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Home » Sport » Addio a Gianluca Vialli, altro lutto nel mondo del calcio: dal 2017 lottava contro il tumore al pancreas

Addio a Gianluca Vialli, altro lutto nel mondo del calcio: dal 2017 lottava contro il tumore al pancreas

Il calciatore aveva definito il cancro come un 'compagno di viaggio'. Aveva ammesso: "Io ho paura di morire. Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall’altra parte"

Edoardo Martini
6 Gennaio 2023
Gianluca Vialli, capocannoniere del Campionato Europeo Under 21 del 1986 e della Coppa Italia 1988-1989 e vincitore dei tre principali tornei UEFA

Gianluca Vialli, capocannoniere del Campionato Europeo Under 21 del 1986 e della Coppa Italia 1988-1989 e vincitore dei tre principali tornei UEFA

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A pochi giorni dalla scomparsa di Pelé e Mihajlović, un altro lutto sconvolge il mondo del calcio e dello sport: a soli 58 anni si è spento a Londra Gianluca Vialli. L’ex attaccante lombardo di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea, costretto a lasciare lo staff azzurro di Roberto Mancini per l’aggravarsi delle sue condizioni, non è riuscito a vincere la battaglia contro il tumore al pancreas iniziata nel 2017. Dopo un periodo di tregua seguita alle cure, la malattia è tornata con forza, non dandogli scampo. Con Vialli se ne va uno dei calciatori più iconici e vincenti del panorama italiano. Da metà dicembre era ricoverato nella clinica di Londra, dove aveva già sostenuto i due cicli di chemioterapia per il tumore. Apparse fin da subito gravi, le condizioni si erano stabilizzate fino a un improvviso peggioramento avvenuto nelle ultime ore: intorno alle 10 del 6 gennaio la notizia della morte. La famiglia di Vialli ha confermato la morte dell’ex campione con una nota. “Con incommensurabile tristezza annunciamo la scomparsa di Gianluca Vialli – fanno sapere -. Circondato dalla sua famiglia è spirato la notte scorsa dopo cinque anni di malattia affrontata con coraggio e dignità. Ringraziamo i tanti che l’hanno sostenuto negli anni con il loro affetto. Il suo ricordo e il suo esempio vivranno per sempre nei nostri cuori”.

Gianluca Vialli (Ansa)
Gianluca Vialli (Ansa)

Una vita sul campo da calcio

Una vita dentro e fuori dal rettangolo verde. Questo era Gianluca Vialli  che al calcio ha dato tanto ma anche ricevuto tanto. Nato il 9 luglio 1964 a Cremona sotto il segno zodiacale del Cancro, è stato un calciatore professionista. Viene ricordato come uno dei più grandi centravanti degli anni Ottanta e Novanta dove con la Sampdoria ha conquistato l’unico scudetto della sua storia nel 1991 mentre con la Juventus ha vinto la Coppa dei Campioni del 1996, da capitano. “Se Roberto Baggio è Raffaello e Del Piero Pinturicchio, direi che Vialli è il Michelangelo della Cappella Sistina. Lo scultore che si è saputo trasformare in pittore“ disse l’avvocato Gianni Agnelli per descrivere il capitano e attaccante della Juventus.

Gianluca Vialli mentre festeggia l’Europeo vinto con la Nazionale

Commentatore, goleador e vincente: l’identikit del campione

Ma la sua incredibile carriera non finisce qui. Apprezzato commentatore su Sky, capocannoniere del Campionato Europeo Under 21 del 1986 e della Coppa Italia 1988-1989, vincitore dei tre principali tornei Uefa, Vialli, oltre alla Sampdoria e alla Juventus, dove ha ottenuto i suoi più grande successi, ha vestito anche le maglie di Cremonese, dove ha disputato 103 partite segnando 23 gol, e Chelsea dove in 58 presenze ha realizzato 21 reti. Dopo due stagioni da giocatore della prima squadra di Londra, accetta l’incarico da allenatore dei Blues vincendo cinque trofei in quattro anni: Coppa delle Coppe, Supercoppa Europea, Coppa d’Inghilterra, Coppa di Lega inglese e Supercoppa Inglese. Licenziato dal Chelsea, passa ad allenare il Watford, in serie B, per il Campionato 2001-02. Nonostante questo, il classe ’64 non si è accontentato e ha deciso di scrivere la storia del calcio anche da dirigente. Dopo la frustrazione per la mancata qualificazione ai Mondiali del 2018, il Ct della Nazionale Roberto Mancini lo ha voluto come collaboratore della squadra. E il destino ha voluto che l’11 luglio 2021 l’Italia trionfasse sull’Inghilterra ai calci di rigore a Wembley e portasse a casa il titolo di campione d’Europa.

Lo striscione apparso sui cancelli della clinica a Belgravia dove era ricoverato

Gli striscioni di vicinanza

Al suo fianco nei giorni di Natale vi sono stati i familiari, la moglie e i figli, i fratelli e la madre. Poi i messaggi arrivati da tutti gli amici di una vita, in primis Roberto Mancini, il ct della Nazionale, quella Nazionale recentemente abbandonata proprio per la necessità di concentrarsi esclusivamente sulle cure. E tra chi si era strinto attorno a Vialli, anche i tifosi della Sampdoria. Infatti a Londra, sotto alle finestre della clinica a Belgravia dove era ricoverato, arrivarono anche i colori blucerchiati. Uno striscione che portò la solidarietà e l’affetto dei tifosi della Samp inglesi o residenti in Inghilterra, tifosi che si raccolgono nel club Scoe, Sampdoria Club of England.

Qualche giorno prima fuori dall’Allianz Stadium, stadio della Juventus, era apparso un altro striscione per sostenere l’uomo che aveva alzato l’ultima Champions da capitano nel 1996 che recitava “Vialli uomo vero, vinci questa battaglia da vero guerriero”.

La scoperta della malattia

Purtroppo 5 anni fa è arrivato un fulmine a ciel sereno. Vialli ha scoperto di avere un tumore al pancreas, ma non si mai arreso, anzi ha deciso di affrontarlo proprio come faceva con i suoi difensori: “Ora devo superare questa fase delicata della malattia. Io con il cancro non sto facendo una battaglia perché non credo che sarei in grado di vincerla, è un avversario molto più forte di me”. Concetto poi ripreso a marzo scorso ai microfoni di “Una semplice domanda” di Alessandro Cattelan, su Netflix: “La malattia non è esclusivamente sofferenza: ci sono momenti bellissimi. La vita (e non l’ho detto io ma lo condivido in pieno) è fatta per il 20 per cento da quello che ti succede ma per l’80 per cento dal modo in cui tu reagisci a quello che accade. E la malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, essere anche un’opportunità. Non dico al punto di essere grato nei confronti del cancro, eh… Spero di vivere il più a lungo possibile, però mi sento molto più fragile di prima”.

L’attaccante insieme alla Coppa dei Campioni vinta con la Juventus a Roma nel 1996 contro l’Ajax ai calci di rigore

Nonostante le difficoltà, il 58enne è sempre stato convinto che la vita sarebbe stata la più bella gara da giocare e anche quando sembrava che l’avversario sarebbe stato in grado di metterti al tappeto troppo presto, il consiglio è stato quello di non mollare: “Spero che la mia storia possa aiutare altri ad affrontare nel modo giusto quel che accade. Vorrei che qualcuno mi guardasse e mi dicesse: È anche per merito tuo se non ho mollato”.

Gianluca Vialli insieme alla moglie Cathryn White Cooper

Vita privata

Dal 2003 era sposato con Cathryn White Cooper, ex modella sudafricana e ora apprezzata arredatrice di interni. Da questa relazione sono nate le sue due figlie: Sofia e Olivia. La coppia è sempre stata molto riservata, tenendo la vita privata lontana dai gossip. Come era emerso però da un’intervista, rilasciata da Vialli un paio di anni fa al “The Times” dopo la scoperta della malattia, la famiglia è sempre stata molto affiatata: “Le mie figlie mi hanno aiutato disegnandomi le sopracciglia e ho chiesto dei consigli a mia moglie sui trucchi da usare. Abbiamo riso, devi ridere, hai bisogno di trovare il lato divertente, ma c’erano dei giorni in cui mi rinchiudevo in bagno per non farmi vedere piangere”.

 

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
A pochi giorni dalla scomparsa di Pelé e Mihajlović, un altro lutto sconvolge il mondo del calcio e dello sport: a soli 58 anni si è spento a Londra Gianluca Vialli. L'ex attaccante lombardo di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea, costretto a lasciare lo staff azzurro di Roberto Mancini per l'aggravarsi delle sue condizioni, non è riuscito a vincere la battaglia contro il tumore al pancreas iniziata nel 2017. Dopo un periodo di tregua seguita alle cure, la malattia è tornata con forza, non dandogli scampo. Con Vialli se ne va uno dei calciatori più iconici e vincenti del panorama italiano. Da metà dicembre era ricoverato nella clinica di Londra, dove aveva già sostenuto i due cicli di chemioterapia per il tumore. Apparse fin da subito gravi, le condizioni si erano stabilizzate fino a un improvviso peggioramento avvenuto nelle ultime ore: intorno alle 10 del 6 gennaio la notizia della morte. La famiglia di Vialli ha confermato la morte dell'ex campione con una nota. "Con incommensurabile tristezza annunciamo la scomparsa di Gianluca Vialli - fanno sapere -. Circondato dalla sua famiglia è spirato la notte scorsa dopo cinque anni di malattia affrontata con coraggio e dignità. Ringraziamo i tanti che l'hanno sostenuto negli anni con il loro affetto. Il suo ricordo e il suo esempio vivranno per sempre nei nostri cuori".
Gianluca Vialli (Ansa)
Gianluca Vialli (Ansa)

Una vita sul campo da calcio

Una vita dentro e fuori dal rettangolo verde. Questo era Gianluca Vialli  che al calcio ha dato tanto ma anche ricevuto tanto. Nato il 9 luglio 1964 a Cremona sotto il segno zodiacale del Cancro, è stato un calciatore professionista. Viene ricordato come uno dei più grandi centravanti degli anni Ottanta e Novanta dove con la Sampdoria ha conquistato l’unico scudetto della sua storia nel 1991 mentre con la Juventus ha vinto la Coppa dei Campioni del 1996, da capitano. "Se Roberto Baggio è Raffaello e Del Piero Pinturicchio, direi che Vialli è il Michelangelo della Cappella Sistina. Lo scultore che si è saputo trasformare in pittore“ disse l’avvocato Gianni Agnelli per descrivere il capitano e attaccante della Juventus.
Gianluca Vialli mentre festeggia l'Europeo vinto con la Nazionale

Commentatore, goleador e vincente: l'identikit del campione

Ma la sua incredibile carriera non finisce qui. Apprezzato commentatore su Sky, capocannoniere del Campionato Europeo Under 21 del 1986 e della Coppa Italia 1988-1989, vincitore dei tre principali tornei Uefa, Vialli, oltre alla Sampdoria e alla Juventus, dove ha ottenuto i suoi più grande successi, ha vestito anche le maglie di Cremonese, dove ha disputato 103 partite segnando 23 gol, e Chelsea dove in 58 presenze ha realizzato 21 reti. Dopo due stagioni da giocatore della prima squadra di Londra, accetta l'incarico da allenatore dei Blues vincendo cinque trofei in quattro anni: Coppa delle Coppe, Supercoppa Europea, Coppa d'Inghilterra, Coppa di Lega inglese e Supercoppa Inglese. Licenziato dal Chelsea, passa ad allenare il Watford, in serie B, per il Campionato 2001-02. Nonostante questo, il classe '64 non si è accontentato e ha deciso di scrivere la storia del calcio anche da dirigente. Dopo la frustrazione per la mancata qualificazione ai Mondiali del 2018, il Ct della Nazionale Roberto Mancini lo ha voluto come collaboratore della squadra. E il destino ha voluto che l’11 luglio 2021 l’Italia trionfasse sull’Inghilterra ai calci di rigore a Wembley e portasse a casa il titolo di campione d’Europa.
Lo striscione apparso sui cancelli della clinica a Belgravia dove era ricoverato

Gli striscioni di vicinanza

Al suo fianco nei giorni di Natale vi sono stati i familiari, la moglie e i figli, i fratelli e la madre. Poi i messaggi arrivati da tutti gli amici di una vita, in primis Roberto Mancini, il ct della Nazionale, quella Nazionale recentemente abbandonata proprio per la necessità di concentrarsi esclusivamente sulle cure. E tra chi si era strinto attorno a Vialli, anche i tifosi della Sampdoria. Infatti a Londra, sotto alle finestre della clinica a Belgravia dove era ricoverato, arrivarono anche i colori blucerchiati. Uno striscione che portò la solidarietà e l'affetto dei tifosi della Samp inglesi o residenti in Inghilterra, tifosi che si raccolgono nel club Scoe, Sampdoria Club of England. Qualche giorno prima fuori dall'Allianz Stadium, stadio della Juventus, era apparso un altro striscione per sostenere l'uomo che aveva alzato l'ultima Champions da capitano nel 1996 che recitava "Vialli uomo vero, vinci questa battaglia da vero guerriero".

La scoperta della malattia

Purtroppo 5 anni fa è arrivato un fulmine a ciel sereno. Vialli ha scoperto di avere un tumore al pancreas, ma non si mai arreso, anzi ha deciso di affrontarlo proprio come faceva con i suoi difensori: "Ora devo superare questa fase delicata della malattia. Io con il cancro non sto facendo una battaglia perché non credo che sarei in grado di vincerla, è un avversario molto più forte di me". Concetto poi ripreso a marzo scorso ai microfoni di "Una semplice domanda" di Alessandro Cattelan, su Netflix: "La malattia non è esclusivamente sofferenza: ci sono momenti bellissimi. La vita (e non l’ho detto io ma lo condivido in pieno) è fatta per il 20 per cento da quello che ti succede ma per l’80 per cento dal modo in cui tu reagisci a quello che accade. E la malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, essere anche un’opportunità. Non dico al punto di essere grato nei confronti del cancro, eh… Spero di vivere il più a lungo possibile, però mi sento molto più fragile di prima".
L'attaccante insieme alla Coppa dei Campioni vinta con la Juventus a Roma nel 1996 contro l'Ajax ai calci di rigore
Nonostante le difficoltà, il 58enne è sempre stato convinto che la vita sarebbe stata la più bella gara da giocare e anche quando sembrava che l’avversario sarebbe stato in grado di metterti al tappeto troppo presto, il consiglio è stato quello di non mollare: "Spero che la mia storia possa aiutare altri ad affrontare nel modo giusto quel che accade. Vorrei che qualcuno mi guardasse e mi dicesse: È anche per merito tuo se non ho mollato".
Gianluca Vialli insieme alla moglie Cathryn White Cooper

Vita privata

Dal 2003 era sposato con Cathryn White Cooper, ex modella sudafricana e ora apprezzata arredatrice di interni. Da questa relazione sono nate le sue due figlie: Sofia e Olivia. La coppia è sempre stata molto riservata, tenendo la vita privata lontana dai gossip. Come era emerso però da un'intervista, rilasciata da Vialli un paio di anni fa al "The Times" dopo la scoperta della malattia, la famiglia è sempre stata molto affiatata: "Le mie figlie mi hanno aiutato disegnandomi le sopracciglia e ho chiesto dei consigli a mia moglie sui trucchi da usare. Abbiamo riso, devi ridere, hai bisogno di trovare il lato divertente, ma c’erano dei giorni in cui mi rinchiudevo in bagno per non farmi vedere piangere".  
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