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Home » Sport » La ginnasta Galtarossa rompe il silenzio sugli abusi nella Federginnastica: “Mi hanno fatto il lavaggio del cervello”

La ginnasta Galtarossa rompe il silenzio sugli abusi nella Federginnastica: “Mi hanno fatto il lavaggio del cervello”

L'ex campionessa mondiale di ritmica, dopo le denuncia delle colleghe Corradini e Basta, racconta le umiliazioni subite da parte dello staff della nazionale

Marianna Grazi
2 Novembre 2022
Giulia Galtarossa

Giulia Galtarossa

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“Abbiamo un maialino in squadra“. O ancora, fatta ‘sfilare’ dalle allenatrici davanti alle compagne fatte appositamente schierare a mo’ di giuria, “poi una di loro mi chiese di fare un passo indietro e di girarmi di spalle per far vedere quanto fosse grosso il mio sedere“. Queste sono solo alcune delle tante umiliazioni che l’ex campionessa mondiale di ginnastica ritmica Giulia Galtarossa si è sentita rivolgere nel corso della sua carriera da atleta. A 10 anni dal ritiro la 31enne Padovana ha deciso di rompere il silenzio sugli abusi psicologi subiti dallo staff della Nazionale italiana. Prima di lei a rompere il vaso di Pandora degli abusi psicologici subiti all’interno del centro federale dell’Accademia di Desio, erano state altre due farfalle, Nina Corradini e Anna Basta, con le loro denunce apparse su Repubblica.

L’ideale di magrezza estrema e i sensi di colpa

Due volte sul tetto del mondo con la squadra azzurra, in Giappone nel 2009 e a Mosca nel 2010, Galtarossa oggi racconta oggi le difficoltà incontrate nel suo percorso sportivo, non tanto a livello di competizione ma proprio laddove si sarebbe dovuta sentire protetta e supportata: all’interno della squadra nazionale. Dove l’ideale di magrezza estrema era un valore fondante per i tecnici ma, come emerge dalle parole della 31enne e delle compagne, veniva vissuto come un vero e proprio incubo dalle ragazze. Che dovevano essere farfalle non solo nelle movenze ma anche nell’aspetto, leggerissime in pedana, tanto che prendere anche un solo etto in più era un motivo di vergogna e di terrore per il giudizio a cui sarebbero state sottoposte. Sensi di colpa e disturbi alimentari questo il prezzo altissimo da pagare per i successi. Ma nulla, secondo lo staff, rispetto agli “investimenti che la federazione aveva fatto su di me” racconta l’ex campionessa a Repubblica.

Giulia Galtarossa
Giulia Galtarossa, oggi 31enne, denuncia di aver subito umiliazioni e abusi psicologici al centro federale di Desio

Esperienze terribili, di disagio profondo, di vessazioni prolungate, che hanno segnato la sua vita in maniera indelebile. Tanto che, addirittura, si spinge a confessare: “Se mi chiedessero di riconsegnare le medaglie vinte nella ritmica per riavere la felicità non avrei dubbi: direi di sì. L’esperienza all’Accademia di Desio mi ha rovinato la vita“. “Sono arrivate a pesarmi anche 4 volte al giorno: era diventato un problema anche bere mezzo litro d’acqua dopo ore di allenamento”, spiega la giovane, raccontando alcuni degli episodi di cui è stata vittima. La cosa peggiore, spiega, erano “i commenti che seguivano il controllo. Una volta mi hanno dato una dieta e alla fine c’era scritto un messaggio per me: ‘Abbiamo un maialino in squadra'”. E ancora, “Una volta un’assistente dello staff mi ha urlato in un ristorante, un posto convenzionato con la federazione. Stavo sbucciando una pera. Entra e mi guarda con occhi sgranati, per poi dirmi: ‘Giulia, tu ti stai mangiando una pera?’. Non potevo. Uno o due etti cambiavano la giornata in palestra”.

“Mi hanno fatto il lavaggio del cervello”

Un incubo ad occhi aperti, vissuto ogni giorno per inseguire invece il sogno, la propria passione. Fino a che Galtarossa non ha “pregato le allenatrici di mandarmi via. Loro però hanno fatto leva sul mio senso di colpa, facendomi pesare il fatto che la Federazione avesse fatto degli investimenti su di me. In realtà avevano bisogno solo di una pedina in più. Mi hanno fatto il lavaggio del cervello, per tanto tempo ho pensato fosse colpa mia e credevo davvero di essere grassa e brutta. L’unica mia colpa invece è essere rimasta in silenzio fino a oggi”. Ma i problemi non sono rimasti chiusi tra le mura della palestra dopo aver lasciato l’accademia di Desio: la ginnasta ha continuato ad avere grossi problemi ed è stata costretta a ricorrere a un centro specializzato in disturbi sull’alimentazione. “Mi hanno diagnosticato una sindrome da alimentazione incontrollata. Una malattia che ha condizionato la mia vita sociale, per tanto tempo non sono uscita di casa” continua nell’intervista al quotidiano. A Desio, poi, c’è tornata come assistente nello staff tecnico: “Erano 3 mesi che non uscivo di casa, avevo preso 25 chili e pesavo 90 chili. Ero depressa, non parlavo con nessuno, mangiavo di notte. Quella chiamata fu la luce, anche perché era un’occasione d’oro per riscattarmi e tornare a credere in me stessa. Però, in quel ruolo, mi sono sempre rifiutata di pesare le ginnaste. Mi sono battuta più volte, invano, fino a quando ho rivissuto delle scene brutte”.

Giulia Galtarossa dopo aver lasciato l’Accademia ha dovuto chiedere aiuto ad un centro specializzato in disturbi alimentari (PH: Areonautica Militare)

L’intervento del ministro per lo Sport Abodi: “Fare chiarezza”

Sabato scorso la prima denuncia, con un sasso gettato nello stagno e l’acqua che non ha ancora smesso di agitarsi. Oggi, 2 novembre, l’incontro tra i massimi vertici sportivi italiani per affrontare la questione dei presunti abusi ai danni delle atlete della ginnastica ritmica. “Non è una convocazione ma un primo incontro cui ne seguirà un altro la prossima settimana”, ha voluto precisare il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, nel punto stampa al termine del colloquio con il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e il numero uno della Federginnastica, Gherardo Tecchi.  “I fatti devono essere affrontati” e “sono opportune la tempestività e la trasparenza“, ha esordito Abodi, insistendo nel ribadire che “non siamo predicatori di valori, ma praticanti: tutto quello che emerge andrà valutato”. Sulla questione è al lavoro la Procura federale ma anche il Safeguarding Officer, la struttura attivata pochi mesi fa proprio per prevenire e affrontare i casi di molestie e abusi, sia psicologici che fisici. “Questi organi si sono messi in funzione da soli, so che sono già state convocate le ragazze per il prossimo giovedì”, ha aggiunto Tecchi, prima di evidenziare che “Più di questo non so e non saprò nulla fino alla fine. È giusto che si faccia chiarezza con tranquillità, perché la cura delle atlete – anche dal punto di vista psicologico – è fondamentale“.

Il presidente federale si è comunque detto “esterrefatto” dopo essere venuto a conoscenza delle denunce. E ovviamente tra le prime azioni c’è stata quella di confrontarsi con Emanuela Maccarani, da decenni direttrice tecnica della Nazionale di ritmica, la responsabile dell’Accademia di Desio. “Per noi è il punto di riferimento ed era giusto sentirla. Ha la massima fiducia del Consiglio federale ed è ovviamente rammaricata di quanto sta venendo fuori, anche questo è un termine riduttivo. Non si aspettava tutto questo ma è conscia del fatto che forse le cose vanno interpretate e forse cambiate”. La disponibilità è massima, come la presa di coscienza. “Io le atlete le ascolto e le deve ascoltare anche la direttrice tecnica, che vive con loro per 300 giorni all’anno. Le atlete non fanno una vita facile, probabilmente sono venute fuori delle cose che non andavano fatte ma noi siamo qui per correggerle”. Speriamo davvero che sia così.

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  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
"Abbiamo un maialino in squadra". O ancora, fatta 'sfilare' dalle allenatrici davanti alle compagne fatte appositamente schierare a mo' di giuria, "poi una di loro mi chiese di fare un passo indietro e di girarmi di spalle per far vedere quanto fosse grosso il mio sedere". Queste sono solo alcune delle tante umiliazioni che l’ex campionessa mondiale di ginnastica ritmica Giulia Galtarossa si è sentita rivolgere nel corso della sua carriera da atleta. A 10 anni dal ritiro la 31enne Padovana ha deciso di rompere il silenzio sugli abusi psicologi subiti dallo staff della Nazionale italiana. Prima di lei a rompere il vaso di Pandora degli abusi psicologici subiti all'interno del centro federale dell'Accademia di Desio, erano state altre due farfalle, Nina Corradini e Anna Basta, con le loro denunce apparse su Repubblica.

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Giulia Galtarossa
Giulia Galtarossa, oggi 31enne, denuncia di aver subito umiliazioni e abusi psicologici al centro federale di Desio
Esperienze terribili, di disagio profondo, di vessazioni prolungate, che hanno segnato la sua vita in maniera indelebile. Tanto che, addirittura, si spinge a confessare: "Se mi chiedessero di riconsegnare le medaglie vinte nella ritmica per riavere la felicità non avrei dubbi: direi di sì. L'esperienza all'Accademia di Desio mi ha rovinato la vita". "Sono arrivate a pesarmi anche 4 volte al giorno: era diventato un problema anche bere mezzo litro d’acqua dopo ore di allenamento", spiega la giovane, raccontando alcuni degli episodi di cui è stata vittima. La cosa peggiore, spiega, erano "i commenti che seguivano il controllo. Una volta mi hanno dato una dieta e alla fine c’era scritto un messaggio per me: 'Abbiamo un maialino in squadra'". E ancora, "Una volta un’assistente dello staff mi ha urlato in un ristorante, un posto convenzionato con la federazione. Stavo sbucciando una pera. Entra e mi guarda con occhi sgranati, per poi dirmi: 'Giulia, tu ti stai mangiando una pera?'. Non potevo. Uno o due etti cambiavano la giornata in palestra".

"Mi hanno fatto il lavaggio del cervello"

Un incubo ad occhi aperti, vissuto ogni giorno per inseguire invece il sogno, la propria passione. Fino a che Galtarossa non ha "pregato le allenatrici di mandarmi via. Loro però hanno fatto leva sul mio senso di colpa, facendomi pesare il fatto che la Federazione avesse fatto degli investimenti su di me. In realtà avevano bisogno solo di una pedina in più. Mi hanno fatto il lavaggio del cervello, per tanto tempo ho pensato fosse colpa mia e credevo davvero di essere grassa e brutta. L’unica mia colpa invece è essere rimasta in silenzio fino a oggi". Ma i problemi non sono rimasti chiusi tra le mura della palestra dopo aver lasciato l’accademia di Desio: la ginnasta ha continuato ad avere grossi problemi ed è stata costretta a ricorrere a un centro specializzato in disturbi sull’alimentazione. "Mi hanno diagnosticato una sindrome da alimentazione incontrollata. Una malattia che ha condizionato la mia vita sociale, per tanto tempo non sono uscita di casa" continua nell'intervista al quotidiano. A Desio, poi, c'è tornata come assistente nello staff tecnico: "Erano 3 mesi che non uscivo di casa, avevo preso 25 chili e pesavo 90 chili. Ero depressa, non parlavo con nessuno, mangiavo di notte. Quella chiamata fu la luce, anche perché era un’occasione d’oro per riscattarmi e tornare a credere in me stessa. Però, in quel ruolo, mi sono sempre rifiutata di pesare le ginnaste. Mi sono battuta più volte, invano, fino a quando ho rivissuto delle scene brutte".
Giulia Galtarossa dopo aver lasciato l'Accademia ha dovuto chiedere aiuto ad un centro specializzato in disturbi alimentari (PH: Areonautica Militare)

L'intervento del ministro per lo Sport Abodi: "Fare chiarezza"

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