sono anche la cartina di tornasole che indica quanto l’interesse economico prevalga su quello etico sportivo. Nella conferenza stampa d’esordio il presidente della Fifa Gianni Infantino ha tentato una maldestra difesa della manifestazione sportiva, esprimendo la propria vicinanza a tutte le categorie di persone che sono state discriminate, offese, sfruttate e uccise a causa della Coppa del Mondo e del Paese che la ospita, il Qatar. Una difesa “a catenaccio” con molti buchi, il più importante dei quali è l’ipocrisia. Migliaia di persone, quasi tutti lavoratori migranti, hanno perso la vita a Doha e dintorni per costruire le strutture sportive che ospitano i Mondiali 2022, molte delle quali destinate a diventare letteralmente cattedrali nel deserto. Infantino, nel suo discorso ha affermato di comprendere la loro condizione, essendo figlio di lavoratori emigrati in Svizzera. Senza voler fare una gara anche tra le disgrazie, è come paragonare un’unghia spezzata a una gamba rotta.

I cartelli dell’ong Avaaz contro il presidente della Fifa

I cartelloni di protesta contro la fifa e il presidente Infantino

Alla luce delle posizioni del presidente della Fifa, diversi gruppi di attivisti si sono mossi non solo per chiedere le scuse, ma anche un risarcimento morale e pecuniario. Avaaz, ong fondata a New York nel 2007, ha portato avanti una protesta a Briga, città natale di Infantino nel Canton Vallese, con uno scopo ben preciso: risarcire le vittime dei mondiali in Qatar. Tre enormi cartelloni prodotti dagli attivisti hanno girato per la cittadina svizzera chiedendo a Infantino, la cui famiglia vive ancora in città, di agire. Nei cartelli si leggeva: “Infantino: i tuoi famigliari sono stati migranti; migliaia di persone come loro sono state vittime di questo Mondiale; risarcimenti subito”. Bieta Andemariam, direttrice legale di Avaaz, ha dichiarato: “Contrariamente alla promessa di Infantino di ‘restaurare l’immagine della Fifa’, questo Mondiale è stato un disastro dal punto di vista umanitario. E il presidente della Fifa non si mostra in alcun modo pentito, e non sta facendo praticamente nulla per aiutare le vittime o le loro famiglie, nonostante la sua organizzazione stia guadagnando miliardi dal torneo. Francamente, tanta freddezza e avidità sono una vergogna. Persino il Qatar ha fatto qualche passo per migliorare la situazione dei lavoratori. Migliaia di tifosi si chiedono se Infantino farà lo stesso”.

Un fondo da 440 milioni di dollari di risarcimento e sostegno

Gianni Infantino caricaturizzato davanti ai cartelloni di protesta di Avaaz

Il rifiuto ostinato del presidente Fifa di risarcire i lavoratori della Coppa del Mondo ha già scatenato reazioni negative da parte di squadre di calcio europee, organizzazioni per i diritti umani, e residenti della stessa Briga. Centinaia di migliaia di membri di Avaaz da tutto il mondo, Amnesty International e Human Rights Watch stanno chiedendo alla Fifa di creare un cospicuo fondo di sostegno alle vittime del Mondiale, mettendo a disposizione almeno 400 milioni di dollari. L’appello è sostenuto anche da alcune federazioni nazionali, tra cui l’Inghilterra, il Galles, e altre otto nazionali, oltre che dal 73% dei cittadini, secondo un sondaggio globale. E in Svizzera, è addirittura l’81% a essere favorevole. La cifra simbolica di 440 milioni è basata sul premio totale della Coppa per le squadre partecipanti. Rappresenta inoltre un misero 6% dei profitti previsti che la Fifa incasserà per le partite di quest’anno, stimati attorno ai 7 miliardi e mezzo di dollari. La Fifa ha già annunciato che creerà un fondo, ma non si è impegnata a includere i risarcimenti per i lavoratori come parte centrale del suo scopo. “Le federazioni di Germania e Danimarca hanno già dichiarato che non sosterranno la rielezione di Infantino a Presidente della Fifa”. Quest’ultimo, conclude Andemariam, “ha oggi la possibilità di ridefinire come sarà ricordato il suo mandato, dando nuovo corso al rapporto della Fifa con i diritti umani. Un generoso fondo di risarcimento per i lavoratori è un passaggio fondamentale”.

Soldi e propaganda: ecco perché il Mondiale si gioca in Qatar

Le stime ufficiali affermano che dal 2010 sono morti circa 6500 lavoratori in Qatar, ma trattandosi di persone straniere, prive di diritti e documenti obbligate a lavorare letteralmente in mezzo al deserto, è lecito pensare che si tratti di una stima al ribasso. Secondo gli esperti è probabile che molte di queste morti siano correlate alla costruzione degli stadi per il torneo. I lavoratori, trattati come moderni schiavi, provenivano per la maggior parte dal sud-est asiatico e dal continente africano. Ma perché la Fifa continua a difendere la sua scelta e perché il Qatar, estraneo tanto al calcio quanto ai valori sportivi e occidentali, ha investito così tanto nel torneo? Le motivazioni sono principalmente due: soldi e propaganda. Come ha spiegato correttamente Silvia Boccardi su Will, per la Federazione è molto più semplice interfacciarsi con Paesi “meno democratici“, in quanto la burocrazia e le regole sono meno di ostacolo se chi comanda è pro allo svolgersi dell’evento. Sono state molte le dittature e le democrature che in passato hanno ricercato legittimazione agli occhi del mondo ospitando tornei internazionali: si pensi ai Mondiali di calcio del 1934 in Italia voluti dal fascismo; Argentina ’78, quando la nazione era retta da una giunta militare; Russia 2018, poco prima che Putin dichiarasse guerra all’Ucraina e a tutto il mondo libero.

Gianni Infantino caricaturizzato davanti ai cartelloni di protesta di Avaaz

La domanda è se ha veramente senso sostenere una federazione sportiva che, per soldi, offre una vetrina alle democrature per farle sembrare Paesi liberi e progrediti, se questo processo comporta, oltre alla nostra ipocrisia, anche la morte di molte persone. 

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  • La vittoria a X Factor 2022, poi a Musicultura poi il primo tour nei club delle principali città d’Italia dei Santi Francesi che sta registrando sold out ovunque. Alessandro De Santis, 24 anni, alla voce, chitarra, ukulele e Mario Francese, 25 anni, producer, tastiere, synthesizer e basso, presentano l’ep "In fieri" pubblicato da Epic Records Italy/Sony Music Italy. 

"In concerto facciamo molti brani nostri, nuovi e vecchi, ci siamo portati dietro qualche cover, delle parti strumentali. A livello umano per noi i concerti sono un vero e proprio incontro con le persone che comprano il biglietto. Usiamo i live come un salotto, una festa in cui vogliamo divertirci." 

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  • Si chiama Olesya Krivtsova, ha 19 anni ed è russa. Segni particolari: un tatuaggio contro Putin, rischia fino a 10 anni di carcere.

L’adolescente originaria della regione dell’Arkhangelsk (che si trova a nord-ovest della Russia) da alcuni mesi si trova agli arresti domiciliari, nell’appartamento della madre a Severodvinsk. Un dispositivo di localizzazione, che le hanno applicato alla caviglia, ne traccia ogni spostamento: non è autorizzata ad accedere a Internet né a comunicare con l’esterno.

La ragazza è stata definita terrorista ed estremista e messa sullo stesso piano di talebani e appartenenti a Isis e al Qaeda. La sua colpa? Aver condiviso su Instagram una storia sull’esplosione del ponte di Crimea in ottobre scorso, criticando la Russia per aver invaso l’Ucraina. La studentessa Krivtsova, secondo quanto riporta la Cnn, “sta anche affrontando accuse penali per aver screditato l’esercito russo in un presunto repost critico della guerra in una chat studentesca sul social network russo Vk”. 

Le posizioni dell’allieva della scuola di scienze sociali dell’Università federale dell’Artico (Narfu) in merito all’invasione della Russia in Ucraina sono ben chiare, tanto che la giovane si è tatuata sulla caviglia la faccia del presidente russo Vladimir Putin su un corpo di un ragno. Accanto, la parole “il Grande Fratello ti sta guardando”.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #russia

Un’intera federazione nel pallone. L’evento sportivo più seguito al mondo volge verso la conclusione della sua edizione più discussa e controversa di sempre: lo svolgimento in inverno e l’assenza dell’Italia, che già di per sé basterebbero a rendere questa edizione del tutto invisa al pubblico del nostro Paese, sono dettagli trascurabili. Questi Mondiali di calcio sono il ritratto di tutto ciò che lo sport non deve essere, ma sono anche la cartina di tornasole che indica quanto l’interesse economico prevalga su quello etico sportivo. Nella conferenza stampa d'esordio il presidente della Fifa Gianni Infantino ha tentato una maldestra difesa della manifestazione sportiva, esprimendo la propria vicinanza a tutte le categorie di persone che sono state discriminate, offese, sfruttate e uccise a causa della Coppa del Mondo e del Paese che la ospita, il Qatar. Una difesa "a catenaccio" con molti buchi, il più importante dei quali è l’ipocrisia. Migliaia di persone, quasi tutti lavoratori migranti, hanno perso la vita a Doha e dintorni per costruire le strutture sportive che ospitano i Mondiali 2022, molte delle quali destinate a diventare letteralmente cattedrali nel deserto. Infantino, nel suo discorso ha affermato di comprendere la loro condizione, essendo figlio di lavoratori emigrati in Svizzera. Senza voler fare una gara anche tra le disgrazie, è come paragonare un’unghia spezzata a una gamba rotta.

I cartelli dell'ong Avaaz contro il presidente della Fifa

I cartelloni di protesta contro la fifa e il presidente Infantino

Alla luce delle posizioni del presidente della Fifa, diversi gruppi di attivisti si sono mossi non solo per chiedere le scuse, ma anche un risarcimento morale e pecuniario. Avaaz, ong fondata a New York nel 2007, ha portato avanti una protesta a Briga, città natale di Infantino nel Canton Vallese, con uno scopo ben preciso: risarcire le vittime dei mondiali in Qatar. Tre enormi cartelloni prodotti dagli attivisti hanno girato per la cittadina svizzera chiedendo a Infantino, la cui famiglia vive ancora in città, di agire. Nei cartelli si leggeva: "Infantino: i tuoi famigliari sono stati migranti; migliaia di persone come loro sono state vittime di questo Mondiale; risarcimenti subito". Bieta Andemariam, direttrice legale di Avaaz, ha dichiarato: "Contrariamente alla promessa di Infantino di 'restaurare l'immagine della Fifa', questo Mondiale è stato un disastro dal punto di vista umanitario. E il presidente della Fifa non si mostra in alcun modo pentito, e non sta facendo praticamente nulla per aiutare le vittime o le loro famiglie, nonostante la sua organizzazione stia guadagnando miliardi dal torneo. Francamente, tanta freddezza e avidità sono una vergogna. Persino il Qatar ha fatto qualche passo per migliorare la situazione dei lavoratori. Migliaia di tifosi si chiedono se Infantino farà lo stesso".

Un fondo da 440 milioni di dollari di risarcimento e sostegno

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Il rifiuto ostinato del presidente Fifa di risarcire i lavoratori della Coppa del Mondo ha già scatenato reazioni negative da parte di squadre di calcio europee, organizzazioni per i diritti umani, e residenti della stessa Briga. Centinaia di migliaia di membri di Avaaz da tutto il mondo, Amnesty International e Human Rights Watch stanno chiedendo alla Fifa di creare un cospicuo fondo di sostegno alle vittime del Mondiale, mettendo a disposizione almeno 400 milioni di dollari. L’appello è sostenuto anche da alcune federazioni nazionali, tra cui l'Inghilterra, il Galles, e altre otto nazionali, oltre che dal 73% dei cittadini, secondo un sondaggio globale. E in Svizzera, è addirittura l’81% a essere favorevole. La cifra simbolica di 440 milioni è basata sul premio totale della Coppa per le squadre partecipanti. Rappresenta inoltre un misero 6% dei profitti previsti che la Fifa incasserà per le partite di quest'anno, stimati attorno ai 7 miliardi e mezzo di dollari. La Fifa ha già annunciato che creerà un fondo, ma non si è impegnata a includere i risarcimenti per i lavoratori come parte centrale del suo scopo. “Le federazioni di Germania e Danimarca hanno già dichiarato che non sosterranno la rielezione di Infantino a Presidente della Fifa". Quest'ultimo, conclude Andemariam, "ha oggi la possibilità di ridefinire come sarà ricordato il suo mandato, dando nuovo corso al rapporto della Fifa con i diritti umani. Un generoso fondo di risarcimento per i lavoratori è un passaggio fondamentale".

Soldi e propaganda: ecco perché il Mondiale si gioca in Qatar

Le stime ufficiali affermano che dal 2010 sono morti circa 6500 lavoratori in Qatar, ma trattandosi di persone straniere, prive di diritti e documenti obbligate a lavorare letteralmente in mezzo al deserto, è lecito pensare che si tratti di una stima al ribasso. Secondo gli esperti è probabile che molte di queste morti siano correlate alla costruzione degli stadi per il torneo. I lavoratori, trattati come moderni schiavi, provenivano per la maggior parte dal sud-est asiatico e dal continente africano. Ma perché la Fifa continua a difendere la sua scelta e perché il Qatar, estraneo tanto al calcio quanto ai valori sportivi e occidentali, ha investito così tanto nel torneo? Le motivazioni sono principalmente due: soldi e propaganda. Come ha spiegato correttamente Silvia Boccardi su Will, per la Federazione è molto più semplice interfacciarsi con Paesi "meno democratici", in quanto la burocrazia e le regole sono meno di ostacolo se chi comanda è pro allo svolgersi dell’evento. Sono state molte le dittature e le democrature che in passato hanno ricercato legittimazione agli occhi del mondo ospitando tornei internazionali: si pensi ai Mondiali di calcio del 1934 in Italia voluti dal fascismo; Argentina ’78, quando la nazione era retta da una giunta militare; Russia 2018, poco prima che Putin dichiarasse guerra all’Ucraina e a tutto il mondo libero.

Gianni Infantino caricaturizzato davanti ai cartelloni di protesta di Avaaz

La domanda è se ha veramente senso sostenere una federazione sportiva che, per soldi, offre una vetrina alle democrature per farle sembrare Paesi liberi e progrediti, se questo processo comporta, oltre alla nostra ipocrisia, anche la morte di molte persone. 

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